Per caso l’INAIL è una cosa di …sinistra?!?

Scritto da:  | 15 Luglio 2018 | 29 Commenti | Categoria: Zibaldone

L’INAIL talvolta appare come un pianeta misterioso non soltanto agli estranei, ma anche a chi vi lavora: ricordo che, tanti anni fa, il mio primo capo-ufficio entrando in argomento mi disse: “…su dieci di noi che vanno in pensione otto non hanno capito niente del lavoro che hanno svolto…”. Un’affermazione forte senza dubbio e anche paradossale ma non così tanto a mio parere.

Partendo da ciò provo a fare, per sommi capi, un po’ di chiarezza in materia viste le inesattezze che pubblicano i nostri quotidiani, ANCHE QUELLI CHE VANNO PER LA MAGGIORE, ad ogni verificarsi di gravi o mortali infortuni sul lavoro.

Inesattezze che sono controproducenti e che il sistema assicurativo in vigore in Italia certo non merita.

E’ da dire anzitutto che l’INAIL è un Ente parastatale: vale a dire che esercita, su delega (ossia in nome e per conto), una funzione propria dello Stato.

E’ quindi ciò che giuridicamente si definisce un ”soggetto attivo” in grado cioè di applicare in esclusiva le leggi e i regolamenti che attengono il proprio ambito, nei confronti dei “soggetti passivi” (che nel caso nostro sono i datori di lavoro e i lavoratori dipendenti e non): cioè l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro. Leggi e regolamenti che, come sistema, governano un importante fine sociale vale a dire quello di garantire i diritti dei più deboli in caso di infortunio sul lavoro (tali sono ritenuti i lavoratori dipendenti e i loro famigliari rispetto i datori di lavoro).

L’architrave su cui poggia questo sistema è rappresentato dall’AUTOMATICITA’ DELLE PRESTAZIONI.

Ossia il principio secondo cui se accade un infortunio sul lavoro, l’infortunato – o la sua famiglia in caso di infortunio mortale – ha automaticamente diritto alle prestazioni di legge, senza bisogno di adempimenti. –

Soffermiamoci su questo concetto basilare:

Esso afferma che se lavori e ti accade l’infortunio, HAI AUTOMATICAMENTE DIRITTO ALLE PRESTAZIONI PREVISTE senza riguardo a pratiche o formalismi e senza condizionamento alcuno per l’indennizzo.

L’ Art. 67 T.U. 30-06-1965 N° 1765 recita infatti:

“Gli assicurati hanno diritto alle prestazioni da parte dell’Istituto assicuratore anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia adempiuto agli obblighi stabiliti nel presente titolo.”

Ciò significa che eventuali inadempienze, formali o sostanziali che siano, eventualmente commesse da chi ti ha dato lavoro, non influiscono minimamente sui tuoi diritti che ti sono garantiti con immediatezza dall’Ente Assicuratore.

Le inadempienze, se esistono verranno sanate in separata sede con il datore di lavoro responsabile.

Di più: il datore di lavoro non può esimersi dal denunciare l’infortunio accaduto e lo deve fare entro due giorni da che ne abbia conoscenza . addirittura telegraficamente in caso di pericolo di morte.

E la valutazione dell’indennizzabilità del caso è di competenza ESCLUSIVA dell’INAIL. Al datore di lavoro permane inoltre l’obbligo di fornire ogni chiarimento che gli fosse richiesto.

Per quanto precede non si vede il bisogno di ricorrere ad avvocati più o meno bravi in materia, a ogni piè sospinto, ma piuttosto chiedere la tutela di un patronato di assistenza per seguire e sollecitare l’iter della pratica. Detta tutela è gratuita perché per ogni caso trattato il patronato interessato riceve un compenso dallo Stato e i patronati sono, in genere, di emanazione sindacale per cui vi è possibilità di scelta.

Le cure mediche e chirurgiche, compresi gli accertamenti clinici cui ha diritto l’infortunato.

