Tutti gli esseri umani hanno i loro sogni tremendi, i loro incubi legati al proprio lavoro e alle proprie passioni…
Si fermò che respirava a fatica. Era buio e freddo. Non ce la faceva più. Non ricordava come era arrivato in quel posto demoniaco. Era stato inseguito da qualcosa che lo aveva terrorizzato, una specie di cavallo alato, un enorme ippogrifo con le froge fumanti che tentava di calpestarlo con balzi paurosi. Allora era salito su una specie di torre, gradino per gradino, annaspando nel buio con le braccia fino ad arrivare in cima ai merli. Ora tremante dal freddo e dalla paura si mise a guardare intorno.
Voci inquietanti, ombre sinistre che si muovevano tra fruscii e strani lamenti, mentre nel cielo cupo solcato da lampi una luna piena ogni tanto faceva capolino con la faccia terribile da strega. Il cuore sembrava scoppiare, un mulinello continuo di battiti violenti. Come era finito laggiù, in un luogo così sinistro? Perché?…
Qualcosa intanto si muoveva, sentiva il pavimento scivolare sotto i suoi piedi, restringersi lentamente e inesorabilmente. Non aveva più la forza di scendere, non ce l’avrebbe fatta. Allora si buttò nel vuoto, una caduta lunga, lenta, infinita, e quegli esseri orribili, cavalli volanti dagli occhi di fuoco che cercavano di colpirlo con gli zoccoli… Chiuse gli occhi aspettando la morte ma cadde lieve a terra.
“Ecco il nemico!” e tutta un’orda di piccoli esseri incappucciati con le torce accese che avanzavano verso di lui. ”Alla forca! Alla forca!” e giù di nuovo a correre con il fiato in gola… ma faceva fatica a muoversi, ad effettuare anche un solo passo come trattenuto da una mano invisibile. Più cercava disperatamente di correre e più annaspava. “Qua, qua…” una voce dolce, suadente lo richiamò in un angolo buio ed una mano delicata lo tirò a sé, mentre la turba assatanata passava oltre.
La sala del castello della Regina era rischiarata dalla fievole luce di un lampadario a candele che ondeggiava come le pareti di un rosso cupo, sanguigno. Tutto era così strano, tutto era così bello, e lui era lì davanti a lei dal volto stupendo che beveva sorsi di puro nettare d’ambrosia. Un profumo inebriante, le mani affusolate, le unghie lunghe e nere, le labbra scarlatte, invitanti, che si avvicinavano…un abbraccio, un bacio, un dolce bacio, lungo, profondo e…e un piccolo morso, seguito da un altro più forte, i denti che affondano nella carne del collo, il sangue che sgorga, una luce spettrale negli occhi della Regina…Via, via orribile vampiro!
Di nuovo la fuga, di nuovo fuori sotto una pioggia scrosciante che sferza la pelle con quei cavalli fluttuanti nel vuoto, le fiaccole accese degli incappucciati e lampi e tuoni e un fulmine che si schianta lì vicino. Al vivido bagliore un volto immenso, sogghignante, un volto conosciuto, seppure stravolto, che sghignazza “Hai perso! Hai perso! Hai perso!”.
L’uomo si svegliò sudato fradicio. Si asciugò il sudore della fronte e giurò a se stesso che non avrebbe mai più giocato a scacchi.
Grande Lotti! sempre meglio!
Anvedi Lotti
Mi piace la regina vampira perfida e demoniaca
E bravo il Lotti. Proporremo il racconto, quale parte di sceneggiatura di un nuovo film dell’orrore alla Freddy Crueger. Ogni bene, Luca Monti, Vallio Terme BS.
Bellissimo,un vero incubo.
Gli scacchi mi hanno insegnato a perdere, ma sempre un po’ mi scoccia.
Non sei la sola…
Prima si impara a perdere e poi semmai a vincere. In realtà è perdendo che si cresce e dovremmo esserne felici,invece è il nostro incubo.
Lucio, sembri un filosofo…
No,no, sublimare il dolore è da persone superiori,non per me!
Meglio di … Lovecraft! Grande Fabio!
Accidenti! E io che pensavo di essere solo alla pari…