Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle blitz …ma non avete mai osato chiedere

Scritto da:  | 18 Maggio 2020 | 53 Commenti | Categoria: Partite commentate

“Quello che lei non capisce è che non è normale avere un rapporto amoroso con qualsiasi quadrupede!”

Giocare a blitz serve a migliorare oppure è solo una perdita di tempo? Personalmente non gioco mai sotto i 3 minuti e preferisco giocare con l’incremento. A nessuno piace perdere per il tempo con una torre di vantaggio, credo. Ma vediamo cosa ne pensano i forti giocatori o coach.
Axel Smith: “Non giocare più di 5 blitz al giorno”
Morozevich è più permissivo: “Al massimo 15 blitz al giorno”
Nezhmedtdinov: “Chi analizza le blitz è stupido”
Short: “Gioco troppe blitz. Rovina la mente come l’alcool”
Karpov: “Come i cani che si annusano a vicenda quando si incontrano, i giocatori di scacchi hanno un rituale quando si conoscono: si siedono e giocano partite veloci”
Botvinnik: “Sì, ho giocato una partita blitz una volta. Fu durante un viaggio in treno, nel 1929”
Ho rivisto le partite che ho giocato ieri sera in un torneo a squadre su Lichess. Praticamente tutte sono state decise da banali errori tattici o addirittura pezzi lasciati in presa. Sinceramente non credo di aver imparato molto, forse nulla. Nell blitz non c’è il tempo per pensare in modo profondo alla posizione, bisogna stare attenti ai tranelli e se si è bravi tenderli agli avversari. Il lato positivo è che si allena la vista tattica e si possono provare nuove aperture che si pensa poi di giocare nei tornei “veri”. Di seguito trovate i momenti chiave di ogni partita del torneo. Non giudicatemi troppo male. In fondo erano solo delle blitz, e mi sono divertito

avatar Scritto da: Mauro Tirelli (Qui gli altri suoi articoli)


53 Commenti a Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle blitz …ma non avete mai osato chiedere

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    Uomo delle valli 18 Maggio 2020 at 08:16

    Divertente e anche molto istruttivo, mi è piaciuto davvero molto.

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    Fabio Lotti 18 Maggio 2020 at 09:26

    Sono d’accordo. Bisogna anche divertirsi.

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    fabrizio 18 Maggio 2020 at 14:39

    Grazie all’autore di questo articolo, che rinnova la discussione intorno alla validità e utilità del gioco lampo. Io sono del parere che giocare lampo con un avversario del proprio livello, meglio ancora se di livello un po’ superiore, sia istruttivo e permetta di affinare il gioco di apertura; e questo divertendosi pure. Non capisco molto l’avversione che taluni giocatori di alto livello hanno per questo tipo di gioco; basta ricordare, ad esempio, che Tal, Fischer, Petrosian (e tanti altri) giocavano volentieri lampo, con ottimi risultati e senza minimamente sciupare (almeno così sembra) le loro capacità analitiche. Lo stesso Carlsen, fortissimo nel gioco lento, lo è ancor di più nel gioco rapido, che sembra essere di suo massimo gradimento. Lo “snobismo” di Botvinnik (e di qualche altro)è forse soltanto eccesso di serietà e incapacità di divertirsi (gli scacchi sono arte, scienza, sport, ma non dimentichiamo che sono anche gioco). Mi piacerebbe avere l’opinione di altri in proposito.

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      Bayes 18 Maggio 2020 at 18:52

      Sì, gli scacchi dovrebbero esser prima di tutto divertimento, hai ragione, Fabrizio.
      Quello che ho notato io nei confronti del gioco lampo è che gli scacchisti dicono di amarlo, non se si divertono, ma se vincono, se si senton bravi. Se perdono allora gli vien automatico svilirlo, dir che non gli piace, strano, no? ;)

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      Luigi O. 19 Maggio 2020 at 09:41

      Fabrizio, desidero gentilmente conoscere la tua opinione: anche il poker è arte, scienza e sport oppure solo un gioco?
      Qual è la differenza rispetto agli scacchi?

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        fabrizio 19 Maggio 2020 at 18:22

        Caro Luigi, ti ringrazio per la considerazione che hai del mio parere, ma non credere che possa darti giudizi inappuntabili; in questo caso preciso che non sono affatto un giocatore professionista di poker, però ci ho giocato spesso, in passato e nelle forme tradizionali, con un gruppetto di amici (nota bene: amici, non gente sconosciuta; ho sempre evitato di giocare d’azzardo con sconosciuti); questo soltanto per dire che non sono del tutto digiuno dell’argomento e che qualche riflessione in proposito l’ho fatta.
        E veniamo alle differenze che io vedo tra scacchi e poker; quella che ritengo fondamentale è di tipo logico-matematico: gli scacchi sono un gioco ad “informazione completa”, ovvero dove nulla è nascosto o dipende dal caso; chi è capace di analizzare meglio, “vede” di più di quello meno capace, ma nessuno (nemmeno i software più potenti, attuali o del futuro prossimo) è in grado di vedere tutto (per cui “il caso”, uscito teoricamente dalla porta principale, rientra in parte dalla finestra). Altra differenza importante: le caratteristiche psicologiche individuali hanno un peso notevolissimo nel poker e abbastanza meno negli scacchi: la capacità di gestire l’incertezza e il rischio, tipica del poker, è fondamentale, insieme alla capacità di cogliere le caratteristiche psicologiche degli avversari. Altro aspetto non trascurabile: il poker presuppone inevitabilmente una posta in denaro che si vince o si perde; chi ha la possibilità di poter perdere senza problemi, ha di solito un grosso vantaggio psicologico rispetto a chi non è nelle stesse condizioni.
        In definitiva il poker si basa moltissimo su aspetti personali e psicologici e su valutazioni statistiche e probabilistiche; aspetti certo non assenti anche negli scacchi, ma in essi ridotti ai minimi termini.
        E vengo alle tue domande: il poker è “arte”? L’arte, io credo, ha a che fare con la “bellezza” e la sua creazione; non c’è dubbio che un bel bluff, una mano ben condotta e vittoriosa possano essere “belli” (almeno per l’intenditore): il neo che io vedo è che anche una partita giocata al meglio può essere perdente a causa del caso.
        Il poker è scienza? Mentre negli scacchi la “ricerca” e l’approfondimento non finiscono praticamente mai (anche se limitati, gli scacchi sono sufficientemente complessi), nel poker le valutazioni probabilistiche (pur assolutamente non banali) sono in fin dei conti definite come logica e modalità; e molto spesso non vengono nemmeno considerate come elemento fondamentale, visto che esistono i fattori psicologici che guidano maggiormente l’azione del giocatore.
        Il poker è sport? Inteso lo sport come “gara” di abilità, penso che il poker possa esserlo senz’altro, anche se nella singola partita il caso può far vincere anche il meno abile.
        In definitiva credo che il poker rimanga essenzialmente un bel gioco.

