Codex

Scritto da:  | 29 Gennaio 2016 | 12 Commenti | Categoria: Racconti
Codex 2 Quando ricevetti la lettera da parte di uno sconosciuto, soltanto la curiosità mi spinse a non scaraventarla nel cestino. Vi si parlava di scacchi, di Leonardo e della necessità di una ricerca storica “anomala”.
Per “Leonardo” intesi che si parlasse di Leonardo da Cutro (“Il Puttino”;), e risposi chiaramente che nel mio caso non si poteva parlare di “ricerca storica”, in quanto sono una specie di vagabondo della Storia degli Scacchi, alla ricerca di biografie, curiosità, aneddoti, ma la controrisposta alla mia risposta fu molto chiara: “E’ per questo motivo che La sto interpellando”.
Seguì un’ulteriore periodo di corrispondenza, con la mia curiosità che aumentava e, dall’altra parte, una insistenza che mi lasciava stupìto. In Italia ci sono diversi storici degli scacchi molto più attrezzati del sottoscritto, ma l’ultima lettera non ammetteva dubbi: “Ho già interpellato due noti storici degli scacchi, ma le loro conclusioni ed esitazioni mi hanno profondamente deluso. So che lei non esita ad affrontare ipotesi azzardate, quasi fantascientifiche, e VOGLIO che lei mi offra il suo contributo ad una mia ricerca basata su alcuni documenti in mio possesso”. Seguiva un indirizzo che localizzai sulle colline intorno a Varese (mezz’ora da casa mia), ed una pressante convocazione per un giorno ed un orario che, vista la mia vita di pensionato, accettai. Mi informai tramite internet sulla persona: cavaliere del lavoro, fondatore di un’azienda che – condotta ora dai nipoti – aveva succursali in ogni parte del mondo. Opperbacco!
Codex 1
Quando giunsi all’indirizzo indicato mi ritrovai davanti ad un cancello anonimo lungo una delle innumerevoli strade secondarie che, come una ragnatela, coprono la provincia di Varese. Un minuscolo citofono era incassato in una delle colonne che sostenevano il grande cancello, e non mi rimase altro che suonare, ricevendo una risposta quasi immediata: “Sì?” Dissi il mio nome ed il cancello si aprì, mosso da invisibili pistoni idraulici. Imboccai, con la mia piccola Saxo, vecchia di quindici anni, lo stretto vialetto in salita e, dopo una curva, l’ultima, mi apparve una villa enorme, bella, perfettamente tenuta, che classificai come una residenza di campagna settecentesca fatta sicuramente edificare da qualche famiglia milanese per adibirla a residenza estiva.
Le ruote dell’utilitaria scricchiolarono sul tappeto di ghiaia e parcheggiai davanti alla breve scalinata che portava all’ingresso principale della grande villa, mentre un anziano signore, forse oltre l’ottantina, scendeva i gradini. Mi strinse la mano con estrema cordialità, si presentò e con un gesto della mano mi invitò ad entrare. Il suo nome era legato ad una delle grandi dinastie industriali che, nel dopoguerra, avevano contribuito alla prosperità economica della provincia e delle dinastie stesse. Tutta la residenza parlava di denaro e di potere, ma la cosa mi colpì in modo modesto: ciò che mi colpì fu la meravigliosa biblioteca nella quale venni introdotto dall’anziano signore, che mi invitò ad accomodarmi su un divano posto al centro dell’ambiente. Girai lo sguardo intorno.
SegantiniGli scaffali, che raggiungevano il soffitto, erano zeppi di volumi, ma erano di tanto in tanto interrotti da dipinti: riconobbi un Zandomeneghi, un Segantini ed un piccolo cartone che denunciava i tratti caratteristici di Cézanne. Ero piombato nell’antro delle meraviglie, ma quello era soltanto l’inizio.
Come dal nulla comparve un cameriere reggendo un servizio in argento con due tazzine da caffè. “Si accomodi e si rilassi con un buon caffè, poi parleremo della mia… faccenda”. Sorbimmo la bevanda in assoluto silenzio, il cameriere ricomparve per sbarazzare il tavolino dal servizio e per invitarmi a liberarmi dal cappotto per poi scomparire oltre la porta della biblioteca.
Stavo per aprire bocca quando il mio anfitrione iniziò a spiegare: “Forse lei si chiede il perchè della mia convocazione, e sono pronto a fornirle ogni informazione, ma prima dovrà assoggettarsi a qualche reminiscenza di carattere storico”. Imbarazzato e confuso, lo invitai a proseguire.
Lei, ovviamente, sa chi era Leonardo, da Vinci intendo, e non il cosiddetto Puttino. So che lei ha condotto studi classici ed artistici, quindi non ho alcun dubbio sul fatto che lei potrà essermi d’aiuto, molto più, comunque, dei due cosiddetti “storici degli scacchi” che ho già interpellato nei mesi passati” Ebbe un gesto di insofferenza e continuò: “Esitazioni, dubbi, tanti ‘ma’, ‘forse’, ma nessuna parola definitiva su quanto mi interessa”.
Sicuramente notò il mio sguardo perplesso, si alzò e si diresse verso un cassetto, aprendolo e afferrando con estrema prudenza un fascio di fogli che posò sul tavolino davanti a me, tornando poi a sedersi. Lanciai una rapida occhiata ai fogli in questione e riconobbi immediatamente una grafìa nota: Leonardo da Vinci.
S-sono autentici?” balbettai. La risposta giunse immediata: “Sulla loro autenticità non esistono dubbi. Ho consultato, sotto il vincolo di assoluta discrezione, due storici dell’arte e due grafologi di fama mondiale. Questi fogli sono stati scritti da Leonardo da Vinci, ed anche l’analisi delle fibre conferma la datazione. Quello che mi interessa, tuttavia, è un suo giudizio sul contenuto di questi scritti”.
Allungai la mano verso il primo dei fogli. Non c’era titolo, solo una lunga premessa che parlava di… scacchi? SCACCHI? Leonardo si era interessato di scacchi? Quando? Dove? Alzai gli occhi: il mio anziano anfitrione stava sorridendo, ed io non sapevo che dire, ammutolito davanti alla singolare scoperta.
Gerolamo VidaLe risparmierò la fatica di scavare nella memoria” dichiarò l’anziano signore “e le chiedo: conosce il nome di Gerolamo Vida?”
