Y en eso llegó Fidel

Scritto da:  | 26 Novembre 2016 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Senza categoria, Stranieri

A coloro che son cresciuti con l’ammirazione di Fidel, in qualunque parte del mondo.

fidel-y-el-ajedrez-07Prologo di Silvino García

Fidel è Cuba. E’ Cuba nel secolo passato e sarà Cuba nel futuro del mondo. Perché è come se tutta la storia del nostro paese nel corso dei secoli fosse trascorsa nella gestazione di un titano della sua taglia universale. Fidel è il cuore del nostro popolo, che ogni giorno lo invoca. E’ Martí, Céspedes e Maceo, le nostre guerre di Indipendenza, il rifiuto delle ingiustizie schiaviste e razziali, la nostra cultura, da Félix Varela ad Alejo Carpentier e Silvio Rodríguez.
La nostra vocazione per la scienza da Finlay all’Operazione Milagro, il nostro sport e anche, come no, i nostri scacchi, da Félix Sicre, passando per Capablanca, la grande Olimpiade di La Habana, la creazione dell’ISLA, fino alla divulgazione di massa degli scacchi come Programma della Rivoluzione nella Battaglia delle Idee.
La mia prima partecipazione olimpica è stata nel 1966, a La Habana. Ero un maestro giovane, con una scarsa carriera sportiva. Un giorno mi sorpresi
quando rientrando nella camera dell’hotel dove era in corso la manifestazione trovai sul tavolo un elegante astuccio con l’effige dell’Apostolo.
Al suo interno uno stupendo set di pezzi. Tra essi un biglietto con un nome: Fidel Castro.
Ho conservato con gelosia questo regalo particolare che mi fece il Capo della Rivoluzione. Al pari di molti altri successi che han legato Fidel e gli scacchi ho incorporato questo cimelio al libro scritto dallo storico del nostro sport, il giornalista Jesús González Bayolo.

Gran Maestro Silvino García Martínez
Presidente de la Federación Cubana de Ajedrez

fidel-y-el-ajedrez-11Ogni volta che chiedevano a Manuel González Guerra in che occasione si creò il Comitato Olimpico Cubano, egli rispondeva: Fidel.
Lo stesso giorno in cui nacque Fidel, il 13 agosto del 1926.
E di conseguenza Fidel Castro Ruz risultò esser un grande appassionato di sport, praticandone in prima persona molti e dando impulso e sviluppo a tutti dal giorno in cui divenne il lider indiscusso dei cubani.
E’ da tempo che avevo in progetto di scriver questo libro che finalmente son riuscito a dar alle stampe in omaggio al Movimento Sportivi Cubano del quale forma parte la famiglia scacchistica e desidero farlo uscire in occasione dei suoi 90 anni.
La storia è fatta di personalità provenienti dalle più diverse sfere e che son state, in maggior o minor grado, appassionate del nostro gioco, quali letterati, artisti, scienziati, politici e via dicendo.
Ho già avuto modo di affermare che gli scacchi son stati la passione di grandi statisti e ne ho tratto un profilo in relazione, a prescinder dall’ideologia che li contraddistingue, a figure quali Filippo II, Napoleone, Lenin, Bolívar, Fidel y Giovanni Paolo II.
Non bisogna inoltre dimenticare gli eroi e patrioti cubani, e tra essi Céspedes, Agramonte, Martí, Maceo, ovviamente il Che, nonché i nostri cinque eroi emblematici, soprattutto Ramón Labañino ed Antonio Guerrero, tra coloro che hanno giocato quienes han disputado, dalla prigionia, partite con i bambini prodigio dell’Istituto Superiore Latinoamericano di Scacchi (ISLA).
Cuba ha avuto la gloria di portare al mondo una figura come José Raúl Capablanca, campione del mondo in carica, dal 1921 al 1927, quando è nato Fidel, e ad orgoglio degli scacchisti il líder máximo è un cultore del nostro sport intelletuale.
Sono molte le partite di scacchi giocate da Fidel, da quelle per così dire ufficiali con il campione del mondo Tigran Petrosian nel 1966 fino a quelle con il Grande Maestro Silvino García nel 2002, ambedue in simultanea e disputate nella Piazza de la Revolución e che nell’occasione son state registrate quale record del mondo per numero di partecipanti.

