L’incontro non aveva avuto molta storia e con un turno d’anticipo Judit aveva regolato l’ex campione del mondo per 5½ a 3½. L’ultima gara in programma venne giocata ugualmente, con i due sfidanti che percorsero a rapidi tratti le prime schermaglie della variante Breyer della Spagnola, linea di cui Spasskij è sempre stato considerato uno dei massimi esperti. Una trasposizione comparve come gaffe inattesa, di cui l’autore si rese subito conto. La partita si sarebbe conclusa in pochi tratti. Ma la Polgar graziò Spassky. Forse un gesto sportivo? In verità la campionessa ungherese, come da lei stessa ammesso tempo dopo, realizzò l’accaduto solo al termine della partita; ecco le sue parole tratte dal libro From GM to Top Ten: «Era come se stessi ritornando a casa dal negozio di alimentari sulla solita strada che avevo percorso prima tantissime volte, senza notare che ci fosse un nuovo segnale del traffico che impediva il mio accesso. Credo che Boris comprendesse subito di aver sbagliato grossolanamente. Questa è una situazione che capita, ma resto comunque molto sorpresa di non essermi accorta dell’opportunità mancata prima della fine della partita!» Il fattaccio fu emendato dagli organizzatori, che depurarono il testo, per reindirizzarlo negli usati sentieri della teoria, nella speranza che il reciproco errore passasse nel dimenticatoio. (Riccardo Del Dotto, “Frammenti in Bianco e Nero” – edizioni Ediscere)
Grazie ! Grande articolo consolatorio per noi squallidi spingilegno della Top 209077 !!!
Divertente e istruttivo: anche i grandissimi ogni tanto si addormentano. Io non mi voglio certo paragonare a Spassky, ma almeno in questo siamo pari: in un campionato seniores di qualche anno fa ho fatto esattamente il suo stesso errore, nella stessa variante della spagnola. Dopo aver mosso velocemente e meccanicamente la torre in e8, il mio avversario mosse altrettanto rapidamente e meccanicamente il cavallo in f1; ma subito dopo aver compiuto la mossa lo vidi trasalire. Rimasi perplesso e solo dopo qualche minuto capii il perché: per mia fortuna la partita finì patta.