Lettera aperta

Scritto da:  | 19 Maggio 2019 | 4 Commenti | Categoria: Attualità, Nazionale

A proposito di lettere aperte, su Torre & Cavallo di maggio abbiamo pubblicato solo una ventina di righe, per rendere almeno l’idea, di una lunghissima lettera aperta che per intero avrebbe impegnato quasi quattro pagine di rivista. Giuseppe Grasso, lo scacchista siciliano che l’ha scritta, ha chiesto che la mettessimo a disposizione di tutti nel web, in versione integrale.

Al Presidente della Federazione scacchistica italiana
Al Direttore della rivista scacchistica Torre & Cavallo Scacco!
Gentile Presidente e caro Direttore, prendo spunto da un editoriale apparso sulla rivista, relativo al numero dei tesserati alla FSI in cui si osservava che esso, malgrado le varie iniziative intraprese in questi anni per la diffusione degli scacchi attraverso l’attività giovanile e scolastica e i relativi risultati conseguiti, con il significativo aumento dei titolati Fide italiani, la maggior parte giovanissimi, esso non subisce incrementi significativi, mantenendosi costante nel tempo.
Sul fenomeno avrei qualcosa da dire e da segnalare, confrontando il passato con il presente, frequentando ormai da vecchio scacchista l’ambiente dalla fine del 1978, seppure ho interrotto l’attività dal 1990/1991 sino alla fine del 2016 per ovvi motivi di vita personale, avendo fatto il mio primo torneo nel 2018 dopo 27 anni,.
Non conosco esattamente il numero dei tesserati e non sono in possesso di statistiche, ma se devo credere a quanto detto dal direttore Messa, si può forse dire che malgrado oggi l’Italia abbia numerosi Grandi maestri, maestri internazionali e maestri Fide rispetto agli anni settanta e ottanta, se però il numero dei tesserati appassionati non cresce un problema ci sarà, e forse paradossalmente, è più grave rispetto al passato.
Perché, mi ricordo quanto mi disse allora il Presidente Nicola Palladino: “gli scacchisti attivi li perdiamo alla soglia dei trent’anni e li recuperiamo dopo i quaranta” allora in quel contesto storico sociale ed economico era senz’altro vero, oggi questa affermazione non è più del tutto vera per quanto sto costatando, sulla base anche della mia esperienza attuale di neoscacchista, avendo praticamente ricominciato da zero.
Ciò si spiega non solamente con i suddetti fattori esterni, che sono diventati sempre più condizionanti e limitanti, ma purtroppo alla luce di quanto ho potuto sinora osservare anche da fattori interni all’ambiente scacchistico organizzato, nazionale ma anche internazionale, visto che certi effetti sono frutto di alcune regole promanate direttamente dalla federazione internazionale, di dubbia legittimità, che disincentivano, ma oserei dire secondo me, offendono l’intelligenza di tutti gli scacchisti over trenta, scoraggiandone la partecipazione a causa del modello o messaggio culturale e agonistico che si vuole a tutti i costi trasmettere se non imporre, credo per motivi di esclusivo vantaggio economico.
Per quanto mi riguarda, posso rivendicare il diritto di esprimere qualche libera opinione nella qualità di essere stato il primo promotore nel 1982/83, su suggerimento del compianto Gino Piccinin, della lega regionale in Sicilia, l’attuale comitato regionale, al tempo in cui tutti ignoravano cosa fossero i tornei week end che venivano invece strumentalmente organizzati dall’ARCI, essendovi una fortissima lotta di potere fra ARCI ed FSI per la supremazia organizzativa degli scacchi in Italia e non vi era alcuna attività scacchistica coordinata a livello regionale.
E ricordo il confronto con Palladino proprio su tale argomento, poiché i piccoli circoli allora non avevano le possibilità di organizzare alcun torneo ufficiale al livello nazionale, mentre oggi ho partecipato a tornei “ufficiali” che una volta sarebbero stati definiti “sociali” con venti partecipanti e variazione Elo fide!!?? Ma questo in fondo era il mio sogno giovanile che oggi si è realizzato.
Allora, essendo giovane mosso solo dalla passione degli scacchi partecipavo come tanti altri scacchisti a entrambi gli eventi organizzati sia dall’ARCI che dalla FSI che non erano molti, ma non mi rendevo pienamente conto della fortissima lotta di potere in corso, essendo in buona fede.
