Ce vo’ tiempo… perché tutto torni come prima…
Ce vo’ tiempo… perché un giocatore italiano riesca a sfiorare la vittoria con un Campione del Mondo in carica… tanti anni fa qualcuno c’è andato davvero vicino…
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La vespa è la vespa!…
Caro Fabio, un attento osservatore come te ha certamente notato le caratteristiche matematiche della targa della Vespa, vero??
Peccato, un’occasione d’oro davvero sprecata. No, almeno a me non viene in mente nessun altro che ci sia andato così vicino. Forse Mariotti nel ’75 al torneo di Milano, ultimo turno del girone all’italiana, ha avuto una buona posizione con Karpov, ma non mi pare di ricordare che abbia avuto chances per vincere. E comunque il Karpov del ’75 non era ancora paragonabile a quel “mostro” di giocatore che fu Alekhine negli anni ’30.
Qualcuno dei nostri, non ricordo il nome, scusate, forse ha pattato qualche anno prima con Petrosian. Non conoscevo questa bella partita di Rosselli con Alekhine, davvero interessante.
Ecco la partita di Mariotti a cui accenni:
In effetti, Fabrizio, la targa è la prima cosa che ho notato.
Non sfuggire Fabio, e soprattutto non fare il finto tonto, dando campo ai maliziosi: ti ho fatto una domanda precisa sulle caratteristiche matematiche della targa. Se non rispondi farai pensare che non l’hai guardata con la dovuta attenzione perché sei stato distratto da chissà cosa!
90-60-90
Cos’è Mongo? La targa del “Corpo” consolare?
Da te, Mongo, mi aspetto questo ed altro!
Ma sono assai deluso da Fabio e dai lettori del blog: possibile che nessuno si sia accorto che i numeri della targa, presi a coppie, sono tutti divisibili per 9?
Nonostante tutto auguri, auguri, auguri (ce n’è veramente bisogno di questi tempi).
Esatto! E per poco la targa non è un bel palindromo!
Ovviamente anche l’intero numero di targa è divisibile per 9 e il risultato è 40507 che molto probabilmente è un numero primo.
Ho scoperto che dimostrarlo è un problema matematico non banale.
Giancarlo, come si fa?
Esistono programmi per calcolatore e metodi matematici troppo complicati per me.
Il sistema più banale è provare per tentativi a dividere il numero con i numeri primi in ordine crescente.
Io lo ho fatto fino al 41, per essere sicuri si dovrebbe arrivare fino al 201, non mi sembrava ne valesse la pena.
La possibilità che sia il prodotto di due numeri primi tra 41 e 201 è praticamente nulla.
Giancarlo scusa, il metodo è un sicuramente efficace ma non consiste in una dimostrazione matematica, bensì in una semplice verifica, no?
Ma guarda un po’! Da uno scherzo siamo arrivati alla teoria dei numeri primi! La matematica è troppo bella e la trovi dappertutto.
Calapso ha pattato con Petrosian al torneo di Venezia nel 1967.
Poi mi pare che contro Carlsen Campione del mondo, Caruana abbia vinto nel periodo in cui giocava ancora per l’Italia.
Bravo Giancarlo che l’hai ricordata. Racconta Eduard Shekhtman nel suo libro su Petrosian che il giocatore armeno dopo l’inopinata patta con il giocatore italiano ebbe a dichiarare: “Tutto sommato, pur non essendo il mio avversario certo un giocatore di livello internazionale non sono poi neppure troppo amareggiato per aver solamente pattato”
[Ricordiamo che Calapso era appena Maestro, titolo italiano, a livello Fide era pressoché un nullatenente]
Il Grande Maestro serbo Dragoljub Janošević, anch’esso partecipante al torneo, dopo la partita tra il Campione del Mondo ed il nostro si avvicinò a Petrosian e lo schernì con una frase del tipo: “Come sei riuscito a pattare solamente? Ti mostrerò io come si trattano questi giocatori senza titolo”
Dopo un paio di turni questa fu la dimostrazione di Janošević:
Remo Calapso, che ho conosciuto ai miei esordi scacchistici,negli anni ’60, era un buon maestro di allora, non di forza eccezionale ma di sicura tecnica, come si può vedere dalle due partite soprariportate. Quello che credo mancasse a lui ed alla maggior parte dei colleghi della sua generazione, era la conoscenza approfondita delle aperture ed una significativa esperienza internazionale. Per quello che ricordo io, le cose a Roma cominciarono a cambiare con la generazione dei Tatai e Mariotti, forse i primi giocatori “moderni” dell’ambiente romano.
