L’ultima frontiera della follia tafazziana, dicesi politically correct ovvero percuotere i coglioni a se stessi e al prossimo in mancanza di altre distrazioni (la vita è così noiosa! Non succede mai niente, che so, una bella guerra, catastrofi climatiche, un’epidemia… ), è stata varcata: gli SCACCHI sono ora accusati di essere un gioco RAZZISTA.
Ma come? direte voi… È vero che si affrontano Bianco e Nero, ma il Nero può benissimo battere il Bianco, è un gioco d’intelligenza pura.
Eh no!
Il Bianco è avvantaggiato perché muove per primo!
Non solo: nei libri e nelle riviste di scacchi, la scacchiera è sempre inquadrata dal punto di vista del Bianco. Nei problemi di scacchi leggete sempre “il Bianco muove e vince in tot mosse”, mai “il Nero gioca e vince”.
Io propongo di andare oltre. Perché non considerare l’aspetto sessuale?
Negli scacchi il Re è il pezzo più importante, più della Regina o Donna che dir si voglia. È vero che la Donna è più potente (d’altronde si sa: oltre a lavorare deve anche occuparsi della casa, dei figli), ma è possibile perderla, o addirittura sacrificarla deliberatamente, e vincere lo stesso la partita. Invece, quando il Re subisce un attacco imparabile, la partita è persa: in lingua persiana Shah mat, scacco matto, “il re è morto”.
E l’aspetto politico?
I pezzi che valgono meno sono i Pedoni, poveri sfigati, contadini e manovali mandati al massacro, mentre i pezzi di maggior valore sono appunto Re e Regina, Cavallo (ovvero cavaliere, Knight) e Alfiere (in inglese Bishop, Vescovo). Manca solo il Politico, che potrebbe essere rappresentato dalla Torre: nessuno li tira giù di lì. L’unica speranza di riscatto per un Pedone è venire promosso a un pezzo di maggior valore, metafora evidente di una mobilità sociale illusoria.
Insomma: una vergogna! Uno schifo! Ci abbiamo impiegato secoli ma ce ne siamo accorti, per fortuna!
Quando il grande Garry Kasparov, l’ex campione che si può definire il filosofo degli scacchi, ha saputo delle accuse, ha invitato i detrattori ad abbandonare gli scacchi e giocare a Go: lì i pezzi valgono tutti uguale e i Neri muovono per primi.
“E mentre tutto andava a catafascio / nessuno ci faceva molto caso” (Talking Heads, citati da Bret Easton Ellis in epigrafe ad American Psycho, libro sempre più attuale).
Bravo Raul! sì, che bisogna prendere la vita con filosofia
Mi sembra davvero che poi ormai (forse appunto per distrarci dai veri problemi?) si stia estremizzando tutto. Ricordo all’indomani di un mondiale di ciclismo vinto da Gianni Bugno che la sua marca di biciclette uscì con una pubblicità di una pagina intera sulla Gazzetta col titolo: “il privilegio di esser Bianchi!”
Ovviamente la cosa pure suscitò un polverone inaudito ma spesso basterebbe, come Raul tanto assennatamente ci ricorda, un po’ di senso delle cose, un filo di ironia, e davvero, forse ci azzanneremmo tutti meno e sicuramente vivremmo meglio, no?
Sorriso, ironia, è quello che predico da tempo. Con qualche incazzatura nel mezzo…
Per il sorriso ci vuol tanto poco che persino la comicità è sempre più diventata volgarità. Per l’ironia ci vuole intelligenza e sensibilità, doti che richiedono tempo per analizzare e comprendere.
Nella società del tutto e subito e del basta saper leggere e scrivere per diventare dei sentenziatori morali, politici, sportivi, medici, religiosi ecc… Sono doti che non hanno valore.
Diffidare sempre da chi non possiede una buona dose d’Ironia! Oppure consigliare sempre di leggere l’Orlando Furioso!
Articolo perfetto.
Solo una precisazione, Angelo. Ho parlato di sorriso ed ironia che stanno bene insieme, mentre la comicità si butta soprattutto sul “riso” spesse volte sbracato.
Sono d’accordo! La tua precisazione approfondisce meglio il concetto!
Oggi, 20 luglio, ricorre la Giornata Internazionale degli Scacchi – istituita nel 1966 dalla FIDE su proposta dell’UNESCO (il 20 luglio 1924 fu fondata a Parigi la FIDE stessa).
Fra gli innumerevoli detti inerenti agli Scacchi, ne cito uno che mi sembra particolarmente adatto per l’occasione:
«Il gioco degli Scacchi è un mare dove il moscerino può bere e l’elefante fare il bagno».
(Proverbio indiano)
Secondo la mia interpretazione, esso vuole esprimere il fatto che gli Scacchi sono un gioco praticabile e godibile da una vastissima cerchia di persone, ciascuna secondo le proprie possibilità.
A proposito: che ci fa quella donna sdraiata su una scacchiera? Che sia gelosa degli Scacchi?!
(Don Lorenzo Milani ha criticato fortemente il gioco degli Scacchi per l’intensa concentrazione mentale che richiede. È bene, dunque, che noi scacchisti ci concediamo qualche battuta distensiva, ogni tanto…)
” Che ci fa quella donna sdraiata su una scacchiera”. Che dire? Sei stato bravo a notare la scacchiera!
Scusate, io son giorni che mi sto picchiando per risolvere il problema del diagramma, mi sembra chiaro che dev’essere il Bianco a vincere, ma come???