E così anche Stefano Tatai ci ha lasciati. Per uno scacchista non più giovane come me, che ha avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo, è un altro tassello del mondo e dell’ambiente nel quale è vissuto che scompare.
Non vorrei parlare del grande giocatore che Stefano è stato, sia a livello nazionale (12 campionati italiani assoluti rimarranno un record per molto tempo) che internazionale (numerose vittorie e piazzamenti in tornei), ma della persona che conobbi molto tempo fa e che mi colpì per la forza e determinazione del suo carattere, apparentemente freddo e distaccato, ma interiormente ricco e profondo.
Chi avesse letto gli articoli/ricordi da me scritti sul Circolo Branca di Roma, ricorderà, forse, che Tatai (al pari di pressoché tutti i maestri romani di allora) ne era frequentatore; non dei più assidui, ma non era insolito vederlo analizzare sue partite o varianti di aperture con Zichichi, Giustolisi, Calapso o altri maestri, sempre attorniato da numerosi spettatori che ascoltavano con interesse i suoi commenti, sempre precisi e chiari, che facevano intravvedere la sua competenza e le sue conoscenze tecniche, caratteristiche fondamentali del suo stile di gioco.
Quando l’ho conosciuto (sto parlando della seconda metà degli anni ’60) Stefano era un giovanotto alto, distinto, inappuntabile nei modi e nel vestire, vicino alla trentina.
Nell’ambiente fantasioso e spesso informale del circolo, si distingueva sempre per compostezza ed educazione; questo suo atteggiamento un po’ distaccato, ma assolutamente naturale e non affettato, faceva sì che non fosse popolare al pari di Zichichi, personaggio pieno di carica umana e simpatia, ma lo circondava di un alone di rispetto assoluto.
Forse questo suo modo di essere lo ha da un lato avvantaggiato, ma dall’altro non gli ha dato i favori del grande pubblico degli appassionati, che negli epici scontri con Sergio Mariotti tifava in grande maggioranza per quest’ultimo, più simpatico e comunicativo.
Non posso certamente dire di essere stato suo amico, avendolo solo incrociato saltuariamente nel corso degli anni, ma credo di averne percepito la profondità di pensiero e la sua razionale visione della vita quando, incontratolo per caso in un viaggio ferroviario Roma-Milano, passai con lui alcune ore a parlare non solo di scacchi, ma di tante altre cose; non ricordo i vari argomenti di cui discutemmo, ma a distanza di tanto tempo rimane ancora la sensazione di una persona assolutamente non superficiale, ricca interiormente, con una visione pragmatica e razionale della vita, non disgiunta però da calore e passione per i suoi interessi più profondi.
L’ultimo contatto con Stefano l’ho avuto alcuni decenni dopo questo episodio, quando scrissi un articolo di ricordo su “Titta” Bivini, nostro comune amico, nel gennaio 2016 (cfr. qui); inviò un commento che approfondiva quanto da me scritto e illustrò brevemente le sue opinioni politiche; accennò tra l’altro alla sua adolescenza trascorsa sotto il regime ungherese del dopoguerra (non dimentichiamo che Stefano era di origine ungherese e che fuggì da quella situazione in modo abbastanza avventuroso).
E forse proprio le tristi esperienze giovanili lo avevano fatto maturare più rapidamente e gli avevano creato quella scorza esteriore di apparente distacco dagli altri.
Io sono certo che Stefano Tatai sia stato, oltre che un grande giocatore di scacchi, una persona vera, ricca e intelligente.
Ciao Stefano!
molto bello
ricordavo tutte le partite ( quella con Larsen compare ne Scacchi matti de il nostro Paolo molto bello è l’apparato iconorafico .
Vorrei sapere se possibile se c’è stata una causa precisa di morte o è la stata una serena morte per ” vecchiaia”
Davvero come vola il tempo
Ero presente come tutti gli anni a Reggio quando vinse l’ennesimo titolo in un torneo spurio e vidi proprio la partita con Romanishin
In quel torneo sconfisse anche Epishin in quel periodo non lontano dai top ten del mondo
Alfredo hai visto la foto dei partecipanti al torneo di Venezia del 1967 che hai ricordato anche tu? Li riesci a riconoscere tutti?
