i Maestri di Milano: Ennio Contedini

Scritto da:  | 6 Gennaio 2018 | 17 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Non lo vedo da molto tempo, credo che non abbia più frequentato ambienti scacchistici dopo la sua partecipazione al torneo Crespi nel 2001, ma ho saputo casualmente che a oltre 80 anni è in buona salute.
Mi trovo più a mio agio a parlare di lui al passato perché il soggetto è il Contedini che ho conosciuto io, non quello di oggi.
Classe 1934, ha avuto una carriera di tutto rispetto, in cui ha avuto occasione di incontrare Tal, Petrosian, Euwe, Najdorf; prese parte alle Olimpiadi di Monaco nel 1958 e di Lipsia nel 1960, vinse il Campionato Italiano a Squadre del 1961 a Cremona con la Scacchistica Milanese, formazione Rubinstein, Ferruccio Castiglioni, Lilloni, Contedini, Ferrantes, vinse il torneo internazionale di Zurigo nel 1961 e nel 1963 vinse il Campionato Italiano assoluto ad Imperia.
Successivamente ridusse molto l’attività e credo smettesse completamente dopo aver partecipato ai campionati italiani del 1973 e 1974.
Qualche anno dopo a Milano ci fu la semifinale di Campionato Italiano; lo incontrai come spettatore, gli chiesi come mai non aveva giocato, ritenevo avesse buone possibilità di qualificarsi.
Lui mi rispose che il problema era proprio quello: se si qualificava non voleva trovarsi nel dilemma se rinunciare al campionato o alle ferie.
Rientrò dopo molti anni al torneo Crespi nel 2001, probabilmente dopo essere andato in pensione, ma non ebbe buoni risultati e smise completamente.

A Milano, nel periodo a cavallo degli anni ’70, Contedini era con Cappello l’altro giocatore di punta, entrambi ex Campioni Italiani.
Non potevano essere più diversi a partire dall’aspetto fisico, ma anche nell’atteggiamento e nel modo di giocare.
Cappello era robusto, decisamente sovrappeso, con la faccia larga, il viso rotondo; Contedini era molto alto, magrissimo, leggermente curvo, il viso allungato, la faccia scavata.
Cappello era sempre allegro, di buon umore e rideva spesso in modo rumoroso e sgangherato; Contedini era riservato, sempre serio e anche se non era privo di senso dell’umorismo, non rideva, accennava appena ad un sorriso.
All’inizio gli davo del lei, cominciai a dargli del tu solo dopo che lui me lo chiese un paio di volte; con Cappello non ricordo di aver mai avuto questo problema.
Contedini indossava sempre giacca e cravatta, anche se erano vestiti non troppo formali, colori chiari magari a quadretti; non ricordo di averlo mai visto in maniche di camicia o con un maglione. Viceversa non ricordo di aver visto Cappello in giacca e cravatta, forse qualche volta, comunque mai la sera al circolo.
Nel gioco Cappello si trovava a suo agio in posizioni confuse, quando entrambi i giocatori avevano debolezze e quando il carattere della posizione poteva cambiare all’improvviso con spinte di rottura e sacrifici di materiale.
Contedini preferiva posizioni in cui il tema strategico era stabilito in apertura ed andava svolto seguendo un filo logico definito; anche quando giocava dei gambetti, come faceva spesso, l’attacco seguiva delle linee generali conosciute, su cui naturalmente potevano esserci improvvisazioni o varianti.

Nel gioco lampo Cappello era fortissimo e giocava spesso quando non era impegnato la sera al circolo con il bridge. Contedini giocava raramente lampo, era piuttosto lento e pur essendo di forza ragguardevole, non era al livello del suo gioco a tavolino; inutile aggiungere che non lo ho mai visto con le carte da gioco in mano.
Cappello giocava tutte le aperture che ovviamente non poteva conoscere in modo approfondito; sospetto che spesso decidesse come aprire quando si sedeva alla scacchiera davanti all’avversario.
Contedini apriva invariabilmente e4 con il bianco e aveva un repertorio di aperture molto limitato; aveva studiato approfonditamente quello che giocava, credo sapesse tutto quello che esisteva sulle sue aperture fin verso al 1965, cioè fino a quando ha giocato seriamente e che sul suo repertorio abbia sviluppato analisi sue personali.
Il suo limite era l’aggiornamento, credo che da allora non si sia più interessato a novità teoriche o abbia dedicato tempo allo studio delle aperture.
Significativo per capire l’approccio che Contedini aveva verso gli scacchi e le aperture, è un articolo di Lilloni che ho trovato su una vecchia Italia Scacchistica.
Evidentemente tra di loro sorse una disputa filosofica sulla siciliana, che decisero di dirimere giocando una partita per corrispondenza, sul tema gambetto Morra con Contedini bianco.

