Tragicommedia in Carinzia

Scritto da:  | 4 Agosto 2020 | 19 Commenti | Categoria: Attualità, Cronaca, Tornei

Caro lettore, questo è un resoconto della mia personale esperienza al torneo “Jacques Lemans”.
La competizione si è svolta dall’11 al 18 luglio presso St. Veit an Der Glan, graziosa cittadina che si trova in Austria meridionale, nella regione della Carinzia.
Buona lettura!

Finora, il 2020 si è dimostrato un anno impervio: a causa di una subdola pandemia, che ha mietuto migliaia di vittime e messo in ginocchio l’economia mondiale, siamo stati costretti a trascorrere diversi mesi in casa.
Per questa ragione, non appena ho avuto la possibilità di lasciare la mia città e cambiare aria, mi sono messo alla ricerca di un torneo di scacchi in Europa a cui partecipare: sono così venuto a conoscenza dell’open di St Veit, trovato per caso durante una sessione di “surfing” disimpegnato sui vari portali di scacchi. Non appena ho capito che la cittadina era agevolmente raggiungibile, ho cominciato a pianificare il mio viaggio.
Ero abbastanza fiducioso anche riguardo alla gestione dell’emergenza sanitaria: sul sito ufficiale del torneo, infatti, l’organizzatore dichiarava solennemente che sarebbero state applicate in maniera certosina tutte le procedure finalizzate a prevenire il diffondersi del contagio tra i partecipanti al torneo.
Fatte queste premesse, il 10 luglio sono partito in treno pieno di entusiasmo: dopotutto, si trattava del mio ritorno all’agonismo dopo il lockdown, così come di un’opportunità di vedere un posto nuovo dopo mesi trascorsi a casa.
Per l’intera durata del viaggio ho indossato la mascherina, come previsto dalle normative vigenti in Italia. Non appena ho raggiunto l’Austria, mi sono accorto immediatamente che le cose erano di fatto molto diverse da come me le immaginavo: giunto presso il mio hotel ho notato che nessuno indossava la mascherina, nonostante si trattasse di un luogo chiuso.
Dopo un viaggio lungo ed estenuante, ero semplicemente troppo stanco per mettermi alla ricerca di un ristorante; ho così deciso di recarmi nel supermercato di fronte all’hotel per acquistare qualcosa per la cena.
Prima di entrare ho indossato la mascherina, esattamente come avrei fatto in Italia: cominciare la vacanza con una multa sarebbe stato spiacevole, no? Quanto è successo all’interno del negozio mi ha dato una conferma definitiva riguardo a come funzionassero le cose là: una graziosa biondina, che come me stava facendo la spesa, ha fatto un salto all’indietro dalla paura non appena mi ha visto, quasi si fosse imbattuta in un mostro.
Tutto ciò perché indossavo una semplice FFP2.
E’ così strano fare la spesa con la mascherina? In Italia è normale e, soprattutto, obbligatorio!
Dopo questa emblematica esperienza sono rientrato in camera per riposare ed essere pronto per il primo turno.
All’indomani, subito dopo la colazione, ho deciso di andare in avanscoperta, per capire quanto tempo ci volesse per raggiungere la sede di gioco.
Il primo turno si sarebbe giocato alle 18 ma, conoscendo il mio senso dell’orientamento e la mia tendenza a sbagliare strada, ho saggiamente deciso di fare comunque un sopralluogo.


Dopo una passeggiata di 25 minuti, coadiuvato dal navigatore del mio iphone, ho raggiunto la “Blumenhalle” (in italiano “Sala dei fiori”), uno spazioso auditorium in cui il torneo avrebbe avuto luogo. E’ seguito un breve tour della graziosa St. Veit, interrotto dalla pioggia. Sono rientrato in hotel e ho acceso il computer per ripassare qualche linea in vista del primo turno.
A pranzo ho scelto di provare immediatamente il ristorante dell’hotel, per capire come si mangiasse lì.
Qui ho, per la prima volta in vita mia, vissuto sulla mia pelle cosa significhi essere in una nazione di cui non si conosce per nulla la lingua: il menù era interamente in tedesco e le cameriere non parlavano inglese.
A questo punto è cominciato un puntuale -quanto fantozziano- lavoro di traduzione del menù, possibile soltanto grazie a google traduttore.
Ho optato per un piatto tipico, che in base agli ingredienti sembrava accettabile.
Dopo 20 minuti è arrivata la cameriera con una pentola contenente un quantitativo di cibo che solitamente mangerei nell’arco di due settimane.


