Alla mia età, è inutile nagarlo, ricorrono con una certa frequenza strane riflessioni sul significato della MORTE.
Che l’Oriana avesse ragione nel definire la Morte “uno spreco” è ovvio: uno spreco di sensazioni, memorie, esperienze, non trasmissibili se non in minima e distorta parte alle generazioni future.
Le mie caotiche letture non hanno mai approfondito (colpa mia, forse) l’indagine su quelle che potrebbero essere le ultime riflessioni di uno di noi sul letto di Morte, quando la consapevolezza della Sua imminenza cancella tutto il resto.
Sto parlando di faccende quali “se avessi fatto…”, “se avessi detto…” , una galleria di “se” che, a quel punto, non conta un cazzo.
Riepilogando: l’Ornella cantava “proviamo anche con Dio non si sa mai”, ma per un agnostico come me non funziona, lasciamo perdere, dovrei disperdermi tra golosi, accidiosi, iracondi e chi più ne ha…Andando sul serio o serioso, i figli, il loro futuro, e idem per la mia vedova, ma confesso che la curiosità su ciò che accadrà nei dieci minuti successivi alla mia dipartita è un vero tormento, tenterò di staccarmi all’ultimo istante dalla mia spoglia mortale per osservare, nelle nuove vesti di “puro spirito”, il prossimo e lontano futuro… vabbe’, abbiamo scherzato…
Quello che mi incuriosisce è l’assoluto “ultimo istante”; possibile che (horribile dictus!) sia il banale e stupido “se avessi giocato il Cavalli in e4 invece che in f3?”
Possibile? E tutto il resto?
Grande Paolo! Auguroni per tutto…
La vita ci mette davanti sampre delle difficoltà.
Vivi l’attimo Paolo!
Conosco persone con una forza interiore pazzesca dovuta al fatto di pensare positivo, sempre!
Un caro saluto.
Possibile, Paolo, possibile… 🙂
Canzone stupenda per queste emozionanti parole di Paolo…
Caro Paolo, ci devi ancora raccontare tante cose! Affettuosi auguri e a presto!
Chiedo scusa a tutti, ma lo sfogo di cui sopra ha avuto una sua motivazione; istintiva, stupida, banale quanto volete, ma io la interpreto come “motivazione”.
Le ultime parole uscite dalla bocca di mia madre morente (28 febbraio 2004) furono relative ad una “radiolina rossa” che avrei dovuto portarle al Pio Albergo Trivulzio, dove la sua vita si stava spegnendo, divorata dal cancro. Questa radiolina non è mai esistita… e di lì tutto quanto segue.
La MORTE, che modo imbecille di troncare la VITA. Mah…..
Rileggendo il testo trovo alcuni errori di battitura, per i quali chiedo scusa
Non trovo parole sufficienti o, meglio, potrei trovarle, ma per un agnostico non avrebbero molto senso.
Vediamola così, la morte per ingiusta che sia, per noi essere pensanti, è la naturale conseguenza della vita. Una vita che comunque abbiamo vissuto e senza la quale nulla sarebbe com’é oggi. Nel bene e nel male.
Credo fortemente, al di là di ogni considerazione fideistica, che l’esistenza del singolo possa effettivamente ed efficacemente modificare il corso della Storia, quella con la “S” maiuscola, e che le nostre scelte di oggi, con mogli, mariti, compagne/i, figli, amici o nel lavoro si riverbereranno anche per lungo tempo su tutti, come i cerchi formati sul piano di un lago dal più piccolo dei sassi.
Il resto è e deve rimanere un mistero.
Quindi, ogni singola parola che hai scritto e scriverai in questo blog ti rappresenta e, come per questo tuo intervento, lascia il segno per sempre in ognuno di noi.
Mio padre, le ultime ore prima di morire per un cancro ai polmoni, mi faceva continuamente cenno con la testa (non poteva parlare), indicando qualcosa sul tavolo di fronte a lui. Non c’era nulla, forse anche lui vedeva quella “radiolina rossa”.
Auguri per tutto e che vada sempre tutto per il meglio, con serenità!
Alessandro
Vorrei far notare che sia Bagnoli che Zenone si sono definiti agnostici e non atei.
Recentemente anche Dario Fo si era definito agnostico.
