i Re degli scacchi: Garri Kimovič Kasparov

Scritto da:  | 26 Dicembre 2015 | 34 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Kasparov 11Spinto da alcuni amici di “SoloScacchi” ho scritto una specie di summa personalizzata di questo immenso campione (non aspettatevi altro). Ho riportato anche parti già scritte in passato limandole e amalgamandole fra di loro.

Kasparov 24Grinta e forza vitale in Kasparov. Mi sovviene una foto con la faccia deformata dalla tensione ed il labbro sprezzante (in un mio articolo lo denominai proprio Labbrosprezzante). Energia al massimo grado e lo rivedo, da ragazzotto, insieme a Botvinnik che un po’ di acciaio nel petto deve averglielo instillato. Molte foto di questo immenso campione del mondo mi imprimono l’idea di una determinata ferocia con i lineamenti del volto che spesso si contorcono come a formare una maschera (vedi, per esempio, black & white PASSION en noir et blanc di Catherine Jaeg, pag 80). Volontà coniugata con una innegabile sapienza. Anche quando sorride. Vulcanico. Al suo cospetto, sempre in tema fotografico, Karpov fa la figura del compunto collegiale. Un’aria serena e tranquilla che copre, a stento, una determinazione d’acciaio altrettanto forte. Niente espressioni convulse del viso, ma un atteggiamento, una posa un po’ rigida ed uno sguardo forte e sicuro. Inossidabile sulla scacchiera. Glaciale.

Kasparov 22Parto da queste sensazioni visive per delineare gli incontri disumani dei due mostriciattoli della scacchiera, dei quali uno si era buttato voluttuoso tra le braccia di Capablanca e l’altro aveva piroettato garrulo sulle note di Alechine. Per il primo gli scacchi sono il gioco più violento che esista, praticamente la sua vita in miniatura; per il secondo sono la sua vita, ma la sua vita non è solo il gioco degli scacchi (papale papale). Tanto per inquadrare le due personalità.

Kasparov 10A Mosca alle ore diciassette del 10 settembre 1984 ha inizio la prima partita del campionato del mondo. “Questo match, per la statura dei contendenti, è paragonabile ai più importanti avvenimenti di questo secolo, le sfide Alechine-Capablanca del 1927 e Fischer-Spassky del 1972” dichiara l’arbitro Gligoric. Il confronto è equilibrato ma non sono pochi quelli che prevedono una specie di vendemmia da parte dello sfidante. Come può la grigia Programmazione resistere alle bordate micidiali della Fantasia? Eppure dopo soli nove incontri Karpov conduce +4=5. Pare che abbia trovato il modo di imbrigliare il frenetico avversario piuttosto intimidito (dove sono i suoi formidabili attacchi?) che non riesce a far funzionare a dovere la sua Tarrasch con il Nero nella apertura di Donna. Anzi, con questo sistema difensivo prende botte da orbi.

Kasparov 02Tutto facile? Niente affatto: dopo ventisei incontri +4=22, dopo quarantasei +5=40-1. Kasparov è in rimonta. Il 15 febbraio la situazione è +5=40-3. Il match si trasforma in una telenovela, o meglio in una maratona dove non si vede l’arrivo. Per diventare Re degli scacchi occorre totalizzare sei vittorie. I contendenti sono in apnea e hanno l’occhio in trasferta dell’ubriaco. Si prevede un crollo improvviso di Karpov che pare quello più suonato. Kasparov 17E qui l’evento inatteso. Il Presidente della Fide Campomanes ferma il match. Polemiche a non finire. Il gesto viene visto come il tentativo di voler salvare il campione del mondo stretto all’angolo. Si prepara un nuovo incontro su ventiquattro partite per il novembre 1985 da effettuarsi ancora a Mosca. Il tifo si divide, ma non certo in parti uguali. La maggioranza degli scacchisti, almeno quella occidentale, va in brodo di giuggiole per Kasparov e fa le linguacce quando si parla del “ghiacciolo di Mosca”. Kasparov 07Karpov perde di stretta misura +3=16-5 e di nuovo è costretto alla resa nel terzo incontro del 1986 svoltosi tra Londra e Leningrado: +4=15-5, per un soffio! L’anno successivo è ancora lo sfidante ufficiale dopo aver battuto Sokolov +4=7. Questa volta è completa parità +4=16-4 ma, secondo i nuovi accordi, il titolo resta a Kasparov che già lo detiene. In questi quattro incontri su 120 partite il risultato è +16=87-17, una differenza di un solo punto. Incredibile!