Tramortito dal cibo, mi sono diretto in camera per concedermi un breve sonnellino post prandiale.
Dopo qualche ora trascorsa a ripassare le mie analisi, alle 17 mi sono incamminato nuovamente verso la sede di gioco. Chi mi conosce sa che amo arrivare in largo anticipo rispetto all’inizio della partita. A questo punto è successo un fatto clamoroso. Ho impostato “Blumenhalle” sul navigatore e, dopo uno strano itinerario -che tra le altre cose prevedeva anche il passaggio in un cortile privato-, sono giunto in un posto che non mi sembrava corrispondente a quello raggiunto nel mio giro di ricognizione mattutino. Eppure il navigatore continuava a strillare “ARRIVATO, ARRIVATO”
Decido di chiedere a qualcuno seduto in un bar. “Excuse me, for the Blumenhalle?” Mi guarda, ride e indica un negozio a 10 metri di distanza. Che Blumenhalle volesse dire anche “fioraio” proprio non l’avevo immaginato.
Chiedo al fioraio che, in inglese stentato mi indica la strada per la “mia” Blumenhalle. Fortunatamente, grazie a una notevole abilità nella corsa -che acquisisco solo quando sono in ritardo-, raggiungo la sede di gioco alle 17.37.
Vado immediatamente a controllare il turno e mi accorgo che le sfighe non sono finite: sul mio cartellino risulta che il mio punteggio Elo sia 2056 e non 2031. Mi accorgo dell’equivoco: mi hanno attribuito l’Elo austriaco.
Vado subito a cercare l’arbitro e lo faccio presente. Risposta: “Mi sembra molto strano che il sistema non ti abbia attribuito il tuo elo FIDE. In ogni caso controllo subito.” Mi aspetto che dopo qualche minuto il problema venga risolto e che il turno venga rifatto. Speranza vana.
Alle 17.55 si parte con la cerimonia di apertura e prendo atto che la mia segnalazione non è stata presa in considerazione: mi reco di nuovo dagli arbitri e faccio nuovamente presente che il turno è sbagliato e che bisogna rifarlo.
La risposta dell’arbitro mi manda letteralmente in bestia: “Non possiamo farci niente, ormai il turno è pubblicato e quello rimane. FORSE sistemeremo la cosa prima del secondo turno.”
Torno alla mia scacchiera furibondo e perdo la prima partita senza opporre grande resistenza.
Durante il viaggio di ritorno all’hotel sono talmente infastidito dalla condotta pressapochista degli arbitri che non presto attenzione alla strada e mi perdo di nuovo.
Finalmente giunto in hotel, controllo il turno: come prevedibile, gli arbitri non hanno fatto nulla per risolvere il problema e -spoiler alert- il tabellone rimarrà il medesimo per tutta la durata del torneo nonostante metà dei giocatori giochi con l’elo FIDE e l’altra metà abbia invece il rating austriaco.
Non darò tante informazioni riguardo all’andamento del mio torneo; mi limito soltanto a dire che ho trovato estremamente difficoltoso gestire la combinazione mascherina più occhiali. Come è facilmente deducibile, il problema principale per chi gioca con gli occhiali è che essi tendono ad appannarsi frequentemente… è facile immaginare quanto la cosa possa risultare fastidiosa in una partita a tempo lungo!
Il mio torneo è cominciato male e, come spesso mi capita in questi casi, non sono più riuscito a rialzarmi: a ogni turno dovevo affrontare un avversario giovanissimo e con una preparazione in apertura quasi sempre superiore alla mia. Io, invece, faticavo perfino a calcolare varianti brevi e semplici; per questa ragione ho deciso di ritirarmi dal torneo dopo l’ottavo turno e di assistere al nono in qualità di spettatore.
Veniamo ora a trattare il vero cuore dell’intero resoconto, cioè le misure di contenimento del Coronavirus messe in atto dagli organizzatori.
Sostanzialmente, l’ambiente al chiuso della “Blumenhalle” era diviso in due stanze principali: l’atrio e la sala di gioco.
Prima di accedere alla sala di gioco, ogni giocatore doveva indossare la mascherina (gentilmente fornita dagli organizzatori a tutti i partecipanti prima di ogni turno) e igienizzarsi le mani mediante un gel idroalcolico contenuto in un dispenser.