Questa premessa mi serve per inquadrare meglio le questioni di questa lettera aperta, poiché il sottoscritto non ha alcun interesse o ambizione “dirigenziale”, visto che nella propria vita professionale ha già ottenuto significativi risultati solamente e molto faticosamente, con le proprie forze ma essendo disgustato di osservare quotidianamente illegalità, corruzione, ipocrisia, ambizione sfrenata ecc. ha deciso di ritornare agli scacchi ritenendola disciplina meritocratica, in cui non possono esistere imbrogli, raccomandazioni (almeno quando si gioca) ecc., quindi desidererebbe solamente giocare a scacchi agonisticamente divertendosi, cercando in “piena correttezza” di ottenere i migliori risultati possibili che le proprie capacità gli consentono.
Questa è stata la molla che mi ha spinto a ritornare, ma ahimè ho dovuto quasi subito notare che le cose sono molto cambiate per diversi aspetti positivamente, ma per altri negativamente.
Avendo una certa esperienza anche storica dalla “base”, posso quindi rispondere alle domande del direttore Messa e porre alcune questioni alla Federazione, con l’atteggiamento distaccato e disincantato “esterno” dello scacchista che non avendo titoli magistrali e non essendo coinvolto in certi meccanismi totalizzanti che possono distogliere dalla realtà, può dire la sua in quanto tesserato che paga una quota annuale alla FSI.
D’altro canto, a parte il contributo del CONI, di cui non conosco l’ammontare, non credo che le questioni finanziarie siano cambiate di molto rispetto al passato, e che le entrate delle tessere e le quote torneo siano ancora una voce significativa di entrata finanziaria della federazione.
Orbene, se così è si pone sempre la medesima questione sul numero dei tesserati e soprattutto di quelli over trenta.
In questi anni la politica della FSI è stata positiva attraverso anche l’azione scacchi scuola (io la chiamo ancora così) si sono conseguiti importanti risultati a livello giovanile tanto è vero che tale attività ormai statisticamente credo sia quella più importante e la maggior parte dei tesserati alla FSI appartenga alla fascia di età che arriva sino ai trent’anni, correggetemi se sbaglio.
D’accordo, oggi abbiamo diversi GM, MI e MF più che una volta, però questo a quanto sembra non va ad incrementare il numero dei tesserati nel tempo perché?
Caro Direttore e Gentile Presidente, sappiamo benissimo che gli scacchi sono una disciplina molto difficile, che se la si vuole praticare a livello agonistico occorre molto studio, impegno, sacrificio e risorse finanziarie per andare a fare i tornei, quindi molto tempo.
E tutto questo non è semplice, e non solo per giovani che non hanno un reddito proprio, ma d’altro canto oltre i trent’anni, i problemi della vita quotidiana tranne rarissime eccezioni ci accomunano, non si vive di scacchi, tranne i primi dieci al mondo, ma anche lì devi rincorrere gli sponsor e molti MF,MI e GM hanno dovuto inventarsi altre attività per rimanere nel’ambito scacchistico come la vendita di libri, attività didattica, pubblicistica scacchistica, in Italia e all’estero.
Il caso Caruana è emblematico, è andato dove vi sono le risorse finanziarie, e se ciò vale per Caruana, figuriamoci per tutti gli altri!
Ma ritornando sulla Terra, come ho detto, la politica giovanile per la Federazione nel tempo è diventata fondamentale per la sua sopravvivenza, questo lo capisco, e i risultati si vedono anche nei campionati italiani assoluti diventati oggi campionati under trenta con un paio di fuori quota che sono eccezioni alla regola, questa è la punta dell’iceberg.
Ma una volta non era così e come può confermare il Direttore Messa la partecipazione era più variegata, perché non è più così? Dove sono finiti i maestri italiani over trenta?
Non credo siano morti, ma semplicemente accomunati tutti dal destino della complicata vita quotidiana divenuta nel tempo sempre più spietata, che non consente più la possibilità di competere agonisticamente a certi livelli rispetto a giovani che più o meno sino a trent’anni non hanno pensieri, e non come qualcuno afferma perché le loro capacità scacchistiche si siano potenzialmente ridotte.