Non è finita qui. In qualità di sfidante sconfitto Karpov viene ammesso di diritto ai quarti di finale successivi. Sbarazzatosi di Hjartarson, Jussupov (il più coriaceo), e Timman, per la quinta volta consecutiva i due formidabili K sono l’uno di fronte all’altro, prima a New York e poi a Lione con l’occhio grifagno certo, ma anche (mi immagino) con l’aria un po’ scocciata e depressa di chi si vede davanti sempre la stessa faccia.

Kasparov 14Ancora una volta Karpov perde di misura con undici punti e mezzo contro i dodici e mezzo del grande avversario. Questo è, se Dio vuole, il loro ultimo incontro. “Non mi sarebbe stato possibile rimanere così a lungo a quei livelli senza la lezione ricevuta da Karpov sul mio gioco e i miei punti deboli, perché non solo li avevo scoperti ma avevo anche capito l’importanza di trovarli senza l’aiuto di altri” scriverà in seguito Kasparov in omaggio al titanico avversario (Gli scacchi, la vita di G.K., Mondadori 2007, pag. 14). Nel 1993 Kasparov, come sappiamo, in rotta con la Fide pensa bene di organizzare un suo mondiale e Karpov si ritrova ancora una volta senza muovere foglia campione del mondo (era successo anche con Fisher).

Kasparov 13Ma prima? Voglio dire prima di questo titanico incontro che cosa aveva fatto il nostro baldanzoso giovanotto? Intanto, come tutti gli esseri umani, era nato.

986726 01.04.1964 Репродукция детской фотографии Гарри Каспарова. Борис Кауфман/РИА Новости

Precisamente nel 1963 a Baku, capitale della repubblica dell’Azerbaigian, da padre ebreo e da madre armena. Conosce gli scacchi dal padre e a sette anni inizia a frequentare il Young Pioneer Palace. Mikhail Botvinnik, sì proprio lui, che ha l’occhio clinico, capisce subito cosa nasconde di bello il ragazzotto e lo affida alle cure del maestro Vladimir Makogonov (in seguito verrà seguito da Alexander Shakarov). Cure che hanno il loro effetto se vince il campionato sovietico junior a Tbilisi, e nel 1978 addirittura il torneo in onore di Sokolsky a Minsk riservato a categorie maggiori (la mamma, per prepararlo, lo aveva convinto a leggere Eugenij Onegin di Alexandr Puskin. Consiglio la traduzione di Lo Gatto).Kasparov 18

Non citerò tutti i prestigiosi successi in questi primi anni della sua carriera. Basti sapere che arriva primo al campionato sovietico del 1981, insieme a Lev Psakhis, lasciandosi alle spalle la vecchia guardia, e l’anno successivo, con la vittoria al torneo di Bugojno, si becca pure l’Oscar degli scacchi (ne vincerà ben 11!). Per arrivare allo scontro sopra descritto, andando velocemente dritti al sodo, fa suo l’interzonale di Mosca, primeggia nei quarti di finale riuscendo a piegare, fra gli altri, il coriaceo Victor Korchnoi a Londra, ed infine sconfigge il pur sempre temibile Vasily Smyslov a Vilnius.

