Tutto grigio, uniforme. Sono su una sedia metallica, anonima, però comoda. Alla mia destra un tavolo con una scacchiera e, dall’altra parte del tavolo, una persona forse di settant’anni o giù di lì, barba un po’ lunga, aspetto un po’ trasandato, nudo… NUDO? Mi guardo: sono nudo anch’io.
Mi guarda con occhi irrigati a Sangiovese: “Partita?” e mette a posto i pezzi, col Bianco dalla mia parte.
Resto immobile. “Dove siamo?” mormoro, temendo la risposta, che arriva, puntuale. “Sala d’attesa, tra un po’ arrivano”.
“Arrivano CHI?”
“Loro, quelli delle scartoffie” Un attimo di silenzio: “Muovi?”
Gioco meccanicamente il Pedone in e4 e lui senza esitare gioca e5. Ricordo vagamente il vecchio 650 che ci viene incontro, lo sterzo che mi risponde troppo tardi, una botta dell’altro mondo… DELL’ALTRO MONDO? “Dove siamo?” ripeto. “Muovi” borbotta l’altro e io metto il Cavallo in f3.
Sulla destra, il grigio si dirada lentamente, scoprendo una serie di porte anonime in plexiglass. Mentre il mio avversario porta il Cavallo in c6 con una lieve smorfia di insofferenza, mi chiedo se… “Siamo morti?”. “Oh, be’” replica l’altro tirando su col naso “se vuoi vederla così… Muovi”.
Alfiere in b5 e sbotto:”Dove cazzo siamo?” “Sala d’attesa” è la risposta mentre gioca a6. La nebbia si dirada lasciando intravvedere alcune figure vestite di bianco che si muovono verso di noi e di altri… ospiti?… seduti ad altri tavoli. Automaticamente gioco Aa4: “E quelli?”
Mi guarda con il bianco degli occhi percorso da lampi rossastri. “Tra un po’ ti chiamano”. Rimango in silenzio poi chiedo: “Da quanto sei qui?”
Ridacchia. “E’ la terza volta, e ogni volta mi rimandano indietro, dicono che il mio caso rimane aperto… APERTO, capisci? APERTO!” e gioca il Cavallo in f6.
Sempre automaticamente arrocco e sento un lieve tocco su una spalla, mentre una voce neutra, anonima, sillaba il mio nome. “Sì, sono io” rispondo e lui, uno di quelli vestiti di bianco, mi indica una delle porte.
Ci ritroviamo in un box, con lui che apre una cartelletta in plastica, ripetendo il mio nome e cognome e mi fissa con sguardo inespressivo: “Allora?” “Allora cosa?” ribatto. “Sei tu che devi parlare” dice, riaprendo la cartella.
“Dove siamo?” Non mi risponde e legge dal primo foglio: “Italia, autosole, ore 23.12, colpo di sonno… ok, solita roba, hai fatto una cazzata per la fretta di tornare a casa”.
“Come stanno… la mia famiglia, i bambini, mia moglie?” Non risponde e continua a fissarmi, poi si alza e mi indica la porta. Torno al tavolo, dove il mio avversario ha catturato col Cavallo il Pedone in e4. “Com’è andata?” mi chiede.
“N-non capisco. Dove siamo?” “Sala d’attesa” risponde “A volte penso che si divertano a fare così” commenta, scrollando la testa.
“Da quanto sei qui?” domando, trascurando il gioco. Mi guarda con quegli occhi arrossati: “La prima volta ho aspettato parecchio, ma adesso ho imparato… devi aspettare. Muovi”
Non muovo e lo incalzo: “Cosa devo fare? Cosa devo dire?” “Quello che ti pare” risponde “ma non raccontare balle, se ne accorgono subito, e allora sono cazzi. La prima volta ci ho provato, ma mi hanno sbattuto per non so quanto in un… posto dove non c’era nè sopra nè sotto, roba da vomitare, poi mi hanno tirato fuori e ho detto la verità, tutta, fino in fondo”.
“Perchè sei qui?” Mi guarda e sogghigna: “Non si vede? Coma etilico, adesso è la terza volta e continuano a rompermi i coglioni, vogliono essere sicuri su quanto scrivere. Muovi” ordina.
Non muovo. “Chi sono, QUELLI?” chiedo. “Ah, be’, da quello che ho capito sono funzionari di medio livello, ascoltano e riferiscono” “Riferiscono a CHI?” domando. Rimane in silenzio per un po’, si sistema sulla sedia e: “Credo sia facile immaginare… be’ in fondo non so più di tanto, ma una volta ho visto entrare un tizio con una barba bianca, lunga, roba da film di De Mille, tutti quelli gli si sono fatti attorno per consegnare le cartelle, poi lui se ne è andato… Ti decidi a muovere?”
Non muovo. Rimango immobile sulla sedia per… quanto?… poi sento di nuovo una presenza alle mie spalle, sento dire il mio nome, e mi ritrovo con un altro personaggio in un altro box identico al primo.
“Allora?” “Cosa volete da me?!” urlo. Non si scompone e ribatte: “Il tuo comportamente è deplorevole e non porta ad alcunchè di costruttivo. Noi siamo qui per aiutarti, sempre che sia possibile” conclude.
