Due del popolo: pieni di umanità.
Lei casalinga a badare ai quattro figli, lui a cercare lavoro all’alba, in stazione ferroviaria, con altri appartenenti a una carovana facchini che provvedeva al carico e scarico manuale di merci dai vagoni ferroviari.
Lavoro di fatica di braccia e schiena, ai limiti della sopportazione.
Si perché a quel tempo non erano in uso carrelli elevatori o gru o altri macchinari mobili da impiegare per alleviare la fatica umana in quei lavori.
Col tempo, Iemo s’era ingobbito per reazione agli sforzi quotidiani che il lavoro svolto imponeva ma i suoi tratti del viso conservavano la primitiva dolcezza e segnali indubbi di bontà d’animo.
Maria non gli era da meno.
Cresceva i figli all’“onor del mondo” come si usava dire a quel tempo e ne veniva ripagata con tanto amore e affetto.
Il prediletto era Pietro, nato nel 1926. Alto, bello, biondo con occhi neri.
Maria se lo mangiava con gli occhi e Iemo si sentiva pago dei suoi sacrifici per tanto figlio.
Nel 1944, al compimento dei 18 anni, si presentò per Pietro il dilemma se rispondere o no alla chiamata di leva della Repubblica di Salò.
Scelse di fare il partigiano in una Brigata Garibaldi del parmense.
Prese quindi parte a diverse azioni di guerriglia.
Una andò male e Pietro fu preso e condotto in una caserma del parmense, ove fu giustiziato perché “catturato con arma in pugno”.
E adesso chi glielo andava a dire a Maria e Iemo che il loro adorato Pietro non c’era più?
Pure lo seppero, come era ineluttabile. E la loro reazione fu dignitosa e commovente.
La fede nella Causa per la libertà rimase salda e vollero conoscere a suo tempo i compagni di lotta per la Liberazione più fortunati del proprio figlio e Maria in ognuno di essi rivedeva qualche tratto di fisionomia a lui rassomigliante e lo faceva notare ai presenti, soprattutto alle proprie figlie per averne conforto. Per Maria un pò del suo Pietro rimaneva nei superstiti compagni di lotta… e dunque a lei…
Ora a Pietro è intestato un borgo popolano e quando ci passo, mi sovviene di Maria che anche in me, vide qualcosa del suo Pietro quando, a liberazione avvenuta, andai a far visita alla famiglia.
Cose che non si dimenticano.
Semplice e commovente. Grazie Antonio, mille volte grazie.
Mi unisco ai ringraziamenti di Alfredo.
Grazie a voi per l’apprezzamento.
Una lezione di vita.
E pensare che qualche cretino, a distanza di tanto tempo, continua a dire che i morti sono tutti uguali….
Vorrei che queste storie fossero raccontate più spesso, “il sonno della ragione crea mostri” e di mostri ne sono cresciuti fin troppi.
Caro Pipitone, continui a scrivere questi testi perché forse magari qualcuno avrà voglia di informarsi e recuperare quella memoria storica su cui la Costituzione è stata fondata.
Domani giusto appunto è il 1 Maggio che NON è solo una giornata (tempo permettendo) per fare gita fuori porta.