 Con la mente in subbuglio corsi a quel nome: “Gerolamo Vida? Quello che ha scritto un poema in latino…”
“Già, lui” mi interruppe “quello che scrisse un poema in latino dedicato agli scacchi, una ipotetica partita giocata tra i numi dell’Olimpo, Giove, Apollo, non ricordo bene… be’, insomma, quello lì”
Sentivo il suo sguardo su di me e tentai di ricordare qualcosa in proposito, fino a quando non venni folgorato: “Il poema in latino? Ma Leonardo era morto da qualche decina d’anni quando Vida…”
Mi interruppe ancora una volta con impazienza: “Questo lo so benissimo. Leonardo è morto nel 1519, e Vida ha scritto il poema più di venti anni dopo, ma Leonardo soggiornò per qualche mese alla corte di Isabella d’Este, a Mantova, e… a questo punto vorrei che Lei scatenasse la sua fervida immaginazione” concluse con un lieve sorriso.
Rimasi di sasso, riflettendo furiosamente, ma dovetti allargare le braccia in un gesto di impotenza.
“Bene, visto che Lei appare perplesso” riprese il mio interlocutore “Le dirò ciò che mi ha suggerito la MIA immaginazione. Vida, nel 1499, anno in cui Leonardo si fermò a Mantova, era un giovane studente di latino in quella città, doveva avere una quindicina d’anni poco più poco meno, e praticava gli scacchi ‘a la rabiosa’, all’incirca come li pratichiamo noi oggi, non più con la Ferza araba bensì con la nostra odierna Regina. Mi segue?”
“Certo, la seguo, ma ancora non…”
“Molto bene, continui a seguirmi. La mia immaginazione mi porta a credere che Leonardo abbia appreso il gioco dal giovane Vida, il quale a sua volta lo aveva appreso da Damiano”
“Be’, non capisco perchè lei mi abbia chiamato, anche se ne sono lusingato. Le sue cognizioni storiche sono decisamente migliori delle mie, ma dubito che Damiano, visto che era portoghese, abbia avuto dei contatti con Vida”
Il mio anziano anfitrione sorrise ancora una volta: “Lei dimentica che Damiano dovette fuggire in Italia proprio in quel periodo a causa della persecuzione antiebraica promossa dal re portoghese e che nella penisola iberica si praticavano ormai da diversi anni gli scacchi ‘a la rabiosa’” Dopo una breve pausa concluse: “Sappiamo che Damiano abbandonò il Portogallo nel ’96 e, attraversando Spagna e Francia meridionale, giunse in Italia. Cosa ci impedisce di immaginare che abbia soggiornato a Mantova insegnando il gioco a Vida? Ancora caffè?”
Codex 3L’ipotesi che mi si presentava era affascinante: Damiano fugge dal Portogallo, ripara in Italia, passa da Mantova, conosce Vida (tra i due qualche anno di differenza d’età in favore del portoghese), gli insegna gli scacchi ‘a la rabiosa’, poi lascia Mantova (ed una quindicina di anni dopo, in Italia, pubblica il suo trattato), poco tempo dopo arriva Leonardo, il quale a sua volta impara il gioco da Vida, ne rimane affascinato e scrive… qualcosa in proposito. Bello, no?
Riepilogai la fantasiosa trafila ipotizzata dal mio anziano ospite, mentre lui annuiva ad ogni mia spiegazione, e non mi rimase altro che concludere con un: “Visto che lei ne sa molto più di me, cosa ci faccio qui?”
Si appoggiò allo schienale della poltrona, incrociò le mani e disse: “E’ proprio qui che entra in campo lei”.
“Come, se mi è consentito?”
“Sempre con la sua fantasia, cosa che spesso manca ai cosiddetti ‘storici’. Non crede che Leonardo, con la sua mente indagatrice, alla ricerca di spiegazioni scientifiche, possa aver avuto interesse per gli scacchi?”
Venni colpito, a quel punto, da un’idea che stava riposta nei recessi della mia mente ma che emerse prepotentemente e sbottai: “In faccende di questo genere gli ‘storici’ esigono spiegazioni nette, chiare, e la domanda che ne consegue è: per quali vie il manoscritto che lei mi sta mostrando può essere giunto fino a…”
“Fino alle mie mani?” mi interruppe “A quanto mi è stato detto, lei non è soltanto un indagatore di storie scacchistiche, ma anche un discreto conoscitore della Storia in senso lato. La Storia, quella con la S maiuscola, quella che abitualmente viene scritta sulla base di documenti, testimonianze, prove inequivocabili, ma io le sto chiedendo di andare un po’ più in là…”
Fui io ad interromperlo: “Bene, diamo per scontato che la sua ricostruzione corrisponda a quanto realmente accaduto. Sono passati circa cinque secoli. Questi fogli” dissi, indicando i manoscritti sul tavolino che stava tra noi due “da dove, come e perchè arrivano?”
“L’ultima tappa posso descriverla io” disse “Li ho scovati presso un antiquario parigino, e confesso che li ho pagati un prezzo irrisorio. Evidentemente l’antiquario li reputava falsi ed era in attesa di qualche allocco disposto a sborsare un po’ di quattrini, ma ormai so che essi sono autentici”
“Leonardo muore in Francia nel 1519” riprese “pochi giorni dopo aver lasciato il proprio testamento alle mani di un notaio, e nomina suo erede universale Francesco Melzi, un ragazzo suo fedele collaboratore ed accompagnatore. Cosa fa Melzi? Fa tumulare Leonardo nell’abbazia di Amboise, e qualche decennio dopo le spoglie di Leonardo vengono trafugate e disperse nel corso dei disordini dovuti agli Ugonotti. Ma… cosa ha conservato Melzi? E cosa ha fatto seppellire accanto al cadavere?”
Codex 5“Già, cosa ha conservato Melzi?” proseguì dopo una breve pausa “Praticamente tutto ciò che poteva. La sua ammirazione, o adorazione, per Leonardo era sconfinata, e ciò è comprovato dal fatto che, subito dopo la morte del Maestro, Francesco rientrò a Vaprio d’Adda, nella villa della sua facoltosa famiglia, portando con sè tutte le carte leonardesche, delle quali iniziò a stilare un dettagliato elenco. INIZIO’, ripeto” e qui l’anziano cavaliere del lavoro si fermò.
separator4(continua…;)
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a Codex