Si dice: ma l’erogazione dell’assistenza medica, anche per gli infortunati sul lavoro è di competenza del SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE . Vero, l’erogazione si; il COSTO, no. L’INAIL infatti rimborsa il SSN di ogni spesa ospedaliera e sanitaria che incontra nell’assistere gli infortunati del lavoro. E a questo proposito è importante puntualizzare che la tutela dell’INAIL è più ampia e completa rispetto il SSN: ogni cura ritenuta necessaria deve infatti essere erogata all’infortunato sul lavoro, del tutto gratuitamente e senza limiti di tempo o di specie. E così osserviamo, ad esempio, che eventuali ticket per prestazioni o esami specialistici imposti dal SSN sono rimborsabili all’infortunato da parte dell’INAIL. Come pure la fornitura di protesi che si rendesse necessaria, sia in funzione dell’efficienza lavorativa che per l’estetica.

Chiudo con una puntualizzazione:

Hanno gli stessi diritti anche gli immigrati e chi lavora in nero e i loro famigliari: solo che questi ultimi si palesassero per chiedere le prestazioni già elencate.

Intendo dire che l’INAIL, quando si verifica un infortunio mortale non può mettersi alla ricerca di eventuali superstiti aventi diritto, specie se residenti all’estero,ma il diritto sussiste anche per loro. e la nazionalità di appartenenza non è significativa -.

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29 Commenti a Per caso l’INAIL è una cosa di …sinistra?!?

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    fabrizio 15 Luglio 2018 at 22:26

    Preziose informazioni (ma speriamo che nessuno ne abbia mai bisogno!). Un caro saluto, Antonio!
    PS: la risposta alla domanda sembra proprio affermativa, anche se oggi molti affermano (e qualcuno persino in buona fede!) che la distinzione destra-sinistra non significa più niente.

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      The dark side of the moon 16 Luglio 2018 at 09:49

      Chi dice che destra e sinistra non significano più niente è un IMBECILLE nel migliori dei casi, spesso però questa affermazione è dettata da una grande dose di ignoranza e/o malafede a seconda di chi la pronuncia.
      Si potrebbe dire che a livello istituzionale la differenza è quasi impercettibile ma culturalmente parlando esisteranno sempre due visioni del mondo antitetiche, la campagna elettorale è finita, sarebbe finalmente ora di essere più onesti verso i cittadini.
      Certi politici, per paura di perdere consenso o solo per vigliaccheria, non hanno neppure il coraggio di schierarsi.
      Bisogna per prima cosa rendersi conto che questa classe politica è frutto di una mancanza di cultura generale che oggi è preoccupante, provate ad immaginare se 30 -40 fa a qualcuno fosse venuto in mente di dire “destra e sinistra non esistono più”….
      Sarebbe stato deriso e spernacchiato come minimo.
      Evidentemente, come profetizzava Ignacio Ramonet su “Le Monde Diplomatique” qualche decennio fa, la spoliticizzazione delle masse e la privatizzazione della politica ci hanno potato a questa situazione.

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        fabrizio 16 Luglio 2018 at 21:56

        Che la classe politica degli ultimi decenni sia molto carente dal punto di vista culturale sembra evidente, ma la questione si allarga e coinvolge anche i cittadini elettori. Prescindendo da chi è in malafede per ovvi interessi di parte, il problema rimane: coloro che si lasciano convincere che destra e sinistra non significano più niente, hanno probabilmente perso il senso critico e soprattutto quello sociale.
        Purtroppo, caro Dark, le responsabilità di tale situazione (oltre a quelle di carattere generale dovute alla globalizzazione economica trionfante) sono, in Italia, in gran parte da addebitare alla cosiddetta sinistra “di governo” degli ultimi anni (e Renzi, a parer mio, ne è il più fulgido esempio: partito come rottamatore dei vecchi schemi, concluderà con la rottamazione di quel poco di sinistra rimasto).

