Disperso in Russia

Scritto da:  | 15 Maggio 2020 | 23 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi

Son tanti anni ormai che seguo e studio la storia e le vicende dei nostri ragazzi mandati a morire senza scopo in una terra lontana come quella Russa, a combattere per nulla, contro altri ragazzi che nulla ci avevano fatto…
Tra le tante storie che toccano il profondo del cuore quella che ho letto oggi mi ha particolarmente colpito e desidero condividerla con voi amici miei cari.
Racconta su Facebook Artemy Shamakov di aver trovato, nell’album di famiglia, tre foto appartenenti ad un nostro soldato fatto prigioniero come tanti nei pressi di Voronezh. Aveva i piedi congelati e non poteva più camminare. Una ragazza russa lo ha assistito ma, prima che le sue condizioni potessero migliorare, non potendo camminare da solo per esser internato in un altro campo, è stato fucilato, come altri, come tanti. Questa ragazza russa si chiamava Taisia e ha conservato, fino alla fine dei suoi giorni, tre fotografie che il soldato italiano, intuendo la triste sorte ormai imminente, le aveva affidato. Taisia è morta nel 1987 e prima che questo che avvenisse è stata la balia della moglie di Artemy. Così le foto sono giunte fino a lui che vorrebbe ora riuscire a fare quello che Taisia avrebbe tanto voluto: mettersi in contatto coi parenti di quel soldato e raccontar loro i suoi ultimi giorni.
Queste sono le tre foto che Artemy ci ha mostrato.

E queste le scritte sul retro.

Qualcuno ha pensato che il soldato in questione si chiamasse Isidoro Casiraghi le cui informazioni reperibili presso l’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia riportano che nacque il 7 ottobre del 1911 a Vimercate in provincia di Milano e che, arruolato nel 2° Battaglione Mortai, risulta disperso in Russia dal 25 gennaio del 1943.
Il mio timore è che il soldato tuttavia non si chiamasse Isidoro Casiraghi ma che questo cognome fosse quello della tipografia dove fu scattata una di queste immagini. Forse in Corso Garibaldi 97 a Milano. Non sono riuscito a decifrare con esattezza né il nome del soldato né la scritta con l’indirizzo dietro una delle tre foto.
Forse dagli edifici alle spalle delle bambine qualcuno riuscirà a risalire al luogo ove esse furono scattate o magari qualcun altro, più perspicace di me, riuscirà a trarre qualche indizio o magari a riconoscere il soldato stesso, la sorella Vanda (credo di immaginare che fosse lei colei a cui è dedicata una delle foto) o le due ragazzine.

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


23 Commenti a Disperso in Russia

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    Uomo delle valli 15 Maggio 2020 at 18:13

    Martin, è come trovare un ago nel pagliaio. Che storia triste comunque.

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    Sveta 15 Maggio 2020 at 18:16

    Io avrò visto e rivisto questo video decine di volte, ogni volta mi commuove come se fosse la prima volta.

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    Fabio Lotti 15 Maggio 2020 at 18:30

    La guerra, la guerra…Ogni tanto è bene ricordarne gli orrori.

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    Martin 16 Maggio 2020 at 11:51

    Aggiunge ancora Artemy del racconto di Taisia: “I prigionieri erano stati raccolti in colonne vicino alla prima linea.
    Non c’era mezzo di trasporto. Non c’era cibo. Erano quasi tutti in uniforme estiva.
    La temperatura era di -30, forse -35 gradi.
    Le colonne percorsero diverse centinaia di chilometri. Chi non poteva andare oltre
    veniva fucilato all’istante.”

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      Fiorella Borin 24 Maggio 2020 at 01:10

      Trovo molto interessante il dettaglio che fossero quasi tutti in uniforme estiva. Da quel che so, quelli della divisione Vicenza furono gli ultimi a ricevere l’equipaggiamento invernale. Oppure, questi soldati italiani vennero fatti prigionieri in novembre, quando ancora non erano arrivate le divise invernali per tutti; ma dovevano essere in marcia da alcuni giorni o addirittura da settimane, perché le temperature di -30 o -35 si raggiunsero più avanti, non ai primi di dicembre. Se poi la colonna di prigionieri aveva già percorso centinaia di chilometri, potevano essere stati catturati anche in zone lontane da Voronezh e questo complica ulteriormente la ricerca. La divisione Vicenza inizialmente doveva restare nelle retrovie; ma nella prima metà di dicembre ricevette l’ordine di andare a Rossosch, e di conseguenza si trovò ad operare in prima linea con gli alpini. Quanto dista Rossosch dalla zona del Voronezh dove abitava Taisia?

