Francesco Kusterle e il bidone di O’Kelly de Galway

Scritto da:  | 2 Gennaio 2018 | 23 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà”
(Winston Churchill)

Per i partecipanti che hanno frequentato i festival nazionali di prima categoria dagli anni ’60 agli anni ’90 credo sia difficile che prima o poi non si siano imbattuti nella conoscenza sulla scacchiera di Francesco Kusterle.
Nato a Gorizia, non ho alcuna fotografia di lui sotto gli occhi ma me lo ricordo alla perfezione pur non vedendolo più da vent’anni: di statura un po’ sotto la media, pingue, spesso in giacca grigia con camicia bianca con collo sbottonato senza cravatta, sempre con il sorriso sulle labbra, stempiato ma con dei ciuffi laterali di capelli fluenti, passo sicuro e deciso con accentuazione dell’inarcuamento della schiena accompagnato da gran gesticolazione manuale. Nell’aspetto gioviale ed ottimistico appariva sempre uguale negli anni, come se per Francesco il tempo non passasse mai. Non so quando fosse nato, presumo poco prima o durante la seconda guerra mondiale. Frequentò per almeno un trentennio tutti i festival italiani alla ricerca, per lui impossibile, della promozione a candidato maestro. Raccolsi un detto: un torneo non poteva iniziare senza aver atteso l’arrivo di Rossi nel magistrale e di Kusterle nel “prima nazionale”, tale era la loro frequenza assidua di partecipazione. Veniva sempre accolto simpaticamente da tutti.
La promozione a candidato maestro l’avrebbe meritata “ad honorem” solo per il suo impegno, ma purtroppo non arrivò mai e negli ultimi anni del secolo scorso dovette addirittura subire l’onta della retrocessione alla seconda categoria nazionale.
Francesco, da eterno ottimista qual era, non si disperò mai: anche in età avanzata pensava che prima o poi si potesse sempre cogliere qualche nuovo segreto, qualche nuova tecnica, qualche artificio per migliorare le proprie prestazioni scacchistiche e portava l’esempio di Kortcnoj a dimostrazione della sua tesi.

Tentò di tutto. Lo studio e l’applicazione, che era la via più semplice e diretta per migliorare il gioco, non dovevano essergli confacenti alla sua indole se scelse delle strade più tortuose. Dicono che coltivasse persino interesse a pratiche esoteriche come l’uso del pendolo prima delle partite, e forse anche durante le stesse in luoghi appartati, ma non ebbi mai modo di credere alla veridicità di queste voci. Posso invece testimoniare che rincorreva i maestri alla ricerca di “dritte” e segreti per poter vincere facilmente le partite fin dall’inizio, senza sforzi eccessivi.
I grandi maestri iugoslavi che venivano da lui contattati per questo motivo cercavano possibilmente di evitarlo.
Mi dissero che cercò persino di contattare Bobby Fischer, nell’unica opportunità di vederlo dal vivo …e la presenza di Kusterle nella penisola di Rovigno, in quel giorno del 1970, non dovette portar bene all’americano, che perse una delle sue rarissime partite ed andò via arrabbiato di fretta senza avere il tempo di essere raggiunto da Francesco per un autografo.
Un giorno Francesco apparse radioso: aveva letto un articolo in una rivista in cui gli sembrava di aver trovato l’arma per vincere molte partite in gran velocità e senza sforzo apparente.
Raccontò che il segreto era persino semplice: applicare l’apertura siciliana del grande maestro O’Kelly de Galway, dissimulando la presenza di un “bidone” sottostante.
Per offrire un minimo contesto storico, c’è da rilevare che negli anni ‘70 era emersa con interesse la cosiddetta teoria della mossa “bidone”, con una più precisa demarcazione del bidone rispetto al “tranello”. In un articolo di grande risonanza pubblicato su “Contromossa” questo maestro di vertice del team nazionale, che già mostrava allora interesse verso la filosofia e l’epistemologia che poi avrebbe sviluppato come interesse professionale, aveva infatti precisato nell’articolo che il bidone è più efficace del tranello in quanto non vi deve essere nel bidone il pregiudizio che nasce dall’offerta della mela avvelenata (“Perché questo regalo??! Proprio a me?”). Bidone e tranello sono accomunati dallo stesso intento di invogliare l’avversario a scegliere una continuazione dubbiosa sul presupposto di un calcolo ingannevole, ma il bidone, a differenza del tranello, non deve offrire del vantaggio materiale, per allentare la circospezione e prudenza dell’avversario ed indurlo a cascarci più facilmente. Se poi il tranello viene scoperto, in caso di mancata accettazione del dono materiale spesso la posizione viene compromessa, mentre il bidone deve essere consistente con una strategia ordinaria di sviluppo armonioso dei pezzi.
Il rinnovato ottimismo di Francesco per raggiungere l’agognata promozione nei tornei di prima nazionale riparti grazie al bidone di O’Kelly de Galway, di cui offro la più caratteristica sequenza di mosse, per come me la ricordo approssimativamente a distanza di molti anni