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          The dark side of the moon 17 Luglio 2018 at 09:39

          Sono d’accordo, l’uomo che hai citato mi provoca addirittura una sorta di idiosincrasia ma sia ben chiaro che comunque è difficile definire tale persona di sinistra: gli elettori del suo partito inconsciamente lo avranno visto come una sorta di “Berlusconi alternativo” a quello originale…
          Però non dobbiamo dimenticare che Renzi rappresenta il culmine di una deriva culturale ideologia che altri prima di lui hanno portato avanti all’interno di quello che è diventato un partito ibrido.
          Oggi il PD è una scatola vuota senza identità.
          La verità è che la sinistra come la conoscevamo è morta negli anni ’90 non sapendo contrapporre una cultura alternativa al berlusconismo, forse l’ultimo leader di sinistra è stato Bertinotti fino a quando Rifondazione non fu risucchiata dalle sabbie mobili del centro-sinistra.
          Oggi la strada per la ricostruzione di un partito di Sinistra che sia antagonista e di classe passa dalla priorità che tale partito dovrà essere finalmente e necessariamente internazionalista; uno stesso partito identico per tutte le nazioni europee capace di unire gli interessi degli ultimi contrapposti alla dittatura della grande finanza.

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            fabrizio 17 Luglio 2018 at 23:15

            Perdonami Dark, forse sono duro ma temo proprio che Bertinotti sia uno dei tanti esempi della sinistra parolaia e inconcludente, che ha tra l’altro prodotto facili ironie per le sue continue e controproducenti apparizioni televisive. Anche il seguito della sua parabola politica e di vita ne ha evidenziato i limiti e, forse, anche la sua ipocrisia di fondo.

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              Giorgio 19 Luglio 2018 at 06:11

              Di una sola cosa bisognerebbe dire grazie a Cossutta e Bertinotti: di avere salvato la parola “comunista e comunismo” nel panorama politico italiano. In un momento di rigurgiti reazionari e revisionisti, Bertinotti e Cossutta fanno un doveroso atto politico e culturale nel sovvertire l’assunto fascismo=comunismo. Tutto il male e le stragi commesse in nome di queste ideologie, come d’altronde dal cristianesimo, non ne sollevano nessuna; ma non ha senso considerare le storture ideologiche, fuori dai loro valori ideali. Così come non ha senso commemorare tutti i morti ugualmente. Si considererà giusto fra un po’ onorare insieme talebani e americani? Prendiamo i testi dei propugnatori del fascismo e del nazismo: Hitler e Evola, e del comunismo: il manifesto di Marx; qui si rimarcano le differenze e i valori ideali. Mentre il “manifesto del partito comunista” di Marx è una via al riscatto e l’emancipazione verso la libertà delle classi sfruttate, la dottrina del “Mein Kampf” è l’asservimento alla razza e al potere di uomini considerati superiori: la vera negazione della giustizia e della liberà. Quindi si può combattere contro il comunismo, ma non si può equipararlo al fascismo. Equiparereste il fascismo al cristianesimo? I valori ideali sono diversi: c’è una grande differenza tra chi vede nell’altro uomo un fratello oppure uno sfruttatore o uno sfruttato e chi invece un “diverso”, un inferiore, da annientare. Poi una notazione: il fascismo non è solo un movimento politico, ma è anche una condizione psicologica arcaica; una regressione infantile che ci impedisce di crescere, ci spinge a cercare un papà “duce”; è la forza, che sotto i più diversi colori, ci tiene legati alla tribù, al sangue e a quella fame che si trasforma in ingordigia e crudeltà.

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                Giancarlo Castiglioni 19 Luglio 2018 at 19:13

                Io ritengo che il fascismo sia un movimento politico legato ad un periodo storico ben preciso e che definire “fascista” qualsiasi atteggiamento censurabile sia una semplificazione inaccettabile.
                Il fascismo non ha inventato niente, ha solo preso e magari estremizzato storture già esistenti.
                Prima del fascismo in tutta Europa la superiorità della razza bianca era considerata una verità indiscutibile.
                In Inghilterra i “diversi” omosessuali finivano in prigione, all’inizio ‘800 avevano la pena di morte.
                Riguardo la tua osservazione sul papà “duce” non vedo differenze con il culto della personalità per Stalin; anzi il fenomeno è più dei regimi comunisti, vedi Mao e i tre Kim.
                Quello per Hitler era molto più raffinato; faceva le carezze ai bambini come Stalin, ma non si sarebbe mai fatto vedere a pilotare un aereo o a torso nodo per la battaglia del grano come Mussolini.

