Quattro Donne, sì, quattro Donne. Anzi sei.
Con buona pace del visir, di Jacopo da Cessole e di tutti i maschilisti da osteria che inquinano i circoli, l’invenzione “a la rabiosa” nella Valencia del XV secolo ha dato un senso a questo gioco, scaraventando i dadi e le scommesse nel falò dell’azzardo e della vanità. Se non ci fossero le Donne…
Mossa al Bianco. A.Safranska-L.Belavenets, Selesnovodsk, 1986
Tutto forzato mi sembra.
1.Dh8+,Axh8
2.Cg5+,hxg5
3.De7+,Rh6 (se 3…,Rg8 4.De8+ e matto alla prossima)
4.hxg5+,Rh4
5.Dxh8#
Giuste le prime 3 mosse, ma poi la donna da e7 non può saltare in h8.
Quindi dopo 3De7+ Rh6; 4Df8+ Ag7; 5Dxg7+ Rh5; 6Dh7#
Ho visto, è giusto anche 4.hxg5+ e dopo 4…,Rh4 segue 5.g4# 😉
Bello, mi aspettavo però un matto di Donna (che mi sono inventato… 😐
Era la mia prima idea, ma 5g4+ non è matto; segue Rh4 e la casa f2 che darebbe matto con l’alfiere è tenuta dal cavallo.
Dopo 4. hxg5+ Rh5 mi pare sia matto con 5. Dh7+ Rxg5 6. Dh4+ Rf5 7. Dg4 matto.
Pippo Baudo continuava: “viva le belle donne…”
Il riferimento storico alle nuove regole è di grande valore sociale. Bravo, come sempre, Riccardo!