Quindi, quella considerazione di Nicola Palladino oggi non è più attuale purtroppo!!
Caro Direttore e gentile Presidente se il numero dei tesserati nel tempo non cresce, fermo restando che il saldo a pareggio dei tesserati fra entrate e uscite trova il proprio limite all’interno più o meno dei trent’anni o anche meno, dove sono gli appassionati di scacchi oltre i trent’anni che partecipano all’attività agonistica sotto il profilo di un saldo incrementale? Quali sono i motivi che li tengono lontani?
Gli scacchi purtroppo e per fortuna sono una disciplina difficile, ma al di là di questo, purtroppo ci sono altri fattori ambientali che scoraggiano a mio avviso tale partecipazione di chiunque e questo mi consta per la mia breve esperienza di quest’anno in cui sono rientrato nell’ambiente; devo riconoscere che qualche amico scacchista mi aveva consigliato di non partecipare ai tornei locali siciliani invitandomi, potendomelo permettere a fare solo alcuni tornei al Nord o meglio all’estero potendo anche fare a meno della tessera FSI.
Io non gli ho voluto credere, ma devo dire col senno di poi che aveva ragione, e avrei più ragioni per allontanarmi dall’ambiente scacchistico piuttosto che rientrarci.
In effetti è scoraggiante costatare gli effetti perversi di una politica agonistica che allontana tutte le persone sopra i trent’anni che vorrebbero giocare dignitosamente a scacchi le quali si allontanano per non essere coinvolti in beghe infantili o meschini interessi che per uno come me, già proveniente da un ambiente professionale legale, ripugnano solo a percepirle, ma anche se non ci si vuole entrare si rischia sempre uno spiacevole coinvolgimento .
Questo in effetti è frutto di una certa politica giovanile dominata da certi “signori delle tessere”, la quale però produce degli effetti negativi, ho notato grandi differenze rispetto a quando ero io come altri giovane scacchista, ho assistito a degli episodi a dire il vero disgustosi con una mancanza di rispetto che ha dell’inverosimile poichè mi piace andare oltre le apparenze, e non è gradevole vedere certi giocatori di una certa età che partecipano per passione, dopo essere stati sconfitti essere derisi dietro le spalle da qualche ragazzino maleducato, mi dispiace ma a tutto questo non intendo sottostare e altri giustamente si tengono lontani dal partecipare a tali tornei.
Il problema ha diverse sfaccettature e se i “piccoli” si comportano in un certo modo c’è qualche “adulto” che li istruisce male.
Oppure, sul piano personale, a distanza di tempo mi hanno riferito di aver dato io “fastidio”, solamente perché ad alta voce in sala torneo, tra l’altro in fase di zeitnot, ho richiamato l’intervento dell’arbitro che non interveniva in maniera incisiva nei confronti di persone che stavano disturbando; tale intervento come “ultimo arrivato” non avrei, secondo alcuni, potuto permettermelo nei confronti dei loro amici e parenti, ovviamente se l’esercizio di un mio diritto di giocatore richiamando l’arbitro al suo dovere non è permesso da queste persone “adulte” che non hanno avuto però il coraggio di affrontarmi personalmente, cosa mi induce a partecipare a questi tornei?
Ho buoni rapporti amichevoli di stima e rispetto con tutti gli arbitri e comprendo anche che per ragioni di economia si sceglie un arbitro locale, ma che poi per rapporti personali di amicizia o qualsiasi genere non si interviene in maniera energica per non creare situazioni imbarazzanti, diventa problematico gestire un torneo, con il rischio di aumentare la conflittualità tra i giocatori, a chi compete risolvere tale problema? A cosa servono gli arbitri altrimenti? Se si tratta solo di caricare dati in un computer lo può fare chiunque.
Purtroppo, mi vedo costretto a rimpiangere Gino Piccinin che non ha mai consentito tali situazioni.
Altro elemento che scoraggia la partecipazione è anche la gestione del “pubblico” in sala torneo.
Su questo occorre fare una inevitabile premessa giuridica visti alcuni episodi assurdi che cominciano ad accadere sempre più spesso.