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    Mongo 17 Luglio 2018 at 11:05

    Ma cosa è la destra? Ma cosa è la sinistra? (cit. Giorgio Gaber) =))

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    Giancarlo Castiglioni 18 Luglio 2018 at 00:07

    Per impostare seriamente il discorso si dovrebbe per prima cosa definire cosa sono destra e sinistra.
    Si potrebbe partire da Gaber che tra le altre cose definiva il bagno di destra e la doccia di sinistra.
    A me la distinzione non è mai apparsa molto chiara.
    Per esempio Stalin ha fatto una politica di destra comprimendo al massimo il tenore di vita degli operai a favore delle spese in armamenti e poi con una politica decisamente imperialista nei confronti di tutti gli stati vicini.
    Viceversa Mussolini ha fatto una politica di sinistra riducendo le spese militari nei primi anni trenta, in favore di opere pubbliche, riduzione orario di lavoro, OMNI ecc.
    Quando ho cominciato ad occuparmi di storia non capivo come mai subito dopo la guerra i fascisti di sinistra siano passati in massa al partito comunista, naturalmente accolti a braccia aperte.
    Invece la cosa era logica e coerente da entrambe le parti.

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      The dark side of the moon 18 Luglio 2018 at 12:05

      @ Giancarlo: è interessante quello che dici ma hai preso due casi specifici in particolari contesti, tant’è che poi lo stesso Mussolini aumentò le spese militari qualche anno più tardi mentre il “piano quinquennale” sovietico servì per ridistribuire le risorse economiche nel medio lungo termine.
      Nel ventennio fascista l’economia era basata sul corporativismo, socializzazione, dirigismo, autarchia, socialismo nazionale e sindacalismo nazionale; sono elementi in contrapposizione alla lotta di classe marxista tesi a sostenere le disuguaglianze tra gli uomini definendole feconde e positive….

      @Fabrizio: ho avuto il piacere di discutere brevemente con Bertinotti nella prima metà degli anni ’90, ero giovane ma mi face una ottima impressione come politico e come persona, quello che scrissero i vari pennivendoli sui giornalini dei loro padroni è una altra cosa, RC arrivò quasi al 9% e a qualcuno iniziava a dare fastidio.
      E’ chiaro che la direzione del Partito commise degli errori gravi, primo tra tutti lo sciagurato “accordo di desistenza” dove si sosteneva numericamente il governo di CS senza tuttavia un appoggio politico vero e proprio….
      Bertinotti ne pagò le conseguenze ma dimostrò comunque di essere un valido interlocutore tra la sinistra extraparlamentare e tutti i movimenti “No Global” di allora.
      Gli anni ’90 sono stati anni dove la globalizzazione ha cannibalizzato i vari sistemi politici economici, i movimenti “No Global” furono spazzati via da una repressione vergognosa che sospese di fatto la democrazia; basta ricordare quello che successe a Genova e non solo nella scuola “Diaz” che reputo uno dei momenti più tristi e bui della storia della Repubblica Italiana….
      Fu un periodo storico dove la sinistra prese la strada sbagliata entrando nei vari governi e difendendo il grande capitale a discapito dei lavoratori che avrebbe dovuto rappresentare.
      I piccoli partiti di sinistra e i vari movimenti sparirono di fatto.
      La privatizzazione e la spoliticizzazione delle masse ha completato il resto.