“Va bene” sbuffo “Ho mentito, ho…” Alza una mano per fermarmi: “Non hai capito. Queste cose le sappiamo” dichiara, indicando la cartelletta “Noi vogliamo sapere il perchè”. Rimango in silenzio, poi: “I figli, la famiglia, la vita…” Alza ancora la mano e, fissandomi, dice: “Per farti capire meglio, vorrei spiegarti la Regola, quella delle tre ‘ i ‘: ignoranza, inettitudine, ipocrisia”. Nota il mio sguardo smarrito e continua: “Ignoranza, il peggior male dell’umanità, provoca disastri incredibili; se non conosci una cosa non pretendere di conoscerla. Inettitudine, se non sai fare una cosa non peccare di presunzione pretendendo di farla. Infine, l’ipocrisia, che, se vogliamo, è il compendio delle prime due e credo che tu riesca a capire il concetto” conclude con un lieve sorriso.
“Tanto per farti un esempio” prosegue “poco tempo fa mi è capitato uno che sbraitava e pretendeva di accedere ad un cosiddetto paradiso che gli avevano prospettato prima che entrasse in coma, come te e come gli altri che sono qui, per aver ricevuto un colpo di fucile in testa, da qualche parte nel cosiddetto stato islamico. Abbiamo tentato – ho chiesto l’aiuto di un collega – di fargli capire che le cose non stanno così, ma non c’è stato un cazzo da fare… quello insisteva” Scosse la testa. “Il tuo nuovo amico” prosegue “il grande maestro, grande testa di cazzo detto tra di noi, ha scelto, nella sua vita, di vivere di scacchi e di bottiglia. Tutti quelli che arrivano passano da lui, che vince sempre – in fondo, è pur sempre un grande maestro – ma la domanda fondamentale è: oltre a vincere sempre o quasi, cosa ha fatto del tempo che gli è stato concesso?”
“Cosa avete fatto? Con lui, con gli altri…? Chi siete VOI?”
Sospira. “Ci chiamano gli Irreversibili, che non significa un cazzo, però ci mettono qui a lavorare per…” Attraverso la nebbia vedo un viso sconosciuto e sento pronunciare alcune parole che non capisco. Giro la testa e muovo le dita della mano, sentendo sotto di esse un tessuto un po’ ruvido. La nebbia si dissolve, avverto una puntura sul braccio e sprofondo nel sonno.
Quando mi svegliai mia moglie era accanto al letto d’ospedale sul quale giacevo. Ero morto?
Good! E di’o po’o.
Lotti, per riprendere il tuo ultimo pezzo, se non sono cinquanta qui siamo davanti ad almeno tre sfumature di cielo!
Formidabile!!
Veramente bello. E la regola delle tre ‘i’ poi 😉
…ti riferisci,per caso, alla famosissima scuola delle “tre i” (“Inglese,Informatica,Impresa”? 😉
Siamo alle solite 🙁 ! Non riesco a non fare i complimenti a Paolo 🙂 🙂
Beh, meraviglioso!
Certo che per essere un agnostico (o ateo non ricordo) ma certo lontano da quanto c’è lassù mi sembra che la ricerca del dopo, onirica o meno, sia al centro dei tuoi interessi.
Mi sembra che altre volte tu abbia affrontato il tema.
Interessante.
Agnostico, mi raccomando! Ateo è un termine che non mi appartiene, anche perchè non ha alcun significato, almeno per me. Mi vedo, come anni fa mi disse mio figlio Alessandro (a proposito, quarta promozione di grado e di competenze in Repubblica Ceca nel giro di due anni, evvvvvvaiiii!!), cosa che ho già scritto da qualche parte, come il primo in classifica nel terzetto composto da virgolette mio padre, vasco rossi ed homer simpson chiuse le virgolette.
P.S. Cosa c’è di tanto strano in ciò che scrivo? Non è forse quello che pensano la maggior parte degli esseri umani, anche se per timidezza, ritrosia, paura, o qualcos’altro, non la dicono?
Anche in questo caso da più o meno le stesse premesse arrivo alla conclusione opposta.
Sono d’accordo che dichiararsi agnostico è la conclusione più razionale, perché non si può dimostrare nulla ne in un senso ne nell’altro.
Però a me agostico pare la foglia di fico per nascondere la parola ateo.
Una mancanza di coraggio, una ipocrisia.
Io invece ritengo più ipocrita la gente religiosa in generale (di qualsiasi credo).
Il 99% dei credenti non mette in pratica il proprio credo.
Questa è la vera ipocrisia!
Agnostico, che parolona! Vorrei semplicemente far notare che “agnostico” non è sinonimo di “ateo” (se si parla, come in questo caso, di religione), anzi, vedrei quasi contrapposti i due termini.
Posso tuttavia sbagliare…
Ringrazio la MegaRedazione per aver inserito il tocco di classe del “650”. che io non avevo scritto come tale. Devo sgrezzarmi, evidentemente…..
Paolo, non ho usato il termine strano. Anzi la ricerca di se stessi e, per quanto possibile, della “dopo” è elemento essenziale per vivere meglio (serenamente) il nostro futuro.
…posizione troppo complessa per le mie capacità tecniche.Preferisco semplificare per un finale a me favorevole (“l’uomo dei sogni” con Kevin Costner,Burt Lancaster e J.E.Jones)…domani chissà…P.S. prendendo spunto dalla foto di Julian Wasser(Duchamp-Babiz)al posto del GM “grande testa di cazzo” ci avrei messo una avvenente e procace WGM abilissima nelle posizioni “taglienti”…se proprio dobbiamo “cadere” facciamolo in piedi o no? 😉