Non diffdicile
appena posso lo faccio !
Mitico Tatai!…….
Notizia triste a dir poco. Circa 25 / 30 anni fa, chiesi a lui notizie su Esteban Canal e sempre mi rispose con cortesia, svelandomi episodi gustosi tra loro due. Ecco io ho un ricordo di un uomo cortese e franco.
…buon viaggio Maestro.
mi fidavo un po’ troppo della mia memoria
ricordo ovviamente i gm . i minori mi si si confondono un po’
i partecipanti furono in ordine di classifica
donner , petrosian evans pacman janosevic lengyel robatsch taai canal kupper zinser paoli calapso magrin
a questo torneo sono legati molti aneddoti , compreso il mio viaggio da malo a venezia
io ero convinto che ci fosse fischer . quando seppi che non c’era scoppiai in lacrime
son facilmente riconoscibili donner petrosian evans pachman lengyel tatai robatsch canal in conciliabolo con tigran e paoli
per gli altri devo fare un po’ di sforzo
mezzo secolo fa !
Grande Alfredo!
Il secondo da destra è il maestro vicentino Antonio Magrin.
Lo ricordo bene! persona simpatica ma qui era un vaso di coccio tra quelli di fero come lo fu Rosino a Venezia 74
Tifavo per Mariotti ma ho avuto sempre grande rispetto per Tatai.
Un affettuoso saluto
Umanamente dispiace ma su FB , come persona, era illeggibile
ho fatto rileggere i suoi post da mia nipote avvocato
prima di essere bannato lo segnaklai alla polizia postale che forse lo oscur’ per i contenuti razzisti e fasciti
Mia Nipote dice che vi sono estremi di reato ( istiazione all’odio razziale , apologia di reato etc..)
Io fui uno dei pochi a ” affrontarlo a viso aperto ”
Ricordo un suo post
Una fotocon una migrante con due bambine in braccio pressochè morenti
e la sua scritta sotto ” risorse” e un emotycon che sinificava disgusto
Era un fascista m voglio sperare che questa ” deriva” fosse secondaria a un decadimento cognitivo .
Lo ricordo
Ma in questo torneo fu come Rosino a Venezia 74
Un vaso di coccio tra quelli di ferro
Donner era un ospite fisso di Venezia fin dagli anni 40
UN comunista che devolvette il premio ai vietcong !
Conoscevo Tatai di vista avrò scambiato con lui a stento qualche parola, mi piacerebbe sapere qualcosa di più su di lui al di fuori degli scacchi.
Da facebook ho scoperto che era laureato in legge e sposato.
Mi interessa sopratutto la prima parte della sua vita in Ungheria, come mai si è stabilito a Roma, se era arrivato da solo o con altri familiari e come era riuscito a sistemarsi nei primi tempi.
Di questo me ne parlo’ un po’ una sera in compagnia di Paoli ( anche lui fortemente anticomunista ma persona del tutto diversa da Tatai )
La vita di Tatai ha aspetti romanzeschi anche .
Nato a Roma da Famiglia ungherese fece ritorno in Ungheria .
decise di tornare in Italia dopo i ” fatti di Ungheria ” ( come con rara ipocrisia li defini’ il PCI) nel 56 ma fece una sosta a Vienna . Torno’ a Roma alla fine degli anni 50 e si stabili’ a casa Pannunzio ( suo zio . Il fratello di Pannunzio si era invaghita mi sembra di una circense parente di Tatai) .
Non so se fosse laureato
Sicuramente aveva una certa cultura , solo ” umanistica però .
Una volta gli presentai un mio amico appassionato di scacchi , iuliano Preparata ( uno dei piu’ grandi fisici del mondo ) e non mostro’ il minimo interesse
Nel 67 ( ottobre ) abitavo a Malo , proprio vicino davanti alla casa di uno dei piu’ grandi scritttori italiani ( Gigi Menehello)
Lessi sul giornale che a Venezia c’era un torneo con i migliori giocatori del mondo .
