Dangerous situations

Scritto da:  | 17 Marzo 2016 | 21 Commenti | Categoria: Curiosità

Sottotitolo: Quante mosse?!?

Quante mosse 06Credo che a tutti noi scacchisti “esperti” (si fa per dire!) sia stata posta, da parte di qualche amico o conoscente, profano ma curioso, la fatidica domanda: “Tu quante mosse riesci a prevedere?”
E penso che tutti abbiamo notato una più o meno vistosa smorfia di delusione sul viso del nostro amico, quando abbiamo dato la corretta risposta “dipende dalla complessità della posizione… e da tanti altri fattori, oggettivi e soggettivi!”.
Eh! Sì! Ho proprio l’impressione che, nell’immaginario collettivo dei non giocatori, noi scacchisti “esperti” siamo visti essenzialmente come macchine calcolatrici, che si differenziano nella forza solo dalla capacità di vedere più “mosse avanti” dell’avversario.
Ed è spesso difficile far capire ai profani che ci sono posizioni nelle quali è abbastanza facile “calcolare” un numero piuttosto elevato di mosse, mentre ce ne sono altre nelle quali è difficile prevedere la semplice contromossa dell’avversario.
Come esempio lampante di quest’ultima fattispecie prendiamo in considerazione la partita Lapiken – Reshevsky (USA Open, 1955)

Quante mosse 02
Entrambi i giocatori (passi per Lapiken, ma Reshevsky non era certo uno sprovveduto dilettante!) non si avvidero della fulminante risposta che il bianco avrebbe potuto dare alla 19ª mossa del nero: 19…De6+?? …e non furono i soli! Nemmeno Hans Kmoch, altro insigne giocatore e autore, che commentò la partita poco tempo dopo nell’ottobre 1955 su Chess Review, ne fece menzione. Soltanto nell’aprile 1956 qualcuno fece presente la situazione (vedi i commenti alla partita su chessgames).
Eppure la mossa, una volta individuata, appare quasi banale nella sua logica: non sono in ballo conoscenze superiori, o particolari attitudini, o genialità inarrivabili: tutti noi possiamo affermare che, probabilmente, era alla nostra portata.

Nella famosa partita Rubinstein-Capablanca, San Sebastian 1911,

Quante mosse 03

anche Capablanca (famoso per la sua straordinaria e quasi istintiva capacità di calcolo) permette, dopo 14…DxAf6, la 15ª mossa del bianco, non avendo visto la brillante e sottile sequenza di due mosse (16ª e 17ª) di Rubinstein , che confuta la sua difesa e guadagna un pedone decisivo.

Ancora: nella partita R. Filguth – A. De la Garza, 1980, ecco la posizione dopo 18…Df5:

Quante mosse 04

non è facile, per la grande maggioranza dei giocatori umani imbevuti dei principi scacchistici di “centralizzazione” dei pezzi, eseguire la anticonvenzionale ma logicissima e vincente 19° mossa del bianco!
Al contrario, se guardiamo la seguente posizione di Kipping:

Quante mosse 01
a tantissimi, dopo una rapida occhiata, non apparirà affatto complicato “vedere” la serie di marce del re bianco che porta al matto in 50 mosse!

Quante mosse 05

Cosa si può dire, in conclusione? Forse che “l’occhio della mente” scacchistica umana non soffre a priori di miopie e presbiopie, ma che la capacità di visione è sicuramente influenzata da conoscenze, esperienze, abitudini, meccanismi psicologici, idiosincrasie personali e chissà cos’altro. La maggior parte di questi fattori, invece, non sembrano affatto pertinenti ai nostri attuali amici di silicio, che forse per questo spesso ci sorprendono.
E allora, alla prossima occasione che vi chiederanno: “quante mosse…?”, rispondete tranquillamente ma decisamente: “dipende…” senza timore di deludere.

Separatore
PS: ho trovato un problema con matto in 271 mosse (ma non mi sono messo a verificare il conteggio!). Qualche amico problemista può dare indicazioni su quale sia il record in materia?

avatar Scritto da: Fabrizio (Qui gli altri suoi articoli)


21 Commenti a Dangerous situations

  1. avatar
    lordste 17 Marzo 2016 at 10:42

    Nella Lapiken-Reshevsky direi 1.Ac4!! (se …Dxc4+ 2.b3 e il N non riesce a salvare la D e difendersi dal matto con Dh6/Dh8)
    Nella Filguth-De la Garza direi 1.Dh1!! Df6 (forzata) 2.Ag5! e il N perde la D (2…hxg5 3.hxg5 con doppia minaccia di matto in h7 e alla D)

  2. avatar
    Jas Fasola 17 Marzo 2016 at 11:47

    Nella Rubinstein-Capablanca, 14. … Dxf6 è la mossa migliore. L’errore di Capablanca fu di giocare (dopo 15. Cxd5) subito Dh6 (16. Rg2 Tcd8 17. Dc1!) invece di 15. … Axf2+ 16. Rh1 (16. Rg2 De5!) Dh6! ad esempio 17. Rg2 Tcd8 18. Dc1 Dg6 19. Cf4 De4+ con solo un minimo vantaggio del Bianco (Stockfish docet).