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          Doroteo Arango 19 Maggio 2020 at 22:20


          Caro Fabrizio, apprezzo i tuoi interventi sempre saggi, misurati, straordinariamente acuti, garbatissimi… ma su qualche aspetto che delinei qui sopra permettimi di dire che abbiamo visioni differenti.
          Sul concetto di arte per esempio. Affermi che gli scacchi sono arte: ci torniamo alla fine del mio ragionamento. Partiamo dal poker, un gioco che, come tutti i giochi, può piacere o non piacere, quindi qualcosa di estremamente soggettivo. Un bel bluff, una mano ben condotta, per te sarebbero arte, in quanto comportano un qualche connotato di bellezza. Aspetti, ripeto, estremamente soggettivi: può essere il poker un gioco estremamente noioso per chi ne conosce le regole o i meccanismi, figurati per chi non ne sa nulla. Che cosa di artistico ci può trovare?? Assolutamente nulla, credimi.
          L’arte è universale, non conosce linguaggio o alfabeto: arriva a tutti, come arrivano a tutti il lirismo di Bellini o il dettaglio di uno sguardo di Antonello.

          Arte non è qualcosa che magari a qualcuno curiosamente piace. Estremizzo: anche a Leonarda Cianciulli piaceva farsi il sapone e non comprarlo in negozio, ma in quello che faceva non vi era assolutamente nulla di artistico.
          La scienza… non è perché a quello a cui ti dedichi può esser applicato uno strumento matematico che questo compito, lavoro o gioco che stai conducendo diventa anch’esso transitivamente e automaticamente scienza.
          Il commercialista che compila la dichiarazione dei redditi, il contabile che calcola l’interesse composto non fa scienza, il barbiere che ci taglia i capelli applicando con le forbici una leva di primo genere non fa scienza.
          La scienza pure, come l’arte, ha una portata universale, è qualcosa che fa progredire l’umanità, che la porta avanti, non è la semplice applicazione di uno dei suoi risultati.
          Veniamo agli scacchi: forse ci volevi dire che “valgono” un po’ più del poker, che sono un gioco un po’ più evoluto e articolato. Sono d’accordo con te (parere, il mio, peraltro opinabilissimo) ma non è che perché colei o colui che vi gioca ne trae gratificazione ludica che essi sono arte, non è che perché rappresentano un problema di logica essi sono scienza. Non è che perché i computer alla fine giocano meglio di noi gli scacchi sono scienza.
          L’uomo della strada non sente lo spirito palpitare per gli scacchi se non ne conosce le regole né essi gli cambiano di fatto la vita, ma magari all’ascoltar il Liebesleid di Kreisler il suo animo grezzo e incolto ha un sussulto pur senza saper né una parola di tedesco né una nota del pentagramma, e se si ammala, la penicillina di Fleming gli apporta un beneficio in termini di salute ben più concreto che non un finale di Donna contro due Alfieri che le Tablebase indicano come vincente entro 72 mosse.
          Cosa sono allora gli scacchi?!? Rispondiamo con sincerità ti prego, tu stesso mi aiuti: qualcosa che ti fa divertire, un gioco, bellissimo ne convengo, ma solo e semplicemente un gioco.
          Un saluto, con stima sincera.

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            fabrizio 20 Maggio 2020 at 15:26

            Caro Pancho, ho l’impressione che tu abbia frainteso il mio post sul poker o che, forse meglio, non mi sono spiegato del tutto chiaramente. Per evitare lunghi sproloqui e non appesantire il discorso, ti riporto la mia frase conclusiva, che mi sembra abbastanza chiara: “In definitiva credo che il poker rimanga essenzialmente un bel gioco.” Penso quindi che non mi si possa attribuire che abbia detto che il poker sia arte, né tantomeno scienza.
            E veniamo agli scacchi: io penso (e sono in buona e vasta compagnia) che gli scacchi siano anche arte e scienza; mi spiego meglio: se per arte intendiamo (per semplicità e per non addentrarsi in complicati ragionamenti filosofico-estetici) la ricerca e la creazione del “bello”, io non ho dubbi che negli scacchi tali aspetti siano presenti.
            Molte combinazioni di Morphy, di Anderssen, Alekhine, Capablanca, Tal, Fischer, ecc sono a mio parere decisamente “belle”; ma l’esempio più convincente è forse quello della problemistica e della composizione. Certe posizioni “inventate” (se preferisci, “trovate” ) sono straordinarie per la loro bellezza sia logica che estetica. Tu potrai ovviamente dissentire da tutto ciò, ma non credo che questa posizione sia apprezzata e seguita da molti.
            Passo agli scacchi come scienza: se accettiamo (sempre per semplificare e non addentrarci in discorsi filosofici assai complessi) che la scienza sia una disciplina che ricerca, per quanto possibile, la verità “oggettiva” (concetto assai opinabile per molti scettici) utilizzando metodologie sperimentali, matematiche e logico-deduttive , non c’è dubbio che gli scacchi possano essere visti come un adeguato campo di applicazione. La “ricerca” negli scacchi è sempre stata un dato di fatto, insieme alla “scoperta” continua di nuove mosse e varianti, oltre a nuove valutazioni di quelle analizzate in passato. Tutte queste sono le tipiche attività di tipo scientifico, che permettono al settore in cui sono applicate di evolvere nel tempo. Io amo dire che negli scacchi, essendo essi un gioco assai complesso con tantissime possibilità (le partite possibili stimate sono 10 alla 100-120) ma finito, in essi è teoricamente possibile raggiungere “la verità” (ovvero la partita “perfetta”, cioè quella in cui ciascuno dei due giocatori gioca la mossa “migliore” ). Non credo però, nonostante il supporto dei calcolatori più potenti, che siamo vicini a questo traguardo (sospetto che non lo saremo certamente in tempi brevi e neppure medio-lunghi; non mi azzardo a dire mai). Altro aspetto non trascurabile mi pare il fatto che in molti casi lo sviluppo di nuove tipologie di software trova negli scacchi un ottimo campo di applicazione per poter valutarne l’efficacia e la validità (recentemente LCZero, che utilizza reti neurali, ha sconfitto abbastanza nettamente nel mondiale computer l’ultima versione, più tradizionale, di Stockfish). In definitiva io credo che gli scacchi possano essere visti come scienza, molto più di tanti altri campi ritenuti, a torto, “scientifici” (un esempio per tutti: l’economia).