Presi la corriera Meneghello , poi il treno e a Venezia con grande difficoltà trovai la sede del torneo e il primo giocatore che vidi fu proprio Tatai .
Fu li’ che conobi anche Paoli con cui rimasi poi sempre amico nonostante la grande differenza di età !
Invito tutti a leggere il bellissimo post di Pino Valenti su FB
Alfredo, grazie. Io purtroppo non ho Facebook, non è che per caso riusciresti a fare un copia e incolla del post a cui ti riferisci?
Grazie
Quello di Valenti, intendo.
non ho facebook? ma si dovrebbe leggere lo stesso https://www.facebook.com/pino.valenti.58
No, non si legge. E’ necessario accedere con un account.
Qualcuno può gentilmente copiare il post di Valenti? Grazie
non posso compendiare in 30 righe di post l’intera vita del più grande scacchista italiano- si, il più grande, il botvinnik italiano, ha vinto 12 scudetti quando ce ne sarà un altro che fa lo stesso ne riparliamo, ma i numeri non si discutono si conta e basta-anche perchè la vasta cultura di Tatai non era ovviamente monotematica, probabilmente a lui interessava più la storia e la scienza della politica che non gli scacchi, che erano il suo pane. Ho tutti i numeri per poter parlare di lui, se la cosa interessa-e comunque credo gli sia dovuta- per il semplice fatto che oltre ad avere gli stessi suoi interessi lo conoscevo da 50 anni esatti, rectius, ero suo amico. Diciamo 50 anni e 4 mesi, facciamo i pignoli com’era lui fino allo sfinimento. Non posso fare come Sosonko, lui ha descritto l’URSS scacchistica e tutto quello che ha visto perchè scrivo su facebook ,non ho case editrici disposte a seguirmi e comunque non mi andrebbe ma se Sosonko ha dedicato al buon Gufeld -un artigiano della scacchiera e basta- 20 pagine io posso parlare di Stefano solo a tappe anche nella prospettiva più sintetica possibile. Qualunque altra soluzione mi sembra un offesa allo scomparso e non avrebbe in ogni caso molto interesse. Io inizierei dalle sue idee politiche perchè la politica e non gli scacchi erano il centro dei suoi interessi. Questa è la prima affermazione originale che faccio, e dunque credo sia importante che io chiarisca quello che posso chiarire nella premessa che tutti possono comunque sbagliare nel giudicare una persona anche se la conoscono da 50 e passa anni. Però se un antifascista di ferro come me- ho partecipato a tafferugli fra opposte fazioni fin dal 1966 prima di conoscere Stefano e i circoli di scacchi-i Caffè,non c’era internet all’epoca,non c’era il computer, solo il cartaceo e i pezzi di legno- dice che tizio NON E’ FASCISTA un minimo di credito bisogna darglielo a prescindere.
Perchè dico con la massima tranquillità che Stefano NON era fascista, è semplice non nego affatto che fosse fortemente anticomunista e antisovietico, era di DESTRA e nemmeno moderata.Ma chi possiede unminimo bagaglio di conoscenza della scienza della politica sa che reazionario non è affatto sinonimo di fascista. Sono due posizioni politiche diverse,diverse.Anche Montanelli era reazionario. Anche gli USA che hanno fatto sopravvivere la democrazia nel mondo sconfiggendo insieme all’URSS i nazisti tedeschi e gli imperialisti giapponesi hanno poi seguito una politica estera reazionaria per opporsi all’espansionismo sovietico- o a quello che loro temevano fosse un espansionismo-ma chi potrebbe accusare di fascismo gli Stati Uniti d’America? Il reazionario è un conservatore che non si accontenta di fermare l’avversario vuole tornare indietro -reagire dunque reazione reazionario- nulla a che vedere con chi sogna un ORDINE NUOVO.
