il cannone Lasker

Scritto da:  | 2 Ottobre 2019 | 15 Commenti | Categoria: Zibaldone

“Il sigaro è stato fumato, e noi siamo la cenere”
Anthony Trollope

Quando iniziai a fare tornei di scacchi la FIDE aveva da poco, purtroppo/per fortuna, vietato l’utilizzo del cannone Lasker.

Ecco il motivo per cui ora performo assai lontano dalla soglia dei 3000 punti Elo, mio obiettivo ad inizio carriera.

Mi ero preparato assai, studiando testi in tutte le lingue, persino il turco e l’arabo: sapevo tutto su Lasker e soprattutto sul suo temutissimo cannone; vincevo tutte le partite e quelli del mio circolo ad ogni sfida che gli lanciavo storcevano il naso, già sapevano che li avrei costretti presto all’abbandono della partita. Troppo forte ero con il mio cannone Lasker.

Tutti sanno cosa è ed alcuni lo utilizzano ancora nelle proprie partite il cannone Alekhine, invincibile stratagemma tattico ideato da Morphy e successivamente perfezionato e messo a punto dal grande maestro sovietico, consistente in una batteria formata da due torri e dalla donna nelle retrovie; si tratta di un’arma tattica estremamente offensiva e devastante.

Il cannone Lasker era un’arma ben più subdola ed appagante per chi la utilizzava; solo il poi campione del mondo Botvinnik aveva scoperto come affrontarla, sottoponendosi a duri e massacranti allenamenti. Lui non la utilizzò mai nelle sue partite, tranne pare nell’ultima del suo match contro Bronstejn (Botvinnik vinse quella partita agguantando l’avversario in testa alla classifica e conservando così il titolo di campione del mondo, grazie al regolamento dell’epoca che in caso di pareggio lasciava il titolo nelle mani del detentore), ma riuscì a non uscirne sempre sconfitto contro chi la utilizzava ai suoi danni.

Il primo a mostrarmi il funzionamento del cannone di Lasker fu mio nonno; mi trovavo, da bambino, in esilio a Torino – punizione ricevuta dopo un tentativo di fuga per andare a Woodstock, tentativo che fallì a causa del divieto impostomi dai miei genitori di non attraversare la strada da solo, così dopo una cinquantina di giri dell’isolato me ne tornai con la coda tra le gambe nella mia abitazione.

Dopo pranzo mio nonno ed io uscivamo sempre per andare a fare due passi; quel giorno, appena arrivati all’incrocio con via Sospello, sicuro che dal balcone la nonna non potesse vederci, estrasse dalla tasca della sua giacca un ‘bastoncino’, se lo portò prima all’orecchio per sentirlo cantare, così poi mi spiegò, poi subito dopo averlo girato ber benino tra le dita lo portò vicino al naso ed incominciò ad annusarlo, così come fanno i cani da tartufo quando sono in cerca. Solo allora capii, dopo averlo messo bene a fuoco, che non si trattava di un pezzo di legno, bensì di un sigaro scorciato o ammezzato. Lo accese per benino, tenendo il sigaro in una mano ed il jet-flame nell’altra, e solo dopo esserci incamminati verso corso Grosseto, se lo mise tra le labbra dicendo tra un ‘puff’ e l’altro: “Caro nipote mio, quando avrai l’età giusta, anche tu potrai godere delle gioie che ti dà il fumo lento, soprattutto quando hai tra le labbra un grande sigaro come questo toscano che mi sto gustando ora”.

Appena giunti al capolinea del tram numero 9, vista la mia impazienza nel voler già essere grande, sorridendo sotto i baffi, che non aveva, mio nonno mise una mano nella tasca della sua giacca ed estraendo l’altra metà del sigaro mi disse, mentre me lo porgeva: “Tieni Mongo, provalo!”. Grande nonno!!

Appena lo portai al naso sentii un aroma fortissimo di stallatico, non nauseante anche se per me fastidioso, dovuto – così mi spiegò – alla cura fatta al sigaro affumicandolo con acqua durante la stagionatura, poi di terra e cuoio, pensai di trovarmi in Maremma tra i butteri che portano a pascolare le loro bestie.

Fu quello, anni dopo, il primo sigaro che fumai nascosto nel bagno della scuola mentre in classe, la prof. interrogava sulla partita doppia qualche mio compagno.

Appena dietro al capolinea del 9 c’era il campo giochi del DLF; un campo da calcio, sulla sinistra, un campetto per partite di tennis/basket/pallavolo, al centro, ed una ventina di campi per il gioco delle bocce, il tutto accerchiato da alberi e panchine intervallate da dei tavoli con disegnato sopra delle scacchiere otto per  otto.

Quel giorno mio nonno, tra un puff e l’altro, anziché raccontarmi di Trotsky o del Che Guevara, come era sua abitudine, mi invitò a sedermi su una panchina per giocare a scacchi con lui.

