“Sono un compositore russo, e la mia patria ha impresso un marchio sul mio carattere e le mie opinioni. La mia musica è il frutto del mio carattere, e per questo è musica russa.
Dopo aver lasciato la Russia ho perso il desiderio di comporre”.
Sergej Rachmaninov
Il destino riservò a Rachmaninov il successo e l’esilio. Mentre Lenin affondava la nave della Russia zarista, il piccolo Serezha aveva appena cominciato a premere il pedale del piano, adorno di candelabri. La sua natura poetica maturava lentamente nelle profondità della campagna russa finchè nel 1917 non abbandonò per sempre la Russia, fuggendo in Occidente sotto il fragore dei campanili fatti esplodere dai bolscevichi. A lui si apre la prospettiva di una nuova vita nel Nuovo Mondo che lo renderà famoso e infelice.
Rachmaninov privò la musica russa della sua verginità, violandola con le sue lunghe dita, che ripercorrevano i solchi già tracciati dall’accademismo provinciale e la lanciò, all’inizio del XX secolo, senza remore, verso l’ascolto e il consumo di massa. Divenne un messia del genere musicale leggero, contaminandolo con tutta la potenza del pianoforte, trasformando in eterno l’immagine dei cultori di musica classica così come i Beatles avevano rivoluzionato l’immagine degli appassionati di musica leggera. Fu il primo compositore russo ad accumulare una fortuna, grazie ai proventi delle proprie incisioni.
Fino alla fine della sua vita di esule negli Stati Uniti (scomparve il 28 marzo 1943) restò un incorreggibile romantico. Dopo aver auscultato il motore dell’ennesima auto da corsa, Rachmaninov sfrecciava sulle autostrade californiane, togliendo le mani dal volante solo per asciugarsi le lacrime che gli rigavano il volto, al ricordo delle amate betulle russe. Non poté mai perdonare al destino di averlo strappato alla sua patria, alle spensierate giornate estive nella sua tenuta nei sobborghi di Mosca, ai samovar, ai cani da caccia e alle simpatiche istitutrici dell’Istituto per nobili fanciulle con le quali eseguiva le scale cromatiche.
Non si finisce mai di imparare…
Stupendo, grazie tantissime!
qualcuno mi può spiegare con gli scacchi cosa c’entra sta roba?
Gli scacchi, come l’amore e la musica, hanno il potere di rendere gli uomini felici. (Siegbert Tarrasch)
Grazie alla autrice che, per interposta persona (Rachmaninoff),disvela il suo amore profondo per la Russia che poi è anche il mio. Non trovate che Rachmaninoff nel viso,sembra Gata Kamsky? Ogni Bene all’autrice e per ognuno.Luca Monti,Vallio Terme BS.
Te lo spiego io in una parola.
Si chiama “cultura”.
Quindi sta bene ovunque, non credi?
….il commento era riferito allo scacchista di Casale
Caro Dark……….,ma è proprio quello che intendevo io.Ciao,Luca Monti,Vallio Terme BS
Emozionante il concerto per pianoforte.