            Detto questo per quanto riguarda le mie idee, mi permetto di dissentire profondamente dalle tue affermazioni riguardanti l’arte e la scienza. I motivi te li dico nel prossimo post.

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              Doroteo Arango 20 Maggio 2020 at 18:50

              L’arte non è semplicemente la ricerca del bello. Ti ripeto, questo sarebbe un concetto molto soggettivo. Anche chi gioca a calcio balilla, alla playstation, a tressette trova i proprio passatempi molto belli e si sforza di giocare sempre meglio. Domanda: è per te arte quella?
              Tu confondi arte e bravura.
              Quello che piace a te individualmente, pensavo di avertelo illustratelo coi miei esempi, può esser del tutto insignificante per il resto del mondo.
              E continui a confondere “le attività di tipo scientifico” con la ricerca scientifica. Le prime sono applicazioni ove si fa uso di strumenti scientifici, la ricerca che li produce ne è il motore.
              Il muratore (con tutto il rispetto) che sa maneggiare alla perfezione la sua cazzuola ed il suo frattazzo è allora per te uno scienziato? Ah, già… magari per te è un artista… ;)
              Dai, ti prego…

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                fabrizio 21 Maggio 2020 at 01:25

                Caro Pancho, visto che critichi le mie definizioni di arte e di scienza (che ho premesso chiaramente che sono molto banalizzate, sintetiche e concettualmente limitate, per non addentrarci in definizioni e discussioni complicate, che non porterebbero lo stesso a conclusioni univoche), potrei sapere che definizioni daresti tu? Debbo prendere per valide e sufficienti “L’arte è universale, non conosce linguaggio o alfabeto: arriva a tutti” e “La scienza pure, come l’arte, ha una portata universale, è qualcosa che fa progredire l’umanità, che la porta avanti, non è la semplice applicazione di uno dei suoi risultati.”

                Vedo poi che tu tendi a confondere il “bello” con il “piacere” e poi questa confusione la attribuisci a me: mi spieghi dove io ho fatto questa equiparazione?
                Mi accusi anche di confondere arte e bravura (anche questo accostamento non mi pare di averlo fatto, ma non lo reputo scorretto in termini di significato generale).
                E infine, con un salto logico che non ho nuovamente capito, concludi ironicamente e, spiace dirlo, con punte di malcelata superiorità e sufficienza, che il muratore che opera alla perfezione con i suoi strumenti “è allora per te uno scienziato? Ah, già… magari per te è un artista… ;) Dai, ti prego… ”
                Purtroppo, mi spiace dirtelo, fai ironia del tutto fuori luogo: il significato più generale di “arte” (consulta qualche dizionario) è proprio quello di particolare abilità nell’utilizzo degli strumenti e delle tecniche di uno specifico settore; si può quindi parlare correttamente di “arte del fabbro”, del muratore, del sarto, e così via; perciò il bravo muratore può essere correttamente denominato “artista”.

                E infine la scienza: mi accusi di fare continuamente confusione tra ricerca scientifica e “attività di tipo scientifico”; ti riferisci per caso alla frase ove dico che negli scacchi si fà continuamente ricerca e scoperta di nuove mosse e varianti?
                Debbo confessare, inoltre, che temo di non aver capito bene il significato delle tue definizioni di “attività scientifiche” e ricerca scientifica che espliciti nelle frasi sottoriportate:
                “E continui a confondere “le attività di tipo scientifico” con la ricerca scientifica. Le prime sono applicazioni ove si fa uso di strumenti scientifici, la ricerca che li produce ne è il motore.”
                Potresti cortesemente farmi un supplemento di spiegazione? Sai, alla mia età, i neuroni cominciano a battere la fiacca.
                PS: per non annoiare i lettori del blog con le nostre elucubrazioni poco interessanti, potremmo continuare privatamente. La mia email la conosci.

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    Paysandu 18 Maggio 2020 at 19:11

    Decisamente azzeccato l’accostamento! Il gioco lampo è come il sesso: piace a tutti ma non sta bene ammetterlo ;)

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      Crescenzo 19 Maggio 2020 at 07:32

      Le blitz? L’espressione più significativa dell’onanisno scacchistico! :D
      Detto questo ottimo articolo, ironico e divertente, bravo Mauro

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        Nando Scacchi 19 Maggio 2020 at 07:55

        Sì, è proprio come dici tu, caro Crescenzo: Ray Charles infatti da ragazzetto ha giocato tantissimo a scacchi! ;)

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          Lucia 19 Maggio 2020 at 08:19

          Per riassumere: puzzone, spilorcio, pippaiolo e…?
          Quali gli altri pregi dello scacchista?