    Articolo davvero interessante!

    • avatar
      fabrizio 17 Marzo 2016 at 12:21

      Scusa Jas, non mi è chiaro perché, dopo Axf2+, il bianco non può giocare subito Rg2; a De5 mi sembra (non sto analizzando con software, però) che si possa replicare Cf4, con qualche minaccia ancora.

      • avatar
        Jas Fasola 17 Marzo 2016 at 12:34

        Ti svelo un segreto :mrgreen: qui http://database.chessbase.com/js/apps/database/
        puoi vedere (bisogna registrarsi gratuitamente)con le analisi dei motori già pronte quasi tutte le partite che vengono trasmesse su internet e quelle storiche.
        Cf4 Tcd8 e se Axe6+ Rh8 Db3 Ae3=+ ad esempio

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          fabrizio 17 Marzo 2016 at 18:19

          Grazie del consiglio! Non sapevo di questa possibilità.
          E in effetti, giocando la difesa migliore per il nero, la partita risulta ancora equilibrata dopo Cxd5. C’è da dire che, dal punto di vista “umano”, il successivo gioco di Capablanca appare piuttosto logico, permettendo così la bella confutazione di Rubinstein.

  3. avatar
    Roberto Messa 17 Marzo 2016 at 17:10

    Il finale di pedoni è davvero divertente. Le prime 19 mosse sono spontanee: il Re va a mangiare a5 e poi ritorna a mangiare f3 (via g1-h2-h3-g4). A questo punto bisogna trovare l’idea: come costringere il Nero a indebolire uno dei suoi pedoni? Facile… ma il Re bianco dovrà consumare un altro paio di scarpe 😉

  4. avatar
    paolo bagnoli 17 Marzo 2016 at 20:47

    Molto bello! “Quante mosse… ecc…” equivale a chiedere “cosa ti accadrà domattina?”
    P.S. “Quante mosse…?” si riferisce evidentemente a situazioni e soluzioni puramente tattiche. Chiedete invece: “dopo 1. d4 d5 2. c4 e6, quante mosse riuscite a prevedere?” e la risposta sarà una risata!

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    danilo 18 Marzo 2016 at 20:26

    approfitto di questo tuffo nel passato per chiedere a qualche vecchietto piu’ vecchietto di me:

    divisione ere scacchistiche:
    l’era romantica: quella di morphy e anderseenn
    l’era classica, quella di tarrasch
    era moderna: nimtzowich e i seguaci delle nuove idee (capa aleckine)
    era ipermoderna? da fisher in poi?
    nuova era: da anni 2000 / fine di kasparov

    vorrei segnare le pietre miliari che hanno segnato un cambiamento nel gioco degli scacchi:
    cosa si puo’ segnare prima dell’era romantica?

    aggiungete, correggete qualche breve riferimento per completare la tabella
    grazie 😉

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      fabrizio 18 Marzo 2016 at 21:10

      Forse trascuri il periodo d’oro degli scacchi italiani e spagnoli, tra ‘500 e ‘600, con Polerio, Boi, Greco, Ruy Lopez ed altri (non saprei come classificarlo o denominarlo). Ma lasciamo il campo agli “storici” veri (Paolo Bagnoli, tocca a te!) 😉

      PS: non c’è nessuno in grado di rispondere al PS dell’articolo? 271 mosse è il record in materia?

      • avatar
        Tamerlano 19 Marzo 2016 at 21:58

        Ciao Fabrizio, mi sembra che questo problema del 1881 sia quello ritenuto con il maggior numero di mosse (292)

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          fabrizio 20 Marzo 2016 at 09:33

          Grazie Tamerlano; nei commenti al problema di 292 mosse ne viene citato un altro di 551 mosse. Forse la ricerca non è ancora finita 🙂

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      Roberto Messa 19 Marzo 2016 at 19:50

      Più che un’era ipermoderna, identificherei l’era della scuola sovietica (dinamismo, teoria dell’aperture, allenamento) che va da Botvinnik a Kasparov, Fischer compreso. Probabilmente è stata per gli scacchi l’età dell’oro, con campioni di grande spessore tecnico e personalità: Botvinnik, Smyslov, Tal, Keres, Korchnoi, Petrosian, Spassky, Fischer, Karpov, Kasparov… una dozzina di giganti se includiamo Bronstein e/o Anand e Kramnik che ne sono stati degnissimi discendenti.

      Dopodiché è iniziata l’era del silicio, o se preferite l’era Carlsen.