  1. avatar
    fabrizio 29 Gennaio 2016 at 09:15

    Così non vale! non si interrompe un’emozione! 🙂

  2. avatar
    Rino 29 Gennaio 2016 at 22:03

    Onore al signor Bagnoli di cui leggo sempre con grande piacere ogni scritto!

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    Zenone 31 Gennaio 2016 at 07:48

    Bellissimo (come sempre)…aspetto il seguito con trepidazione! 😛

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    Fabio Lotti 31 Gennaio 2016 at 09:36

    Storia scacchistica a puntate. Bell’idea!

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    The dark side of the moon 1 Febbraio 2016 at 14:20

    Paolo, hai veramente una Saxo vecchia quindici anni?
    Se ti può consolare la mia è del 97 ma va ancoa da fare invidia nonstante di km ne abbia fatti non pochi 😉
    PS.
    Interessante la storia…

    • avatar
      paolo bagnoli 1 Febbraio 2016 at 17:10

      Adesso sono sedici… e ormai non ce la fa più (oltre duecentomila km).

  6. avatar
    Tamerlano 1 Febbraio 2016 at 16:50

    Storia molto interessante; non vedo l’ora di leggere il seguito. Grazie Paolo!

    • avatar
      paolo bagnoli 1 Febbraio 2016 at 18:25

      Spero di non deludervi… comunque la MegaRedazione è già in possesso della parte finale

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        Martin 1 Febbraio 2016 at 18:44

        Già… oltre a fare anch’io i complimenti a Paolo per il racconto, nonché per la sua versatilità e l’attaccamento al sito, proporrei un mini-sondaggio per i nostri Lettori: quando desiderate che pubblichiamo la continuazione di Codex? Immediatamente oppure possiamo “intervallare” con qualche altro Autore? 😉

        • avatar
          The dark side of the moon 1 Febbraio 2016 at 19:17

          Va bene immediatamente, sono curioso di sapere se la Saxo sul viaggio di ritorno lo ha lasciato per strada :mrgreen:

          • avatar
            fabrizio 1 Febbraio 2016 at 20:51

            Condivido l’immediatamente!

          • avatar
            paolo bagnoli 1 Febbraio 2016 at 22:21

            No, tutto bene, ma ogni giorno è un’avventura…

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