Kasparov 09Due parole su questi splendidi personaggi, l’uno ben diverso dall’altro. Una forza della natura, il primo. Fisico robusto, potente personalità, gioco aggressivo quasi a voler mangiare i pezzi. Molte foto rimaste nella memoria riguardano il confronto con Karpov. Confronto duro, terribile. Kasparov 19Grinta, occhiali scuri forse per incutere timore, un ricordo angoscioso del mio amato Dragone della Siciliana. Ce l’aveva con tutti. Ecco l’inizio di un mio articolo di qualche tempo fa “Alexandr Kotov e Mikhail Judovich due falsari della storia, Botvinnik un anfitrione, Smyslov occupava posti che non gli spettavano, Igor Bondarevskij un uomo senza scrupoli, Geller genio e malvagità, Furman permaloso e vendicativo, Averbach un ruffiano, Keene ambiguo e “incancrenito dalla sete di profitto”, Karpov un ragazzino maleducato, Polugaevskij un vigliacco, Petrosian il diavolo in persona con sua moglie Rona più diavolessa di lui. Prendere o lasciare. Victor Korchnoj si presenta così nella sua Autobiografia in bianco e nero pubblicata da Caissa Italia. Più nero che bianco”. Prendere o lasciare, dicevo. Io prendo e le immagini che mi arrivano sono, però, più da vecchio calvo che da giovane. Una vita dedicata agli scacchi, la grinta che si è sciolta nei muscoli rilassati dal tempo, ma gli occhi non promettono ancora nulla di buono. Per chi gli sta davanti alla scacchiera.

Kasparov 08Un uomo di altri tempi, il secondo, garbato e gentile. Foto emblematica. Smyslov con i guantoni che si prepara ad un incontro. I guantoni sono minacciosi ma la grinta è quella di un pacioso apicultore. Dal titolo del suo celebre libro In cerca di armonia si capisce quale sia stata la costante ricerca di questo grande campione. Per lui gli scacchi erano un’arte, e lo splendido giovanotto di 82 anni che possiamo ammirare a pag. 104 del numero di marzo 2003 di L’Italia Scacchistica dai lineamenti dolci e rassicuranti, con i capelli imbiancati dal tempo, in giacca e smagliante cravatta arancione, può a buon diritto rappresentare questa bellezza e questa armonia. La quale, prima di essere nelle cose e nelle idee, è nell’uomo. Signore.

Ed eccoci arrivati al periodo senza-Karpov, chiamiamolo così. Non citerò le batterie dei più importanti tornei nazionali e internazionali che riesce a conquistare. Una specie di cannibale, come fu soprannominato Eddy Merckx nel mondo del ciclismo. Più veloce sarebbe elencare quelli dove non è salito sul podio. Ricorderò, invece, tra il 1996 e il 1997, due sfide contro il super computer IBM Deep Blue. Prima sfida a Philadelphia e primo scossone agli umani con la sorprendente vittoria del cervellone di silicio. Poi sospiro di sollievo con Kasparov che si impone per 4-2. Secondo scontro e batosta netta per i quadrupedi pensanti con una vinta, tre patte e due perse. L’ultima in sole 19 mosse! (lasciamo da parte le polemiche). Nel 1999 c’è una partita via internet Kasparov-Resto del mondo a cui prendono parte ben 58.000 giocatori di 75 paesi diversi con tre milioni di visitatori! Kasparov vince in 62 mosse una lotta ricca di idee e avvincente. Posizione finale con le due Regine ed un pedone per il Bianco e per il Nero. Solo che quello bianco di Kasparov filerà dritto a promozione.

Kasparov 05E ora veniamo agli altri tre incontri per il titolo mondiale. Partiamo dallo scontro con Nigel Short (ha la faccia pulita di uno studente universitario con gli occhiali) a Londra nel 1993, dopo essere uscito dalla FIDE ed avere organizzato un proprio campionato con la PCA (Professional Chess Association). Il giocatore inglese, ex bambino prodigio (anche lui aveva imparato gli scacchi dal padre), a dieci anni aveva addirittura battuto Korcnoj in una sua esibizione simultanea, è un tipetto aggressivo. In semifinale ha fatto fuori l’inossidabile Karpov e nella successiva finale l’olandese Jan Timman. Occorre sfidarlo “in una guerra di posizione” e, dunque, verrà a fagiolo “lo sviluppo più lento della venerabile Ruy Lopez”. Detto fatto e Kasparov si impone con un netto +6-1=14.