Fidel Castro Joins In For A Game Of ChessTuttavia esistono anche altri aneddoti ben degni di esser ricordati, per esempio quelli che si riferiscono all’incontro con gli scacchisti messicani.
Il 25 ottobre del 1966 viene ufficialmente inaugurata la XVII Olimpiade di Scacchi presso la Ciudad Deportiva. Di ritorno all’hotel Habana Libre, dove si giocavan gli incontri, la maggior parte degli scacchisti passa per il Salone degli Ambasciatori, scenario della lotta sportiva in avvio all’indomani. Con somma sorpresa di tutti arriva Fidel Castro Ruz, che presiede il Comitato d’Onore dell’evento. Si forma immediatamente un bel crocchio di scacchisti desiderosi di scambiar due parole con lui tra i quali Filiberto Terrazas, uno dei giocatori della squadra messicana.
Insieme al Comandante in Capo c’è l’arbitro internazionale José Luis Barreras, direttore generale dell’Olimpiade: li presenta. La conversazione è sullo sviluppo degli scacchi in Messico, su Martí e sul suo affetto nei confronti del grande paese centroamericano, sui libri (l’avvocato e professore Filiberto Terrazas è anche autore di studi sull’antropología della cultura maya), e, tra una chiacchiera e l’altra, Fidel gli propone una partida. Salta immediatamente fuori una scacchiera ed i due si siedono a giocar le prime mosse.

fidel-y-el-ajedrez-02E’ lo stesso Filiberto Terrazas che ci racconta come è andata:

A Fidel tocca il bianco, sposta di due passi il Pedone di Re. Ignaro delle sue capacità scacchistiche rispondo con una Francese che, immediatamente si delinea nella variante Nimzowitsch… Mi accorgo tuttavia che accanto a lui si avvicina Petrosian, all’epoca campione del mondo, e che di tanto in tanto bisbiglia qualche suggerimento al mio avversario.
A mia volta cerco aiuto intorno a me con gli occhi, raccoglie il mio appello Bobby Fischer che passava di lì insieme al mio connazionale Alfredo Iglesias. Immediatamente la partita diventa una specie di incontro in consultazione, da una parte FIDEL CASTRO – TIGRAN PETROSIAN, col bianco, dall’altra FILIBERTO TERRAZAS – ROBERT FISCHER, coi neri.
fidel-y-el-ajedrez-05I nostri avversari riescono alla fine a creare un pedone passato sul fianco di Re, lo spingono fino a quando decidiamo di abbandonare Fischer ed io. Non avevamo ancora terminato di stringerci la mano quando Fidel rapidamente rimette i pezzi a posto e mi dice: “Ora però giochiamo solo tu e io, da soli”.
Questa partita, pur con incredibili errori tecnici e strategici (come per esempio lo sviluppo dell’Alfiere campochiaro del Bianco in d3), riflette indubbiamente il temperamento del suo illustre conduttore ed ha anche un genuino valore di documento storico pari per esempio a quello tramandato ai posteri nelle partite di Sua Santità Leone XIII, Martí o Napoleone Bonaparte, ovviamente per quello che concerne le giocate di Fidel Castro senza aiuti “esterni”.
Al termine della partita, vittoriosa per lui, ci intratteniamo in qualche commento e a parlare un po’ di scacchi. Fischer gli regala una copia di un suo libro, con autografo e dedica sul momento.
Alla fine si accommiata con cordialità da Petrosian, Iglesias, Fischer e me.
I giornalisti che si accorgono dell’episodio mi chiedono se mi ricordo la partita, la detto a memoria
al membro della delegazione statunitense Robert Byrne, corrispondente anche del New York Time. Con Byrne commentiamo insieme la meravigliosa opportunità di aver vissuto in prima persona quell’evento così unico in una cornice così stupenda che riunisce tutto il miglior intelletto scacchistico del globo in allegra e cordiale convivialità: Gens una Sumus, come dire: siamo una sola famiglia.

