eroScacchi

Scritto da:  | 6 Maggio 2017 | 16 Commenti | Categoria: Zibaldone

Scacchi e sesso: solo provocazione?

Quando insieme a Mario Leoncini, allora vicepresidente della federazione scacchistica italiana, scelsi come titolo del nostro terzo libro La diabolica setta di Caissa-Scacchi e sesso, Editore Prisma 2006, l’idea di una certa provocazione c’è stata, inutile negarlo. Provocazione che scatenò un dibattito acceso, per non dire una vera e propria cagnara via internet, più di quello che era successo con il precedente che riguardava il rapporto scacchi-crimine. Sì, perché per diversi scacchisti (non per tutti, fortunatamente) gli scacchi sono come isolati dal resto del mondo, vivono di vita propria, stanno nella loro torre d’avorio, tanto per usare la solita metafora, e guai a contaminarli con altre discipline. Per loro non ha nessun senso andare a rovistare tra gialli, fantascienza, storia, letteratura e compagnia bella. Passino le biografie e le autobiografie dei grandi campioni. Per il resto con la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Il sesso poi, via non esiste. Cosa c’entra il sesso con gli scacchi? Il sesso c’entra e non c’entra come in tutte le attività umane. Non voglio certo dimostrare che giocando a scacchi si fa del sesso, anche se a guardare la beata libidine che circola su certe facce, dopo avere rifilato un matto affogato, ci può venire in mente quella ottenuta da una sana copula. Però nel linguaggio scacchistico la cosiddetta “infilata”, il cosiddetto “adescamento” e la stessa “apertura” un qualche rapporto con il diabolico sesso ce lo devono pure avere. Io stesso ho sentito dire la frase “Ora ti spacco l’arrocco!” con un che di eccitato che mi ha fatto sobbalzare. Naturalmente sto provocando ancora una volta (ma non troppo). Il fatto è che la parola sesso viene quasi sempre percepita in riferimento all’atto sessuale e non come significato più ampio che coinvolge l’eterno femminino. Non sto a farla lunga ma gli scacchi e l’amore hanno sempre avuto un magnifico rapporto. Fin dal Medioevo quando essi costituivano un momento di incontro assai piacevole per l’uomo e la donna. C’è tutta una iconografia basata su quadri più o meno famosi che rappresentano questo legame stretto e seducente. Ne cito solo un paio per non appesantire il discorso: un celebre affresco di un maestro anonimo del XIV° secolo che si trova a Palazzo Davanzati a Firenze, in cui la “duchessa di Borgogna approfitta dell’assenza del marito per cercare di sedurre messer Guglielmo, attirandolo nella propria camera da letto con la scusa di una partita a scacchi”; un quadro del Cinquecento, attribuito al cremonese Giulio Campi, conservato al museo civico di Torino, dove una donna piuttosto provocante gioca con i soldati di un corpo di guardia.

“La partita a scacchi” di Giuseppe Giacosa, messa in scena per la prima volta nel 1873, prende spunto da una romanza di quel tempo in cui il noto paggio Fernando gioca una partita a scacchi, per ottenere la mano di Iolanda (se vince) o la morte (se perde). L’avversario è Iolanda stessa che durante il gioco si innamora e lo aiuta a vincere (mica scema). Al nostro Giacomo Leopardi andò meno bene. Cercò di sedurre, o quantomeno di attirare l’attenzione della cugina di suo padre, una certa Gertrude Cassi, proprio con il “nobil giuoco”, ma non ci fu niente da fare. La sfiga del poeta in fatto di donne è proverbiale. Lo stesso Giovanni Boccaccio (e qui un lieve accostamento con il sesso viene spontaneo…) nella settima novella della settima giornata usa gli scacchi “come il tramite per avvicinare l’innamorato alla bella di turno e per fargli esprimere i suoi sentimenti”. E tutto va a finire nel migliore dei modi (per gli amanti) con il marito becco e bastonato. Anche Pietro Aretino ( e qui siamo proprio in ambito carnale) si serve degli scacchi non certo per delizie cerebrali. La Nanna insegna a Pippa, sua figlia, l’arte di far bene la puttana. E per spennare i polli le raccomanda gli scacchi. Giocando, naturalmente, da soli che la cosa riesce meglio. Niente di nuovo sotto il sole se Ovidio “consigliava alle cortigiane di Roma, per adescare gli amanti, di apprendere a giocare bene al latronum ludus”, ovvero ai latruncoli un gioco che, a detta degli studiosi, assomiglia in qualche modo ai nostri scacchi. D’altra parte Giambattista Marino nel quindicesimo canto de “L’Adone” ci fa sapere che anche gli dei facevano ricorso agli scacchi per le loro bramosie d’amore. E tutti sanno che, secondo la leggenda, fu proprio la ninfa Caissa ad inventare il nostro inimitabile giuoco, per poter stare a tenero contatto con il dio Marte. Il quale dio Marte, a volte, sfrutta la scacchiera per stare, invece, con Venere (furbetto, eh!). Potrei continuare ancora ma invito coloro che ne volessero sapere di più a leggersi la bella ricerca di Mario. Dunque scacchi e sesso solo una provocazione? Vedete un po’ voi…

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a eroScacchi

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    Enrico Cecchelli 6 Maggio 2017 at 08:28

    Bell’articolo! interessante e stimolante… Ora capisco anche perché mia moglie è così gelosa e insofferente quando le mie sedute domenicali sono troppo lunghe… Mi auguro a breve un approfondimento (soprattutto iconografico), che sicuramente darà modo ai lettori del blog di familiarizzarsi più a fondo con l’argomento! Bravo Fabio.