Nella difesa siciliana, dopo le mosse 1 e4 c5; 2 Cf3 e6 3 d4 cxd4 4 Cxd4…. la posizione è tale da spingere il bianco ad attaccare sul lato di re e il nero a contrattaccare al centro e sul lato di donna.

Secondo Contedini i risultati del bianco non sono soddisfacenti e le ragioni di questo insuccesso sarebbero:

  • Nella poco felice collocazione del C bianco in d4; il C rinuncia al controllo della casa e5 e spesso più che aiutare l’attacco bianco lo intralcia.
  • Nella difficoltà di aprire le colonne “e” e “f” all’attacco dei pezzi pesanti bianchi.
  • Nella circostanza che il controgioco del nero sulla colonna semiaperta “c” e sulla casa c4 è sovente più celere.

Contedini propone quindi contro la Siciliana di modificare il quadro operativo del bianco, spostandolo sulle colonne “c” e “d”. A suo giudizio l’adozione del Gambetto Morra è il rimedio adatto.
Con il gambetto Morra, da trattare in modo posizionale, al modesto prezzo di un pedone il bianco ottiene ampia libertà di azione per i suoi pezzi, sia al centro che sull’ala di donna.
L’iniziativa del bianco è costante mentre il gioco del nero è spesso ridotto ad una triste passività.
Tutto ciò è molto discutibile; le statistiche che ho preso dai data base non danno ragione a Contedini:
Siciliana aperta: Bianco 38% Nero 33,7% patta 28,2%
Gambetto Morra: Bianco 34,7% Nero 42,8% patta 22,6%
Volevo mettere in rilievo l’approccio direi filosofico allo studio delle aperture: più che alle mosse si da importanza ai concetti.
Per la cronaca la partita fu vinta da Contedini.

Contedini tra i maestri di Milano è quello che mi ha influenzato di più.
Certo non potevo prendere a modello Cappello, la genialità non si può copiare.
Invece trovavo Contedini più vicino a me come mentalità ed ho studiato molto il suo gioco perché era come riflettere sul mio.
Gli ho anche copiato parte del suo repertorio di aperture, la Due cavalli e il gambetto Janisch con il nero e una variante di gambetto sulla Francese blocco con il bianco.
Capece mi raccontò che Contedini era stato preso da una passione travolgente per gli scacchi quando era ai primi anni di università, credo ingegneria o una facoltà tecnica, e che per questo aveva interrotto gli studi e non si era laureato.
Più tardi la razionalità ebbe il sopravvento, trovò un lavoro che credo fosse buono al centro di calcolo dell’Enel e mise su famiglia con moglie e figlio.
Racconto un episodio che mi sembra rivelatore della sua concezione degli scacchi.
Tornando in treno dal Campionato Italiano a squadre di Venezia, chiedemmo a Contedini se suo figlio, che allora doveva avere 8-10 anni, giocasse a scacchi e lui ci rispose che sì a volte giocava, ma non era molto promettente, gli interessava solo vincere; noi gli rispondemmo che non capivamo, il voler vincere ci sembrava una qualità positiva e lui rispose “No, no, ci vuole passione, amore per gli scacchi”.
Complice il suo aspetto fisico, io vedevo in Contedini un asceta degli scacchi, un sacerdote della religione scacchistica, anche se per continuare nella similitudine si potrebbe dire che alla fine aveva abiurato (per sua fortuna).
Al termine del campionato di Milano 1975 in cui lo avevo incontrato due volte e aveva visto tutte le mie partite, mi disse che avevo giocato a livello di maestro e per me fu come ricevere l’investitura a cavaliere con tanto di spada; meglio di una promozione ufficiale che da allora non considerai più come un obbiettivo da raggiungere.
Tornando al gioco, Capece mi sorprese con una osservazione interessante: disse che Contedini era un giocatore molto solido, che poteva permettersi di giocare i gambetti perché se l’attacco non sfondava riusciva spesso a pareggiare il finale con un pedone in meno; certamente si era preparato accuratamente anche in questo campo.
Infatti i gambetti che giocava non erano un lanciarsi a corpo morto bruciandosi i ponti alle spalle, si intravedeva l’intenzione di lasciarsi una uscita di sicurezza se l’attacco falliva.
Si potrebbe definire paradossalmente un giocatore posizionale che gioca d’attacco e viene il dubbio che avrebbe potuto ottenere migliori risultati con un approccio completamente diverso, ma chi può dirlo?
Credo che Contedini si possa considerare un giocatore incompiuto; ha fatto la prima parte della carriera giocando solo e4 con il bianco, giocando partite aperte e gambetti. Non ha completato la sua cultura scacchistica giocando anche d4, c4, Cf3 con il bianco e studiando le posizioni che ne derivavano con lo stesso impegno che aveva dedicato al gioco aperto.