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        Martin 19 Marzo 2016 at 20:57

        Già… l’era del silicio…dici bene, Roberto…e quando penso a tutto questo mi sento confuso e perplesso… abbiam costruito una macchina che gioca meglio e sconfigge il più forte giocatore del mondo: paradossale, vero?

        Confuso, perplesso e ovviamente rattristato… per fortuna poi penso che non potremo mai progettare e costruire alcuna macchina capace di suonare meglio di Clara Haskil, di dipingere meglio di Claude Monet o di cantare meglio di Tito Gobbi…

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          fabrizio 20 Marzo 2016 at 09:29

          Scusa Martin: e perché non potremo mai? Cinquanta anni fa si diceva lo stesso per gli scacchi, ma come vedi…

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            Martin 20 Marzo 2016 at 09:50

            Adoro gli scacchi, il gioco più meraviglioso che secondo me sia mai stato inventato… e per questo non voglio sembrare né superficiale né riduttivo eppure, dal punto di vista matematico, si tratta di un problema di logica, ove il calcolo è fondamentale. Per la musica, il canto, la pittura, l’arte in generale non è così… non me ne volere ma mi sento di sostenere che per la macchina è impossibile competere…

            • avatar
              DURRENMATT 20 Marzo 2016 at 11:32

              …notizia fresca fresca…il “silicio” AlphaGo per ben tre volte consecutive ha messo sotto il campione coreano di “Go” Lee Sedol… 😉

            • avatar
              Mongo 21 Marzo 2016 at 21:23

              Martin ti contraddico, ma solo in parte perché l’elemento umano è fondamentale in tutto; non me ne volere.
              Il primissimo software da me creato nel lontanissimo 1986, ‘Stregone’, era in grado di indovinare la tua data di nascita se gli davi in input solo il tuo nome e cognome. Spopolò tra i miei amici per diversi mesi, poi venne un tipo nuovo che impostò: ‘Alfredo Rossi’. La risposta di ‘Stregone’ fu: “Mi è venuto mal di testa, riprova più tardi.” Il perché il computer rispose così è facile da indovinare, non aveva nel suo data-base l’anno di nascita di questo Alfredo perché io non lo conoscevo ed avevo impostato la risposta del mal di testa per gli sconosciuti.
              Un programma che gioca a scacchi è relativamente facile da fare, basta impostare l’algoritmo per il calcolo delle mosse ed il gioco è fatto. Anche per la musica è la stessa cosa, ordini alla macchina di creare n-mila melodie in base ad un algoritmo. Tra le n-mila melodie create ti assicuro che un paio di capolavori spuntano fuori.
              E si, ma solo perché dietro c’è sempre l’uomo, colui che imposta l’algoritmo!!

              • avatar
                fabrizio 21 Marzo 2016 at 23:41

                “E sì, ma solo perché dietro c’è sempre l’uomo, colui che imposta l’algoritmo!!” Mongo, Martin cosa succede? Forse una crisi di misticismo sta colpendo SoloScacchi? 😯 😯 😀 😀

                • avatar
                  Mongo 22 Marzo 2016 at 00:24

                  Nessuna crisi mistica, ci mancherebbe!!!
                  Nel mio precedente post mettevo al centro di tutto l’uomo, anche se l’uomo di oggi non lo merita. 😕
                  Ci vuole l’Uomo nuovo……. Ahia, sto di nuovo utopisticando, come faceva l’Ernesto! 😉

    • avatar
      DURRENMATT 20 Marzo 2016 at 11:44

      …tempo addietro(su tuo quesito se non erro) ho postato in merito una tabella di riferimento.

      P.S. non sono un “matusa”…anzi…sono bello che arzillo!!! 😉

  6. avatar
    danilo 22 Marzo 2016 at 21:47

    incomincio a farmi un’idea delle ere scacchistiche: ma farei una differenza tra era e scuola come corrente di pensiero.
    di ere per adesso ne vedo due, la prima fino alla fine dell’ 800 che definisco romantica, caratterizzata da tutto quello che sappiamo nel modo di giocare, nel senso del gioco etc. la seconda era a partire dal 900 con steinitz quando e’ nato lo studio della strategia. questa ha avuto diverse scuole di pensiero, quindi quella di steinitz esasperata poi da tarrash, per seguire con i trasgressivi nimzo e compari, arriva allora il capa alekine e rubenstein per la scuola dinamica, parallelamente la scuola scientifica sovietica di botwinnich e infine la scuola iperdinamica a partire da kasparov. Ma tutte queste sono l’evoluzione una delle altre della strategia e dell’applicazione diversa dei suoi valori elementari. l’insieme di tutte queste correnti di pensiero la definirei la seconda era, chiamiamola “moderna”.

    arriviamo al 2000, al silicio, ci sono profondi cambiamenti di come si gioca si studia etc?
    altrimenti siamo ancora in un proseguo di evoluzione della scuola iperdinamica, ma non uno stravolgimento come dall’ 800 al 900
    ….dite dite….

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