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            fabrizio 19 Maggio 2020 at 18:30

            Per non essere accusati di discriminazioni di genere, prima o poi dovremmo parlare anche delle scacchiste (o quando si parla di “scacchisti” si intendono doverosamente anche le “scacchiste”?). :)

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    Paolo 18 Maggio 2020 at 19:39

    Scarso nel gioco normale sono ancora più scarso in quello lampo.

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    Lettore interessato 18 Maggio 2020 at 19:41

    A quanto pare non bisogna fare troppo gli schifiltosi: il futuro degli scacchi è proprio questo, online e onblitz! ;)

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    The dark side of the moon 19 Maggio 2020 at 13:16

    Tanto per riepilogare:
    Rapid da 3 a 15 minuti
    Blitz 2 a 3 minuti
    Bullet 1 minuto

    Lasciamo perdere il bullet che non penso possa essere preso in considerazione.
    Il blitz a mio parere è fortemente deleterio per le categorie che non arrivano al livello magistrale.
    Il rapid invece potrebbe essere utile per allenare il “colpo d’occhio” anche per le categorie minori ma solo per puro divertimento, giocando poche partite al giorno e scegliendo almeno una cadenza da 5+2 in su.
    Gli scacchi (come tutto), dall’avvento del pc sono molto cambiati e il loro futuro sarà sempre più influenzato dal gioco on line che si basa prevalentemente su partite a tempo veloce (appunto bullet, blitz e rapid).
    Bisognerebbe mantenere il giusto approccio che possa essere il più equilibrato possibile, a seconda di ciò che vogliamo, per il nostro interesse.
    Personalmente gioco prevalentemente senza incremento a 5 minuti e non essendo una categoria magistrale, ciò è sbagliatissimo.
    L’aspetto buffo di tutto ciò è che me ne rendo perfettamente conto.
    E allora, la domanda è: cosa ci spinge a giocare lampo pur sapendo che nel migliore dei casi il nostro gioco non migliorerà di una virgola?
    Forse è la stessa cosa che succede quando, per esempio, mangiamo del cibo che sappiamo non essere salutare.
    E’ come se ci fosse una specie di tossicità che avvolge l’intelletto e che lo spinge a fare cose che a priori sono riconosciute come errori.
    Mettiamola cosi, d’altronde è un modo per giustificare ciò che non è giustificabile nella logica delle cose.
    Una sorta di “spiegazione” filosofeggiata che getta (come se ce ne fosse bisogno…;) ulteriori ombre nella già discussa psiche del giocatore medio di scacchi…. :p

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      Uomo delle valli 19 Maggio 2020 at 13:24

      Perfettamente d’accordo su tutto!!

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      fabrizio 19 Maggio 2020 at 19:39

      Caro Dark, per una volta non sono d’accordo su alcune tue affermazioni e opinioni, che mi sembrano non fondate, oltre che assai pessimistiche.
      “Il blitz a mio parere è fortemente deleterio per le categorie che non arrivano al livello magistrale.” Su quali elementi, dati, esperienze, basi questa tua opinione? La mia esperienza personale non mi conferma affatto quello che tu dici: io ho sempre constatato che il buon giocatore lampo quasi sempre è un buon giocatore a tempi lunghi e viceversa; il cattivo giocatore lo è solitamente sia lampo che non; e questo indipendentemente dalla categoria di appartenenza, magistrale o non. Non mi è mai capitato di vedere un buon giocatore peggiorare il suo livello perché gioca spesso lampo. Il cattivo giocatore non credo sia tale perché gioca lampo, ma perché non ha le doti o la voglia di applicarsi seriamente per migliorare.
      “…mangiamo del cibo che sappiamo non essere salutare.” “E’ come se ci fosse una specie di tossicità che avvolge l’intelletto e che lo spinge a fare cose che a priori sono riconosciute come errori.” Forse non consideri che l’essere umano in generale, non solo gli scacchisti, è pieno di contrasti e che è sempre combattuto tra pulsioni opposte: qualcuno, nonostante gastrite e mal di fegato, mangia gli spaghetti all’amatriciana perché “gli piacciono”; la grande maggioranza dei fumatori lo fà nonostante sappia che il fumo nuoce alla salute perché “gli piace”, l’alcoolista beve perché “gli piace”, ecc.
      Molti esseri umani preferiscono la filosofia del “meglio un uovo oggi che una gallina domani” (ovvero preferire un piacere immediato ad uno futuro, la salute, anche se questo appare razionalmente più importante).
      “…getta ulteriori ombre nella già discussa psiche del giocatore medio di scacchi….” questo pessimismo sulla psiche del giocatore di scacchi sta diventando una epidemia: anche tu ne sei stato colpito? O dovrò alla fine ammettere, mio malgrado, che gli scacchisti sono masochisti? :o
      Sempre con grande stima.