Due anni dopo è la volta dell’indiano Viswanathan Anand e qui Kasparov si sarà ricordato di una sua bruciante sconfitta con lui al torneo di Capodanno di Reggio Emilia del 1991/92…. Ma ora è tutta un’altra storia. Dalle foto di Anand non riesco a ricavare un granché, se non una specie di alone misterioso che lo avvolge. Forse per la sua provenienza da un paese che ai miei occhi rimane ancora per certi versi misterioso. Sempre elegante, camicie e maglioni di razza, qualche sorriso, gesti che sembrano controllati. Mi incuriosisce e mi attira proprio per la mia incapacità a coglierne una emozione precisa. Al di là del rispetto e dell’ammirazione dovuti che non sono pochi. Dunque lo scontro a New York in una sfida in 20 partite che vede Kasparov usare addirittura per ben due volte, e due vittorie, la variante del mio amato Dragone della Siciliana! Lo scontro termina 10,5 a 7,5 per il detentore del titolo.

Kasparov 12

Nel 2000 affronta Vladimir Kramnik che era stato uno dei suoi assistenti nel match contro Anand. Prima dell’incontro, svoltosi a Londra, ha vinto ben sette tornei consecutivi. Non può perdere, ma a volte “l’insegnante deve imparare dall’allievo”, come scrisse in seguito Kasparov, e la sconfitta fu la conseguenza di una eccessiva fiducia in se stesso (secondo lui, naturalmente). Risultato 8,5 a 6,5 a favore di Kramnik e per la prima volta il campione del mondo non riesce a vincere nemmeno una partita!

Kasparov 01

Dopo la perdita del titolo Kasparov ha continuato a giocare vincendo ancora prestigiosi tornei e allenando giocatori prodigiosi come Magnus Carlsen. Si è buttato pure in politica e ha subito la carcerazione per le sue idee. Ma questa è un’altra storia.

Kasparov 06Sfogliando le foto dei più grandi campioni di scacchi spesso mi soffermo su quelle di Fischer-Spassky e di Kasparov-Karpov. Mi immedesimo nei loro volti, nei loro stati d’animo, nelle loro storie. Preso da un pizzico di commozione e da un senso di gratitudine infinita per le loro imprese e gli esempi che ci hanno lasciato. Grazie.

Kasparov 03

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


34 Commenti a i Re degli scacchi: Garri Kimovič Kasparov

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    Ramon 26 Dicembre 2015 at 09:20

    Eccellente lavoro, Fabio! Kasparov non poteva mancare alla collana

    Ecco i link ai Re precedenti in rigoroso ordine di pubblicazione, dal più recente al più vecchio:

    Fischer
    Najdorf (fuori collana)
    Réti (fuori collana)
    Petrosian
    Nimzowitsch (fuori collana)
    Chigorin (fuori collana)
    Tarrasch (fuori collana)
    Rubinstein (fuori collana)
    Alekhine
    Steinitz
    Lasker
    Tal
    Capablanca
    Karpov
    Spassky
    Korchnoj (fuori collana)
    Botvinnik
    Reshevsky (fuori collana)
    Euwe
    Marshall (fuori collana)

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    Enrico 26 Dicembre 2015 at 10:50

    Letto d’un fiato.Grazie

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    fabrizio 26 Dicembre 2015 at 11:16

    Grazie Fabio per questo bellissimo tuffo nel passato recente del nostro gioco: sembra già un’epoca mitica, ma in fondo sono appena (si fa per dire! 😉 ) trenta anni. Tantissimi auguri a tutti gli appassionati di Soloscacchi.

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      Antonio 26 Dicembre 2015 at 11:46

      Bello, bello, bello!
      Complimenti !
      Pipitone

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    Fabio Lotti 26 Dicembre 2015 at 12:08

    Grazie mille, ragazzi!… 🙂

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    Giancarlo Castiglioni 26 Dicembre 2015 at 12:21

    @ Franco Trabattoni
    Dovresti scrivere cosa ricordi di Kasparov al Mondiale Universitario.

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    danilo 26 Dicembre 2015 at 12:25

    ciao Ramon, un’informazione, i testi della collana I re li hai disponibili in word? o me li devo ricavare dall’html? giusto per alleggerirmi il lavoro. idem per le foto.

    domanda per gli esperti, quando kasp ha perso da kramnik stava gia’ pensando di entrare in politica e cmq di mollare?. E’ possibile che abbia volutamente deciso di cedere lo scettro al suo pupillo e non ad altri? mi e’ sempre venuto questo sospetto, ma ripeto non sono esperto, magari non l’avrebbe fatto cosi’, con 2 punti di scarto, magari avrebbe almeno voluto vincerne una. che ne pensate?
    grazie.