La Federazione scacchistica italiana è stata riconosciuta come ente morale con r.d. n.519 del 1/5/1930, per chi non è un addetto ai lavori in campo giuridico, chiarisco che il termine “ente morale” è una definizione, superata dal codice civile del 1942 e sostituita con il termine persona giuridica e nello specifico, quindi, essa si configura come una associazione privata riconosciuta dallo Stato.
Una delle norme fondamentali applicabile dunque anche alla FSI è l’art. 16 del c.c. il quale prevede per quanto qui ci interessa che: l’atto costitutivo e lo statuto devono contenere….le norme sull’ordinamento e sulla amministrazione. Devono determinare quando si tratta di associazioni, i diritti e gli obblighi degli associati e le condizioni della loro ammissione;…
Inoltre l’art.23 c.c. prevede che: le deliberazioni dell’assemblea contrarie alla legge, all’atto costitutivo o allo statuto possono essere annullate su istanza degli organi dell’ente, di qualunque associato …..
Quindi, lo statuto della Federazione costituisce la sua norma fondamentale di riferimento di tutta l’attività agonistica, fatto salvo il recepimento delle norme Fide la quale anche essa è una associazione di diritto privato internazionale, ed ha uno statuto vincolante per i propri associati.
Questo significa ad esempio, che qualora la FSI o la Fide emettano qualsiasi norma regolamentare che si ponga in contrasto con i propri statuti essa è illegittima e come tale può essere annullata o in autotutela o mediante ricorso ad un giudice civile.
L’art. 1 dello statuto della FSI prevede che : 1. La Federazione Scacchistica Italiana (F.S.I.), fondata nel 1920 ed eretta in Ente Morale con R.D. n. 519 dell’1/5/1930 con il compito di dirigere con unità d’intenti il movimento scacchistico nazionale, svolgendo opera di coordinamento e di regolamentazione tecnica, nonché di incremento e di diffusione dell’attività scacchistica, è costituita dalle Società sportive dilettantistiche e dalle Associazioni sportive dilettantistiche che nel territorio italiano si dedicano allo sport degli scacchi.
Inoltre:.. Tutta l’attività federale è disciplinata dalle norme del presente Statuto, dai Regolamenti per l’attuazione dello statuto nonché, per quanto non previsto, dalle norme del codice civile, dalle disposizioni di attuazione del medesimo e dalle leggi che regolano le persone giuridiche private.
4. Le norme statutarie e regolamentari della F.S.I. si ispirano al principio di democrazia interna, al principio di partecipazione all’attività degli scacchi da parte di chiunque, in condizioni di uguaglianza e di pari opportunità, a quello della trasparenza degli atti e in armonia con l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale.
Anche l’art 1 dello Statuto della FIDE prevede per quanto qui ci interessa l’applicazione del principio di uguaglianza (equal rights).
E per la FSI in quanto persona giuridica di diritto italiano si applica anche direttamente la Costituzione italiana.
Se così è, deve affermarsi allora che gli obbiettivi dell’incremento e diffusione dell’attività scacchistica impongono anche, tra l’altro, di porre in atto tutte le misure per agevolare l’accesso seppure ordinato del pubblico alle manifestazioni scacchistiche.
Queste considerazioni possono apparire inutili e scontate, ma non lo sono, alla luce di recenti episodi di cui sono stato testimone diretto e che mi inducono a queste riflessioni che sottopongo all’attenzione della Federazione per una riflessione e possibili azioni costruttive.
Come tutti sappiamo l’attività giovanile è fondamentale, ma ha le sue peculiarità, abbiamo a che fare con bambini e ragazzi minorenni e soprattutto con i loro genitori e istruttori che perseguono determinati interessi non proprio scacchisticamente disinteressati.
Orbene, ho assistito ad episodi che secondo me sono frutto di un clima agonistico esasperato ed estremo che è stato artificiosamente creato, spingendo questi ragazzi ed i loro genitori a comportamenti scorretti e che ormai richiedono una seria riflessione sia a livello nazionale che internazionale.
Oltre ad una forte maleducazione e diseducazione scacchistica, posso permettermi di dire che gli scacchi per molti genitori ignoranti, sono come la piscina o la palestra, occasione per le mamme e i papà di “fare salotto” in sala torneo o in quelle adiacenti, lascio alla vostra immaginazione le situazioni che si determinano, e guai a protestare, si rischia l’insulto, soprattutto dall’organizzatore che perde l’entrata della tessere, delle quote sociali e delle “lezioni di scacchi”!! e l’arbitro di turno? …….