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        The dark side of the moon 19 Maggio 2020 at 20:50

        Ciao, Fabrizio! è sempre un piacere discutere con te, la stima è reciproca dato che ti ho sempre reputato una persona seria ed onesta.
        Beh, che dire?
        Forse oggi ho trascritto la mia leopardiana versione di “pessimismo cosmico” applicato agli scacchi…
        Come Leopardi sono anch’io marchigiano ;)
        Scherzi a parte, mi piacerebbe pensare di avere torto ma ti dico brevemente la mia esperienza.
        Ho iniziato con gli scacchi una decina di anni fa quasi per caso.
        Mia moglie mi aveva insegnato spiegato le mosse (lei giocava qualche volte da ragazzina) e ritrovatomi tra le mani un gioco che si chiamava Fritz8 e che usciva con la Gazzetta dello Sport, ho iniziato a giocare lampo sapendo appena muovere i pezzi….
        Partite di 3 minuti dove venivo regolarmente spazzato via :p
        Una esperienza a dir poco traumatica.
        Quando dopo un anno di masochismo feroce mi sono messo in testa di fare tornei a tavolino, ho dovuto resettare tutto quel poco che pensavo di sapere col risultato di un progresso molto lento e macchinoso.
        Forse si potrebbe obiettare che aver iniziato a giocare 35 anni è la vera causa di tutto.
        Comunque mi misi a cercare di studiare libri che forse non erano adatti o forse si.
        Fatto sta, nelle partite lampo si accumulano una serie di difetti ripetuti istintivamente che entrano nel proprio dna di scacchista e che col tempo diventa difficile togliere.
        Per questo è importante (secondo me) evitare le partite di gioco veloce prima di aver raggiunto un livello decente, altrimenti si rischia di peggiorare la qualità del gioco a tavolino.
        Però alla fine…. basta che ci si diverte; dipende da ciò che cerchiamo.
        Meglio alla fine giocare una partita di scacchi on line a qualsiasi cadenza che giocare sulla playstation.

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          Mattia Pepoli 19 Maggio 2020 at 22:42

          “Meglio alla fine giocare una partita di scacchi on line a qualsiasi cadenza che giocare sulla playstation.”

          Perché?? In base a cosa sostieni questo? Scusa, spiegami per favore.

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            The dark side of the moon 19 Maggio 2020 at 23:02

            Semplicemente perché non mi piace la playstation, e se devo essere sincero considero alcuni tipi di gioco (quelli “spara tutto” per intenderci) molto criticamente.
            Tuttavia, essendo un libertario, penso che ognuno è liberissimo di fare ciò che vuole nel rispetto degli altri, non giudico nessuno ma come tutte le persone che ogni tanto cercano di ragionare, ho delle mie idee che ovviamente non pretendo che siano condivise da tutti.
            Come avrai notato, sono una specie in via di estinzione :D

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    Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 04:20

    Caro Fabrizio, sono partito da questo tuo commento qui sopra in cui affermi che, per te, “gli scacchi sono arte, scienza, sport, ma non dimentichiamo che sono anche gioco” contestando, in questo mio commento, il fatto che, per me, non sono né arte né scienza.
    Confermo quanto ho scritto ovvero che “L’arte è universale, non conosce linguaggio o alfabeto: arriva a tutti” e “La scienza pure, come l’arte, ha una portata universale, è qualcosa che fa progredire l’umanità, che la porta avanti, non è la semplice applicazione di uno dei suoi risultati.”
    Contesto anche le accezioni che citi sul significato più generale di “arte” ovvero quelle che dai dizionari a cui ti riferisci trai, quali “di particolare abilità nell’utilizzo degli strumenti e delle tecniche di uno specifico settore”. Accezioni secondarie e che si riferiscono appunto alla perizia o bravura di chi esercita in modo particolarmente degno di nota un mestiere, un’attività o appunto un hobby.

    Sostieni che “il bravo muratore può essere correttamente denominato artista”: ma sì, in senso lato, dai. Non puoi generalizzare con questi sofismi le tue posizioni: allora secondo te, per usare la tua logica da dizionario, come ti accennavo, anche un criminale inacciuffabile può essere considerato un artista, giusto?

    Via, mi pare che proprio non vuoi capire… ti faccio un ultimo confronto e poi anch’io la pianto qui per non continuare ad annoiare nessuno. Se per te gli scacchi sono arte e scienza allora lo sono anche il calcio, il ciclismo, tutti gli sport e tutti i giochi, no?
    Le giocate di Maradona non sono diverse, dal punto di vista estetico o artistico che tu sostieni, dalle combinazioni di Alekhine o dagli studi di Réti, o gli effetti meccanici del pallone calciato in un particolare modo si sottraggono dalle leggi della scienza.

    Quindi per te anche il calcio è arte e scienza, giusto?

    Le imprese di Coppi e Merckx sono, dal punto di vista emotivo-estetico-eccetera, inferiori alle gesta di Fischer e di Tal? Lo studio e lo sviluppo meccanico dello strumento bicicletta è inferiore a quello algoritmico-informatico dei programmi per giocare a scacchi?

    Quindi per te anche il ciclismo è arte e scienza, giusto?

    Fabrizio, ne convieni? Potrei continuare all’infinito con esempi di questo tipo… oltre al calcio, al ciclismo, c’è appunto il poker, il rubamazzetto, la morra cinese, la corsa nei sacchi, il tiro alla fune, la tosatura delle pecore e altre attività scientifico-artistiche che al momento evidentemente mi sfuggono, scusa…

    Mi fermo qui anch’io se sei d’accordo.

    Ah, giusto per chiarire un ultimo punto: reputo superiore il muratore, il netturbino, qualunque onesto lavoratore, allo scacchista professionista, come anche allo sportivo e al giocatore professionista.

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      fabrizio 21 Maggio 2020 at 22:38

      Caro Pancho Joe, vedo con dispiacere che continui ad attribuirmi una serie di tue fantasiose affermazioni, invece di rispondere alle mie richieste di chiarire alcuni punti del discorso. Io tentavo e speravo di riportare la discussione a toni più appropriati e corretti, ma tu continui a ripetere “IO ho ragione e tu hai torto!” “Io ho ragione e tu hai torto!”, cercando in tutti i modi (vedi il seguito degli interventi e filmati della giornata) di ridicolizzare chi ha idee diverse dalle tue. Penso che sia inutile per me e assai dannoso per il blog continuare. Ma non ti preoccupare: conoscendoti so che in fondo sei un bravo ragazzo che ogni tanto ha delle “crisi mistiche”.