Dopo una decina di mosse, mi ritrovai completamente avvolto in una nuvola di fumo dall’odore nauseabondo – solo vari anni dopo incominciai ad amare quell’inconfondibile aroma di stallatico che emanano i migliori sigari toscani – che mi costrinse a gettare la spugna concedendo così l’ennesima vittoria a mio nonno. “Caro nipote, questa vittoria è merito del cannone Lasker e se un giorno lo vorrai utilizzare pure tu, diventerai un giocatore imbattibile“.

Volli sapere tutto su questa potentissima arma tattica e mio nonno soddisfò la mia curiosità dicendomi…

“Devi sapere che già i popoli originari del continente americano erano abituati a fare uso di tabacco prima dello sbarco dei colonizzatori europei che ben presto impararono anche loro a fumarlo ed esportarono così la pratica in Europa, dove divenne in breve tempo enormemente popolare. I nativi americani non lo usavano per scopi ricreativi, ma visto che se usato in dosi massicce provocava stati di allucinazione, gli sciamani lo utilizzavano per provocare stati di trance a scopo rituale e religioso. Con l’arrivo di noi Europei, il tabacco divenne uno dei più importanti prodotti del nuovo mondo e fornì una forte spinta per la colonizzazione delle Americhe assai prima che gli Stati Uniti venissero fondati. In seguito, la volontà di aumentarne la produzione provocò una forte espansione coloniale, causa dei primi conflitti con gli indios, e divenne una delle principali motivazioni per lo sfruttamento del lavoro di schiavi africani nelle piantagioni. 

Nonostante che i primi missionari condannassero l’uso del tabacco, questo continuò a rappresentare un’autentica miniera d’oro per le colonie della Virginia e del Nord e Sud Carolina. Per controllarne il commercio e continuare ad arricchirsi sempre di più, i regnanti dei paesi conquistatori (Inghilterra, Spagna e Francia) imposero dei dazi notevoli sulla importazione nel vecchio continente di questa erba miracolosa.

Fu l’abate Nicolò Tornabuoni ad introdurlo clandestinamente in Italia nella prima metà del XVI secolo. La storia ci narra che per evitare di pagare le tasse doganali all’imbarco per l’Europa, il buon Nicolò riempì l’interno del proprio bastone da passeggio di semi di tabacco; lo stratagemma non venne scoperto e fu così che i primi semi di tabacco giunsero in Italia, per la precisione in Vaticano in quanto furono omaggiati al pontefice di allora. Visto che l’uso del tabacco veniva a costare parecchio, i maggiori consumatori erano i nobili e i prelati, visto che la chiesa ne raccomandava l’uso come antiafrodisiaco ai religiosi, per attenuare eventuali pulsioni di libidine.

 A Firenze nel 1815, a seguito di un improvviso acquazzone, tutte le foglie di tabacco che erano stese in piazza ad essiccare accidentalmente si bagnarono; furono allora messe ad asciugare e, pur di non buttarle via, vennero usate per produrre sigari di basso costo, che però incontrarono ben presto il favore dei fumatori, varcando le frontiere del Granducato. Da quel temporale nacque il sigaro Toscano, che sto fumando anche oggi, con la sua caratteristica forma biconica e con le estremità tronche con un diametro inferiore rispetto alla pancia.                         

Alcuni anni dopo Ferdinando III, granduca di Toscana, fondò a Firenze una manifattura di tabacchi in cui venivano per l’appunto prodotti sigari fermentati. Tipicamente il sigaro toscano ha superfici irregolari e bitorzolute e, come puoi vedere, si riconoscono con evidenza le nervature delle foglie della fascia. Tali irregolarità – maggiormente evidenti nei sigari fatti a mano – non sono mica un difetto, ma ne costituiscono invece uno dei tratti caratteristici del sigaro toscano, sono dovute essenzialmente a due fattori: l’assenza di una sottofascia e la lavorazione che non prevede la messa in forma nei torchietti di legno, come invece avviene per i sigari di tipo Avana. Da qui il famoso soprannome di “stortignaccolo”.      

               

I sigari Avana (Habanos) che sono considerati senza pari, grazie al microclima unico della zona di Vuelta Abajo nella provincia di Pinar del Río nell’ovest di Cuba,dove viene coltivato un tabacco di altissima qualità e lavorato grazie all’abilità ed esperienza dei fabbricanti di sigari locali. 

Dopo la rivoluzione del 1959, le manifatture di sigari furono nazionalizzate e questo provocò la massiccia emigrazione di quasi tutti i catadores più esperti e di buona parte delle abili maestranze alla volta della vicina isola di Santo Domingo, oltre che in Nicaragua e in Honduras.

Il governo cubano recuperò in parte tale situazione di gravissima crisi e oggi Cuba è nuovamente considerata da molti un luogo di eccellenza per i vari vitolas prodotti, pur subendo ancora la forte concorrenza quantitativa e qualitativa di Santo Domingo e, in parte, dell’Honduras e del Nicaragua.

Ma questa è tutta un’altra storia”.

Dopo aver risposto al saluto di un conoscente, continuò:

“Dunque ti dicevo del cannone Lasker, che è un sigaro prodotto esclusivamente con tabacco kentucky, un arma tattica molto forte quando viene utilizzata a sorpresa contro un avversario non fumatore o impreparato a vedersi attorniato da nuvole di fumo urticanti e togli respiro.”