Tutto questo però induce noi scacchisti “adulti” chi se lo può permettere, giustamente a fuggire da questo ambiente o andare a giocare all’estero, in nazioni che hanno una consolidata cultura scacchistica e che certi fenomeni li controllano meglio.
In un recente torneo mi sono misurato al primo turno con un ragazzo di sedici anni ritenuto abbastanza forte con circa trecento punti Elo in più, sono riuscito a passare in vantaggio, malgrado una situazione in sala torneo abbastanza imbarazzante, con la presenza costante vicino al tavolo del padre, come anche di altri genitori, siamo arrivati entrambi in zeitnot, con una posizione ancora incerta, quando improvvisamente si è spento l’orologio e la mossa toccava a lui, ho chiamato l’arbitro che era alla sua prima esperienza arbitrale, la quale ha perso diversi minuti per ripristinarne il funzionamento senza però farci allontanare dalla scacchiera e il mio avversario continuava ad analizzare la posizione.
Non ho detto nulla vista la presenza dei genitori, anche come gesto di educazione per il nostro divario di età, alla fine malgrado il mio pezzo in più e venti secondi a disposizione ho proposto patta perché mi conveniva ai fini Elo, che è stata accettata.
Nei brevi commenti del dopo partita mi sono permesso di dirgli da un punto di vista esclusivamente tecnico, che in fondo per la posizione raggiunta la patta non l’avrebbe meritata, ma il mio tono non voleva essere in alcun modo offensivo.
Per tutta risposta il mio avversario ha reagito con un tono offensivo davanti a tutti gli altri giocatori, all’arbitro e al pubblico dei genitori presenti, alche gli ho dovuto rispondere per le rime alla presenza del padre, che cercava di difendere il figlio, il quale, purtroppo, non aveva vinto contro di me pur avendo trecento punti Elo di vantaggio!!.
E’ stata una scenata disgustosa ma non è servita a nulla, poiché anche per i turni successivi il padre come anche tutti gli altri genitori dei miei avversari erano costantemente in sala e vicino ai tavoli da gioco, creando comunque una situazione imbarazzante.
L’arbitro per tutta risposta mi ha detto che essendo pubblico, (aggiungo io a norma di statuto federale, nell’interesse della diffusione ed incremento degli scacchi) avevano tutto il diritto di stare in sala ad assistere.
Benissimo, successivamente si è svolto il campionato a squadre a cui non ho partecipato, pur essendo tesserato ad un circolo, non avendo alcun interesse a farmi coinvolgere in altri possibili episodi spiacevoli.
Un mio amico di altro circolo, che giocava solo l’ultimo giorno, dovendo viaggiare da solo, mi ha chiesto di accompagnarlo anche per passare una giornata divertente ed assistere a qualche partita.
Arrivati in sala torneo mi è stato impedito l’accesso perché su direttiva arbitrale era stato così deciso, pur non avendo alcuna situazione di conflitto di interesse che mi impedisse di assistere .
In separata sede mi è stato spiegato che essendo giovanissimi la maggior parte dei giocatori vi erano troppi genitori che avrebbero assistito alle partite!!??.
Non intendo aggiungere altro, come si giustificano questi comportamenti contraddittori? Chi decide queste regole? Come la mettiamo con le norme statutarie FSI?.
A questo punto caro Direttore e gentile Presidente questi episodi ridicoli come anche altri, di cui non mi va di degenerare nel pettegolezzo, sono in realtà segnale di un problema serio per tutto il movimento scacchistico e inducono ormai a fare una scelta definiva di campo.
Se gli scacchi sono ormai praticati solo o prevalentemente dagli under trenta lo si dica apertamente, poiché è ormai inutile tesserarsi alla FSI per gli altri, questa situazione secondo me è però almeno in parte artificiale.
Si comprende benissimo che a livelli agonistici bisogna studiare ed impegnarsi molto e in generale per tutti, maestri e non, se non si è nei primi dieci al mondo, dopo i trent’anni la vita quotidiana non ti consente una concentrazione ed una dedizione totale agli scacchi!