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        Fiorella Borin 24 Maggio 2020 at 02:42

        Ho verificato spulciando nell’elenco caduti dell’Unirr. Esiste un soldato di nome Pietro Santoro che faceva parte della divisione Vicenza e precisamente del 277 Reggimento di fanteria. Nato a Calascibetta (Enna) è deceduto il 28 marzo 1943 nel campo di prigionia 56 di Uciostoje. Pertanto non può essere lui il soldato che cerchiamo. Nel sito della Divisione Vicenza i caduti e dispersi sono elencati in ordine alfabetico; ho controllato anche lì e non risultano altri Santoro oltre al sunnominato Pietro. Pertanto penso che si possa escludere anche la pista “Divisione Vicenza”.

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          Martin 24 Maggio 2020 at 07:48

          Una grande scrittrice e una grande persona: grazie Fiorella!

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    Martin 16 Maggio 2020 at 12:03

    Considerando che spesso un tempo si usava firmare prima col cognome e poi col nome la firma del soldato potrebbe essere: “Santoro Carmelo” oppure “Santoro Camillo”.
    Nei registri dell’Unirr è riportato sia un Carmelo Santoro nato a Novi Ligure (quindi poco plausibile la sua presenza a Milano in Corso Garibaldi per la fotografia, a meno di una sosta della tradotta militare) comunque da escludere in quanto deceduto a Filonovo, sì nei pressi di Voronezh, ma ad agosto ’42 e quindi non certo coi piedi congelati; che un Camillo Santori (frequenti anche sul sito dell’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia gli errori di trascrizione anagrafica), disperso costui nel dicembre del ’42 in località ignota e nato a Frosinone.
    Attendiamo che Artemy ci mandi delle fotografie con migliore risoluzione per riuscire a identificare la firma e risalire così al nome.
    Occorrerebbe quindi recarsi all’ufficio dell’anagrafe ove risulta nato il nostro povero ragazzo e verificare se aveva davvero una sorella di nome Vanda. Solo a questo punto l’identificazione potrebbe darsi per certa, io credo, e si potrebbe quindi iniziare la ricerca dei parenti.
    Se qualcuno ci può aiutare, vi prego, si faccia avanti.

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      Fiorella Borin 17 Maggio 2020 at 01:53

      Apprezzo motissimo tutto ciò che ha scritto e la ringrazio per avere formulato anche questa ipotesi. Ma la mia impressione, leggendo la dedica “Al soldato…. ecc. tuo fratello Santoro Camillo” è che Camillo possa essere il nome del fratello del soldato caduto; altrimenti avrebbe scritto “Al soldato Santoro Camillo….. tuo fratello”. Quindi il soldato disperso a Voronez aveva con sé la foto della sorella Vanda e del fratello Camillo. Il timbro dietro la terza fotografia appartiene sicuramente allo studio fotografico dove è stata sviluppata la pellicola, presumibilmente nella città in cui è stata scattata la foto e non necessariamente nella città di nascita o residenza del soldato disperso. Quindi, secondo me, bisognerebbe spulciare l’elenco dei soldati di cognome Santoro dispersi nei pressi di Voronez, o anche in località ignota. Esaminando le calligrafie, si vede che il fratello Camillo ha avuto un certo grado di istruzione scolastica; lo stampatello maiuscolo della sorella Vanda invece è molto incerto, indice di un basso livello di scolarizzazione. Considerando i lineamenti, il colore scuro di occhi e capelli sia degli adulti, sia delle bambine, non è da escludere una provenienza dal Centro-Sud Italia, dove peraltro mi pare che il cognome Santoro abbia una certa diffusione. Ancora grazie per averci messi a conoscenza di questa storia così triste, intensa e commovente.

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        Martin 18 Maggio 2020 at 09:29

        Hai sicuramente ragione, Fiorella, grazie!
        Quindi, ricapitolando, si trattava di tre fratelli: Vanda (la sorella) e due maschi.
        Uno di loro due è quello che ha firmato la dedica sulla fotografia in possesso di Artemy e donata al fratello soldato.
        Quello raffigurato nella fotografia si chiama molto probabilmente Carmelo o Camillo Santoro.
        Il soldato disperso in Russia ha un nome molto breve: Luigi, Dino, Luca… qualcosa così.
        Purtroppo Taisia, senza volerlo, ha incollato le foto proprio dove erano scritti i nomi in questione.
        Teniamo ora presente che in Italia tanti nomi lunghi si abbreviano in nomi più corti, per esempio Pasquale diventa Lino, Gennaro o Salvatore diventano Rino, e via dicendo.
        La ricerca, temo, non sarà affatto facile: sul sito di UNIRR sono registrati ben 40 soldati dispersi in Russia con cognome Santoro.
        Bisognerebbe, tra questi, riuscire a ritrovare chi aveva una sorella di nome Vanda ed un fratello di nome Carmelo o Camillo (io propendo per Carmelo) ed ovviamente escludere quelli caduti nei mesi estivi (che presumibilmente non potevano avere, in quella stagione, un assideramento ai piedi).
        Rinnovo l’appello a estendere tutti il più possibile la ricerca.
        Grazie di cuore
        Martin