Il fascista nell’accezione comune è convinto1) che gli uomini non sono uguali,2) che esistono razze inferiori,3)che gli ebrei vogliono dominare il mondo e dunque un fascista deve essere antisemita,4)che anarchici e liberi pensatori vanno messi in condizione di non nuocere 5)che non vi sia uguaglianza fra uomo e donna 6) che lo Stato è tutto e l’individuo non sia nulla -la seguente definizione del totalitarismo è di Mussolini: 1)tutto per lo Stato,nulla al di fuori dello Stato,nulla contro lo Stato…etc.mi pare che basti e se non dovesse bastare sarebbe sufficiente pensare che se i sovietici ti uccidono 25 mila connazionali,ti distruggono la patria,è normale che uno diventi antisovietico,ma antisovietico non significa fascista etc.
Per questa sera mi fermerei qua se c’è pazienza si arriverà alla fine
Grazie Jas; ero estremamente curioso di conoscere il parere di Pino Valenti (anche lui socio del Branca, che conosceva certamente meglio di me Stefano Tatai ). E questo per chiarire meglio, viste le discussioni sulla figura di Tatai, la mia opinione in merito.
Mi conforta che Valenti, almeno per il momento, affermi cose che condivido sulla controversa (non in termini scacchistici!) figura di Tatai. Che quest’ ultimo avesse aspetti caratteriali che lo facevano apparire freddo e distaccato ( con “la puzza sotto il naso” si diceva a Roma) ed in definitiva molto meno simpatico dei Mariotti o Zichichi , credo di averlo fatto immaginare anch’io; ma ho anche sottolineato il fatto che, per quello che ne so e ricordo io, il suo comportamento nei riguardi degli altri era sempre improntato a correttezza e buona educazione, il che non sempre si può dire di tanti altri.
Riguardo alle idee politiche, che esprimeva molto poco e non abitualmente, era evidente il suo anticomunismo (dovuto senz’altro alle sue vicissitudini personali); per il resto le sue idee ( lo ha confermato lui stesso proprio su questo blog, ricordando la figura dell’amico Bivini, che riteneva suo maestro in termini politico-economici) erano chiaramente influenzate proprio da quest’ultimo. E “Titta” Bivini, che ho conosciuto piuttosto bene, poteva sicuramente essere considerato un destrorso-reazionario, ma di certo non un fascista.
Non conosco quello che Tatai ha scritto su Facebook, né se il suo credo politico abbia avuto in seguito “derive” razziste.
Spero soltanto che gli scacchisti canariani che ne hanno annunciato la morte con un bellissimo articolo/ricordo (http://federacioncanariadeajedrez.com/fallecimiento-del-maestro-internacional-stefano-tatai/ ) abbiano visto giusto nel definirlo
“hombre refinado y culto” e “Era un gentleman, dentro y fuera del tablero”.
Descanse en Paz Maestro, caballero del ajedrez
Gufeld artigiano della scachiera ?
si ma per un giorno l’artigiano seppe trasformarsi in Leonardo
Osservazioni senza dubbio interessanti. In effetti essere di destra, esser fascisti ed esser reazionari non saranno tecnicamente forse la stessa cosa ma purtroppo all’atto pratico sfociano nei medesimi comportamenti, nelle medesime azioni e nel medesimo modo di pensare.
E’ stato citato Montanelli: reazionario in maturità ma fascista convinto in gioventù.
Lascerei stare la politica e preferirei ricordare il grande Tatai per quanto ha dato agli scacchi in Italia, tantissimo!
Cordialità a tutti.
Si vede nel tuo intervento la difficoltà di abbandonare le facili semplificazioni correnti.
Ammetti che fascisti e reazionari sono due cose diverse, ma solo “tecnicamente” e concludi che all’atto pratico sono uguali.
In Italia i fascisti si sono alleati con i reazionari (la Monarchia) per andare al potere e hanno governato insieme per 20 anni, ma si sono sempre guardati di traverso e alla fine sono entrati in guerra tra di loro.
penso che si iscrisse a legge ma non si laureo’ So di un matrimonio dopo i 50 con una proprietaria di Albero a chianciano finito però con una separazione
Infatti sulla sua pagina facebook c’è:
“Ha studiato legge presso Sapienza Università di Roma”.