Verso la fine degli anni ’70 mi resi conto che il mio gioco era arrivato ad un punto morto; i risultati non erano brillanti, mi trovavo in difficoltà in partite tattiche con posizioni sbilanciate e in partite chiuse posizionali; decisi che per migliorare dovevo mettermi a giocare le posizioni che non gradivo, per cui rivoluzionai tutto il mio repertorio di aperture. Con il bianco basta e4, dove mi infilavo sempre in varianti che il mio avversario aveva studiato nei minimi particolari, sostituita con l’inglese.
Con il nero mi ero stancato della Caro Kann, dove dovevo difendermi pazientemente per mezza partita per arrivare a un finale pari o peggio ancora un finale lievemente superiore che poi non riuscivo a vincere.
Decisi di sostituire la Caro Kann con e5 e adottai le aperture di Contedini: 2 Cavalli su Ac4 e gambetto Jaenisch contro la Spagnola.
Certamente ho migliorato la mia cultura scacchistica, è dubbio che i risultati siano migliorati, forse è già un successo che non siano peggiorati.

Questa fu la prima partita che giocai contro Contedini, a ovviamente mi fece molta impressione.

Giancarlo Castiglioni – Ennio Contedini
Milano 1968

1 e4 e5; 2 Cf3 Cc6; 3 Ac4 Cf6; 4 Cg5 d5; 5 exd5 b5;

Posizione dopo 5…b5

la variante Ulvestad. Sapevo che Contedini giocava sempre questa variante e mi ero accuratamente preparato. Era uscita una novità teorica su questa variante, ero sicuro che Contedini non si teneva al corrente e volevo provare a sorprenderlo.
6 Af1 Cd4; 7 c3 Cxd5; 8 Ce4 Dh4; 9 Cg3 Ag4?!;

Posizione dopo 9…Ag4?!

Estrin considera più forte 9…Ab7!?; sacrificando un pezzo per un forte attacco.
10 f3 Cf5;
Estrin considera più forte 10…e4!?; e dopo lunghe analisi conclude che il bianco sopravvive e va in vantaggio.
11 Axb5+ Rd8; 12 0-0
Questa doveva essere la novità teorica, Contedini non mi sembrò per niente impressionato.
12…Cxg3

Posizione dopo 12…Cxg3

Sacrificando un pezzo; la risposta fu giocata rapidamente, è possibile che Contedini seguisse la sua preparazione teorica personale. Estrin suggerisce 12 …Ac5+; con vantaggio del bianco che non mi sembra migliore della mossa giocata nella mia partita.
13 hxg3 Dxg3; 14 fxg4 e4; 15 De1 Ac5+; 16 d4

Posizione dopo 16.d4

si poteva anche anticipare 16 Rh1 Dxg4; 17 d4 exd3 e.p.; rientrando nella posizione della partita.
16…exd3e.p; 17 Rh1 Dxg4; 18 Tf3 Tb8;

Posizione dopo 18…Tb8

Nel database esiste una sola altra partita in cui si è arrivati a questo punto, la Pilgaart-Lajelle Cappelle la Grande 2003 in cui il nero ha giocato 18…c6!?; con un pericoloso attacco, ma alla fine ha perso.
19 Txd3 Txb5; 20 Txd5+ Rc8; 21 Tg5 Dd7; 22 a4?

Posizione dopo 22.a4?

fin qui ho giocato tutte le mosse migliori, ma in queste posizioni basta una mossa debole per rovesciare l’esito della partita
Fino a poco fa credevo che avrei potuto vincere con 22 b4 considerando il seguito 22…Te8; 23 Df1 Ad6;
Dopo la partita ci fu un lungo confronto tra Bonfioli, che sosteneva che dopo 22 b4 la posizione era vinta, e Contedini secondo cui si poteva proseguire l’attacco con buone possibilità; io assistevo.
Oggi Stockfish dà ragione a Contedini analizzando 22 b4 Ab6; 23 Txb4 Dxb4; 24 Af4 Te8; 25 Dd1 Te2; e malgrado il pezzo in più sembra non ci sia più della parità.
Era possibile anche 22 Ca3 Te8; 23 Df1 h6; con parità.
Vincente era invece giocare subito 22 Df1! h6; 23 Tg3 Ab6; 24 Ca3 Th5+; 25 Th3 Txh3; 26 gxh3 e anche se ci sono ancora problemi da risolvere, si dovrebbe vincere.
22…Te8; 23 Df1 Te4; 24 Af4?

