Niente di che. Solo brevi ricordi, impressioni, emozioni…
La prima fotografia che ricordo è quella del ragazzo Bobby Fischer davanti alla scacchiera. Con l’indice della mano sinistra fra le labbra e la mano destra protesa verso la Regina nera che sta (forse) per effettuare la mossa. Concentrato e pensieroso. Quasi titubante. Mi piacque, perché dava l’idea di un ragazzo normale che sarebbe diventato campione del mondo. Come se fosse uno qualunque di noi, insomma (si fa per dire).
Grande Bobby Fischer. Grande Bobby. Lo sento vibrare ancora nel cuore e me lo rivedo immortalato, campione dei campioni, in una serie successiva di foto che mi attraversano la mente. Non c’è bisogno di rintracciarle sui libri. Esse sono lì in un angolo della memoria che aspettano di essere tirate fuori in certi momenti di senile malinconia. Arrivano in ordine sparso senza una cronologia temporale. Quello che mi fa sussultare è l’ultimo Bobby. Con la barba lunga, bianca, bianchissima, il volto segnato dalla vita, l’occhio fisso, un po’ perso nel vuoto. Quando lo vidi così per la prima volta fu un momento sofferto che mi indusse a ripensare alla nostra esistenza di uomini, di umili creature soggette al logorio inestinguibile del tempo e della fortuna.
Grande Bobby Fischer. Grande Bobby. Immortalato con giacca e cravatta, lunga, lunghissima, in tutte le pose, soprattutto davanti alla scacchiera, la sua vita. Dritto, qualche volta di sghimbescio con il ciuffo ben stirato, raro il sorriso appena accennato. Bello, forte, immortalato nella sua nobile posa. Fisico e volto da attore hollywoodiano, sguardo sicuro, fascinoso. Solo contro tutti, contro tutti gli avversari sovietici e non che volevano spazzarlo via. Un eroe. Un mito. Così appariva agli occhi di allora. Così appariva, soprattutto, in quell’indimenticabile 1972 di Reykjavik.
Dalle sue foto della memoria, o meglio, insieme ad esse, come se si accendessero le luci della ribalta, arrivano i volti degli avversari, i flash dei fotografi, il brusio degli spettatori, le strette di mano, i volti concentrati, le mosse, l’applauso finale, i titoli entusiasti dei giornali e delle riviste… Quante lotte, quante battaglie!
Altre immagini della sua vita privata mi sfuggono o passano tremendamente sbiadite, come quelle che lo ritraggono di mezza età con barba e baffi rossicci. Difficile, poi, che lo riveda nel dopo partita con gli altri inarrivabili del suo tempo. Lui è sempre lì, elegante e splendido guerriero, davanti alla scacchiera.
Ogni tanto, nei momenti di senile malinconia, tiro fuori Bobby Fischer, Ediciones Eseuve 1992, oppure Fischer analisi di un genio di Robert G. Wade e Kevin J. O’ Connell, Prisma 1989, per riguardare, ammirato, qualche sua partita. E mi sembra di averlo accanto a me. Bello, forte, immortale.
Il mio Bobby. Il mio grande Bobby.
…era proprio il 1972 quando conobbi gli scacchi, come migliaia di altri appassionati, per merito suo. E, dunque, perdonatemi qualche eccesso di entusiasmo.
Per i soliti scacchisti-giallisti qui http://theblogaroundthecorner.it/category/le-lunghine-di-fabio-lotti/ per scoprire la cucina dei nostri detective.
Suggerisco a tutti il libro di Harry Benson sulle fotografie di Fischer in Islanda nel 72
agli amici prometto il mio racconto ” bobi” , appena lo avrto’ messo a posto
Il mio incontro con gli scacchi e con Bobi , l’amore di una vita
Saluto con tanta gioia l’autore del pezzo,sempre……..sul pezzo!
Aspetto il pezzo di Alfredo e ricambio il saluto di Luca.
Uscite le letture di novembre http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/
Fabio vuoi davvero male al mio salvadanaio. 😉
Ho appena ordinato il da te consigliato ‘Il mistero della giovane infermiera’ per due ottimi motivi: la somiglianza con il Maigret di Simenon e perché uno dei sospettati (il colpevole?) porta il mio cognome.
Cognome che portava anche un poliziotto dal cuore tenero (come il sottoscritto) interpretato anni or sono da Carlo Verdone. 😛
Spero ti piaccia. Ti ricordo che sei sempre libero di partecipare con consigli su altri libri (anche di scacchi) nella mia rubrica.
Perdonarti? Piuttosto ti ringraziamo!
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