Signor Ramon buonasera,leggo il suo intervento e mi permetta di dissentire riguardo alla sua affermazione che essendo appena maestro italiano Remo Calapso fosse pressoché un nullatenente per la Fide. Fossimo in un esercito
dove contano le mostrine potrei anche capire, ma le ricordo che Remo Calapso fu un giocatore di valore,stimato dai suoi avversari tanto che sin in giovane età partecipò al torneo internazionale di Merano pareggiando con Yates, Tartakower,Canal e mi pare Colle,dimostrando di non essere il nullatenente che lei afferma. Ogni bene a lei e cari. Luca Monti.
Concordo in toto con Lei, carissimo Luca, volevo essenzialmente ricordare che, purtroppo, per la Fide il valentissimo Remo Calapso non aveva alcuno di quei titoli che l’organismo internazionale assegna. Solo questo.
È viceversa assodato che è la scacchiera l’unico giudice di verità, non ciò che si legge sul biglietto da visita della Fide, no?
Calapso non era un giocatore da sottovalutare; quando ha pareggiato con Petrosian aveva 62 anni e giocava poco, non era un professionista, mi pare fosse in magistratura.
Ricordo anche la sua vittoria contro Mariotti a Bari nel 1971
Giancarlo dici bene: “ha giocato”. Anche Altafini e Sivori hanno vestito la maglia della nazionale italiana, ma uno era brasiliano e l’altro argentino. Anche Alekhine ha giocato per la nazionale francese ma nessuno si è mai sognato di dire che fosse francese. Così, a quanto pare, Fabiano era, è e sarà sempre americano. Questo -onde chiarire ogni possibile malinteso- senza alcuna vena polemica, per carità: è un giocatore eccezionale e una persona, immagino, degna della sua levatura scacchistica.
Caruana non mi sembra da considerare un oriundo come Sivori o Altafini.
E’ italo-americano dalla nascita e anche se ha iniziato a giocare negli Stati Uniti ed era già molto forte quando è venuto in Italia, è qui che la sua carriera è decollata.
Tutti i suoi titoli internazionali sono stati conseguiti quando era in Italia.
Sì, Giancarlo, quello che dici è vero. Tuttavia dal punto di vista scacchistico la sua non è stata una formazione italiana: trainers americani e poi stranieri. Non so neppure se qui in Italia abbia mai vissuto veramente. Poi, ripeto, tanto di cappello, ci mancherebbe.
Anche il conte Sacconi andò vicino a battere Alekhine alle olimpiadi del 1935!
Il “mostro” soffriva evidentemente gli italiani …
Mi associo agli auguri di Fabrizio e faccio mea culpa per quei numeri che, tra l’altro, erano balzati subito ai miei occhi…
Informazione di servizio: se qualcuno desidera postare una partita direttamente lo può fare in completa autonomia.
E’ infatti sufficiente che faccia un copia e incolla del pgn della partita tra i tag: *pgn* e */pgn* ove al posto dell’asterisco basta mettere una parentesi quadra. Fate pure tutte le prove che volete
Domanda per gli esperti di database: quindi oltre a Rosselli del Turco, Sacconi e Calapso nessun altro italiano è mai riuscito a pattare con un campione del mondo in carica?
A me vengono in mente (ma sarebbe da verificare) Monticelli (con Capablanca? Alekhine? Lasker?).
Paoli o Porreca (con i vari Botvinnik, Smyslov, Petrosian).
Tatai con Petrosian, Spassky o Karpov?
Mariotti e Godena con Karpov e Kasparov?
Sono andato “a periodi”: i migliori italiani contro i campioni del mondo delle loro epoche.
Quella di Mariotti con Karpov è mostrata sopra. Ricordo che all’epoca le voci erano che fosse stata fortemente “caldeggiata” dagli organizzatori.
Rosselli può vantare anche un’altra patta con Alekhine ma prima che diventasse campione del mondo: a Baden-Baden nel ’25
La definizione di numero primo è numero divisibile solo per 1 e per se stesso.
Quindi in questo caso direi che non c’è differenza tra verifica e dimostrazione matematica.
Forse andrebbe aggiunta dimostrazione che non è necessaria la verifica per tutti i divisori e che è sufficiente la verifica per divisori numeri primi.
Mi sembra evidente, lascio queste sottigliezze ai matematici.
Ho letto con estremo interesse questa ricerca.
Un altro articolo che apprezzato tantissimo è stato quello relativo all’incursione di Fischer a Chianciano ospite di Tatai: http://soloscacchi.altervista.org/?p=50197
A tal proposito volevo domandare ai lettori di questo bel sito se qualcuno è per caso al corrente di altre presenze del grande Bobby qui da noi in Italia.
Mi pare di ricordare di aver letto da qualche parte che nel ’68, in occasione delle Olimpiadi di Lugano a cui Fischer non partecipò per una delle sue solite discussioni in merito all’illuminazione della sala, sia poi passato per Milano per rientrare negli USA. Ovviamente fu solo di passaggio. Altre testimonianze sul eventuali tracce qui da noi?
Grazie
Effettivamente ho un “vago” ricordo del “complesso” o “complessato degli idrocarburi”.