Chess me out

Scritto da:  | 3 Marzo 2016 | 8 Commenti | Categoria: Le Interviste, Zibaldone

Chess me out 1

Dodici giocatori di scacchi professionisti parlano della loro professione. Dagli inizi fino alle sensazioni durante un incontro, ecco le loro considerazioni intrecciate in dodici differenti capitoli. Questo documento vuole tracciare un ritratto di quell’affascinante gioco che è gli Scacchi.

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avatar Scritto da: Davide Fasolo (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Chess me out

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    Roberto Messa 3 Marzo 2016 at 18:29

    Molto interessante, me lo sto ascoltando con molto gusto (sono arrivato all’11esimo minuto). Si potrebbe avere dei riferimenti precisi su dove e quando sono state condotte le interviste? Arlandi, Paehtz, Genocchio, Aronian sono chiaramente alle Olimpiadi di Torino 2006, ma per Fabio Bruno, Alexandra Kosteniuk e Karpov non sono sicuro… forse a Frascati per la prima manifestazione internazionale (non ricordo l’anno…;)?

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    Giorgio Gozzi 3 Marzo 2016 at 19:06

    Veramente bello
    Grazie
    Confermo per Messa che oltre a Torino le riprese sono di Frascati (l’ho letto nei titoli finali)
    Mi mancava anche il nome di uno dei 12. Non avevo assolutamente riconosciuto Aleksandar Wohl. Per fortuna alla fine c’è la carrellata dei protagonisti

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    The dark side of the moon 3 Marzo 2016 at 20:35

    Bel lavoro, un plauso a Davide Fasolo 😉

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    fabrizio 4 Marzo 2016 at 00:26

    Complimenti per il bel documento! E’ molto interessante e istruttivo sentire come tanti giocatori e giocatrici di livello interpretano e vivono gli scacchi. Bella l’affermazione di Bruno che il giocatore di scacchi è sia suonatore che compositore.
    Mi sembra però che nessuno, nonostante tutto, riesca a spiegare fino in fondo la “magia” del gioco, quella che affascina nell’intimo e profondamente tutti i veri appassionati.
    Ma forse pretendo troppo dalle parole (gli scacchi sono per loro natura ineffabili?).
    Scusate lo sproloquio.

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    paolo bagnoli 4 Marzo 2016 at 17:38

    Credo che il “primo livello” di fascino del gioco nasca dalla forma stessa dei pezzi (ed è ovvio che la forma “Staunton” non è esclusiva, se al posto della Torre mettete un Elefante la faccenda non cambia), e forse colui che inizia a giocare subisce tale fascino. Poi arriva tutto il resto…..

    • avatar
      Ale 6 Marzo 2016 at 19:05

      Completamente d’accordo! Il primo innamoramento avviene proprio per come sono fatti gli scacchi: gli alfieri, le torri… il legno dei pezzi, la scacchiera… tutto magico, incredibilmente meraviglioso!

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    Roberto Messa 5 Marzo 2016 at 17:11

    Ha pochissimo a che vedere con il bel video di cui sopra, ma se volete scoprire in quale città europea l’accoglienza in un lussuoso quattro stelle – da 32 euro a notte – prevede come souvenir in camera non i soliti cioccolatini, ma una bella scacchiera in legno (e per rimediare all’assenza di asciugamani c’è sempre tempo!), vi consiglio gli articoli linkati qui sotto, con foto e commenti di quei due ineffabili giramondo che rispondono al nome di Cathy e Ian Rogers.
    Dimenticavo: in quella città si sta pure svolgendo un match di campionato mondiale.
    https://new.uschess.org/news/world-womens-champs-begins-in-lviv-hou-yifan-v-mariya-muzychuk/ and
    https://new.uschess.org/news/hou-leads-muzychuk-in-womens-world-champs/

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    DURRENMATT 6 Marzo 2016 at 15:20

    …nella vita reale, spesso, i miei sentimenti non si accordano con la situazione.Se al ristorante il cibo è scotto,mi imbestialisco.Vorrei uccidere il cameriere.Ma non lo faccio.Mi limito a chiedergli gentilmente di portarsi via il mio piatto e di riportarmelo cotto in maniera adeguata.Passo i miei giorni a rendermi più piccolo,più accettabile.Ma va bene perchè quando sono davanti alla scacchiera posso sperimentare il mondo nel modo in cui lo sento…con indescrivibile rabbia,infinita tristezza e forte passione.Sulla scacchiera,posso uccidere il cameriere e ballare sulla sua tomba…gli scacchi e la vita non devono essere un tutt’uno… mi piace Genocchio!

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