День Победы

Scritto da:  | 9 Maggio 2020 | 14 Commenti | Categoria: Zibaldone

Perché gli uomini ora non hanno morte
e continuano a lottare anche quando sono caduti,
finché la vittoria non sarà nelle tue mani,
anche se sono stanche, forate e morte,
perché altre mani rosse, quando le vostre cadono,
semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi,
perché il tuo seme colmi tutta la terra.
Pablo Neruda






9 maggio… per me ogni anno il giorno più bello dell’anno…

avatar Scritto da: Sveta (Qui gli altri suoi articoli)


14 Commenti a День Победы

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    Paysandu 9 Maggio 2020 at 10:38

    Спасибо большое дорогие русские друзья!!

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    Doroteo Arango 9 Maggio 2020 at 11:32

    Grazie anche da parte mia, grazie di cuore amici russi. Se non ci foste stati voi ora, quelli qui ancora vivi, parlerebbero tedesco…

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    The dark side of the moon 9 Maggio 2020 at 14:47

    Quando vedo e sento certe immagini e suoni, si risveglia in me un qualcosa che a parole non so descrivere.
    C’è chi crede che siamo diverse vite.
    Se fosse vero, una di queste vite l’ho vissuta in ciò che rappresenta questo articolo.
    La Storia siamo noi, compagna Sveta!
    E poi la poesia di Neruda; lascia senza fiato.

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    Olga V. Petukhova 9 Maggio 2020 at 16:16

    null

    I miei nonni. Nikolaj Georgievich Petukhov e Klavdia Nikolaevna Petukhova.

    Mio nonno Nikolaj Petukhov durante la guerra era un “carrista”. Fu ucciso in Carelia e seppellito in una fossa comune, nella così detta “tomba dei fratelli’.

    Il fratello di mio nonno Aleksandr Petukhov è stato ucciso vicino all’ingresso della sua casa in campagna, difendendo sua sorella da una violenza sessuale dei nazisti. Aveva solo 21 anni. La sorella fu catturata per i lavori forzati.

    L’altro mio nonno Alexandr Ivanov era un capo del battaglione dei partigiani nella regione di Pskov. I nazisti tedeschi catturarono la sua famiglia, la moglie con i bambini e promettevano di salvare la loro vita solo se lui fosse uscito dal bosco. Lui uscì e fu subito ucciso.

    La sorella di mia nonna Daria Ivanova fu mandata a Berlino ai lavori forzati. Fu anche picchiata con dei bastoni di metallo. Nonostante questo non mi raccontava niente di cattivo sulla Germania, solo che facevano delle buone insalate di barbabietola rossa e che avevano della belle finestre con i fiori. Ha vissuto fino a 91 anni, sempre sorridendo col suo carattere solare.

    Le mie nonne Klavdia Petukhova e Anastasia Ivanova hanno educato e istruito mia madre e mio padre, crescendoli, sin da bambini, senza padri. Così come tante altre donne russe a quei tempi.

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    Olga V. Petukhova 9 Maggio 2020 at 16:18

    il 9 maggio, festa della vittoria, è un giorno sacro per i russi.

    Ricordiamo che nella seconda guerra mondiale (la Grande guerra Patriottica, secondo la definizione russa) perirono oltre 30 milioni di persone, tra militari e civili. Praticamente non esiste una famiglia dell’ex-Unione Sovietica che non abbia patito delle perdite. Nella famiglia di mia moglie russa, per esempio, sono morti tre uomini e due donne sono state a lungo ai lavori forzati a Berlino. Milioni di ragazzi dopo la guerra sono cresciuti senza padre, con il peso della famiglia che gravava sulle madri.
    Forse qualcuno in occidente ancora non sa che l’apporto dell’Unione Sovietica è stato decisivo nella sconfitta della Germania nazista. Ma non lo hanno certo dimenticato i russi, che in questo giorno celebrano con orgoglio le loro forze armate e tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla vittoria: i partigiani, i lavoratori delle fabbriche e dei campi, per la maggior parte donne, ragazzi, vecchi e invalidi.
    Chiedete a qualsiasi russo che cosa significa per lui questa festa. Probabilmente vi risponderà, con le parole della canzone “Il giorno della vittoria”, che “questa è la festa con le lacrime agli occhi”.

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      Luca Monti 9 Maggio 2020 at 17:55

      Bene signora Olga,leggo con piacere due suoi interventi all’altezza dell’argomento. Non capita sempre,nemmeno qui in Soloscacchi. Ogni bene a lei. Luca Monti. Vallio Terme – BS –

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    Gaetano Russo 9 Maggio 2020 at 17:26

    Meraviglioso! Grazie, grazie, grazie!

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    Giancarlo Castiglioni 9 Maggio 2020 at 18:39