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          Ramon 18 Maggio 2020 at 09:43

          Sono d’accordo anch’io che, a giudicare dalla fisionomia, i due fratelli raffigurati nelle foto, sembrano ragazzi del sud.
          Non mi è chiaro un dettaglio: il riferimento al negozio di Milano dove probabilmente è stata stampata la terza foto è quello della foto con le due ragazzine?
          E’ anche possibile che questa terza foto c’entri poco con la famiglia del soldato e che lui l’abbia affidata a Taisia semplicemente perché in suo possesso e quindi per non perderla. Vorrei metter in luce questo dettaglio semplicemente per non farci fuorviare dal riferimento a Milano.
          Mi unisco anch’io all’appello di Martin: se avete Facebook condividete tutti questo post. Quante più persone si troveranno a leggerlo tanto maggiore sarà la possibilità di rintracciare informazioni utili.

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          Fiorella Borin 18 Maggio 2020 at 12:49

          Martin, è vero che sul sito dell’Unirr risultano 40 soldati caduti o dispersi di cognome Santoro, ma possiamo già ridurre di molto il campo di ricerca. Possiamo escludere tutti quelli deceduti nei campi di prigionia, quelli seppelliti in cimiteri militari italiani, e secondo me anche quelli caduti in un periodo diverso dal dicembre 1942-gennaio 1943. Dalle notizie che hai dato sulle modalità della sua morte, si può dedurre con un buon margine di sicurezza che ciò avvenne nel corso del ripiegamento o addirittura della ritirata, e questo ci riporta ai due mesi più tragici per l’Armir. Fino ai primi di dicembre Voronez era saldamente in mano tedesca, quindi è improbabile che i russi avessero modo di fucilare soldati italiani infermi. In seguito, invece, tali fatti divennero purtroppo molto frequenti. Oltretutto, a Voronez erano schierati solo alcuni reparti italiani; procurandoci l’ordine di battaglia, possiamo restringere ulteriormente il ventaglio di ipotesi sui Santoro che presumibilmente potevano essere in quella zona.

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            Martin 18 Maggio 2020 at 13:49

            Grazie Fiorella, ci sei di grandissimo aiuto!

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    Maria Rosa 19 Maggio 2020 at 17:26

    E se le bambine fossero le figlie di Vanda? Per avere qualche informazione in più suggerirei di chiedere al gruppo Facebook La mia Milano di una volta. Qualcuno saprà di sicuro se c’era un fotografo in Via Garibaldi n 97 a nome Casiraghi. E forse qualcuno potrà riconoscere il posto dove è stata scattata la foto.

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      Fiorella Borin 20 Maggio 2020 at 01:52

      La foto potrebbe essere stata scattata a Milano (la strada larga lo rende plausibile); ma temo che questa sia una pista improduttiva. Trattandosi di un’istantanea, potrebbe essere stata scattata dovunque, non necessariamente sotto casa di Vanda e questo non ci aiuta ad avere informazioni sul soldato caduto in Russia. Sappiamo solo che il rullino è stato sviluppato nello studio fotografico milanese Casiraghi, ma non sappiamo da chi fossero state scattate le foto. Oltretutto, le bimbe, ammesso che siano le figlie di Vanda (e anche io lo ritengo estremamente probabile), portavano un cognome diverso da quello materno e dunque non erano anagraficamente Santoro. La pista milanese potrebbe essere utile solo se nell’elenco dei caduti in Russia ci fosse un Santoro lombardo, e in effetti c’è: ma si tratta di Ermanno Santoro, deceduto il 18 gennaio 1945 nel campo di prigionia 38 di Reni. Quindi non può essere il nostro Santoro, che secondo questa testimonianza venne fucilato dai Russi nell’inverno ’42-’43 perché congelato ai piedi e impossibilitato a seguire la colonna verso il lager sovietico.

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      Martin 20 Maggio 2020 at 19:10

      Grazie Maria Rosa, ho provato a mettere un post ma purtroppo non è stato pubblicato…

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        Fiorella Borin 21 Maggio 2020 at 02:35

        Martin, come ti ho scritto in privato, il timbro della tipografia Casiraghi di Milano compare sul retro della foto raffigurante la donna, e non sul retro dell’istantanea che ritrae le bambine. Per cui, è una delle due sorelline a chiamarsi Vanda, visto che tale indicazione compare dietro la foto che le ritrae insieme.