Secondo me le regole esistono, ma bisogna applicarle con buon senso ed intelligenza.
Innanzitutto, fermo restando che sulla base dell’art.1 dello statuto FSI il pubblico con le opportune garanzie debba assistere alle competizioni scacchistiche, è consequenziale che chi si trova però in una situazione di conflitto di interessi come i genitori ed istruttori non debba entrare in sala.
Sul piano strettamente agonistico il comportamento di questi ragazzi appare molto discutibile ma è frutto di “cattivi insegnamenti” soprattutto interessati, sia dei circoli che degli istruttori.
I circoli hanno interesse ad avere più tesserati possibili per “pesare” di più a livello federale e nei campionati giovanili e avere anche maggiori entrate, alcuni istruttori degli stessi circoli hanno interesse a “pompare “ questi ragazzi con tutti i mezzi per un comprensibile tornaconto personale, sfruttando la buona fede dei loro genitori che vorrebbero che i loro figli diventassero subito maestri, soprattutto quegli istruttori che vivono esclusivamente con gli scacchi, perché, dipendendo economicamente solo da questi, sono disposti a “tutto”, esasperando il clima agonistico dei tornei.
Tutto questo a mio avviso è stato pure agevolato dalla scelta FIDE di attribuire a questi ragazzi un coefficiente Elo K =40 costante, ciò esaspera comprensibilmente ancora di più il comportamento agonistico con la rincorsa al maggior risultato nel più breve tempo possibile e a tutti i costi.
Su quest’ultimo argomento si devono fare due tipi di considerazioni, una di carattere giuridico e l’altra di natura tecnica.
Sulla base delle norme giuridiche statutarie della FSI e della FIDE il K40 costante per i minorenni è illegittimo, poiché in violazione del principio di parità di trattamento e di opportunità dei giocatori, previsto dall’art. 1 dello statuto FSI e FIDE (equal rights), in quanto si configura come una discriminazione a contrario solamente sulla base della fascia di età violando la norma sull’uguaglianza e pari opportunità.
Ciò si pone paradossalmente in contrasto per quanto riguarda l’Italia pure con l’art. 3 della nostra Costituzione, in quanto norma direttamente applicabile anche alla FSI persona giuridica di diritto privato italiano.
Mi si potrebbe eccepire che il K40 promana da un regolamento FIDE ma come già ho detto, a parte il contrasto di tale norma con lo statuto della stessa FIDE, si evidenzia che le norme promananti da un soggetto straniero nel territorio italiano, se non vi è una limitazione di sovranità prevista da un trattato internazionale e consentita dall’art. 11 della Costituzione, come ad esempio nel caso dell’Unione europea, sono subordinate sempre alla legittimità costituzionale, che nel nostro caso si pone in contrasto con l’art. 3, con la possibilità in astratto che il K40 possa essere disapplicato in Italia da un provvedimento giudiziale.
Questo è il quadro giuridico; sul piano tecnico l’abrogazione del K40 contribuirebbe non solamente a mettere tutti i giocatori sullo stesso piano di pari opportunità , ma a svelenire in parte questo clima agonistico esasperato, che provoca in molte manifestazioni scacchistiche open, sempre più episodi spiacevoli, scoraggiando la partecipazione delle persone di una certa età per evitare coinvolgimenti in situazioni spiacevoli ed imbarazzanti sia dal punto di vista tecnico che umano.
Sarebbe opportuno che la FSI avviasse una iniziativa al riguardo presso la FIDE.
Infine, appare chiaro che se tutti gli associati hanno pari diritti e doveri e pagano una tessera la federazione ha il dovere di assicurare un minimo di servizio dignitoso a tutti sotto il profilo qualitativo, non consentendo certi eccessi.
Caro Direttore e gentile Presidente, queste mie osservazioni sono fatte non per polemica sterile ma per un contributo costruttivo, e spero che la FSI si faccia portatrice presso la FIDE di una modifica regolamentare nell’interesse di tutti gli scacchisti.
Chiedo scusa per la lunghezza di questa lettera ma le questioni trattate erano tali che per esigenze chiarezza e per evitare fraintendimenti, da essere trattate esaustivamente .
Grazie per la Vostra attenzione.