    Non critico chi festeggia, volevo fare solo qualche riflessione.
    A me le celebrazioni delle vittorie non piacciono, a partire da quella italiana del 4 novembre.
    La vittoria con cui l’Italia si è presa l’Alto Adige abitato da tedeschi, l’alto Isonzo e l’Istria interna abitata da slavi.
    Dopo cento anni sarebbe stata l’occasione di considerare il 4 novembre solo come festa delle forze armate e non parlare più di vittoria contro attuali nostri soci nella comunità Europea.
    Del resto nei discorsi commemorativi degli ultimi anni mi sembra di scorgere un certo imbarazzo.
    Io nelle commemorazioni della vittoria vedo sempre una magari involontaria esaltazione della guerra.
    In questo caso si potrebbe obbiettare che l’URSS era stata attaccata, ma bisogna anche ricordare che, prima della guerra con i tedeschi, l’URSS aveva attaccato tutti i suoi vicini europei.
    Paradossalmente tra tutte queste aggressioni l’unica giustificata era quella alla Polonia; i territori polacchi occupati dall’URSS erano in maggioranza abitati da ucraini, quindi essendo l’Ucraina parte dell’URSS, si poteva capziosamente sostenere che l’URSS voleva ricongiungere dei compatrioti alla madrepatria.
    Esisteva anche un imperialismo polacco, non sempre le vittime sono innocenti.
    Si potrebbe obbiettare che questa era una guerra giusta.
    La guerra giusta è la classica giustificazione di tutti i militari e politici in cerca di gloria; per chi le inizia tutte le guerre sono giuste.
    Era giusta la guerra del Vietnam per combattere il comunismo o la guerra del Golfo per abbattere il dittatore Saddam Hussein.
    Non cadiamo in questa vecchia trappola.
    Io credo che in questi anniversari si dovrebbe solo festeggiare la fine della guerra e ricordare i morti di entrambe le parti, evitando di parlare di vittoria.

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    Luigi O. 9 Maggio 2020 at 19:02

    Giancarlo, non entro nel merito delle tue “constatazioni” storiche (a parte quella relativa alla guerra in Vietnam ma lasciamo stare). Io penso semplicemente che rispetto a questa celebrazione ci siano tutte le affinità del nostro 25 aprile: non si tratta di una vittoria di una nazione su un’altra nazione, ma della democrazia contro la dittatura, degli ideali umani contro le depravazioni, le prepotenze e le violenze che sono state connotati intrinseci di fascismo e nazionalsocialismo.
    E’ un concetto più alto, va oltre, spero che tu lo riesca a cogliere con piena serenità.
    Cordialmente
    Luigi

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    The dark side of the moon 9 Maggio 2020 at 20:09

    Bisognerebbe rileggere gli interventi di Olga V. Petukhova più e più volte e cercare di essere sinceri.
    Mettere sullo stesso piano i morti che si sono macchiati delle peggiori nefandezze con quelli che hanno difeso gli ideali della libertà e dell’uguaglianza mi fa venire il vomito.
    Il cancro del nazifascismo è stato estirpato grazie soprattutto all’URSS che ha pagato il numero di vittime più elevato della seconda guerra mondiale.
    RICORDIAMOCI TUTTI!
    Oggi è l’anniversario di un giorno importante per tutta l’Europa ma anche per il mondo intero.
    La Storia non si cambia.

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      Ramon 9 Maggio 2020 at 20:14

      Da applauso! Mi alzo in piedi e batto forte le mani a questo che dici, grandissimo Dark!! ;) ;)

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    Enrico 10 Maggio 2020 at 13:14

    “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” (frase credo di Brecht… c’è chi sostiene sia un’idiozia: pazienza, a me piace)
    “Solo i morti hanno visto la fine della guerra” (vista in “Black Hawk Down”, attribuita a Platone ma in realtà del per me sconosciuto George Santayana)

    Chissà se i bambini giocano ancora alla guerra. Temo di sì. E i videogames con massacri vanno per la maggiore.
    “Guerra, sola igiene del mondo” cianciava quel matto di Marinetti, accidenti a lui.
    E i filmati sulla partenza degli eserciti europei per la Grande Guerra, tutti allegri e impennacchiati.
    E dopo pochi anni da quel macello tutto è ricominciato daccapo.
    Da ignorante di storia moderna (ma pure antica!) un po’ qualunquista concepisco come “giuste” solo le guerre di liberazione e le guerre difensive.
    Poi è radicato nell’essere umano non avere pietà per le popolazioni vinte, per gli inermi.
    Maledetta guerra.

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    Mongo 10 Maggio 2020 at 17:34

    Non dimentichiamo però il patto di non aggressione stipulato da Stalin e Hitler prima dello scoppio della guerra, patto che l’invasione della Polonia costrinse Stalin a non rispettarlo, e non tanto a malincuore. In ogni caso lo stalinismo non era poi tanto meglio del fascismo o del nazismo. Stalin voleva lui invadere la Polonia, ma non aveva ancora ultimato il completamento dell’esercito e gli armamenti scarseggiavano; gli bastarono pochi mesi di temporeggiamento per poi cogliere la palla al balzo e dichiarare guerra alla Germania.
    Quella guerra non la vinsero i russi, o meglio, non la vinsero solo i russi; la vinsero soprattutto tutti coloro che non arrivarono a celebrarla, ma ahinoi quella fu come una vittoria di Pirro, che non insegnò nulla; ci furono altre guerre e subito dopo il mondo si divise in due…. E a rimetterci fummo solo noi, il popolo.

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    Giancarlo Castiglioni 10 Maggio 2020 at 18:15

    Il patto di non aggressione dell’agosto ’39 prevedeva la divisione della Polonia in zone di influenza e anche se non era scritto esplicitamente, era sicuro che i tedeschi avrebbero invaso la Polonia entro pochi giorni.
    Il patto fu rigorosamente rispettato da Stalin fino al giugno ’40 quando, con l’esercito tedesco impegnato in Francia, l’URSS minacciando la guerra occupò senza combattere Estonia, Lituania, Lettonia e l’attuale Moldavia che apparteneva alla Romania.
    I tedeschi, messi di fronte al fatto compiuto, non la presero bene, ma questa non era una vera e propria violazione del patto di non aggressione, perché questi paesi erano nella zona di influenza russa.
    A questo punto Hitler raggiunse la certezza che Stalin lo avrebbe attaccato nel momento a lui più favorevole, dopo l’intervento in guerra degli Stati Uniti.
    Decise quindi di giocare d’anticipo e attaccò l’URSS nel giugno ’41.

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