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    Fiorella Borin 20 Maggio 2020 at 02:24

    Provando a ricostruire il nome del soldato purtroppo semicancellato dalla colla nell’angolo superiore destro, mi viene “Salvo” (diminutivo di Salvatore). Nell’elenco dei caduti in Russia pubblicato sul sito dell’Unirr è registrato un Salvatore Santoro, nato a Palagonia (Catania) il 2 gennaio 1914, fante dell’81° reggimento fanteria, disperso in località ignota il 30 novembre 1942. Tenuto conto che a novembre c’era già la neve e che un ragazzo del Sud non è abituato a sopportare temperature così rigide, è plausibile supporre che abbia avuto gravi sintomi di congelamento ai piedi nel corso delle estenuanti marce cui venivano sottoposti i prigionieri. Ritengo abbastanza probabile che possa essere lui il soldato che affidò a Taisia le foto dei suoi cari.

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    Fiorella Borin 20 Maggio 2020 at 14:58

    Un altro fatto contribuisce a farmi credere che il soldato di cui si cerca di ricostruire l’identità sia il ventottenne Salvatore Santoro di Palagonia (Catania). L’81° reggimento di fanteria cui apparteneva Salvatore era dislocato proprio nella zona di Voronezh a fine novembre-primi di dicembre 1942. Il 30 novembre e il 1° dicembre numerosi soldati di questo reggimento vennero registrati dispersi e presumibilmente catturati dai russi. Tra i caduti, il 1° dicembre uno venne seppellito nel cimitero militare italiano di Krinitza (Bogouschasky district, oblast Voronezh).

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    Maria Rosa 20 Maggio 2020 at 16:37

    Mi chiedo Fiorella: come mai ha escluso che possa trattarsi di Santo,morto lo stesso giorno e disperso? C’è un motivo particolare?

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      Fiorella Borin 20 Maggio 2020 at 19:31

      Maria Rosa, ti ringrazio per la domanda. Ho preso in considerazione anche Santo, che apparteneva all’82° reggimento di fanteria, schierato nella stessa zona del’81° cui apparteneva Salvatore. Poi ho puntato su Salvatore perché, esaminando l’angolo superiore destro della fotografia, nella parte coperta dalla cancellatura riconosco una S iniziale e un ricciolo alto che mi fa pensare alla L di Salvo e non alla T di Santo (sarebbe dovuta rimanere traccia di un trattino alto che in realtà non vedo). Allora, tenuto conto del fatto che in Sicilia è uso chiamare col diminutivo di Salvo le persone di nome Salvatore, ho provato a scrivere Salvo nell’angolo cancellato e ci sta tutto. Da qui, la mia indicazione su Salvatore. Ma teniamo bene in mente che non necessariamente le foto consegnate a Taisia appartenevano al proprietario del portafogli; potevano essere a loro volta state consegnate a lui da un parente o commilitone morente. Per esempio, a mio padre un soldato consegnò le foto di famiglia che aveva nel portafogli, pregandolo di restituirle alla madre se lui non fosse tornato dalla Russia. Se mio padre, anziché avere la fortuna di rientrare in patria fosse caduto in Russia, avrebbe avuto con sé foto che nulla avevano a che fare con lui e con la sua famiglia.

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    Martin 20 Maggio 2020 at 19:11

    Ho aggiornato le fotografie con quelle che mi ha rimandato Artemy, con la miglior risoluzione possibile. Di più, in termini fotografici almeno, davvero non possiamo fare…

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    Fiorella Borin 28 Maggio 2020 at 02:02

    Ho continuato la ricerca e ritengo sia probabile che lo sventurato giovane a cui si cerca di dare un’identità fosse un fante del 277 Reggimento Fanteria della Divisione Vicenza. Molti pensano che solo gli Alpini siano stati impegnati nella Campagna di Russia; ma l’Armir non era composto solo dalle eroiche Divisioni Julia, Tridentina e Cuneense. Ce n’erano altre sette che in territorio sovietico pagarono un prezzo altissimo in termini di sofferenze e di vite umane. Nel Sacrario di Cargnacco (Udine) vengono celebrate tutte e dieci. Per tornare all’argomento di questo post, vi propongo la lettura di un breve memoriale redatto dal comandante del 277 Reggimento Fanteria, il colonnello Giulio Cesare Salvi, che in poche pagine amare e umanissime racconta la tragedia della Divisione Vicenza, l’ultima ad essere inviata in territorio sovietico, e la più dimenticata. Lui stesso la definisce “la Cenerentola” del Regio Esercito Italiano. E questo aumenta la mia tristezza e il rispetto per gli uomini della Vicenza. Qui il link.

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