Mi viene il sospetto che il termine ateo sia considerato politicamente scorretto, vagamente offensivo verso i credenti.
Ammetto che agnostico è scientificamente più esatto, ma mi sembra un eufemismo leggermente ipocrita.
Data la mia età ho una ampia casistica di ultime ore di parenti, alcuni lucidi praticamente fino all’ultimo istante, altri no.
Singolare il caso di mio nonno materno, che negli ultimi mesi vedeva buchi nei muri e ragni sulle pareti. A mia mamma diceva; “So che non ci sono, ma io li vedo”.
Non è questione di volontà, di fede o di consapevolezza della morte, il problema è fisiologico. Se il cervello è danneggiato smette di funzionare e sogna.
Non mi preoccupo delle mie ultime parole, o del mio ultimo pensiero.
Tanto dopo non me lo ricorderò.
Anch’io penso che, in termini razionali, il termine “agnostico” sia il più corretto, in quanto credo che non sia dimostrabile né l’esistenza né l’inesistenza di un dio (ammesso poi che si possa definire chiaramente un tale concetto); e forse ci può essere qualcuno (ma non mi sembra proprio il caso di Bagnoli, se lo interpreto correttamente) che lo usa impropriamente (o ipocritamente) per non dire ateo, che può sembrare troppo duro. Non ritengo, invece, che “ateo” sia politicamente scorretto: credo soltanto che faccia, in senso opposto, il “salto” logico che (grazie alla fede) rende taluni “credenti”.
Giusto, ma il salto in una direzione o nell’altra non è uguale.
Un conto è ipotizzare l’esistenza di qualcosa di indimostrabile, un conto è ipotizzare che non esista.
Posso ipotizzare l’esistenza di una particella subatomica che ha l’unica proprietà di non interagire con nessuna altra particella.
Nessuno può smentirmi.
Scusami: qual è la differenza? A me pare che l’azione logica sia la stessa: credere in qualcosa di non dimostrabile.
Ipotizzare una particella che non interagisce con le altre e che non ha effetto alcuno, non è di particolare interesse scientifico, anche se nessuno può smentire l’ipotesi. Guglielmo di Occam ne farebbe volentieri a meno.
Infatti.
Occam farebbe a meno anche di Dio.
Occam certamente, viceversa (Costui) è indispensabile per continuare a speculare sulla diseguaglianze sociali.
Caro Doroteo, sarebbe meglio che ti facessi chiamare direttamente Pancho Villa, pseudonimo glorioso e affascinante. Il termine “doroteo” in Italia potrebbe suscitare vecchie diatribe politiche. 😉 😉
Occam filosofo certamente sì; ma,ironia della sorte, Guglielmo di Occam, oltre che filosofo, era frate francescano. A quanto mi risulta però, lui distingueva nettamente tra il campo della ragione e quello della fede.
Una precisazione, non sono ateo. Sono credente, cattolico. Quando parlavo di “un agnostico” mi riferivo a Bagnoli. Non volevo tediare Bagnoli, e tutti voi, con convinzioni che derivano dalla fede. Resta, quale dato ultimo della mia considerazione “laica”, la mia convinzione personale che, comunque la si pensi, ognuno di noi ha un ruolo nella vita dal quale dipendono anche le vite altrui!
Ragazzi, ma allora ci siete ancora qui? Perché nessuno mi ha detto niente? Scherzi a parte, sono felice di leggervi di nuovo. Anche se questo post mi ho suggerito un vecchio gesto scaramantico che non dico…
A presto
Bentornato Franco!
Caro Zenone, il mio agnosticismo è. per così dire, “letterario”, ovvero non accetto che qualcuno possa dirmi cosa DEVO pensare sulla base di credenze basate sul NULLA, ed aggiungo che provo una sorta di invidia per coloro che SANNO che, poi, ci sarà qualcos’altro.
Rispetto ogni modo di credere in qualcosa di “divino”, ma non rispetto coloro che vogliono impormi di “credere”.
Io non provo nessuna invidia.
Trovo che certe dichiarazioni tipo “Purtroppo non ho il dono della fede” siano espressioni di sudditanza psicologica.
Rispetto chi la pensa diversamente, ma (forse sbagliando) cerco di evitare di entrare in polemica quando capita l’occasione.
Dubito sempre che certe dichiarazioni di fede siano fino in fondo sincere.