    • avatar
      Enrico Cecchelli 26 Dicembre 2015 at 13:56

      L’ego di Kasparov è’ talmente grande che sicuramente non prende nemmeno in considerazione l’ idea di fare regali o ” sconti” a chicchessia !

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      Ramon 26 Dicembre 2015 at 14:30

      Sì in redazione dovremmo ancora avere tutti i file in formato Word che Fabio ci ha via via mandato. L’unico problema è che sono senza immagini, in genere le aggiunge il nostro grafico 😉

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    Enrico Cecchelli 26 Dicembre 2015 at 13:53

    Grande Fabio. Splendido pezzo che con la tua ” personalizzazione” rende ancora piu coinvolgente ed interessante il racconto storico del grande personaggio che è’ K. Ancora complimenti!

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    paolo bagnoli 26 Dicembre 2015 at 18:40

    Da tempo ho nel cassetto, quasi terminato, un pezzo su Janowski, che forse meriterebbe di far parte di questa prestigiosa galleria. Col tuo permesso, caro Fabio, e con i miei complimenti per quanto ho appena letto (veramente bello!), lo porterei a termine per poi inviarlo a SoloScacchi.
    Posso?

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      DURRENMATT 26 Dicembre 2015 at 20:22

      …Paolo non facciamo scherzi…DEVI!!! 😉

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    Fabio Lotti 26 Dicembre 2015 at 22:43

    Caro Paolo
    non solo puoi ma, come scrive Dürrenmatt, devi!!! Anzi, direi perfino che ne sono orgoglioso.

  10. avatar
    Tux 27 Dicembre 2015 at 08:59

    Sono 5 per me i più grandi di tutti i tempi: Kasparov appunto, Alekhine e Capablanca, Fischer e Tal. Tutti gli altri al massimo sono un filino sotto…

    • avatar
      paolo bagnoli 27 Dicembre 2015 at 11:22

      Non per pignoleria, ma Lasker proprio no?

      • avatar
        Tux 27 Dicembre 2015 at 11:26

        Oddio si tratta di gusti… e Lasker è stato un grandissimo, hai ragione Paolo, ma se dovessi far SOLO 5 nomi sarebbero quelli che ho detto. I tuoi??

  11. avatar
    Rita 27 Dicembre 2015 at 10:16

    Ma coi soldi che ha guadagnato perché non va da un bravo chirurgo plastico e si rifa quel naso stondato che si ritrova? 🙄

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    The dark side of the moon 27 Dicembre 2015 at 12:38

    Ho dato una occhiata a tutti gli altri “Re” descritti da Lotti (a proposito, complimenti Fabio!) e mi sono soffermato in particolar modo su Karpov e Petrosjan, due dei miei giocatori preferiti.
    Ok, lo ammetto, mi piace il gioco posizionale e non considero la patta una mezza sconfitta a priori (a proposito, ho pattato 9 delle 11 ultime partite che ho fatto negli ultimi due tornei…,ormai sono diventato un caso patologico 😐 )
    Vengo al dunque e faccio una domanda forse banale: qual’è il miglior libro su Petrosjan che mi consigliereste?

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      Mongo 27 Dicembre 2015 at 15:02

      E’ molto bello, anche se forse un po’ datato, quello edito a Prisma nella collana i campioni del mondo, il titolo è Petrosjan, oltre i confini della teoria.