e così il Nero ha raggiunto addirittura un minuscolo vantaggio.
Senza consultare gli infallibili engine, la cosa stupefacente è che tale vantaggio è maturato senza apparenti errori del bianco.
Purtroppo, come era prevedibile, il bidone di O’Kelly non fu sufficiente alla nobil causa della promozione a candidato di Francesco. Ovviamente perse molte partite anche da posizioni favorevoli, in cui gli avversari avevano giocato 3. d4 cadendo in piena nel bidone da lui teso.
Non ho più avuto notizie di Francesco Kusterle da vent’anni e probabilmente non è più tra noi, ma mi piace ricordarlo come l’eterno ottimista che con tutta la mia simpatia e comprensione ha cercato per piu’ di trent’anni di raggiungere un obiettivo per lui troppo difficile.

avatar Scritto da: Scacchi & memoria (Qui gli altri suoi articoli)


23 Commenti a Francesco Kusterle e il bidone di O’Kelly de Galway

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    Uomo delle valli 2 Gennaio 2018 at 13:18

    Bellissimo!

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    Giancarlo Castiglioni 2 Gennaio 2018 at 16:14

    Ricordavo Kusturin di nome, no lui personalmente.
    Ho giocato questa apertura qualche volta anche a livello magistrale e non è un gran che, come del resto mi aspettavo già in partenza.
    L’unico vantaggio è che porta l’avversario fuori dalle vie battute.
    Mi è stato risposto 3 c3 e 3 d3 dopo di che 2 a6 è un colpo a vuoto.
    Dopo 3 d4 una volta abbiamo seguito la variante principale fino a 7 Ag5 con posizione circa pari. La partita è finita pari.

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    Enrico Cecchelli 2 Gennaio 2018 at 17:30

    Bell’articolo! Complimenti all’autore.

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    The dark side of the moon 2 Gennaio 2018 at 21:28

    Si, proprio un bell’articolo!
    L’approccio comunque è importantissimo anche se sicuramente Kusturin esagerava in eccesso di ottimismo.
    Bisogna ammettere però che diversi risultati sono il frutto di come ci si pone di fronte alla scacchiera e personalmente penso che se avessi il 10% dell’ottimismo di Kusturin avrei almeno 100 punti di Elo in più…. =))

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    alfredo 3 Gennaio 2018 at 01:27

    Bellissimo articolo.
    Non vorrei sbagliare ma il Conte mi sembra che giocò in una edizione del torneo di Venezia tra la fine degli anni ’50.
    Per anni mi sembra che fu l’unico GM belga (stranamente in Belgio gli scacchi non hanno una gran tradizione) e mi sembra che fu anche arbitro di un importante match mondiale.
    Un’altra sua variante sul tema mi sembra che fosse rispondere a Cf3 con 2 …Dc7.
    Personaggio interessante che appartiene a quel mondo degli scacchi che fu e che tanto mi affascina.
    Il laboratorio di SoloScacchi continua incessantentente a deliziarci con splendide gemme.
    Grazie a Martin e a tutti: una vera e propria famiglia.