Posizione dopo 24.Af4?

Dopo questa mossa si perde rapidamente; avevo calcolato esattamente che 24 g4 era perdente, ma era sicuramente meglio 24 Txc5 Txc5; 25 Cd2 Th4+; 26 Rg1 e la partita è tutta da giocare.
24…Txf4; 25 Dxf4 Dd1+; 26 Rh2 Ad6; 27 g3 Axf4; 28 Txb5 De2+

28…De2+ e il Bianco abbandona

0-1

Dalla partita ho imparato che sfidare un maestro sul suo terreno è molto rischioso; nelle mie partite successive avevo imparato la lezione e mi guardai bene da sfidarlo sul suo terreno, cercavo di evitare la sua preparazione teorica, di addormentare il gioco in posizioni chiuse, dove la sua indubbia superiorità tattica avesse meno importanza. La cosa funzionò in occasione della mia unica vittoria contro Contedini attenuta giocando d4, quando con il bianco giocavo sempre e4 e con una sequenza di mosse per portarlo fuori dalle aperture che giocava abitualmente con il nero.

Una miniatura giocata alle olimpiadi di Lipsia.
Khelil Lagha – Ennio Contedini, 0-1
Lipsia 1960
1 d4 Cf6; 2 c4 e5;

Posizione dopo 2…e5

il gambetto di Budapest, un’altra specialità di Contedini. Non è certo una apertura che giocherebbero gli attuali super grandi maestri, ma non è da sottovalutare; molti cultori dell’ortodossa preferiscono far precedere Cf3 a c4 per evitarla.
3 dxe5 Ce4;
la variante Fajarowicz più pericolosa per il bianco e più rischiosa per il nero; la variante normale 2…Cg4 è meno impegnative, tiene d’occhio la possibilità di recuperare il pe5.
4 Dc2

Posizione dopo 4.Dc2

Il bianco ha parecchie mosse a sua disposizione, Stockfish suggerisce Cf3, Cd2, a3; quella scelta non entusiasma neanche me e sono stato stupito di scoprire che è data con punto esclamativo sul Pachman e come variante principale sulla mia enciclopedia (edizione 1979). Sui database negli ultimi anni Dc2 è meno giocata, sospetto che nei libri di apertura attuali sia passata in seconda linea.
4…Ab4+; 5 Cbd2
Sembra preferibile 5 Cc3. I pezzi bianchi rischiano di intralciarsi a vicenda, l’impedonatura in c3 è meno importante.
5…d5;
Coerente con l’apertura scelta, anche se stochfish ritiene meglio cambiare banalmente i pezzi in d2.
6 exd6 e.p. Af5; 7 Da4+?

Posizione dopo 7.Da4+?

Dopo questa mossa il nero passa in vantaggio. Anche 7 dxc7 prendendo un secondo pedone da al nero un attacco troppo pericoloso. Era meglio 7 a3 costringendo il nero a cambiare l’Ab4, ma anche così il pedone del gambetto è pienamente compensato e forse c’è addirittura un lieve vantaggio per il nero.
7…Cc6; 8 a6 Cc5!?;
La consideravo una ottima mossa, ma è meglio giocare semplicemente 8…Axd2; 9 Axd2 Cxd2; 10 Rxd2 Dxd6+; 11 Re1 0-0-0; e in cambio di un solo pedone il nero ha un vantaggio di sviluppo schiacciante.
9 dxc7?

Posizione dopo 9.dxc7?