  13. avatar
    The dark side of the moon 27 Dicembre 2015 at 19:10

    Grazie del consiglio, ci faccio un pensierino 😉

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      Martin 27 Dicembre 2015 at 20:46

      Ciao Dark, vorrei provare anch’io a suggerirti un paio di titoli ma ti prego di aver pazienza ancora qualche giorno, grazie 😎

      • avatar
        The dark side of the moon 28 Dicembre 2015 at 16:12

        Ciao Martin, non ti preoccupare, ho tutta la pazienza del mondo.
        Di solito quando acquisto mi impongo di leggerlo, se è un libro di scacchi mi tocca pure studiarlo 😐 ….quindi fai con comodo.
        Grazie 😉

  14. avatar
    Michele Panizzi 27 Dicembre 2015 at 20:27

    Kasparov , ci tengo a dirlo , anche se ha un immagine diversa e’ un individuo
    con una personalita’ altrettanto dogmatica di Botvinnik, come racconta
    Sosonko nei suoi ritratti di campioni di scacchi.

  15. avatar
    danilo 28 Dicembre 2015 at 18:23

    scusate mi ripeto, o magari e’ sfuggita…
    quando kasp ha perso da kramnik stava gia’ pensando di entrare in politica e cmq di mollare?. E’ possibile che abbia volutamente deciso di cedere lo scettro al suo pupillo e non ad altri? mi e’ venuto questo sospetto, ma ripeto non sono esperto, magari non l’avrebbe fatto cosi’, con 2 punti di scarto, magari avrebbe almeno voluto vincerne una. che ne pensate?

    • avatar
      Sandro 29 Dicembre 2015 at 16:15

      Io ricordo che nonostante Kramnik fosse in piena ascesa il favorito era ancora Garri. Tuttavia Kramnik azzeccò la scelta dell’impianto sulla Partita di Re: quel famoso “muro di Berlino” che disorientò Kasparov soprattutto dal punto di vista psicologico, figuriamoci se non avrebbe voluto mantenere il titolo…

  16. avatar
    Fabio Lotti 28 Dicembre 2015 at 23:26

    Visto il tipetto inquadrato sulla scacchiera mi pare difficile che abbia voluto perdere.

    • avatar
      fabrizio 29 Dicembre 2015 at 00:18

      Concordo. Mi viene da fare il paragone Kasparov- Mercx: quest’ultimo si sarebbe impegnato alla morte anche per vincere il “giro del quartiere”.
      Mi pare veramente poco plausibile che Kasparov abbia voluto perdere con Kramnik, considerando che poi si è ritirato diversi anni dopo (2005, se non ricordo male, dopo aver vinto per l’ennesima volta il torneo di Linares).

    • avatar
      DURRENMATT 29 Dicembre 2015 at 15:38

      …”Il 9 novembre 1985 raggiunsi il mio obiettivo di tutta la vita di diventare campione del mondo(anche se è improprio parlare di un obiettivo di tutta la vita quando lo si raggiunge a ventidue anni).I quindici anni che seguirono furono una costante battaglia per accrescere le mie forze ed eliminare le mie debolezze.Ero convinto che se avessi lavorato più che potevo e avessi giocato meglio possibile nessuno mi avrebbe battuto,e ne fui sicuro fino al giorno in cui mi ritirai,nel febbraio del 2005.E allora come spiegare la sconfitta con il mio connazionale Vladimir Kramnik nella finale del campionato del mondo del 2000?Abbiamo già considerato la sua vittoria da un punto di vista scacchistico,mettendo in evidenza come fosse stato capace di scegliere il campo di battaglia per quella occasione.Ma le radici di quel mio errore strategico erano più profonde.Avevo sempre saputo che la PSICOLOGIA gioca un ruolo negli scacchi,ma per capire in quale misura fu necessario che perdessi il titolo.Uno dei maggiori punti di forza del mio gioco era sempre stata la capacità di adattarmi a nuove sfide,e la strategia di Kramnik la usò contro di me.Malgrado mi sentissi a disagio nella posizione in cui mi aveva spinto,ero convinto che nel corso del match sarei stato in grado di rifarmi e vincere.In realtà non c’era abbastanza tempo per farlo in una gara di appena sedici partite.Nella mia prima finale del campionato mondiale contro Karpov nel 1984-85,non c’erano limiti al numero delle partite,perciò avevo avuto il tempo di adattarmi e recuperare.A Londra non ebbi la stessa possibilità.Per me fu difficile capirlo,perchè in quel momento della mia carriera mi sentivo in una botte di ferro.Nei due anni precedenti avevo giocato alcune tra le migliori partite della mia vita,smentendo i critici che avevano pronosticato la fine del mio regno in testa alla classifica mondiale.In particolare si riferivano alla mia età avanzata:a trentacinque anni ne avevo già dieci di più della maggior parte dei miei avversari.Nel 1999 migliorai il mio record arrivando a nuovi livelli e quando ero a metà di una serie di vittorie in un “Grande Slam” iniziai a prepararmi per il campionato del mondo.Sulla scacchiera mi sentivo in grado di spostare le montagne:come avrebbe potuto abbattermi la furiosa Difesa Berlinese di Kramnik? Gli anni di successo mi avevano reso vulnerabile a quel tipo di trappola.Mi trovai di fronte a una nuova sfida e detti per scontato che i miei vecchi metodi mi avrebbero permesso di superarla.Fui incapace di riconoscere la gravità del problema e che la mia preparazione non era all’altezza del mio giovane rivale.Quando finalmente me ne resi conto,ormai era tardi per quell’incontro troppo breve e passai dalla certezza di essere sicuro alla consapevolezza che non ce l’avrei fatta.Verso la fine cercai di ingaggiare un piccolo combattimento,ma non fu sufficiente.Persi l’incontro senza vincere una sola delle quindici partite e,in più,perdendone due.La mia sconfitta fu conseguenza dell’eccessiva fiducia in me stesso e dell’autocompiacimento.Anche nel momento in cui lo stavo vivendo,era difficile per me riconoscere al mio ex allievo la capacità di essersi preparato meglio di me all’incontro.Forse non prestai molta attenzione al fatto che era stato uno dei miei assistenti durante il campionato del mondo del 1995 contro Anand.Fino all’incontro del 2000 avevo giocato talmente bene e vinto così tante manifestazioni che non potevo concepire gravi carenze nel mio gioco.E’ questo che chiamo il PESO DEI SUCCESSI PASSATI.”… 😉

