La spia che venne dal freddo

Scritto da:  | 29 Gennaio 2010 | 2 Commenti | Categoria: Scacchi in Rosa, Zibaldone

L’americano porse a Leamas un’altra tazza di caffè e disse: “Perché non andate a dormire? Vi telefoniamo se arriva.”
Leamas non rispose, guardava fisso, oltre la finestra del posto di blocco, la strada deserta. “Non potete aspettare in eterno. Forse verrà un’altra volta. La Polizei si metterà in contatto coll’Agenzia; impiegherete venti minuti per tornare qui.”
“No”, disse Leamas, “ormai è quasi buio.”
“Ma non potete aspettare in eterno. È in ritardo di nove ore.”

No, non stiamo parlando della spia del celebre giallo di Le Carré né si sa con certezza se Katarina Witt spia lo sia stata veramente. Per la leggenda parrebbe di sì, della DDR, ma anche questo aspetto rimane contornato da un velo di mistero… Quello che per vero ben si sa è che spiata lo è stato, e tanto, e che dal freddo veniva per davvero, anzi dal ghiaccio… una stella sul ghiaccio. “Stars on ice” il titolo di un memorabile show di pattinatori sul ghiaccio si direbbe ispirato alla sua storica figura che ha fatto sognare una generazione intera di appassionati. Katarina Witt: due ori Olimpici, quattro allori Mondiali e sei trionfi continentali, che, insieme a innumerevoli altri trofei, per un palmares ineguagliato e forse ineguagliabile, costituiscono un profilo unico e inimitabile nel panorama della storia del pattinaggio artistico. Ma per una figura come Katarina Witt non è tanto la quantità di medaglie d’oro conquistate nell’arco della sua pur breve carriera a renderla inarrivabile, è invece il suo fascino inimitabile e la sua leggiadria sul ghiaccio ad averla resa una meteora unica nella storia di quest’arte, giacché il pattinaggio sul ghiaccio è prima ancora che disciplina sportiva, vera e propria espressione d’arte. La carica emotiva che sprigionavano le sue esibizioni, l’eleganza delle sue “mise”, la sensualità da vera diva al tempo stesso a seconda dell’occasione aggressiva, aggraziatissima, eterea eppure avvenentissima resteranno per sempre scolpite nella memoria, non solo di ogni appassionato, ma in quella di qualunque spettatore che abbia avuto la fortuna di assistere alle sue esibizioni. Il suo repertorio era per così dire universale, spaziando dal classico più raffinato e puro fino alle più moderne ed estreme contaminazioni “pop” ed ultra moderne.
Fu un’epoca leggendaria e per così dire irripetibile per il pattinaggio quella degli anni ’80 che raggiunse il suo apogeo in occasione dei Giochi Olimpici, prima di Sarajevo ’84 e poi di Calgary ’88, questi ultimi particolarmente felici per i colori azzurri soprattutto per via della consacrazione nell’olimpo sciistico di Alberto Tomba ma anche per una stupenda medaglia d’argento nella 50 km a tecnica libera di fondo colta da Maurilio “Grillo” De Zolt.
Brian Orser e Brian Boitano furono altre due figure leggendarie del pattinaggio di quello spicchio di fine secolo: tutti noi sembravamo destreggiarci con scioltezza lanciandoci impavidi in improbabili disquisizioni tecniche, riempiendoci la bocca con vocaboli apparentemente tratti dall’esperanto, quali triplo “Salchow”,  doppio “Lutz” e quadruplo “toe loop”; l’affascinante voce di Matilde Ciccia era ospite fissa nella casa di tutti gli italiani con le sue affascinanti telecronache, Sergei Grinkov ed Ekaterina Gordeeva ci emozionavano al pari di Luna Rossa e Gilles Villeneuve mentre nomi anch’essi epici come Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio erano ancora assai lontani da venire…
Di tutte quelle stelle Katarina Witt era, nel firmamento del pattinaggio, la più luminosa. La si è definita la Diva dello sport di quel decennio, novella Callas: bellissima e bravissima, al culmine della fama e della popolarità sia sportiva che artistica. La sua rivalità in quegli anni con l’altrettanto affascinante pattinatrice statunitense Debi Thomas fu memorabile e conobbe l’apoteosi in quella che fu definita la “Battaglia delle Carmen”, ovvero la finale dei Giochi Olimpici di Calgary ’88 allorquando entrambe le pattinatrici scelsero l’accompagnamento musicale di Bizet per il proprio programma lungo. Debi, già campionessa mondiale due anni prima ebbe appena una leggera incertezza all’atterraggio di un difficilissimo triplo “toe loop” e probabilmente fu soltanto questa impercettibile imperfezione a decretar la vincitrice della medaglia d’oro. La Thomas scoppiò in lacrime di delusione al termine della propria prova e lo stesso fece, ma di gioia per la propria performance assolutamente perfetta, la Witt: nella “Battaglia delle Carmen” aveva vinto d’un soffio la Carmen venuta dal freddo…

Di Katerina Witt non ha né la notorietà né (per il momento) lo stesso numero di trofei conquistati in bacheca ma in quanto a fascino non le è certo da meno. L’abbiamo conosciuta in occasione di una sua fugace apparizione a Vigevano, giusto un anno orsono, ma ne siamo rimasti conquistati per la finezza e l’eleganza, stiamo parlando di Anna Rudolf, giovane stella dello scacchismo ungherese solidamente avviata verso una carriera di sicuro successo. Eccola in alcune affascinanti fotografie e in una “Tarrash” in cui appare tutto il suo indubbio talento.

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a La spia che venne dal freddo

  1. avatar
    Mandriano 29 Gennaio 2010 at 23:00

    …quasi, quasi, stiamo degenerando!! Che bello!!!

  2. avatar
    Mandriano 29 Gennaio 2010 at 23:01

    Avevi ragione la Rudolf è la Rudolf!!

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