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        Giancarlo Castiglioni 18 Luglio 2018 at 17:37

        Certamente ho citato casi particolari, ma sono tanti e ce ne sono molti altri.
        Il punto principale è un altro, esemplificato da “Le mani sporche” di Sartre.
        Io credo che per cambiare le cose bisogna andare al governo.
        E’ già difficile farlo stando al governo figurarsi stando all’opposizione.
        Per andare al governo bisogna accettare dei compromessi, sporcarsi le mani, è quello che voleva fare il personaggio di Hoederer, quello che ha fatto Togliatti durante la guerra e nell’immediato dopoguerra.
        In altri tempi è quello che ha cercato di fare Renzi; per governare bisogna prendere i voti e lui li ha cercati al centro dove ci sono.
        Quando ha raggiunto il 40% alle Europee ci era anche riuscito.
        Concludendo qual’è l’obbiettivo della sinistra?
        Il 9% di Bertinotti, il 5% di LeU o lo 0, degli altri partitini di sinistra?
        Volete fare i puri e non sporcarvi le mani?
        Benissimo, ma poi non lamentatevi se vincono gli altri.

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          The dark side of the moon 18 Luglio 2018 at 20:44

          L’obiettivo della sinistra dovrebbe essere quello di diventare maggioranza politico culturale del Paese, nell’immediato non ci sono le premesse perché nell’ultimo ventennio quando la sinistra è stata chiamata al governo si è fatta promotrice delle politiche neo liberiste andando a braccetto con confindustria e partecipando alle varie guerre nel mondo.
          Una sinistra del genere a me fa schifo più della destra.
          Il 40% di Renzi è stato frutto degli 80 euro al mese, come quando Berlusconi vinse le elezioni col milione di posti di lavoro, l’italiano medio abbocca sempre, è l’unica cosa che le classi politiche degli ultimi anni hanno capito.
          Qui serve una svolta culturale, un modello di un altro mondo possibile antitetico a questo: la sinistra deve rinascere sui suoi valori fondanti che chi ha votato per la prima volta nelle ultime elezioni ignora totalmente; premesso che LeU lo considero una accozzaglia di trombati piddini, in parlamento non c’è più un partito di sinistra…., chissà perché.

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            Patrizia 19 Luglio 2018 at 09:55

            La verità è che ormai il sistema economico è di tipo capitalista, per cui la lotta è molto difficile.Tutti sentono che non si può continuare con questo consumismo sfrenato che ti costringe a sprecare per poter continuare a produrre cose che non servono a nessuno.Perchè le persone abbozzano? Semplicemente per continuare a vivere,per questo accettano il lavoro precario e tutto il resto: non hanno altro e non si possono permettere di aspettare che il mondo cambi.

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              Patrizia 19 Luglio 2018 at 09:58

              La sinistra? Che sinistra è quella che ti dice che la fine del tuo precariato sarà la rovina della nazione?

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          Mongo 19 Luglio 2018 at 10:48

          L’errore che commise Fausto, che ho conosciuto ad un congresso provinciale (già dopo la prima grande scissione avvenuta con la divisione dal gruppo ‘stalinista’ guidato da Cossutta e Diliberto) e mi colpì per il suo carisma ‘magnetico’, fu quello di appoggiare l’ulivo (la banda Prodi) senza se e senza ma. Da lì nacquero i primi dissidi interni a RC che poi portarono addirittura ad una triplice scissione al grido chi è più trotskysta degli altri mi segua. Io all’epoca facevo parte del gruppo Progetto Comunista che dopo una ulteriore e da me mai pienamente capita divisione interna, si trasformò nel partito di alternativa comunista (i scissionisti, guidati da Ferrando, crearono il partito comunista dei lavoratori).
          Feci parte per un paio d’anni del pdac, ma poi visto che noi eravamo sempre e comunque i più trotskisti delle controparti, la dirigenza respinse la mia tesi basata sul principio che bisognava superare, non dimenticare, Trotsky.
          Purtroppo oggi la sinistra è scomparsa dal parlamento ed i pochi gruppetti rimasti autenticamente comunisti non riescono più a farsi sentire su scala nazionale. La società è cambiata, forse migliorata, ma finché al mondo ci sarà qualcuno che viene sfruttato da un altro uomo, allora si che mi sento con tutto il cuore di gridare “Che Guevara ritorna, abbiamo ancora bisogno di te!”.