Non “si laureò”.
Non frequento quasi mai FB, non ho mai visitato la pagina di Tatai e non sono interessato a farlo visto i contenuti riferiti.
E’ incredibile come si può cadere in basso…
Purtroppo c’è molta gente che andrebbe denunciata per ciò che pubblica sui social e Alfredo ha dimostrato quel senso civico che a parecchi manca.
Ciao Alfredo è’ un piacere risentirti è sempre costruttivi e interessanti i tuoi interventi…. Non conoscevo questo aspetto ideologico di Tatai e non posso che rammaricarmene!
…il Maestro Tatai ( momumento dello scacchismo italiano) era una persona splendida,raffinata e di grande cultura. E te lo dice uno che ai tempi ha “bazzicato” la sinistra extra-parlamentare.
Io non mi riferisco alle sue idee politiche ( penso che su queste malgrado i nostri scontri ul sito siamo molto vicini e se ci conoscessimo di persona sicuramente ci capiremmo moiilto meglio )
Io mi riferivo alla completa mancanza di ” pietas” , di umanità che veniva fuori dai suoi post su fb
Quello che porto’ alla rottura : una madre con due bimbe pressochè morenti in braccio . Il suo commento ” risorse ? ” e un emotycon che voleva significare disprezzo . La delusione da parte mia fu estrema
Ho conosciuto Tatai sicuramente non così a fondo e assiduamente come altri di voi ma posso tranquillamente testimoniare la sua proverbiale cortesia e disponibilità. Fummo presentati più di una trentina di anni addietro da Stuart Wagman e, ripeto, ne serbo un ricordo quale di una persona estremamente educata e cortese.
Quando in epoca più recente lo contattai per chiedergli di collaborare al sito non si è mai tirato indietro, abbiamo conversato diverse volte su Skype e rammento con piacere la sua insistenza per tentare di coinvolgermi in un progetto che gli stava particolarmente a cuore: quello di continuare la sua serie sulla Najdorf. Aveva già pubblicato un primo volume su carta ma desiderava pubblicarne altri in formato digitale e desiderava gli dessi una mano. Purtroppo nonostante le sue insistenze non ho mai avuto il tempo per dedicarmici come si conveniva.
Mi aveva anche detto che desiderava vendere la casa in cui viveva perché troppo grande per lui e di fargli sapere se conoscevamo qualcuno interessato alle sue lezioni.
Ho letto anch’io alcuni dei suoi post su Facebook e ne sono sempre rimasto sorpreso, evitando quindi sempre di parlare di politica sapendoci su posizioni diametralmente opposte.
Mi dispiace tantissimo che non sia più con noi, per decenni il nome Tatai è stato sinonimo di eccellenza scacchistica in ambito nazionale… addio caro Maestro…
Avevo scritto un circostanziato post it su TATAI ma un improvviso black out ha cancellato tutto
ma che se ne parli anche in maniera accesa e non sia caduta nell’indifferenza la notizia mi fa piacere
come alcuni dicono ora Tatai era un personaggio ” divisivo”
Ma davvero come iocatore penso che pochi ( tranne che i super ) potessero sedersi davanti a lui ” sicuri”
Una curiosià : ha affrontato tutti campioni del mondo del dopouerra fino a Kasparov ad eccezione di Botvinnik e e Fischer .
Fischer allogio’ nel suo albergo di Chianciano nel 93 pero’ e li’ sia pure amichevolmente como’ la lacuna anche se a quanto scrisse Tatai giocarono solo a Fischer – Random
Anche io non frequento FB, mi sono iscritto solo per vedere delle fotografie che non avrei potuto vedere altrimenti.
Però in certi casi è utile, come leggere per i post di Valenti.
