Frammenti di vetro

Scritto da:  | 14 Marzo 2016 | 2 Commenti | Categoria: Racconti
Frammenti di vetro 11Fin da bambino, gli scacchi lo avevano affascinato, dapprima per le singolari forme dei pezzi, poi, man mano che approfondiva la conoscenza del gioco, per le eleganti evoluzioni che portavano al verdetto finale. A dieci anni era uno dei migliori giocatori del Circolo, a dodici era Prima Categoria, a tredici Candidato Maestro, a quindici Maestro. Tutti gli pronosticavano una brillante carriera, il suo curriculum scolastico era impeccabile, ed a sedici anni il traguardo di Maestro Internazionale era raggiunto. La famiglia assecondava questa passione, i genitori lo accompagnavano ai tornei, gli avversari lo guardavano con rispetto, ma nel corso di un torneo internazionale in Olanda ebbe un tracollo: un solo punto e mezzo nelle prime cinque partite, un disastro.
Quella notte, prima del sesto turno, non riuscì a dormire; avrebbe dato qualunque cosa, QUALUNQUE, pur di recuperare le proprie capacità di analisi, di visione strategica del gioco, di espedienti tattici da applicare, ma la sua testa era VUOTA, irrimediabilmente vuota. Verso le quattro del mattino, circa sei ore prima dell’inizio della partita, crollò nel sonno.
Il mattino seguente, sotto lo sguardo preoccupato dei genitori, si sedette davanti alla scacchiera; gli sembrava di avere attraversato una nuova rigenerazione, una catarsi che lo avrebbe condotto alla vittoria. Pochi minuti prima dell’inizio, quando il suo sguardo era concentrato come al solito sulle sessantaquattro case e sui pezzi, immobili, sentì un lieve tocco sulla spalla. Girandosi vide un uomo sulla cinquantina – o così gli apparve – che gli sorrideva. “Non adesso” sbottò, ma l’altro replicò: “Vuoi vincere?”
Rimase senza parole, poi farfugliò: “Be’, sì, come sempre”.
“Vieni con me” sussurrò l’altro e lui lo seguì docile, remissivo, in sala analisi, in quel momento deserta. “Prendi questo” mormorò l’altro allungandogli una piccola sfera di… cristallo?, all’interno della quale si snodavano piccole spirali di… fumo?. Meccanicamente la fece scivolare in tasca; quando si girò l’altro era scomparso.
Giocò una partita che nei giorni successivi fece il giro delle riviste specializzate: sacrifici spettacolari, espedienti tattici affascinanti, l’avversario ne uscì distrutto. E così fu nei giorni che seguirono: una vittoria dopo l’altra, una rimonta che lo fece giungere appena sotto coloro che guidavano la classifica. Prima delle partite sfiorava con le dita quella minuta sfera e gli sembrava di avere QUALCOSA in più. Giunse secondo, dopo una rimonta che non mancò di stupire i commentatori i quali tornarono ad interessarsi alla sua promettente carriera, grazie soprattutto alla sua quasi incredibile abilità tattica, che lo fece paragonare ai grandi del passato, Alekhine, Tal, Kasparov…
Venne invitato ad un grande torneo in Cina, finanziato da una banca di Shanghai. Fu primo, accarezzando costantemente la piccola sfera prima delle partite e massacrando letteralmente i nove Grandi Maestri presenti. Si iniziò a parlare di lui come di un serio pretendente alla corona mondiale; era ormai nella top ten, al nono posto, dovunque andasse non si separava mai dalla piccola sfera, e nel corso delle sue ultime 33 partite aveva subìto una sola sconfitta quando, distrattamente, si era recato in sala da gioco senza portare con sè quello che ormai considerava il suo prezioso amuleto.
Ed ora era finalmente lì, davanti al presidente, al comitato organizzatore e all’avversario, il campione del mondo, che aveva già difeso il titolo in tre occasioni. In torneo si erano incontrati quattro volte: una vittoria per parte e due combattutissime patte.
Mentre fingeva di ascoltare i discorsi di prammatica accarezzava la piccola sfera senza la quale non si sarebbe mai presentato al tavolo da gioco. Il sorteggio gli assegnò il Bianco nella prima partita, rispose frettolosamente a qualche domanda rivoltagli dai cronisti e salì nella suite al quarto piano che gli era stata assegnata una settimana prima. Chiuse a chiave la porta, slacciò il nodo della cravatta e si lasciò cadere su una poltrona vicino alla finestra, chiudendo gli occhi; sapeva come avrebbe aperto l’indomani, già precorreva la difesa che l’avversario…
“Buonasera” mormorò una voce proveniente dall’ingresso.
Ebbe un sussulto, si girò, ed eccolo lì quel personaggio che, parecchi mesi prima, gli aveva affidato la piccola sfera.
Scattò im piedi: “Cosa vuoi?”
L’alta figura mosse qualche passo in avanti, sorridendo: “Sono venuto a riprendermi ciò che mi appartiene” e, notando lo smarrimento negli occhi del giovane, proseguì: “Quella, quella che hai in tasca, quella che in questo momento stai accarezzando”.
“No. Mai”
L’altro allungò una mano dalle dita lunghe, scarne: “Dammela. E’ mia”
“No, non posso, non voglio” balbettò il giovane. “Domani devo giocare e…”
“E’ MIA!” ringhiò l’altro. “DAMMELA!” ed allungò nuovamente la mano.
Nessuno seppe come fossero andate effettivamente le cose, visto che la porta era chiusa dall’interno. Il cadavere venne trovato nel cortile interno dell’albergo, esattamente sotto la finestra del soggiorno della suite assegnata allo sfidante, e nessuno seppe mai spiegare da dove venissero quei minuscoli frammenti di vetro che il morto stringeva nella mano.
Frammenti di vetro 5
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Frammenti di vetro

  1. avatar
    Fabio Lotti 14 Marzo 2016 at 09:29

    Chissà quanti la vorrebbero… 🙂

  2. avatar
    Arduino 19 Marzo 2016 at 18:24

    Bellissimo! Lo leggerei all’infinito.

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