il discorso tipico dello schiavo

Scritto da:  | 3 Giugno 2020 | 7 Commenti | Categoria: Attualità

“E’ molto più facile ingannare la gente, piuttosto che convincerla che è stata ingannata”
Mark Twain

“Come cazzo è possibile che ad un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi, poi combattere contro il traffico per finire in un posto dove essenzialmente fai un sacco di soldi per qualcun altro e ti viene chiesto di essere grato per l’opportunità di farlo?”
Charles Bukowski

“Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro…
…ma costano un sacco di soldi”

Groucho Marx

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7 Commenti a il discorso tipico dello schiavo

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    Paysandu 3 Giugno 2020 at 11:46

    AGOSTI: Uno degli aspetti più micidiale dell’attuale cultura, è di far credere che sia l’unica cultura.. invece è semplicemente la peggiore.
    Beh, gli esempi sono nel cuore di ognuno.. per esempio il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni alla settimana è la cosa più pezzente che si possa immaginare.
    Come si fa a rubare la vita agli esseri umani in cambio del cibo, del letto, della macchinetta…
    Mentre fino ad ieri credevo che mi avessero fatto un piacere a darmi un lavoro, da oggi penso: “Pensa questi bastardi che mi stanno rubando l’unica vita che ho, perché non ne avrò un’altra, c’ho solo questa.. e loro mi fanno andare a lavorare 5 volte.. 6 giorni alla settimana e mi lasciano un miserabile giorno.. per fare cosa? Come si fa in un giorno a costruire la vita?!”.
    Allora, intanto uno non deve mettere i fiorellini alla finestra della cella della quale è prigioniero, perché sennò, anche se un giorno la porta sarà aperta, lui non vorrà uscire…
    Deve sempre pensare, con una coscienza perfetta: “Questi stanno rubandomi la vita, in cambio di due milioni e mezzo di lire al mese, bene che vada, mentre io sono un capolavoro il cui valore è inenarrabile”.
    Non capisco perché un quadro di Van Gogh debba valere 77 miliardi (di lire) e un essere umano due milioni e mezzo al mese, bene che vada. Secondo me, poi, siccome c’è un parametro che, con le nuove tecnologie, i profitti sono aumentati almeno 100 volte… e allora il lavoro doveva diminuire almeno 10 volte! Invece no! L’orario di lavoro è rimasto intatto.
    Oggi so che che mi stanno rubando il bene più prezioso che mi è stato dato dalla Natura. Pensa alla cosa più bella che la Natura propone, che è quella di, mettiamo, di fare l’amore, no?!
    Immagina che tu vivi in un sistema politico, economico e sociale dove le persone sono obbligate, con quello che le sorveglia, a fare l’amore otto ore al giorno.. sarebbe una vera tortura!
    E quindi perché non dovrebbe essere la stessa cosa per il lavoro, che non è certamente più gradevole di fare l’amore, no?!
    Per esempio, il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni alla settimana… certo c’ho il mitra alla nuca! Lo faccio, perché faccio il discorso: “Meglio leccare il pavimento o morire?”
    “Meglio leccare il pavimento”, ma quello che è orrendo in questa cultura è che “leccare il pavimento” è diventata addirittura una aspirazione, capisci???
    Ma è mostruoso che il tipo debba andare a lavorare 8 ore al giorno e debba essere pure grato a chi gli fa leccare il pavimento, capisci? Tutto ciò è “oggettivamente” mostruoso, ma laddove la coscienza produce coscienza, tutto ciò è “effettivamente” mostruoso…

    F. VOLO: Sì, vabbè, ma ormai è irreversibile la situazione…

    AGOSTI: Sì, tu fai giustamente un discorso in difesa di chi ti opprime, perché è il tipico dello schiavo, no?!
    Il vero schiavo… il vero schiavo difende il padrone, mica lo combatte.
    Perché lo schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede, quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà.
    Ma rispetto a quello che tu mi hai detto adesso: quando Galileo ha enunciato che era la Terra a girare intorno al Sole, ci sarà sicuramente stato qualcuno come te, che gli avrà detto:
    “Eh si! sono 22 secoli che tutti dicono che è il Sole che gira intorno, mò arrivi te a dire questa stronzata.. e come farai a spiegarlo a tutti gli esseri umani?” e lui: “Non è affar mio, signori.” “Allora guarda, noi intanto ti caliamo in un pozzo e ti facciamo dire che non è vero, così tutto torna nell’ordine delle cose…hai capito?”
    Perché tutto l’Occidente vive in un’area di beneficio? Perché sta rubando 8/10 dei beni del resto del Mondo, quindi non è che noi stiamo vivendo in un regime politico capace di darci la televisione, la macchina… no.
    È un sistema politico che sa rubare 8/10 a 3/4 di Mondo e da un po’ di benessere a 1/4 di Mondo, che siamo noi…
    Quindi, signori miei, o ci si sveglia.. o si fa finta di dormire.. o bisogna accorgersi che siete tutti morti…

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    Sveta 3 Giugno 2020 at 12:35

    da incorniciare la replica all’osservazione di Fabio Volo!! ;)

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    The dark side of the moon 4 Giugno 2020 at 11:29

    Purtroppo il problema non è il sistema in se ma la moltitudine di sciocchi che lo difende.
    Non parlo di chi è costretto a fare lo schiavo ma di chi ne è “contento”.
    Ma perché è tanto difficile capirlo?!
    Un altro mondo è possibile era lo slogan dei movimenti “no global”.
    Un altro mondo non solo è possibile ma è necessario!
    Questa è la parola d’ordine.
    Per per il pianeta Terra e per tutte le specie viventi che lo popolano.