Una delle cose interessanti che descrive perfettamente il caso di Tatai é la seguente definizione di fascista:
“Il fascista nell’accezione comune è convinto;
1) che gli uomini non sono uguali,
2) che esistono razze inferiori,
3)che gli ebrei vogliono dominare il mondo e dunque un fascista deve essere antisemita,
4)che anarchici e liberi pensatori vanno messi in condizione di non nuocere,
5)che non vi sia uguaglianza fra uomo e donna,
6) che lo Stato è tutto e l’individuo non sia nulla”
In sintesi per molti di sinistra il fascista è il male assoluto.
Poi quando conoscono personalmente un “fascista” come Tatai concludono: non è fascista.
Ho giocato una volta con Tatai, perdendo ovviamente. Era stato molto cortese, un po’ distaccato. Non avendo l’account su FB non ho mai letto i suoi post, anche se ne avevo sentito parlare. Mi viene in mente quello che dice Gaber in una sua canzone: “L’uomo è quasi sempre meglio rispetto alla propria ideologia”
Secondo me c’è da aggiungere un’altra caratteristica (comune anche ad altre aberrazioni politiche) per definire il “fascista”: l’uso della forza e della violenza fisica come mezzo privilegiato per affermare la propria visione del mondo nei confronti di chi non la condivide (e per quel poco che ho conosciuto Tatai non mi sembrava il tipo capace di ciò).
Detto questo, io non ho dubbi nel pensare che il fascismo (insieme a tutte le concezioni che non riconoscono pari dignità a tutti gli esseri umani) sia un male.
Tu che ne pensi?
Io non ne farei una questione politica , fascista o non fascista, io ne faccio una questione di rispetto umano, di consapevolezza umana, di coscienza condivisa per pietas. Se mancano queste di è’ peggio di un fascista.
Credo che dare un giudizio superficiale sull’uomo e su alcune affermazioni o ideologie che ho sentito per la prima volta sul Maestro in questo blog non sia corretto, almeno per me che non lo conoscevo di persona! La lingua comune che abbiamo invece parlato ed attraverso la quale si è’ ben fatto conoscere , quella degli scacchi con i fatti e i numeri sciorinati in tanti anni di carriera non possano che suscitare rispetto e ammirazione e queste da scacchista voglio tributargli!
Che strano! Quando uno dice alcune verità scomode diventa un paranoico, quando invece al contrario, uno dice cose senza senso alcuno, se non quello di un profondo razzismo, rimane sempre e comunque un buon signore, gentile , cortese, colto! Cosi’ va il mondo e se ne vedono i risultati!
Non capisco sinceramente perché tutti coloro che sono disposti a passare sopra alle “sparate” ben più gravi di Fischer contro ebrei e americani non siano invece disposti a perdonare nulla a Tatai (che sicuramente, come tutti, avrà commesso qualche errore nella sua vita).
Bobby era malato . Tatai no
E’ una distinzione difficile, tuti siamo più o meno malati.
…Castiglioni non lo “sfruculiare” altrimenti parte con il “pistolotto” di Ponterotto…e non è il caso!
Accettando l’invito di passare dalla politica agli scacchi, vorrei fare una domanda a cui credo sia difficile rispondere.
Qual’era la forza di Tatai quando è attivato in Italia?
Diventò maestro nel ’58 due anni dopo esservi arrivato, o forse meno se in un primo tempo si fermò a Vienna, quindi era sicuramente già un forte giocatore.
Ma il suo livello di gioco migliorò significativamente negli anni immediatamente successivi?
In sintesi lo possiamo considerare scacchisticamente italiano o ungherese?
Se mi facessero la stessa domanda per Cosulich risponderei sicuramente cileno.
Interrogativi stimolanti e ben posti, Giancarlo.
Tatai per la sua formazione scacchistica va considerato ungherese o italiano?
Penso che la risposta vada cercata nell’acuta osservazione di Valenti che lo definisce il Botvinnik italiano, nel senso che si formò da solo e che alla sua scuola, quella delle sue partite, dei suoi articoli teorici si formarono qui da noi generazioni di scacchisti. Ed è ovvio che per una figura come la sua la forza di gioco andò crescendo con gli anni, fino all’inevitabile declino agonistico che per tutti gli scacchisti si colloca più o meno verso la cinquantina.