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      Ramon 6 Maggio 2017 at 18:01

      Ecco Enrico, accontentato! :(

      Ah, l’immagine senza l’odiosa censura e a dimensione naturale?!?
      In redazione dicono che arriva solo dopo solenne promessa di ancora due articoli dei tuoi entro fine anno ;)

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        Enrico Cecchelli 7 Maggio 2017 at 16:05

        Qualcosa bolle in pentola!

        Mi piace 1
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    fabrizio 6 Maggio 2017 at 10:18

    Molto interessante. Eh sì! Parafrasando il dimenticato Marcuse: Eros è civiltà! Ma forse noi scacchisti lo avvertiamo meno (o di più?), vista la storica carenza di giocatrici di scacchi nei nostri circoli (soprattutto nel passato: probabilmente oggi le cose stanno lentissimamente cambiando).

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    The dark side of the moon 6 Maggio 2017 at 12:04

    Sono convinto che molti studenti e operai sessantottini conoscevano meglio Marcuse che Marx.
    Non dimentichiamoci che il concetto di “liberazione dell’eros” diede una spinta vitale al movimento; l’eros inteso ANCHE come energia creativa dell’uomo dal condizionamento della società repressiva.
    Ogni attività è interconnessa verso altro, gli scacchi NON fanno eccezione.

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      fabrizio 6 Maggio 2017 at 21:27

      Hai ragione: i sessantottini conoscevano sicuramente più Marcuse che Marx (ma probabilmente poco entrambi!). Io volevo dire che il messaggio di Marcuse è stato troppo presto dimenticato (forse perché abbastanza scomodo per la sinistra ufficiale e più tradizionale).

  4. avatar
    Roberto Messa 6 Maggio 2017 at 14:19

    Tempo fa uscì una ricerca secondo la quale risultava che nel corso di una partita di torneo un giocatore di scacchi, professionista o “amateur” che sia, invece di analizzare varianti pensa a quella cosa per il 95% del tempo. Diversi GM, interrogati in proposito, risposero che sì… effettivamente… forse non proprio il 95% del tempo, ma anche in torneo la loro psiche se ne andava spesso e volentieri di fantasia in fantasia…

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    Luca Monti 6 Maggio 2017 at 15:44

    Immancabile un saluto all’autore che, tra il serio e lo scanzonato, mi sorprende sempre.

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    Fabio Lotti 6 Maggio 2017 at 21:13

    Caro Luca
    mi difendo da certi momenti buietti come posso. Mai desistere.

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    paolo bagnoli 7 Maggio 2017 at 18:13

    Caro Fabio, comunicazione di servizio.
    Com’è “La sostanza del male” di Luca D’Andrea? Me lo hanno regalato per consolarmi della mia quasi assoluta immobilità…

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    Chess 7 Maggio 2017 at 19:14

    Fantastica dissacrazione!

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      Pedoncino 7 Maggio 2017 at 20:47

      Anche a me è piaciuto tantissimo.

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    Fabio Lotti 7 Maggio 2017 at 22:26

    Caro Paolo
    a fine lettura scrissi questo commento: “Un bel libro tra mistero, paura, ossessione, i segreti di un paese con le sue tradizioni antiche e le inestricabili vicende familiari, l’alcol, la scienza, il mostro preistorico, il solo contro tutti, il disvelamento finale, il ritorno sul luogo della tragedia a vedersela con la terribile verità. E la montagna che incombe, possente e minacciosa. Un bel libro, dicevo, senza gridolini di gioia, sulla scia di tanti thriller scandinavi sbertucciati o osannati secondo l’estro del momento.”
    Spero in un tuo pronto “movimento”!

  10. avatar
    Fabio Lotti 15 Maggio 2017 at 09:17

    Per gli amici scacchisti-giallisti uscite le mie lunghine sulle Detective lady http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/le-lunghine-di-fabio-lotti/

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    Alessandra 22 Maggio 2017 at 20:04

    Diavolo d’un Fabio! :D

  12. avatar
    Fabio Lotti 8 Giugno 2017 at 08:58

    Cari amici scacchisti-giallist
    sono uscite le letture di giugno con il contributo del mio nipotino http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/

    Mi piace 1

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