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    Maurizio Mascheroni 3 Gennaio 2018 at 08:41

    Io ho conosciuto Kusterle a Bratto.
    Per completezza segnalo che è nato nel ’32.

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      Cesare 3 Gennaio 2018 at 08:49

      Ciao Maurizio, che ricordo ne serbi?

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        Maurizio Mascheroni 3 Gennaio 2018 at 22:45

        Ricordo che era un po’ “bizzarro” e faceva regolarmente impazzire il titolare dell’hotel con richieste e lamentele di ogni genere.
        Ma sono ricordi molto vaghi, risalenti e vent’anni fa … più o meno.

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    Franco 3 Gennaio 2018 at 12:45

    L’ultima foto, non titolata, e’ della stazione “Transalpina” di Gorizia, famosa storicamente perché faceva parte della tratta ferroviaria Vienna – Lubiana – Trieste costruita nell’800.
    La ferrovia fu un capolavoro dell’ingegneria italiana, in quanto venne costruita dall’ingegnere veneziano Carlo Ghega che dovette risolvere un’enormita’ di problemi tecnici, tra cui il superamento del passo del Semmering a 1000 metri d’altezza.
    Si sacrificarono non meno di 700 maestranze nella costruzione, che pagarono questo triste tributo per costruire un’opera che doveva permettere uno sbocco ferroviario al mare da parte dell’impero austro ungarico. Dell’opera di Ghega rimane visibile nei pressi di Gorizia il piu’ alto ponte in pietra di Europa, il ponte di Salcano.

    Faccio ulteriore pubblicità a Gorizia segnalando un annuale interessantissimo festival sulla storia che si tiene nel mese di maggio e al quale partecipano abitualmente tutti i più importanti storici italiani e molti esteri. Trovo ammirevole che le conferenze di storia a Gorizia siano gratuite, a differenza di molti altri festival culturali nei quali si pagano salatissimi biglietti di ingresso nel tentativo di contenere l’affluenza.

    https://www.estoria.it/

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    Taddeo 3 Gennaio 2018 at 15:59

    Gran bell’articolo. Bravissimo.

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    Icilio Zoppas 3 Gennaio 2018 at 16:58

    Non ho le vecchie liste Elo Italia sotto mano, ma per quello che ricordo io Kusterle e Kusturin sono due persone diverse. Kusterle l’ho incontrato anch’io a Bratto ed in qualche torneo semilampo (forse Portogruaro).
    Segnalo che il Ns. è ancora incluso nelle graduatorie Elo della FSI, quindi è probabile sia ancora in vita.

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      lordste 4 Gennaio 2018 at 10:23

      Non esserne certo. Mi è capitato di vedere in ancora lista giocatori ahimè deceduti, a volte anche nonostante la dipartita fosse stata segnalata. Nell’eventualità che Kusterle sia deceduto ma nessuno avesse avvisato i gestori degli elenchi, lo troverai certamente

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    Luca Monti 4 Gennaio 2018 at 09:06

    Saluti cari a tutti.

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    Jan (di Gorizia) 8 Gennaio 2018 at 21:44

    Bellissimo articolo, evoca tutte le sfumature di un’epoca che fu. Purtroppo credo che Francesco non sia più tra noi.

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    Franco Trabattoni 5 Ottobre 2020 at 21:53

    Vedo solo ora questo bell’articolo (chi non conosceva, in quagli anni, il il Kusterle?), e mi complimento sinceramente con il suo anonimo autore. Che fra l’altro deve avere una memoria di ferro, visto che si è ricordato di quel vecchio articolo sul “bdone”. E a proposito: il suo autore, di cui taccio il nome, non sa più dove diavolo sia finito quel numero di Contromossa. C’è qualcuno che può aiutarlo a recuperare il pezzo, di cui è alla vana ricerca da anni (pensate, nemmeno si ricordava il titolo della rivista!)?