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    danilo 29 Dicembre 2015 at 14:33

    ok, pensavo avesse già deciso il ritiro e quindi voler lasciare a quello che lui considerava il degno erede. Certo che kramnik doveva essere proprio forte allora, neanche la grande esperienza con karpov gli ha permesso di vincere una sola partita, cosa fu detto della sconfitta? un kramnik inarrivabile o un Kasp non al top per il mondiale?

    • avatar
      DURRENMATT 29 Dicembre 2015 at 15:49

      …”Cercare di racchiudere in categorie i migliori giocatori della storia è una semplificazione eccessiva,perchè è chiaro che per raggiungere il vertice hanno dovuto eccellere sotto ogni aspetto.Confesso che il MIO GIOCO(Garry) nel finale non ha mai eguagliato la mia abilità nel mediogioco e nelle aperture,KARPOV era più forte nelle fasi mediane e finali che nell’apertura,sebbene ciò fosse compensato dal suo lavoro con allenatori scelti accuratamente.Vladimir KRAMNIK,che mi strappò il titolo nel 2000,può essere considerato la personificazione dell’ultima di queste possibili combinazioni.La sua preparazione di apertura è eccellente e il finale è ugualmente brillante.E’ nel dinamismo del mediogioco che,sempre parlando relativamente,la sua qualità di gioco manca di consistenza.”… 😉

  18. avatar
    Fabio Lotti 29 Dicembre 2015 at 18:14

    Solo per informazione Kramnik è arrivato terzo al Qatar master open vinto da Carlsen.

  19. avatar
    Fabio Lotti 4 Gennaio 2016 at 21:53

    Sono uscite le letture di gennaio http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/ con diversi riferimenti agli scacchi. Gradite, come sempre, le visite e gli eventuali contributi di tutti.

  20. avatar
    Mongo 5 Gennaio 2016 at 11:44

    Grazie Fabio dei consigli. Oggi stesso ordinerò: Esperimenti deduttivi di Ellery Queen (mio grande amore giallistico insieme al Maigret di Simenon) e Il caso G di Håkan Nesser.

  21. avatar
    Fabio Lotti 5 Gennaio 2016 at 15:00

    Grazie a te. Chiunque voglia mi può mandare qualcosa per febbraio. Due righe anche su testi scacchistici vanno bene.

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