Era forzata 9 Dd1 permettendo al nero di guadagnare la donna in cambio di 3 pezzi minori con 9…Cd4; 10 axb4 Ac2.
Il bianco ha compenso materiale sufficiente, ma tutti i pezzi a casa, la situazione è tutt’altro che chiara, per cui il nero farebbe meglio a ripiegare su 9 Dd1 Axd2; 10 Axd2 Dxd6; mantenendo un minimo vantaggio.
9…De7; 10 Dd1
così si prende matto affogato alla prossima, ma l’alternativa era dare la donna per un pezzo minore con 10 Db5 Ac2!; 11 d3 Axd2; 12 Axd2 Aa4; forse Lagha aveva visto il matto, ma ha preferito seguire la scuola di pensiero che in questi casi ritiene più corretto prendere matto invece di abbandonare.
10…Cd3

Posizione dopo 10…Cd3#

0-1

Non una gran partita da parte dell’avversario, ma ad un esame più attento direi che gli errori non erano poi così evidenti, mentre il gioco di Contedini è stato di una precisione assoluta.

avatar Scritto da: Giancarlo Castiglioni (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a i Maestri di Milano: Ennio Contedini

  1. avatar
    Enrico Cecchelli 6 Gennaio 2018 at 10:21

    Bellissimo ritratto di un grande campione che anch’io seguivo dalle pagine delle riviste scacchistiche quando ancora giocavo. Grandissime potenzialità! Mi è piaciuto molto in particolare l’analisi della sua filosofia scacchistica e l’approfondimento sul l’atteggiamento mentale che può stare dietro ad un bagaglio tecnico-teorico del repertorio di aperture. Complimenti vivissimi per il bel pezzo!

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  2. avatar
    Jas Fasola 6 Gennaio 2018 at 18:54

    Bell’articolo davvero! Complimenti!

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    Uomo delle valli 6 Gennaio 2018 at 22:19

    Spettacolare come sempre!

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    Fabio Lotti 7 Gennaio 2018 at 09:54

    Letto con molto piacere.

    Mi piace 1
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    Luca Monti 7 Gennaio 2018 at 10:36

    Un prezioso gioiellino questa “dedica” ad Ennio Contedini.Anche io che ho avuto la fortuna ci conoscerlo anche se solo per via epistolare e telefonica, conservo memoria di un uomo garbato e misurato nei toni.L’unico mio cruccio è di non essere riuscito a recuperare le partite sue giocate in un piccolo torneo ( vinto) a Lugano nel 1961 ( mi pare) contro una selezione della vecchia guardia elvetica, tra i quali figurava uno dei fratelli Johner.Grazie a Giancarlo Castiglioni per il lavoro.

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  6. avatar
    Franco 7 Gennaio 2018 at 13:09

    Grazie dell’interessante ritratto. Avevo avuto l’impressione superficiale che Contedini fosse stato forte con i deboli, sin troppo forte, e debole con i forti. Giocava benissimo contro coloro che erano più deboli, ma fosse eccessivamente intimorito e giocasse troppo passivo contro i più forti.

    Nel database trovo una lunga serie di sconfitte con tante miniature, tra cui una di 19 mosse contro Mariotti e mi sono sempre chiesto quanto avesse potuto fare meglio contro maestri internazionali e GM con le sue potenzialità. Indubbiamente era tra i più forti italiani nel gioco d’attacco e poteva almeno tentare qualche chance di successo invece di giocare cosi’ passivamente contro i vari Tal, Petrosian, Najdorf ed altri ancora.

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      Giancarlo Castiglioni 7 Gennaio 2018 at 14:27

      Non ho avuto questa impressione.
      A me sembra che abbia perso quelle partite semplicemente perché gli avversari erano più forti, non per aver giocato in modo remissivo.
      Contro di loro ha giocato le sue aperture abituali.
      Anche con Unziker alle olimpiadi di Lipsia giocò il suo gambetto Jaenisch e pareggiò dopo essere andato in vantaggio decisivo.
      Contedini aveva un approccio scientifico agli scacchi, giocava contro i pezzi, non contro la persona, per cui giocava sempre allo stesso modo indipendentemente dalla forza dell’avversario.
      Invece Tal aveva un approccio diverso.
      Nella loro partita a Lipsia, dopo essersi seduto alla scacchiera e la rituale stretta di mano, si mise a fissare intensamente Contedini per qualche minuto, per cercar di capire la personalità dell’avversario e quale apertura fosse meglio adottare.
      Allora non esistevano data-base.
      Alla fine indovinò giocando d4, infatti Contedini mi disse che si sarebbe trovato meglio contro e4.