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            Giancarlo Castiglioni 19 Luglio 2018 at 15:40

            Il sintesi per te Bertinotti ha sbagliato “sporcandosi le mani” e andando al governo.
            Approfitto per chiederti un chiarimento sul Trotskismo.
            Qual’è da differenza sostanziale tra il pensiero di Trotski e quello di Stalin?
            A me le differenze tra destra (Bucharin) e sinistra nell’URSS anni ’30 sembrano essenzialmente mascherature di lotte di potere.
            Che senso ha dichiararsi Trotskisti oggi?

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              Marco 20 Luglio 2018 at 17:56

              Gli stalinisti si sono “sporcati le mani” a tal punto da infangare, forse irrimediabilmente, il nome del comunismo. Il problema in politica non è se fare o non fare compromessi, ma, come diceva Lenin, di fare quelli inevitabili conservando la fedeltà ai propri princìpi e ai propri compiti. Per i comunisti andare al governo con partiti borghesi in uno Stato borghese non è un compromesso, è una resa e un tradimento a tutti gli effetti. Il contrasto fra Stalin e Trotsky, già negli anni Venti, non era solo una lotta di potere, ma riguardava la via da seguire in quel momento storico: pensare alla difesa e agli interessi dell’URSS (teoria del “socialismo in un paese solo” ) o continuare a lavorare per estendere la rivoluzione a livello internazionale (teoria della “rivoluzione permanente” di Trotsky)? Si impose la linea di Stalin, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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    DURRENMATT 19 Luglio 2018 at 14:43

    …destra e sinistra sono morti e sepolti!! Coi populismi il POPOLO torna al centro della scena democratica, torna sovrano. E la politica lavora al suo servizio. Si occupa cioè delle questioni che il POPOLO ritiene più importanti e risolve i problemi che il POPOLO ritiene prioritari. Fatti, non chiacchiere con un’agenda dettata dalla strada. I programmi sono scritti dai CITTADINI e poi alcuni di loro ritenuti più capaci, vanno nei palazzi per tentare di realizzarli. Se riescono bene, altrimenti ci proveranno altri alla fine dei due mandati. Un approccio che porta la democrazia avanti di decenni rispetto al fasullo bipolarismo e alle caste di politicanti forzapiddini che oggi – caduti nel baratro – straparlano di organizzare conclavi di culi flaccidi in cui partorire a tavolino chissà quali nuove ricette magiche e raccattano presunti nuovi leader con cui rilanciare. Non hanno ancora capito che è cambiato il paradigma e per certe farse partitiche non c’è più spazio. Non hanno ancora capito che quel “POPULISMO” che loro disprezzano tanto, è in realtà una salutare ribellione del POPOLO verso il potere sordo ed ottuso dei vecchi partiti, è la riscossa del POPOLO dopo anni in cui è stato sfruttato e umiliato da meschine caste di politicanti ed oggi decide di ritornare protagonista della scena politica. Come prevede la democrazia….W IL POPULISMO!!!

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      Giancarlo Castiglioni 19 Luglio 2018 at 15:49

      Non sono un fan dei 5 stelle, ma ti do ragione.
      L’errore della sinistra è stato l’atteggiamento:
      “So quel che è giusto e lo faccio, indipendentemente da quel che pensa il popolo.
      Chi non la pensa come me sbaglia ed è un venduto, mentecatto, razzista ecc. ecc.”
      Gli elettori si sono offesi e sono scappati.

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      fabrizio 19 Luglio 2018 at 22:54

      Questa è la conferma che sto proprio male! :( . Sono quasi d’accordo con Durrenmatt! :o

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      nikola 23 Luglio 2018 at 20:10

      il popolo é il medesimo che ha eletto i propri rappresentanti finora, dire che ora é rinsavito e prima era miope é il medesimo atteggiamento di chi dice che i politici di prima non ascoltavano i loro elettori mentre ora si. basterebbe ammettere che il popolo ha sempre eletto i suoi degni rappresentanti e ora si é accorto che la pacchia é finita e si ribella con chi ha messo sul piedistallo finora.
      ‘i programmi sono scritti dai cittadini’ é una frase che va bene ai comizietti di piazza ma non mi sembra corrispondere a realtá, anzi dei programmi e delle ‘non possibili allenze’ é stata fatta carta straccia ad urne chiuse, come si é sempre fatto.
      se i piú capaci sono quelli andati al potere allora vuol dire che la bassa considerazione che ho del popolo in questo periodo storico é non solo confermata ma anche peggiorata.
      dal dizionario leggo: “populismo: qualsiasi movimento politico diretto all’esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari.” Evitiamo di associarlo ad minchiam a concetti come ‘democrazia’ o altro solo perché dobbiamo finire il predicozzo in crescendo.

