Il ragazzino avrà otto anni, quell’estate mundial ha parato tra i tigli di scuola, fingendosi Zoff, ha mangiato ghiaccioli Eldorado e ha imparato a memoria Cuccurucucù e Summer on a solitary beach, mentre in spiaggia raccoglieva conchiglie. Gioca a scacchi nei tornei degli adulti, ma non fa differenza coi soldatini. Ha due punti e mezzo su sette partite, ma non è soddisfatto: una l’ha vinta a forfait, in un’altra suo zio l’ha battuto, ma sul cartellino gli ha regalato un’immeritata vittoria e la patta l’ha colta con una signora tedesca in vacanza con il marito. Ora sta vincendo un finale. L’avversario è più grande del doppio, sedici anni può darsi, tanti da sembrare un adulto.
Il bambino spinge un pedone, h2-h4, per prendere un tempo. Ma l’altro gioca d’inganno, fa una mossa mai vista, che gli rammenta quel tratto francese, che suo padre non gli vuole insegnare, perché troppo difficile, che tanto lui non capirebbe. Il bambino ha perso di nuovo. Ora mangia un ghiacciolo. Negli occhi ha ancora quella mossa che mai più sbaglierà.
Avevo otto anni, quel giorno.
Sempre un caro saluto e un abbraccio a Riccardo e famiglia.
Bello il racconto e il brano musicale scelto, quando Battiato era ancora Battiato….
Simpatico aneddoto di gioventù del grandissimo DDR!
E così scopriamo che anche Riccardo del Dotto non è stato uno dei tanti enfant prodige di plastica,tutti predestinati a chissà che cosa. Fatto che lo rende ai miei occhi simpatico.
filologicamente corretto aver scelto come copertina dell’articolo una foto di Kubrick ancora adolescente nel 1946 nelle strade di New York. Saluti Riccardo da Andrea C.