Lasker, diamo a Cesare ciò che è di Cesare, non è diventato campione del mondo di scacchi solo grazie al suo cannone, ma di certo anche grazie ai suoi sigari pestilenziali.

Prima di accenderne uno stortignaccolo ricordatevi sempre di sentirlo, perché un toscano che non scrocchia è come un Chianti che non profuma.

Questo articolo è frutto di opinioni personali, è pertanto un mero dialogo sul fumo lento, di cui non se ne incoraggia l’utilizzo e come dice il mio amico Fabio, aka Douglas Mortimer, se proprio non riuscite a farne meno: “Fumate poco, ma fumate bene”.

avatar Scritto da: Mongo (Qui gli altri suoi articoli)


15 Commenti a il cannone Lasker

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    Uomo delle valli 2 Ottobre 2019 at 00:33

    SoloScacchi riparte alla grande! Mongo come al solito da applausi!! ;) ;)

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    Fabio Lotti 2 Ottobre 2019 at 09:33

    Voglio provarlo contro qualche antipatico avversario ;)

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    The dark side of the moon 2 Ottobre 2019 at 14:44

    F-E-N-O-M-E-N-A-L-E! :D
    Bel pezzo, come tutti quelli che scrivi.

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    lordste 3 Ottobre 2019 at 10:22

    Sempre sia lodato il ministro Sirchia e la sua legge che impedisce agli appestatori seriali di ammorbare l’ambiente di fumo pestilenziale, di sigaro, sigaretta, pipa o altro, ma sempre pestilenziale, prevaricando anche il MIO diritto di respirare aria pulita senza annerirmi i polmoni di residui di tabacco.

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      Mongo 3 Ottobre 2019 at 16:32

      @lordste: impara a vivere con ironia e scoprirai che il mondo non ce l’ha affatto con te. Il fumo lento in questo ti potrebbe aiutare.
      Poi, a ben pensarci, sono proprio i fumatori a mandare avanti ‘sto cavolo di paese in cui viviamo, con le tasse salatissime che pagano per l’acquisto della loro dose di tabacco quotidiano.
      W i fumolentisti e W i non fumatori: rispetto e libertà per entrambe le categorie.

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        fabrizio 3 Ottobre 2019 at 18:21

        Beh, che siano i fumatori a mandare avanti l’Italia mi pare un tantino esagerato. Le tasse sul fumo non sono certo trascurabili, ma lo sono ancor meno le spese sanitarie dovute alle malattie causate dal fumo (e spero che nessuno venga a dire che non esiste dimostrazione scientifica di ciò). Tempo fa fu proposto in Inghilterra (non so come siano andate a finire le cose) di escludere dal Servizio Sanitario Pubblico i fumatori. Proposta forse un po’ troppo drastica, ma non senza motivazione logica.
        Senza dimenticare che le cicche di sigaretta con relativi filtri sono diventate un fattore inquinante non trascurabile e molto fastidioso: le potete ormai trovare in ogni angolo di terra e di mare

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          Mongo 3 Ottobre 2019 at 19:24

          cit. “Senza dimenticare che le cicche di sigaretta con relativi filtri sono diventate un fattore inquinante non trascurabile e molto fastidioso: le potete ormai trovare in ogni angolo di terra e di mare.”
          Il fumo lento riguarda esclusivamente Sigari e Pipa, per cui non inquina materialmente.
          Fumare nuoce gravemente alla salute !!

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      Uomo delle valli 4 Ottobre 2019 at 10:56

      Che il fumo sia altamente cancerogeno è fuori discussione e Mongo è proprio il primo a ricordarcelo ma qui, caro Lordste, bisogna solo applaudire una delle colonne di questo splendido blog e augurarci tutti che continui sempre così, bello e meravigliose, bravissimi!

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    Lilly 3 Ottobre 2019 at 15:29

    Molto bello il racconto e scorrevole. Bella la storia di tuo nonno , per un attimo mi è parso di essere lì con voi. Grande Mondo, come sempre ! Bacioni e applausi !

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    Lilly 3 Ottobre 2019 at 15:35

    ops, volevo scrivere Mongo e non Mondo ! Sorry !

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    Enrico Cecchelli 4 Ottobre 2019 at 17:33

    Le mie partite a scacchi non hanno dovuto temere quest’arma segreta grazie alla vaccinazione elargita fin da piccolo dai toscani di mio nonno!

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    Antonio Cerina Dini 4 Ottobre 2019 at 18:14

    Fantastico!!Ti saluto con affetto

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    Sergio Pandolfo 8 Ottobre 2020 at 12:19

    Bellissimo articolo. Direi che il cannone del Che è quello che preferisco. Mi fa pensare anche ai missili a Cuba… =))

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      Mongo 9 Ottobre 2020 at 01:55

      Proprio oggi, 9 ottobre, cade l’anniversario del suo assassinio.

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    luca Monti 27 Novembre 2020 at 15:04

    Ciao grande Mongo.A quando un tuo prossimo pezzo?

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