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        Franco 8 Gennaio 2018 at 08:55

        >Nella loro partita a Lipsia, dopo essersi seduto alla scacchiera e la rituale stretta di mano, si mise a fissare intensamente Contedini per qualche minuto, per cercar di capire la personalità dell’avversario e quale apertura fosse meglio adottare.Alla fine indovinò giocando d4, infatti Contedini mi disse che si sarebbe trovato meglio contro e4.
        =======

        In precedenza mi riferivo alle aperture passive giocate contro Tal e Petrosian.
        Peraltro la vittoria di Tal non è certo dovuta all’apertura “1. d4”, che giocò debolmente, ma alla remissività di Contedini.
        I motori di gioco segnalano, ad esempio, che la mossa Ca5 di Tal, del tutto inusuale nell’apertura Benoni, è anche debole di fronte ad un gioco aggressivo basato sulla demolizione tematica del centro con ..f5!
        Se l’avesse giocata, Contedini sarebbe andato addirittura in vantaggio. Non credo fosse neppure difficile da trovare sulla scacchiera, perché i due cavalli piazzati in “b6” e “c7” sono idealmente piazzati per attaccare il pedone “d5” del bianco, obiettivo che si realizza proprio con la spinta ..f5! e demolizione del centro bianco.

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          Giancarlo Castiglioni 9 Gennaio 2018 at 00:37

          Tutto vero, Stockfish considera migliore 14Cxb6 di 14Ca5 e 14…f5 di 14…Ad5+ ma sono variazioni minime, non veri e propri errori.
          In seguito in posizione molto simile è stato giocato 22…f5 senza che il nero andasse in vantaggio.
          La partita è rimasta in bilico fino al primo errore di Contedini 25…Ccxd5 mentre 25…Af5 avrebbe conservato l’equilibrio.
          Per me reggere contro il campione del mondo per 25 mosse è già un ottimo risultato e complessivamente una buona partita da ambo le parti.

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  7. avatar
    The dark side of the moon 7 Gennaio 2018 at 13:37

    Bell’articolo ricco di aneddoti e spunti interessanti ;)

  8. avatar
    Ramon 8 Gennaio 2018 at 20:16

    Complimenti anche da parte mia… ma qualcuno che mi sappia identificare i luoghi esatti delle foto “meneghine”? :p

  9. avatar
    Giancarlo Castiglioni 9 Gennaio 2018 at 14:05

    Interessante anche la partita Petrosian – Contedini, giocata a Monaco nel 1958.
    https://www.365chess.com/view_game.php?g=2543194
    Contedini gioca una apertura tutt’altro che remissiva, la stessa giocata contro Tal, una Benoni, ma va in posizione nettamente inferiore già dopo 8…Da5 che non sembra un errore grave, solo una perdita di tempo in posizione chiusa.
    Petrosian è nel suo elemento, costringe l’avversario in uno spazio ristretto dove resiste a materiale pari senza poter reagire, ma già alla 15ª mossa la posizione nera è senza speranza.
    Il bianco ha diverse occasioni per chiudere la partita concedendo un effimero contro gioco, ma preferisce manovrare con pazienza e chiude solo alla 46ª mossa senza dare nessuna possibilità all’avversario.
    Inizialmente avevo pensato che preferisse superare la 40ª per sospendere e analizzare le ultime mosse in tutta sicurezza, ma credo più probabile che la partita si sia giocata in una sessione unica.
    Nelle partite del periodo è importante l’indicazione di quale sia la mossa in busta e purtroppo manca quasi sempre.
    Buona partita di Petrosian, tipica del suo stile.

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  10. avatar
    mauro berni 10 Gennaio 2018 at 16:12

    Lodevole e riuscito tentativo di delineare un ritratto anche tecnico di Contedini. Complimenti all’autore. Concordo con Luca Monti; è un peccato che non siano disponibili partite di Lugano 1961.

    Mi piace 1
  11. avatar
    Zenone 20 Gennaio 2018 at 13:51

    Bellissimo ritratto.

    • avatar
      Doroteo Arango 20 Gennaio 2018 at 16:28

      Sì ma a me quell’assembramento di gente attorno al camion nell’ultima foto ricorda qualcosa eppure non riesco a ricordare.

      • avatar
        Icilio Zoppas 20 Gennaio 2018 at 16:36

        La celebre rapina di via Osoppo a Milano

        Mi piace 1
  12. avatar
    Filologo 21 Gennaio 2018 at 00:59

    La sfiducia di Contedini nei confronti della Siciliana aperta presenta interessanti analogie col pensiero di Larsen, il quale considerava una seria concessione posizionale il cambio del pedone centrale d per il pedone laterale c del Nero. Tuttavia Larsen proponeva come possibili contromisure per il Bianco la variante Rossolimo (2.Cf3 e 3.Ab5) e l’attacco Grand Prix (2.f4).

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