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    Mongo 4 Giugno 2020 at 17:55

    Nel settembre del 1960 si tenne a New York l’Assemblea generale dell’ONU.
    Era un evento molto significativo, all’ordine del giorno c’era il tema della Decolonizzazione e il discorso del Lider Maximo era tra i più attesi.

    Appena sbarcati dall’aereo Fidel Castro e la delegazione cubana si accorsero subito del clima di cupa ostilità che li circondava.
    Il personale aeroportuale statunitense si rifiutava di assisterli e il Comandante Juán Almeida Bosque, un muratore analfabeta nero divenuto uno dei leader rivoluzionari più amati a Cuba, venne insultato con epiteti razzisti.

    Tutti gli hotel e gli alberghi di New York chiusero le porte in faccia alla Delegazione del Governo Cubano.
    Alcuni all’entrata esposero dei cartelli inequivocabili:
    “Qui non si ospitano comunisti!”

    Fidel Castro annunciò per protesta che si sarebbe accampato in una tenda all’interno dello spiazzo davanti alle Nazioni Unite:
    “Veniamo dalla Sierra Maestra, siamo gente di montagna e siamo abituati a dormire all’aria aperta”.

    Fu a quel punto che si materializzò Malcolm X.
    L’apostolo delle Black Panthers si scusò con Fidel Castro a nome dell’Altra America: quella dei neri, dei poveri e dei latinos, invitando i cubani a soggiornare nel cuore di Harlem.
    Li accompagnò all’Hotel Theresa, uno storico albergo simbolo della comunità afroamericana dove nessun uomo bianco, prima di Fidel, aveva mai messo piede.

    Decine di migliaia di persone scesero nelle strade per accogliere e omaggiare Fidel Castro e il Comandante Almeida Bosque.
    E giorno e notte, per tutto il periodo della permanenza, migliaia di persone presidiavano l’hotel e organizzavano happening e manifestazioni spontanee in onore della Rivoluzione Cubana.
    Il ghetto nero di New York divenne davvero, per alcuni giorni, il centro del mondo.

    Il Comandante en Jefe mise in luce le differenze tra la giovane Cuba multirazziale dove giustizia sociale e solidarietà erano i pilastri della Rivoluzione e gli Stati uniti della segregazione, dove regnavano oppressione e violenza al servizio dei più ricchi e ai danni dei più deboli.
    Fidel e Malcolm X lanciarono un appello a sostegno della Lotta di Liberazione nel Terzo mondo e alla liberazione del leader rivoluzionario panafricano Patrice Lumumba.

    La popolazione nera proclamò Harlem “Territorio Castrista” e gli USA, a casa propria, subirono il più grande smacco che potessero immaginarsi.

    cit. Roberto Vallepiano

    =))

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      The dark side of the moon 4 Giugno 2020 at 19:18

      ;) ;) ;)

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    Sergio Pandolfo 7 Ottobre 2020 at 15:04

    I problemi di “sistema” sono tra quelli che più mi piace affrontare, essendomi occupato della teoria critica della società (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm). Credo che uno dei più grandi errori, nella temperie culturale degli ultimi trent’anni sia stato quello di aver accantonato la teoria hegelo-marxista, forse anche per via del consumismo degli anni 80′. Bisognerebbe ricordare che la filosofia dialettica, fino a quel momento recitava un ruolo di primo piano, perché in Italia erano state tradotte le opere di Hegel e Marx, avevamo filosofi dialettici come Croce e Gentile (seppur diversi tra loro), e nel dopoguerra siamo stati i primi a tradurre Adorno e la Scuola di Francoforte. Non a caso, il 68′ da noi si è fatto sentire eccome. Senza la teoria hegelo-marxista non è possibile criticare la società in cui viviamo, e infatti quella teoria imponeva di guardare dialetticamente a un insieme di cose: i fattori di produzione, il ruolo di una cultura borghese volta al mantenimento dell’esistente, il sistema dei mass-media, lo sport ridotto a industria, la musica di consumo come palliativo per le masse. Sono tutte questioni che si intersecano tra loro, tasselli di un puzzle più grande, ovvero del sistema capitalista. Lavorare sulla cultura delle masse secondo me è l’unico rimedio possibile. Diceva Adorno che la gente dovrebbe prendere consapevolezza delle false consolazioni propugnate dal sistema, e metterle in discussione. Col 68′ questo è accaduto, e mi chiedo se di fronte a certi fenomeni di oggi (accumulazione del capitale nelle mani di pochi milionari, rischio della catastrofe ecologica, brainwashing e deriva digitale/informatica) la gente non debba tornare a muoversi come succedeva una volta. Le rivoluzioni non sono la locomotiva dell’umanità, diceva Walter Benjamin, ma il freno a mano tirato dall’umanità prima che la locomotiva vada a schiantarsi.

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    Martin 9 Ottobre 2020 at 09:30

    Scusate, per la maggior parte degli articoli pubblicati in passato i video su YouTube non si vedono più a causa di un problema tecnico. Man mano che me ne accorgo o che mi viene segnalato (come in questo caso) sistemo l’inconveniente. Vi prego di aver pazienza, grazie.

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