fidel-y-el-ajedrez-16Questa è la testimonianza di Filiberto Terrazas, che ancora oggi vive nel suo amato Messico, con l’orgoglio di aver preso parte a queste storiche partite, di fatto le prime della XVII Olimpiade, manifestazione che ha festeggiato il suo mezzo secolo in concomitanza coi 90 anni di Fidel.
A quanto scritto da Terrazas posso aggiungere che fu un autentico mare di gente quello che circondò quell’improvvisato tavolino ove fu apparecchiata al volo una scacchiera di marmo con pezzi stile Staunton, e che Fidel non sembrava affatto contento nel vedere le mani di Petrosian e di Fischer che ogni tanto spuntavano da dietro le spalle sue e di Terrazas. Infatti il suo commento finale fu: “Questi signori non ci han fatto proprio giocare”.
(E, come rammenta Terrazas, lo sfidò nuovamente in un’altea partita).
Si trattò ovviamente di una partita che costituisce un importante documento storico ma nessuno ebbe la prontezza di trascriverla sul momento come invece la seconda che riportiamo qui di seguito:

Oltre al ricordo testimoniato da Terrazas sulla rivista cubana Jaque Mate, c’è anche la breve intervista che rilasciò per la testata Cuba poco prima della conclusione dei giochi nella quale ebbe modo di ricordare la sua amicizia personale con Lázaro Cárdenas, e circa la sua seconda partita con Fidel scrive che a un certo punto, per rispetto della circostanza gli aveva offerto patta ma che Fidel rifiutò e che alla conclusione esclamò sorridendo: “Questo signore si è fatto sconfiggere intenzionalmente”.
Aggiunse che Fidel ha uno stile di gioco molto aggresivo, emotivo, di temperamento, enfatizzando in questi termini: “E’ dotato di una grand eimmaginazione. Avrebbe dovuto fare lo scrittore, son certo che sarebbe stato un grande anche in quel campo. Mi viene in mente il celebre discorso che pronunciò nel 1953 a mo’ di autodifesa. Si tratta di una pietra miliare dal punto di vista giuridico”.


Separatore

avatar Scritto da: Jesús Evio Gonzalez Bayolo (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Y en eso llegó Fidel

  1. avatar
    The dark side of the moon 26 Novembre 2016 at 13:50

    Oggi è un giorno triste per tutti coloro che credono ancora nei valori di giustizia, uguaglianza, libertà.
    Se ne va un grande Uomo, forse l’ultimo di una epoca che ci ha dato l’illusione che l’uomo potesse vivere in un mondo migliore.
    Hasta Siempre Fidel!!!

    • avatar
      Joe Dawson 27 Novembre 2016 at 16:22

      Dark, ti prego di non scherzare… il vecchio Martin è in lutto stretto ed il rischio è che voglia fermare il blog per nove giorni!

      • avatar
        The dark side of the moon 28 Novembre 2016 at 13:41

        Martin ha tutta la mia solidarietà 😛
        A proposito, un grazie al sig. Jesús Evio Gonzalez Bayolo per il bel pezzo che ha scritto.
        Le foto poi come al solito sono stupende.

  2. avatar
    Mongo 26 Novembre 2016 at 17:00

    Mai stato un fervente fidelista, ma non posso non riconoscere ciò che di buono e di grande ha fatto Fidel per la sua Cuba!
    La Storia, si, ti ha già assolto!!
    Hasta siempre comandante in jefe!
    😥

  3. avatar
    Chess 26 Novembre 2016 at 18:26

    Qualche macchia qua e là, nella storia di Fidel.

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