Giuseppe Grasso

avatar Scritto da: IM Roberto Messa (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a Lettera aperta

  1. avatar
    The dark side of the moon 19 Maggio 2019 at 20:07

    Purtroppo hai ragione in tutto, in generale la situazione è esattamente come la descrivi.
    Premetto che non rientro nel prototipo di scacchista ultra quarantenne che descrivi avendo conosciuto gli scacchi dopo i 30 anni, già sposato e con due bimbe piccole ;)
    Ho fatto il mio primo torneo quasi 10 anni fa e dal 2017 non rinnovo più la tessera FSI.
    Quest’anno ho deciso di rientrare per puro divertimento come d’altronde mi imposi di fare quando iniziai a frequentare i tornei.
    Non hai parlato nella tua lettera dei circoli che dovrebbero essere uno dei perni fondanti di tutto il movimento e invece…
    Prima di frequentare i tornei, di solito ci si iscrive ad un circolo e per quanto mi riguarda fu forse l’esperienza più negativa che ho fatto nella mia breve esperienza.
    Ho trovato quasi esclusivamente gente frustrata pronta a offendere gli intendi di chi voleva intraprendere una nuova esperienza.
    Solo la mia educazione mi ha impedito di non arrivare a spiacevolissime discussioni ma spesso mi domandavo: “Chi me lo fa fare”?
    Probabilmente era la passione che stavo sviluppando negli scacchi ed anche un po di masochismo verso me stesso… :(
    Sul K-40 scrissi qualcosa in merito su questo blog circa l’assurdità di tale “regola”.
    La maleducazione dilagante di molti ragazzini è un’aspetto che ovviamente mutuiamo dalla società odierna dove la parola “rispetto” pare sia scomparsa da quei pochi vocabolari rimasti nelle case dei cittadini.
    Aggiungo se posso un altro aspetto che andrebbe rivisto.
    Molti giocatori, tipo il sottoscritto, giocano solo un paio di tornei all’anno: è giusto pagare 50 euro di tessera?
    Gli stessi tornei weekend sono arrivati a costare sui 50 euro di iscrizione; lasciando perdere i costi dei viaggi, diventa comunque una spesa poter partecipare.
    Evidentemente tutta la struttura è stata concepita per lo scacchista di professione e il contesto che si trova in sala torneo ne è la prova.
    La mancanza di cultura sportiva è la diretta conseguenza di un ambiente dove il piacere di giocare una partita di scacchi al fine di ottenere una soddisfazione personale, al di là del risultato, passa in secondo piano.
    Come detto, quest’anno rientro: speriamo di non dovermene pentire…