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        DURRENMATT 24 Luglio 2018 at 14:51

        … esempio di FASCISTA 2.0!

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          nikola 24 Luglio 2018 at 21:12

          rispondere punto su punto argomentando senza usare slogan da bar é il tuo forte, lo so, e continua con il maiuscolo cosí ti sentiamo meglio mi raccomando. Forse dimenticavo che tu parli a nome del popolo e ti puoi permettere questo ed altro.
          sempre con il dito puntato a dar lezioni anzichè tacere…ESILARANTE!

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        Giancarlo Castiglioni 24 Luglio 2018 at 22:30

        Giustamente scrivi “dei programmi … è stata fatta carta straccia ad urne chiuse” e io aggiungo “per fortuna”.
        Avevamo di fronte due possibilità:
        1) cercare di attuare programmi inattuabili, causare un disastro economico e sociale per poi rientrare nei ranghi con la coda tra le gambe, come ha fatto Tsipras in Grecia.
        2) Fare qualcosa per salvare la faccia, rinviare l’attuazione piena dei programmi ad un nebuloso futuro e governare facendo i conti con la realtà.
        Sembra che i 5 stelle, con un realismo politico inaspettato, forse perché aiutati dal freno della Lega, stiano scegliendo la seconda possibilità.
        Non ci speravo, non siamo ancora fuori pericolo, ma forse lo stellone italiano ha funzionato anche questa volta.

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      chess 25 Luglio 2018 at 21:43

      Hai ragione.

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    fabrizio 24 Luglio 2018 at 00:36

    Permettetemi una considerazione in questo interessante dibattito su destra e sinistra.
    Se si accetta il sistema politico definito dalla nostra Costituzione (sostanzialmente una democrazia rappresentativa parlamentare) e se non avvengono (e si dimostrano) brogli elettorali significativi, allora bisogna sempre rispettare i risultati elettorali, piacciano o non piacciano.
    Oggi succede invece che i perdenti (specie, purtroppo, la cosiddetta “sinistra” PD) accusino “il popolo” (visto ormai come gente ignorante, insensibile e di basso rango culturale, politico, sociale) di non capire, di non essere all’altezza delle situazioni.
    Il risultato finale, sotto gli occhi di tutti noi, è che “il popolo”, quasi sempre inascoltato dalla classe politica attuale, si incattivisce ancora di più. Se “i perdenti” non capiscono questa semplice verità, temo tempi brutti.

    PS: per non abusare del termine “popolo” e dei suoi derivati (populismo, populista) ormai utilizzati come parole offensive, propongo a tutti di usare il termine più neutro “elettori”(o corpo elettorale).

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      Doroteo Arango 24 Luglio 2018 at 05:33

      Sì, hai ragione, Fabrizio. La terminologia borghese sente la necessità di evolversi per continuare ad esprimere il proprio dominio. Un tempo si diceva ‘padrone’, ora invece bisogna dire ‘imprenditore’. Corpo elettorale è più elegante? E sia. La sostanza cambia poco, l’inganno permane.

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        DURRENMATT 24 Luglio 2018 at 15:28

        …voi della “compagneria”,comunisti col Rolex si dice dalle mie parti, sempre con il dito puntato a dar lezioni anzichè tacere…ESILARANTE!
        Il POPOLO vi considera dei mangiapane a tradimento…lo sai vero?

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        fabrizio 24 Luglio 2018 at 18:04

        Eh sì, caro Pancho! La confusione e l’inganno sono sempre in agguato: oggi chi vuol difendere il significato sano della parola “popolo” rischia di passare per ipocrita “borghese”. Per fortuna i veri uomini di sinistra come te vigilano!

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