Уединясь от всех далёко,
Они над шахматной доской,
На стол облокотясь, порой
Сидят, задумавшись глубоко,
И Ленский пешкою ладью
Берёт в рассеянье свою.
Il 3 settembre 1830 il grande poeta Aleksandr Sergeevic Pushkin giunse nella tenuta familiare di Bòldino. Aveva in programma di trattenervisi poche settimane, ma lo scoppio di un’epidemia di colera a Mosca lo bloccò lì in quarantena per tre lunghi mesi; tale periodo fu uno dei più prolifici nella vita di Pushkin. Scrisse infatti proprio a Boldino “I racconti di Belkin”, completò il romanzo in versi “Evgenij Onegin”, la più importante opera della letteratura russa, e scrisse le tragedie “Il cavaliere avaro”, “Mozart e Salieri”, “Il festino durante la peste” e “Il convitato di pietra”. Si trasformò così un evento in apparenza infausto come una quarantena in una grandissima fortuna per la nascente letteratura russa. Egli non si riuniva con i suoi amici, trovandosi da solo a Boldino, ma questo senso di prossimità del pericolo, che per lui è sempre stato importante, lo eccitava, e perciò scrisse: “c’è l’estasi nella battaglia, e sull’orlo di un nero abisso”. Le sue giornate in quarantena cambiarono pure il suo aspetto fisico; scrisse alla promessa sposa Natal’ja Gonchareva di essersi lasciato crescere la barba, di svegliarsi ogni giorno alle sette, di bere subito il caffè e di come avesse scritto tantissime opere. Sulla quarantena di Pushkin a Boldino così scrisse il poeta David Samoilov: “per metà della notte scrivi / per metà del giorno riposi / sii felice, e borbotta nel sonno! / ringraziando Dio sei libero! / In Russia, a Boldino, in quarantena.”. Così il grande poeta scriveva all’amico e editore Pletnev: “Non immalinconirti. La quarantena è peggiore del colera, la malattia uccide il corpo, mentre la quarantena l’anima. Sono morti già Del’vig e Molchanov, morirà anche Zhukovskij, forse moriremo pure noi. Ma la vita è tuttavia ancora ricca: faremo nuove conoscenze, molti diverranno nostri amici, tua figlia crescerà, sarà promessa in sposa, mentre noi diventeremo dei vecchi brontoloni, e le nostre mogli delle vecchie brontolone. I figli nostri saranno dei simpatici e gioviali ragazzi; mentre i maschi faranno la bella vita, le ragazze invece faranno le sentimentali. Ed a noi questo piace. È una sciocchezza, anima mia: non immalinconirti, il colera tra qualche tempo passerà, se noi saremo vivi, saremo prima o poi felici…”
Una vera gemma! Grazie
Ci puoi dire qualcosaltro, Francesco, circa il legame tra Pushkin e gli scacchi?
grazie Luigi! Troppo gentile
Per quanto riguarda la tua domanda, il legame tra Pushkin e gli scacchi è molto profondo, il grande poeta giocava molto bene a scacchi fin dall’infanzia, spesso si riuniva con altri letterati e giocavano a scacchi. Addirittura insegnò il gioco a sua moglie Nataliya, a cui una volta scrisse “ti sono riconoscente, anima mia, perché impari gli scacchi; questa cosa è indispensabile in ogni famiglia ben assortita”.
Grazie Francesco, assolutamente pregevole! Rinnovo i miei complimenti più vivi per il bellissimo pezzo!
Ora che la quarantena è finita ed io l’ho completamente sprecata! Questo articolo andava pubblicato prima!!
Hai ragione, Angelo, la colpa è mia… ho tantissimi articoli “in coda” e sono terribilmente in ritardo con le pubblicazioni. Mi scuso anche con l’amico Francesco a cui faccio i miei più grandi complimenti per questo stupendo lavoro!
grazie! Mi fa piacere sia stato di vostro gradimento
I versi iniziali in cirillico sono di Pushkin? Qualcuno me li può tradurre per favore? Bellissimo articolo comunque, complimenti.
Buongiorno grazie! I versi iniziali sono di Pushkin, tratti dall’Evgenij Onegin. Di seguito la traduzione italiana di F.Gabbrielli
O anche siedono in disparte
Chini sugli scacchi, immersi
Nei pensieri, e Lenskij elimina –
Chissà dove è col cervello –
La sua torre col pedone.
Mi scusi signor Francesco Cocurullo per il mio intervento che non attiene al suo buon contributo. Vorrei chiedere ai redattori di SoloScacchi: “Ma Jazztrain non collabora più con il sito? Da molto tempo non leggo più suoi articoli nuovi” Ogni bene ad ognuno. Luca Monti, Vallio Terme, BS.
Mi unisco anch’io ai complimenti a Francesco.
Per rispondere a Luca invece: hai ragione, bisognerebbe andare a ripescarlo il vecchio buon Jazztrain, articolista della primissima ora di questo sito immortale
Grazie mille Luca Monti e Ramon, sono contento che questo piccolo articolo sia stato di vostro gradimento
Complimenti Francesco anche da parte mia, davvero interessante il tuo contributo.
Mi sono accorto di avere avuto lo stesso problema di Angelo Paglia… quarantena buttata a giocare partite lampo di scacchi
Martin ha promesso che alla prossima pandemia rivoluzionerà tutta la scaletta di pubblicazione, un vademecum diviso in 90 articoli (uno al giorno) su come impegnare in maniera intelligente e proficua il tempo.
Aspiranti poeti, scrittori, scienziati, potranno finalmente tirare fuori il loro talento.
Forse non tutti diventeranno dei Pushkin ma poco importa