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        Gaetano Russo 22 Maggio 2020 at 11:44

        Abbiate pazienza se mi intrometto, non me ne vogliate vi prego, ma le motivazioni per cui, secondo Doroteo Arango, gli scacchi non possono esser inclusi tra le scienze o le arti mi sembran chiare. Faccio più fatica a capire perché, secondo te, fabrizio, invece sì. E se sì, perché gli scacchi sì mentre i giochi e gli sport in questa lunga sequenza di commenti menzionati invece no, oppure se anche loro sì. Semplicemente per comprensione mia, imparzialmente.

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          fabrizio 22 Maggio 2020 at 19:57

          Ciao Gaetano, sono a tua disposizione; ma per evitare lungaggini e ripetizioni ti invito prima a leggere con attenzione quello che (senza nessuna pretesa di correttezza assoluta e con definizioni che a priori ho dichiarato approssimative) ho già scritto in proposito, e poi a farmi domande più specifiche per chiarire la mia posizione. Faccio sempre presente che le mie sono opinioni dalle quali si può ovviamente dissentire, ma sostenute dalla grande maggioranza degli esperti e studiosi di scacchi.
          Non dimentichiamo che, per quello che può significare, sugli scacchi sono stati scritti, nel corso di secoli, centinaia di migliaia di libri, investigazioni e saggi; si ricerca e si studia la loro storia, l’influenza che la filosofia e la società del tempo hanno avuto sugli scacchi e viceversa, si assiste ad un loro costante e continuo progresso tecnico e conoscitivo, esiste una organizzazione vasta e capillare a livello mondiale, ecc. ecc. Non sembra proprio che essi siano stati considerati, da moltissimi, un semplice gioco o passatempo. Che ci sia anche qualcuno che non li apprezzi e non li consideri granché va bene; ma paragonarli, anche se ironicamente, al gioco delle pulci, alla lippa o al calcio balilla (giochi divertentissimi che anch’io ho praticato con molto piacere da bambino), mi sembra un po’ fuori luogo, specie in un blog scacchistico. Ciao

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            Doroteo Arango 22 Maggio 2020 at 20:55

            Stai già correggendo il tiro, caro Fabrizio?
            Anche sul calcio e ciclismo son stati scritti chili e chili di libri, sulla loro storia e sulle loro origini, ma nessuno si è mai sognato di dire che sono arte e scienza.
            Perché invece gli scacchi sì??
            Siamo su lunghezza d’onda diverse, scusa, colpa mia, contento?

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              fabrizio 22 Maggio 2020 at 23:48

              Scusami Pancho Joe, ma tra noi il discorso credo sia chiuso. Abbiamo idee troppo diverse su come confrontarsi correttamente in una discussione.

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                Doroteo Arango 23 Maggio 2020 at 21:15

                Sì, soprattutto quando, a corto di argomentazioni, si accusa il proprio interlocutore di cadere in “crisi mistiche”.

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    Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 11:11

    Pancho, tra le espressioni di connubio arte-scienza te ne sei dimenticate diverse: che dici? Iniziamo allora una veloce rassegna per ricordarne alcune??
    Il frisbee in primis, di molto superiore agli scacchi perché aggiunge quella componente motoria che agli scacchi forse manca, agilità dei polpastrelli esclusa, obviously ;)

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    Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 11:26

    E di questa che, parlando di giochi da tavolo, è una tra le forme artistiche e scientifiche più alte, non vogliamo dissertare neanche un pochino?

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    Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 11:38

    In ogni caso i vertici sublimi che, in quanto ad arte e scienza, tocca questa disciplina forse non li raggiunge nessun altra cosa al mondo… Volete mettere l’eleganza di una sapiente bicellata? Il colpo con effetto a girare, l’atterraggio morbido con spintarella sulla biglia avversaria? E, dal punto di vista scientifico, lo studio aerodinamico delle biglie più avanzate, l’attrito con le arene sabbiose più insidiose? La tecnologia che c’è dietro la plastica dei materiali??
    Davvero non ci son parole per descrivere tutto questo… Altro che Antonello il mamertino oppure quello sfigato catanese che manco le selezioni di X-Factor avrebbe passato con le sue canzonette da nerd ;)

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    Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 12:01

    Hai ragione, Joe, credo che su questo mediocre blog si sia troppo trascurato ciò che è vera arte e vera scienza: occorre assolutamente rimediare.
    Se allora posso modestamente iniziare io, ecco un esempio lampante di simbiosi perfetta:

    Immodestamente ho trascorso l’infanzia più bella coltivando questa che, a mio personalissimo parere, è la più pura ed elevata cima artistica nonché scientificamente altrettanto notevole.

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    Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 12:13

    Ci sarebbe da dire che, trascorsa l’infanzia dietro la nobile arte de La pulce, pure questa alla fine mi stava, per così dire stretta… Poi, per fortuna, ho scoperto qualcosa di ancora più evoluto e prestigioso: mazza e pivezo!!

    Arte e scienza sì fuse insieme in un’incredibile magia che nessun poeta saprebbe neppure lontanamente descrivere… A proposito, vi siete mica dimenticati di ricordare che gli scacchi oltre ad essere arte e scienza sono pure letteratura, scultura e musica?!?

    In fondo le mosse si trascrivono su carta (letteratura!), i pezzi sono spesso cesellati in polimeri colorati (scultura!), e quando tozzano l’uno con l’altro evocano affascinante melodie (musica!)…

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      Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 12:55

      Doroteo, sbaglio o quando il lippino rotea per l’aere descrive una parabola? Credo che fior di scienziati e matematici se ne siano occupati e, forse la strategia ottima è quella di colpirlo in modo che l’angolo di lancio sia, espresso in radianti, un quarto di pi greco?
      Sarebbe interessante saperne qualcosa di più in merito all’attrito con gli agenti atmosferici e, in quale misura l’umidità dell’aria incida sui risultati.
      Ti risulta che, in ambito internazionale, vengano omologati solo i risultati “outdoor” oppure se una prestazione è ottenuta per esempio in un palazzetto dello sport, ovvero al chiuso, cioè con minore influenza dei venti, è ritenuta lo stesso valida?

