Once upon a time in Milan…

Scritto da:  | 20 Settembre 2017 | 6 Commenti | Categoria: C'era una volta, Curiosità, Italiani, Italiani, Personaggi, Tornei

Assente dal sito da un po’ di tempo, rientro e trovo la gradita sorpresa del “pezzo” confezionato da Castiglioni sul 37° Campionato Italiano giocato nel 1968 al Castello Sforzesco di Milano. Un lavoro impegnativo e degno di elogio che mi ha piacevolmente impressionato e fatto ritornare alla mente aneddoti e episodi accaduti allora e che possono aggiungere un po’ di colore al quadro d’insieme.
Lo posso fare perchè c’ero anch’io al Castello, e giocavo la Semifinale. Ho quindi vissuto di persona quell’esperienza e ricordo, ad esempio, una goliardia di Magrini, a quel tempo giovanissimo, che per un paio di volte si presentò in sala da gioco indossando una ampia tunica bianca, avanzando a piccoli passi, quasi di danza e, in contemporanea, con gesto ieratico accendendo incenso e spandendo nell’ambiente di gioco gli effluvi seguendo una moda esotica a quel tempo in voga.
Ciò fece indignare il maestro Magrin (di Vicenza se ben ricordo) il quale ci teneva quanto mai alle buone maniere e al civile comportamento allora imperante e non lo mandava certo a dire.
E qualcuno, malignamente, lo provocava dandogli ragione ma chiamandolo di proposito “Maestro Magrini al che egli, infuriato, replicava dicendo di chiamarsi Magrin!

L’ultimo turno di gioco portò allo scontro tra Grassi e Paoli così ben descritto da Castiglioni e che valeva il titolo di Campione Italiano.
Li conoscevo tutt’e due, come ho avuto occasione di scrivere in altri “pezzi”.
Grassi in particolare prima di iniziare l’ultimo turno di gioco era soddisfatto del risultato fin lì raggiunto che dedicava al Maestro Giulio De Nardo, il “suo” (e anche mio) maestro.
Nessuno però si aspettava che la loro partita durasse così tanto e ciò creò un certo imbarazzo degli organizzatori nei confronti delle autorità cittadine intervenute per la premiazione. I ritardi, si sa, non sono mai graditi…
Il fatto è che a menarla per le lunghe, inaspettatamente fu Grassi, che in finale aveva un pedone in meno.
Paoli, in un suo commento postumo, con molta classe fece intendere che non era proprio il caso …E confermo che, nel suo pistolotto finale, ricevendo il premio, si dichiarò pessimista sull’avvenire dello scacchismo italiano visto che a vincere il titolo era un sessantenne, cioè lui.
Quanto a me, rimasi soddisfatto del risultato raggiunto in Semifinale (3° – 5° a pari merito )e, a seguire, di vedere pubblicata poco dopo una delle mie partite su L’Italia Scacchistica nella rubrica “Gemme della Scacchiera” con commento e a cura di Enrico Paoli.

avatar Scritto da: Antonio Pipitone (Qui gli altri suoi articoli)


6 Commenti a Once upon a time in Milan…

  1. avatar
    The dark side of the moon 20 Settembre 2017 at 14:29

    L’aneddoto su Magrini e’ quasi surreale. =))

    • avatar
      alfredo 25 Settembre 2017 at 16:04

      conoscendo il personaggio no !

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    Fabio Lotti 20 Settembre 2017 at 14:58

    Un abbraccio al nostro grande Antonio che leggo sempre volentieri.

    Mi piace 1
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    Franco 20 Settembre 2017 at 15:45

    Magrini usava portare la tunica bianca, almeno in seguito mi ricordo di averlo visto cosi’ vestito
    P.S. Si, confermo che il maestro Magrin era di Vicenza. Ricordo che c’erano due maestri forti a Vicenza, Magrin e Pavan.

    Mi piace 1
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    alfredo 21 Settembre 2017 at 08:01

    Magrin apiva sempre o quasi con 2 Af4

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    Roberto Messa 21 Settembre 2017 at 19:17

    A proposito di Milano, ieri a cinquanta passi dal Castello Sforzesco, nella sala conferenza che si trova al piano superiore dell’Acquario Civico, Anatoly Karpov in meno di due ore ha affrontato 16 giovani promesse di alcuni circoli lombardi, concludendo con 15 vittorie e una patta (contro la campionessa italiana under 12 Elisa Cassi del Circolo Excelsior di Bergamo).

    Alla simultanea erano presenti varie autorità del Consolato russo e della città di Mosca (l’evento faceva parte di una tre giorni di importanti manifestazioni offerte da Mosca alla città di Milano) ma nessun rappresentante della Federazione Scacchistica Italiana. Peccato, altrimenti avrebbero anche loro sentito rievocare dalla viva voce di Karpov i tornei di Milano, il campionato del mondo di Merano, i grandi tornei di Capodanno a Reggio Emilia, lo spettacolare semilampo di San Giorgio su Legnano… tutti eventi di cui Anatoly è stato protagonista e che ricorda con piacere e precisione, a differenza di chi sembra essersi dimenticato di avere tra i suoi compiti istituzionali quello di fare tutti gli sforzi possibili per far rinascere almeno una, dico una di queste manifestazioni…
    Ben altro piglio aveva un presidente della Fsi verso il quale io ero sempre combattuto tra la simpatia umana e la critica per la sua conduzione paternalistica della federazione.
    Once upon a time in Milan l’allora campione del mondo russo, forse alla sua prima venuta in Italia, andò a cena con Palladino e chiacchierando confidò che vedere Venezia era un suo sogno proibito. Detto fatto Palladino con la moglie Bruna caricarono Anatoly in auto e a notte fonda arrivarono a Venezia. Si dice che alle due notte in Piazza San Marco ci fossero solo tre persone, una delle quali più o meno clandestina. All’epoca i cittadini sovietici in visita in Italia non potevano andare da una città all’altra come gli pareva, ogni loro spostamento doveva essere comunicato, non ricordo bene se alle questure nostrane o ai funzionari delle ambasciate sovietiche, sempre molto attenti a non permettere che i loro giovani campioni venissero corrotti dalle sirene del capitalismo.

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