Eroi semidimenticati: James Mortimer

Scritto da:  | 5 Gennaio 2019 | 10 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

James Mortimer nasce il 22 aprile 1833 a Richmond, in Virginia. Da un lungo articolo a sua firma pubblicato sulla BCM nel 1905 apprendiamo che il suo primo contatto con gli scacchi avvenne all’età di dodici anni, quando il padre gli insegnò le regole ed i primi rudimenti, ma sappiamo anche che la cosa, almeno per il momento, non ebbe un seguito.
A ventuno anni esce dall’università della Virginia ed entra nel Servizio Diplomatico degli USA, collaborando anche ad alcuni quotidiani di Philadelphia e rivelandosi ottima penna. Nel 1855 viene inviato come attaché all’ambasciata americana a Parigi e nel 1856 occupa per un breve periodo la carica di viceconsole a Civitavecchia, negli Stati Pontifici. Rientra a Parigi ed inizia a frequentare la Régence, scoprendo che il suo livello di gioco è decisamente basso, ma pagando le ragionevoli somme che i vari professionisti del locale richiedono per una “lezione” migliora rapidamente.
L’interesse diviene passione e nel 1858, quando Morphy arriva a Parigi nel corso del suo raid europeo e disputa il famoso match contro Anderssen, Mortimer è tra i pochi eletti a poter assistere a tutte le partite.
Nel 1859 soggiorna per alcuni mesi a San Pietroburgo con l’incarico di secondo segretario della Legazione USA poi, rientrato a Parigi, si trova alle prese con un pesante problema di coscienza. La struttura federale degli USA di quegli anni è abbastanza fragile ed i venti di secessione che spirano negli Stati del Sud annunciano una tragedia. Dopo un ultimo improduttivo incontro tra delegati del Nord e quelli del Sud proprio in Virginia e l’elezione di Lincoln alla presidenza, Mortimer sceglie la fedeltà al proprio Stato di nascita e si dimette dal servizio diplomatico.
Non sente la mancanza dello stipendio. Rimane a Parigi come corrispondente del New York Express e di altri quotidiani e riviste; in più, è una specie di “consulente” dell’ imperatore Napoleone III, il quale lo stima e gli affida incarichi riservati ed importanti che Mortimer assolverà scrupolosamente tanto da ricevere la Croce della Legion d’Onore.
Passano dieci anni durante i quali Mortimer continuerà a frequentare, oltre alla reggia, la Régence, affinando ulteriormente il proprio gioco, ma si asterrà dal partecipare ad eventi ufficiali, a parte un match contro Rosenthal del 1867. Nel 1870 la situazione precipita, l’imperatore, battuto dai Prussiani, è costretto all’esilio e sarà Mortimer a risolvere il problema. Interpella un amico scacchista britannico, Strode, il quale non si fa pregare e mette a disposizione della coppia imperiale una confortevole villa situata a Chislehurst, nella zona meridionale di Londra.
Anche Mortimer si stabilisce in Inghilterra, dove la sua fama di diplomatico ed intimo della famiglia imperiale francese lo ha preceduto, e diviene già nel 1870 socio onorario del St. George’s, il circolo scacchistico più prestigioso della capitale.

Da questo momento in poi James Mortimer verrà considerato “inglese”. Scriverà una trentina di commedie, articoli di ogni genere, ma soprattutto fonderà il The London Figaro, che nell’intenzione iniziale doveva costituire l’organo ufficiale del governo imperiale in esilio ma che, quando l’imperatore morirà ai primi del 1873 in seguito ad un intervento chirurgico per la rimozione di calcoli biliari, si trasformerà in una fonte di critica politica, teatrale e di costume.  Pubblicherà anche tre opere a carattere scacchistico: il The Chess Pocket Book, il The Mortimer-Fraser Gambit (una variante del Gambetto Evans) e la sesta edizione del Manual of the Openings, tutte ottimamente accolte dal pubblico. Sul Figaro ospiterà anche una rubrica scacchistica che sarà condotta dal ’72 al ’76 da Loewenthal e dal 1876 al 1882 da Steinitz. Personalmente curerà le rubriche del Daily Mail e dell’ Evening Post.
Nel 1882, però, a causa delle sue graffianti ed impietose critiche teatrali sul Figaro, una delle vittime di tali critiche lo trascinò in tribunale intentandogli una causa per diffamazione. Mortimer decise di difendersi da solo, ignorando che la legge britannica non gli avrebbe consentito, in quanto avvocato di se stesso, di testimoniare in propria difesa. Troppo tardi riuscì a dimostrare la propria innocenza; il verdetto era già stato emesso: tre mesi di carcere, durante i quali Mortimer insegnò gli scacchi ad alcuni detenuti.