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    Giorgio Della Rocca 6 Ottobre 2020 at 15:50

    Giacché sono un appassionato della Difesa Siciliana (in particolare, della Siciliana Najdorf), mi permetto un breve commento sulla sequenza di mosse presentata nell’articolo.

    Concordo sostanzialmente su quanto affermato da Giancarlo Castiglioni nel commento del 2 gennaio 2018. Le semimosse 7.Ad2 o 7.Ag5 mi sembrano decisamente migliori, per il Bianco, rispetto a 7.Ad3 (che presta il fianco alla spinta 7…d5 da parte del Nero).
    La semimossa 10.0-0 (al posto di 10.Ad2), invece, non mi sembra così promettente per il Bianco, in vista della risposta 10…Cxc3.

    Il Maestro Claudio Pantaleoni, ne Il Libro Completo delle Aperture (apprendere bene e velocemente le mosse, i piani e le idee) [Ed. Le Due Torri 2010], ha scritto che, nel caso della Variante O’Kelly della Difesa Siciliana, «la strategia migliore per il Bianco è rinunciare alla spinta in d4 dirottando il gioco su varianti minori della Siciliana in cui la spinta in a6 possa rivelarsi poco utile, ad esempio con 3.c3 oppure 3.c4. Ma è anche vero che in posizioni chiuse il tempo “sprecato” in apertura per muovere il Pedone in a6 non dovrebbe risultare così dannoso, per cui la Variante O’Kelly è probabilmente migliore della sua reputazione» (p. 168).

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      Martin 11 Ottobre 2020 at 18:29

      Non so come mai ma questo interessantissimo commento dell’amico Giorgio era finito per sbaglio nello spam (purtroppo è necessario un filtro antispam, ma spesso filtra troppo… ).
      Mi scuso con lui e coi lettori.

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        Giorgio Della Rocca 11 Ottobre 2020 at 19:03

        Martin, ti ringrazio della consueta gentilezza.
        Pensavo che l’invio di quel commento non fosse andato a buon fine a causa di qualche problema tecnico, e mi ero rassegnato. Per parte mia, non c’era alcun bisogno che tu ti scusassi.

  14. avatar
    Davide 18 Marzo 2021 at 12:45

    Ricordo che durante una pausa del torneo di Imperia a cui stavo partecipando, udii Kusterle parlare con un Maestro italiano, Adolivio Capece, ed insistire su un suo metodo per vincere alla roulette di cui voleva rendere compartecipe il Capece: si basava sul raddoppiare la posta ogni volta che perdeva, giocando una combinazione semplice (come rosso o nero).

    Naturalmente il metodo e’ farlocco (e tra l’altro pericolosissimo), ma mi aveva fatto particolarmente ridere la risposta di ironica presa per il c… di Capece:

    “Mi par di capire che lei, Kusterle, provenga dagli studi classici”.

    Kusterle non aveva compreso la finezza della battuta…

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      Franco 6 Marzo 2022 at 15:19

      > Adolivio Capece: “Mi par di capire che lei, Kusterle, provenga dagli studi classici”.

      Non esattamente: Kusterle proveniva da studi computistici oppure amministrativi. Era infatti un impiegato dell’INPS. Le sue ferie, intervallate durante l’anno, erano dedicate esclusivamente ai tornei di scacchi. Aggiungeva spesso periodi di richieste supplettive di permessi, ottenuti paternalisticamente con la promessa ai propri superiori che sarebbe ritornato dai vari tornei, prima o poi, con in tasca il titolo di maestro.

      Decantava ai propri superiori l’importanza all’estero del titolo di grande maestro, che avrebbe assicurato all’INPS lustro e prestigio. Esprimeva con tale entusiasmo e pervicacia la sua vocazione per gli scacchi che sicuramente doveva essere risultare convincente, al punto da ottenere attenzione ed incentivazione da parte dell’istituto nonostante i suoi pessimi risultati sportivi.