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        Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 14:35

        Scusa per il ritardo con cui ti rispondo, caro Joe. Finita la quarantena ho finalmente potuto riprendere ad allenarmi: è ora di far funzionare il cervello e dar piena libertà a quella che considero la forma artistica e scientifica che più rispecchia la creatività umana.
        Siccome non saprei da dove incominciare a descrivertela visto che la tecnologia e la teoria matematica che c’è dietro è in continua evoluzione ti consiglio semplicemente di gustarti queste chicche, convinto che la tua gratificazione artistica di scacchista a tutto tondo ne trarrà piena soddisfazione:

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    Bayes 21 Maggio 2020 at 12:38

    Non so più che pensare, se non che dopo questa “vetrina” degli ultimi giorni lo scacchista viene denudato alla grande in quelli che sono tutti i suoi complessi più deteriori e le sue repressioni più patologiche. In un certo senso ci siamo “aperti gli occhi” da soli.

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      Lucia 21 Maggio 2020 at 12:44

      Be’, di uno sfigato l’aria ce l’ha sempre avuta, no?

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    Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 14:52

    Pancho, non abbiamo ancora accostato gli scacchi al teatro, sai?!?

    Ecco, questa raffinata prelibatezza che sicuramente soddisferà il palato più critico della migliore platea scacchistica ;)

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      Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 15:01

      Fantastico, assolutamente fantastico, caro Joe!

      Mi sembra tuttavia che attinga tanto al teatro greco… Eschilo? Euripide?? Sofocle??? O addirittura si ispira al più grande dei drammaturghi?!? Intendi proprio lui?? …Alvaro Vitali in persona?? ;)

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    Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 16:27

    Scusate, giusto per capire… C’è qualcun altro che ritiene che gli scacchi siano arte e scienza??

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      Joe Dawson 21 Maggio 2020 at 16:42

      Doroteo, ma perché ti ostini, scusa? Allo scacchista di arte e scienza non gliene frega una emerita cippa, non l’hai ancora capito? Lui vuole solo varianti zozze, vuole in pasto le valutazioni dei motori, si nutre dei simboletti dell’informatore. Perché continuare a tediarlo con sti cacchio di pittori, sti cacchio di musicisti?!? Piantala lì e fattene una ragione! Lui è convinto che quella sia l’arte, che quella sia la scienza, dammi retta: inutile provare a raddrizzargli le gambe, dai.

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    The dark side of the moon 21 Maggio 2020 at 18:23

    Secondo me certi personaggi andrebbero clonati: sono fantastici… e in un certo modo geniali.
    La tecnologia sta uccidendo qualsiasi forma d’arte, se ci guardiamo intorno vediamo gente riprodotta in serie da un sistema che tende a robotizzare tutto ciò che è possibile.
    Indotti a pensare, comprare, fare le stesse cose.
    L’uomo ridotto ad un numero; sul cartellino di lavoro, sulla tessera della spesa etc…
    Chi critica ed etichetta coloro che oggi si pongono per scelta fuori dal coro, è l’emblema della stupidità umana che sfocia nella più alta forma di razzismo ed ignoranza possibile.

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      Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 18:43

      Sì, Dark, hai ragione, ma ci si casca un po’ tutti… Anche chi mette un’etichetta ai giocatori di PlayStation ;)

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        The dark side of the moon 21 Maggio 2020 at 19:55

        Se leggi bene ho scritto che non mi piacciono i giochi della play ma che ognuno è libero di fare ciò che vuole.
        Non ho etichettato o giudicato nessuno, ho espresso soltanto una mia opinione in maniera sincera.

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          Doroteo Arango 21 Maggio 2020 at 20:05

          “Meglio alla fine giocare una partita di scacchi on line a qualsiasi cadenza che giocare sulla playstation.”

          il significato è un altro: più che un’opinione personale suona come una condanna assoluta, comunque non fa nulla, dai

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    Giancarlo Castiglioni 22 Maggio 2020 at 23:38

    Trovo più interessante tornare all’argomento principale.
    Quando ho iniziato a giocare molti forti giocatori consideravano il gioco lampo deleterio per il miglioramento nel gioco.
    Dicevano che disabituava a pensare in profondità e altre nefandezze.
    All’inizio seguii il loro consiglio, ma più che altro per ragioni contingenti.
    Al circolo non c’erano mai orologi e a lampo ero talmente debole da vergognarmi a giocare.
    Per molto tempo sono rimasto più debole lampo che nel gioco a tempo lungo, ma migliorando sono arrivato alla conclusione che il gioco lampo è utile a tutti i livelli.
    Ho visto giocatori diventare molto forti giocando ossessivamente lampo al circolo tutti i pomeriggi.
    L’utilità aumenta molto se si considerano le partite lampo come occasioni di studio.
    Naturalmente è indispensabile ricordarsi la partita, almeno le prime mosse; all’inizio è difficile, ma con pazienza gradatamente si riesce ad arrivare al primo grosso errore.
    Utile anche ricostruire i finali a cui si è arrivati senza nessuna idea di come si dovesse continuare.
    Non bisogna perdere l’occasione di giocare con giocatori molto più forti per timore di subire una umiliazione memorabile.
    Nel gioco lampo le differenze di forza tra i giocatori sono più sensibili.
    Ho incontrato 3 volte Micheli in torneo e sono sempre stato in grado di tenere onorevolmente il campo.
    Abbiamo giocato per tutta una sera lampo e ha vinto tutte le partite; credo di non essere mai stato in posizione superiore. Quando riuscivo a perdere per il tempo in un finale inferiore, lui mi dava altri 5 minuti di tempo e vinceva con il tempo che gli era rimasto.
    Non so se quella sera ho imparato molto, ma non mi sono sentito umiliato.