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  2. avatar
    Giancarlo Castiglioni 21 Maggio 2019 at 18:36

    Lettera lunga, troppo, che tocca molti argomenti.
    Per la correttezza davanti e intorno alla scacchiera, non dubito che sia descritto quel che accade nei tornei in Sicilia, ma a Milano e dintorni la situazione è completamente diversa.
    Per esempio in un torneo giovanile a cui partecipava un mio allievo l’arbitro vietava l’ingresso in sala torneo a tutti gli estranei, genitori e insegnanti, cosa che mi sembra anche eccessiva.
    Lo stesso mio allievo durante le partite era innervosito dalla presenza del padre scacchista che comunque si teneva a distanza.
    Nei pochi tornei a cui ho assistito, ho sempre visto la massima correttezza da parte di giocatori, insegnanti e genitori, magari ansiosi, ma soprattutto preoccupati di non disturbare.
    Qualche incidente capita sempre, ma è l’eccezione.
    Non capisco perché il Sig. Grasso deplori il fatto che moltissimi giocatori abbandonino l’attività agonistica dopo i 30 anni; è naturale e lui stesso ne indica le ragioni.
    Mantenere il livello di gioco comporta giocare molti tornei e una continua preparazione, quindi l’impiego di molto tempo che una persona normale, con famiglia e un lavoro impegnativo non ha.
    Aggiungo che manca anche la motivazione; a 30 anni, ma anche prima un giocatore ha capito di aver già raggiunto il livello a cui poteva realisticamente arrivare negli scacchi, quindi che senso ha continuare?
    La settimana scorsa avrei potuto partecipare al Campionato Provinciale over 65 e con tutta probabilità vincerlo; ma io nel 1970 ho vinto il Campionato Lombardo individuale assoluto, che soddisfazione avrei ottenuto da questa nuova vittoria? Ho preferito andare un paio di volte ad assistere e rivedere vecchi amici.
    Come soluzione dei problemi il Sig. Grasso propone l’abolizione del K40 per i giocatori fino a 18 anni; effettivamente la motivazione tecnica del K basso è di consentire ad un giocatore giovane di adeguare rapidamente il suo punteggio al livello di gioco.
    Se ha giocato molte partite l’adeguamento dovrebbe essere stato raggiunto, quindi sarebbe logico ridurre il K indipendentemente dall’età.
    Comunque cambia poco, dico a tutti che quello che conta è vincere partite e tornei, non l’ELO.
    Parole al vento, tutti sono ossessionati dai punti ELO.

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    Giancarlo Castiglioni 21 Maggio 2019 at 23:10

    Mi sono informato meglio.
    La riduzione del K in caso di elevato numero di partite è già prevista anche per i giocatori minori di 18 anni.

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    Terry Fox Run 5 Giugno 2019 at 22:15

    Secondo me il motivo principale per cui gli adulti smettono sempre più di giocare è l’esplosione della teoria delle aperture.
    Se il tuo avversario è preparato anche solo un po’ meglio di te, rischi di perdere quasi senza giocare, e quindi senza divertimento.
    D’altronde, da quando tutti hanno a casa propria motori con ELO > 3000, prepararsi richiede quantità di tempo sempre maggiori, e in futuro sarà sempre peggio.
    La strategia e la capacità di prendere decisioni stanno perdendo importanza, schiacciate dalla necessità di memorizzare varianti su varianti.
    Credo che cercando di diffondere Fischer Random (960) o altre robe simili si potrebbero recuperare tantissime persone, a tutto vantaggio anche dei GM/MI che potrebbero beneficiare di un giro di soldi maggiore, avvicinandosi a discipline simili tipo il golf e il poker.

    Mi piace 2

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