  15. avatar
    Davide 18 Marzo 2021 at 14:36

    Di Kusterle si è ricordato sopra quanto fosse un po’ “bizzarro” e facesse regolarmente impazzire i titolari degli hotel con richieste e lamentele di ogni genere. Tengo a precisare che si trattava di richieste pur bizzarre ma ben motivate, tali da essere considerate da egli fondamentali ed irrinunciabili per i suoi imminenti successi scacchistici.

    Una tra queste, che ricordo con simpatia, era costituita dalla richiesta agli albergatori di una presenza continua e costante a colazione dello yogurt di un particolare tipo di frutta, richiesta che balzò in mente al Kusterle quando lesse di Karpov consumatore di yogurt a Bagujo nel 1978. Possibilmente tale consumo alimentare di quello yogurt specifico fu da egli interpretato come fattore determinante per la vittoria contro Korcnoj.

    Gli albergatori non chiudevano occhio la notte al sol pensiero che un trattamento chiamiamolo “non di riguardo” verso l’ospite potesse compromettere l’agognata promozione di Kusterle alla categoria nazionale superiore, presentata dallo stesso come un evento di portata internazionale.

    Mi piace 1
  16. avatar
    Franco 6 Marzo 2022 at 15:08

    Franco Trabattoni 5 Ottobre 2020 at 21:53
    Vedo solo ora questo bell’articolo (chi non conosceva, in quagli anni, il il Kusterle?), e mi complimento sinceramente con il suo anonimo autore. Che fra l’altro deve avere una memoria di ferro, visto che si è ricordato di quel vecchio articolo sul “bdone”. E a proposito: il suo autore, di cui taccio il nome, non sa più dove diavolo sia finito quel numero di Contromossa. C’è qualcuno che può aiutarlo a recuperare il pezzo, di cui è alla vana ricerca da anni (pensate, nemmeno si ricordava il titolo della rivista!)?

    ============

    Penso di ricordare chi sia stato l’autore. :)

    Ho provato a cercarlo nelle impolverate riviste in soffitta. Pensavo inizialmente fosse stata pubblicata su Contromossa, ma la mia memoria fotografica non riconosce nello standard editoriale della rivista ritrovata quell’articolo che andiamo cercando, probabilmente pubblicato in ciclostile.

    A complicare l’estensione delle ricerche vi era contemporaneamente a fine anni 70 ancora un’altra rivista a cui ero abbonato.

    Sintetizzando erano presenti oltre alle due riviste principali Scacco ed Italia Scacchistica:

    A) la rivista Contromossa di Sebastiano Izzo, pubblicata in Veneto che aveva tra i suoi collaboratori piu’ noti Angelo Cillo, Adriano Chicco, Mario Leoncini, Rosario Notaro.

    B) la rivista Arci di Sebastiano Izzo e Antonio Rosino, che mostrava, chi piu’ chi meno, gli stessi collaboratori, ma con l’aggiunta di Giorgio Coppini il quale compariva spesso in un’altra rivista non commerciale in cui probabilmente comparve l’articolo oggetto della ricerca.

    Continuero’ la ricerca nei momenti di tempo libero.

    Un saluto

  17. avatar
    Franco 13 Marzo 2022 at 15:14

    Oggi continuero’ la ricerca.
    Mi sono rimaste 2 riviste da consultare: una e’ Ecomond Press, una rivista di scacchi italiana di quel periodo l’altra e’ “Cronaca Viva”, da non confondersi con “Cronaca Vera” che era un tabloid in bianco e nero di quell’epoca.

    Qualcuno si ricorda di Cronaca Viva, edita da un tal Learco Benna a Reggio Emilia ?

    Quello era un periodo d’oro per gli scacchi, con la presenza simultanea di almeno 7-8 riviste specializzate.

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