Questa sentenza, che venne da tutti giudicata iniqua (in casi del genere si condannava ad un’ammenda), produsse il risultato di aumentare la fama e la stima delle quali Mortimer godeva, ma lo costrinse anche a vendere il Figaro.
Ed è a questo punto che ha inizio la vera e propria carriera scacchistica di James Mortimer, una carriera che presenta aspetti del tutto particolari, il primo dei quali è quello di vederlo classificato, nei tornei, generalmente negli ultimi due o tre posti. La cosa è da attribuirsi, credo, alla sua scarsa resistenza psicofisica, visto che alterna prestazioni di un grigiore assoluto a partite brillanti che lo fanno prevalere su quotati Maestri come, ad esempio, Cigorin, Zukertort, Schallopp, Mason, Blackburne.
L’elenco degli ultimi o penultimi posti sarebbe lungo da stilare e rari sono i casi di un piazzamento a metà classifica. Si deve anche considerare che l’intensificarsi dell’attività agonistica di Mortimer avviene quando quest’ultimo è sulla cinquantina, in occasione del grande torneo di Londra del 1883 dove Mortimer si piazza all’ultimo posto.
L’ultima prova agonistica è quella del campionato della City of London del 1910-11, con un sedicesimo posto su 17 giocatori.

Nel febbraio 1911 Mortimer si prepara ad un lungo viaggio, con destinazione San Sebastian dove, presso il locale Casino, si sta per disputare un fortissimo torneo internazionale che annovera tra gli iscritti anche il giovane cubano Capablanca. Treno fino a Dover, traghetto, poi altro treno fino a Parigi, dove Mortimer sosta ventiquattro ore recandosi alla Régence , per poi rientrare nella notte in albergo dichiarando al portiere di non sentirsi troppo bene. Il mattino seguente, febbricitante, si reca alla stazione ferroviaria per proseguire il viaggio e nel corso della lunga trasferta le sue condizioni si aggravano: giunge a San Sebastian in preda a febbre alta, scosso da violenti brividi, e si rinchiude nella camera d’albergo. Il medico convocato per esaminare le condizioni di salute di Mortimer non può fare altro che diagnosticare una polmonite e nel giro di poche ore Mortimer muore. E’ il 23 febbraio 1911.
Sul Daily Mail del 6 ottobre 1906 aveva scritto: “… molte persone sono abili giocatori di scacchi sebbene le loro menti in alcune circostanze ed in linea generale risultano inferiori se paragonate alle facoltà cogitative di un coniglio”. 
Oltre a questa sentenza, Mortimer ci ha lasciato anche un piccolo scherzetto teorico (detto “Mortimer Trap”). 1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ab5 Cf6  4. d3 Ce7  5. C:e5?? (abboccando all’amo) c6  e 6. … Da5+.

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Eroi semidimenticati: James Mortimer

  1. avatar
    Aldo 6 Gennaio 2019 at 10:40

    Grandissimo Paolo, sempre più in alto! ;)

    Mi piace 3
  2. avatar
    Icilio Zoppas 6 Gennaio 2019 at 19:28

    La vita di un vero appassionato di scacchi! Ed anche arguto mi pare.
    Bell’articolo, come sempre.

    Mi piace 1
  3. avatar
    Fabio Lotti 7 Gennaio 2019 at 09:21

    E vai, Paolone!

  4. avatar
    fabrizio 8 Gennaio 2019 at 10:27

    Perfetto, come al solito! ;)

  5. avatar
    The dark side of the moon 9 Gennaio 2019 at 15:05

    “… molte persone sono abili giocatori di scacchi sebbene le loro menti in alcune circostanze ed in linea generale risultano inferiori se paragonate alle facoltà cogitative di un coniglio”.
    Chissà perché nell’immaginario collettivo il giocatore di scacchi risulta essere una persona intelligente.
    Già nel 1906 Mortimer aveva messo le cose in chiaro…. =))

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      Giancarlo Castiglioni 9 Gennaio 2019 at 21:28

      Non è solo una impressione.
      Tutti i giocatori di scacchi di cui ho saputo essere stati sottoposti a test di intelligenza, sono risultati sopra la media e spesso molto sopra la media.
      Non sempre questo risultato è risultato loro utile in campi al di fuori degli scacchi.

  6. avatar
    Doroteo Arango 9 Gennaio 2019 at 22:44

    Chi è che aveva detto che gli scacchi sono solo uno stupido espediente per far credere a degli emeriti fannulloni che stanno facendo qualcosa di molto intelligente?!? ;)

    • avatar
      paolo bagnoli 11 Gennaio 2019 at 19:10

      Ormai la mia memoria vacilla, e sono indeciso tra Shaw e Wilde (propenderei per il secondo….)

  7. avatar
    Mongo 10 Gennaio 2019 at 18:45

    Grazie Paolo per questa leccorniosa lettura!! ;)

  8. avatar
    Franco 28 Gennaio 2019 at 16:16

    Oltre a questa sentenza, Mortimer ci ha lasciato anche un piccolo scherzetto teorico (detto “Mortimer Trap”). 1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ab5 Cf6 4. d3 Ce7 5. C:e5?? (abboccando all’amo) c6 e 6. … Da5+.

    Su 5. ..c6 io giocherei 6. Ce5-c4
    Ciao

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