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    Giorgio Della Rocca 20 Giugno 2020 at 11:00

    Salve!
    Giacché in alcuni commenti all’articolo sono state toccate certe questioni particolari inerenti al gioco degli Scacchi, voglio esprimere sinteticamente le mie idee al riguardo.

    Com’è noto, Albert Einstein non amava gli Scacchi. Nella Prefazione alla Biografia dell’ex campione mondiale Emanuel Lasker scritta dal giornalista austriaco Jacques Hannak (1952), lo scienziato disse che detestava «i contrasti di forze e lo spirito di competizione», caratteristici invece, a suo modo di vedere, di tale gioco.

    Io considero gli Scacchi uno Sport della Mente in cui sono presenti anche aspetti scientifici, con importanti risvolti esistenziali (per quanto concerne gli scacchisti come individui) e sociopolitici (per quanto concerne la collettività). Gli Scacchi sono riconosciuti quale Sport della Mente dall’IMSA, International Mind Sports Association (fra i cui membri fondatori c’è la FIDE, Fédération Internationale des Échecs).
    Tuttavia, non mi piacciono le cadenze blitz e rapid, poiché non mi consentono di assaporare adeguatamente la partita!

    Dal punto di vìsta della Teoria matematica dei Giochi, gli Scacchi rientrano in quelli di pura abilità – sebbene, data la loro enorme complessità, la fortuna intervenga lo stesso (a livello soggettivo).
    Sussiste un teorema, dimostrato dal matematico e logico matematico tedesco Ernst Zermelo in un articolo pubblicato nel 1913, che, nel caso degli Scacchi, asserisce l’esistenza di una e una sola fra le seguenti tre alternative:

    1. il Bianco dispone di una strategia per vincere
    2. il Nero dispone di una strategia per vincere
    3. entrambi i Colori dispongono di una strategia per pattare

    Si tratta di un teorema tutt’altro che banale, come potrebbe sembrare a prima vista (o, meglio, a prima svista): esso non si limita, infatti, a una mera enumerazione dei possibili esiti di una partita, ma afferma l’esistenza di un comportamento razionale dei due contendenti in grado di condurre sempre allo stesso esito – pur non fornendo indicazioni sul procedimento effettivo da utilizzare per raggiungere lo scopo.
    Gli Scacchi sono, cioè, un gioco strettamente determinato.

    Attualmente, non si sa quale delle tre alternative si verifichi e, tutto sommato, penso sia meglio così: è il prezzo da pagare affinché gli Scacchi conservino intatto il loro fascino…

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      Giancarlo Castiglioni 20 Giugno 2020 at 18:25

      Dal punto di vista del buon senso è ovvio che valga una delle tre alternative.
      Non è altrettanto chiaro dal punto di vista della logica matematica, potrebbe essere un enunciato indecidibile.
      La dimostrazione di Zermelo dovrebbe risalire all’inizio del ‘900.
      E’ ancora valida oggi?

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        Giorgio Della Rocca 20 Giugno 2020 at 21:30

        La ringrazio del commento.

        Nell’ambito della Logica matematica, un enunciato di un particolare Sistema Formale si dice indecidibile quando né esso né l’enunciato che ne costituisce la negazione sono dimostrabili all’interno del Sistema Formale stesso.
        Ma Ernst Zermelo ha dimostrato quell’enunciato, nell’ambito della Teoria matematica dei Giochi [a questo proposito, un libro abbastanza recente che tratta la questione da una prospettiva più ampia è: Di duelli, scacchi e dilemmi (La teoria matematica dei giochi), scritto dal matematico Roberto Lucchetti, Paravia Bruno Mondadori Editori 2001].
        Il vero problema – il quale, come ho scritto nel commento precedente, a mio avviso rappresenta una sorta di benedizione per gli Scacchi… – è, appunto, che attualmente non si sa (e chissà se si saprà mai) quale delle tre alternative si verifichi!

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      Giorgio Della Rocca 14 Settembre 2020 at 11:30

      Ritengo opportuna una precisazione di carattere storico-matematico riguardo ai miei due interventi precedenti.

      Generalmente, si considera come punto di partenza della Teoria Matematica dei Giochi il libro Theory of Games and Economic Behavior, pubblicato nel 1944 – specialmente l’edizione riveduta e ampliata del 1947 –, scritto dallo scienziato ungherese John von Neumann e dall’economista austriaco Oskar Morgenstern (entrambi naturalizzati statunitensi).
      Con la dimostrazione del succitato teorema nel 1913, Ernst Zermelo può essere considerato, a buon diritto, uno dei precursori della Teoria Matematica dei Giochi. Tale teorema, dimostrato da Zermelo relativamente al gioco degli Scacchi, fu generalizzato dal matematico statunitense Harold Kuhn, nel 1953, ad ogni gioco (finito) in forma estesa a informazione perfetta.

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    Giorgio Della Rocca 4 Luglio 2020 at 16:16

    Nel mio primo commento all’articolo ho scritto che non mi piacciono le cadenze blitz e rapid.
    Eppure, in un torneo a cadenza standard svoltosi vari anni fa, mi è capitato di giocare una partita… superblitz (è durata circa un minuto)! A titolo di curiosità, la riporto [Partita Inglese]:

    1. c4, e5; 2. Cc3, f5; 3. e4, f:e4; 4. Dh5+, il Nero abbandona.

    Si era nella XIX Edizione del Festival Scacchistico Internazionale di Porto San Giorgio, Marche (agosto 2007), Torneo B, nono e ultimo turno. Io avevo il Bianco, il mio avversario era un Candidato Maestro (anche lui di nome Giorgio). Dopo la mia terza semimossa egli ha effettuato immediatamente la sua terza semimossa, una grave svista – come si può verificare facilmente.
    [Più che di una Partita Inglese, si è trattato di una partitina portosangiorgese…]

    Ho partecipato a diverse Edizioni del Festival Scacchistico Internazionale di Porto San Giorgio.
    È il mio torneo preferito, e non solo per via del nome della località!

    SCACCHISTICIsaluti

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