All’interno della sala di gioco vigeva il rigore più assoluto : ognuno -arbitri compresi- indossava la mascherina e nessuno ha mai osato andare contro le regole.


Poi, terminata la partita, ogni giocatore aveva la possibilità di trascorrere del tempo nell’atrio.
Qui, gli organizzatori avevano provveduto a offrire ai giocatori ogni sorta di comodità: vi erano molti divani per rilassarsi e, per i più instancabili, non mancavano scacchiere e orologi per giocare lampo e/o analizzare.


Vicino a ogni scacchiera era stato collocato uno spray disinfettante alcolico, che i giocatori potevano utilizzare per sanificare i pezzi dopo averli utilizzati.
L’atrio comprendeva anche un’area ristoro in cui era possibile assaggiare le specialità locali o sorseggiare dell’ottima birra dopo la partita.
E, colpo di scena… all’interno dell’intero atrio non vi era obbligo di mascherina! Come ogni paese dei balocchi che si rispetti, l’atrio era ritenuto esente dai rischi di contagio.


Confrontando le regole vigenti nei due distinti ambienti (distinti, ma entrambi al chiuso) mi viene in mente una vecchia canzone di Alanis Morissette:

Ma non è finita qui.
Dopo essermi goduto da spettatore i sanguinosi scontri dell’ultimo turno, ho assistito anche alla cerimonia di premiazione.
Durante questo momento celebrativo, che ha avuto luogo nella medesima stanza dove si è svolto il torneo, sembrava che le regole anti Coronavirus fossero ormai un ricordo lontano: quasi nessuno, infatti, indossava la mascherina.

Il podio del magistrale:
1. GM Ante Saric (CRO) 7.5/9
2. FM Jan Subelj(SLO) 7/9
3. GM Davor Rogic (CRO) 7/9

Stesso posto, stessa gente… e anche in questa circostanza non vi è obbligo di mascherina. Durante tutto il torneo mi sono ripetutamente chiesto il perché di queste misure, controverse quanto assurde. Possibile che il signor Corona sia spaventato dal rumore e che attacchi solo chi sta seduto in silenzio davanti alla propria scacchiera? Sarà sicuramente così, altrimenti non mi spiego come mai il problema sia stato affrontato in questo modo!
Finito il torneo, era giunto il momento di fare la valigia e rimpatriare.
Durante la mia ultima cena austriaca suona il telefono, è mia mamma.
“Ciao, come va? A che ora arriverai domani?”
“Ciao, sarò a casa nel pomeriggio. Senti un po’, ho pensato molto a una cosa: siccome qui, quasi dappertutto, nessuno indossava la mascherina, sarebbe meglio se per un paio di settimane abitassimo in case diverse, per essere sicuri al 100% che io non contagi nessuno.”
C’è una ragione se adoro le partite di Petrosian: sono affascinato dalla profilassi, dentro e fuori dalla scacchiera!
“Non preoccuparti, quello che proponi mi sembra esagerato. Continueremo a convivere stando attenti a non avere contatti troppo ravvicinati!”
E così abbiamo fatto per qualche giorno, mentre mio padre era -fortunatamente- lontano da casa.
Poiché non ero completamente sicuro di non essere un pericolo per le altre persone mi sono messo in contatto con l’ospedale per prenotare un tampone, nonostante avessi soltanto un leggerissimo raffreddore, non necessariamente dovuto al Coronavirus.
Ho effettuato il tampone venerdì mattina; 24 ore più tardi sono stato ricontattato per essere informato della notizia che non si vuole ricevere.
“Signor Fuochi, purtroppo il suo tampone è positivo.”
Non l’ho presa così male, dopotutto stavo bene e non vi era motivo di preoccuparsi troppo.
Ho continuato a dedicarmi alle mie cose come sempre, trascorrendo interminabili giornate nella mia camera da letto.
Domenica sera ho informato della mia positività anche l’organizzatore Fritz Knapp, in modo che anche gli altri partecipanti al torneo fossero messi a conoscenza della notizia.
Dopo qualche giorno, mentre stavo controllando la mia casella di posta elettronica, sono rimasto abbastanza sorpreso: il Maestro Internazionale e giornalista Stefan Loeffler era interessato a intervistarmi perché in qualche modo era venuto a sapere che il giocatore contagiato ero io.
Mi sono dichiarato a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda e nel pomeriggio ci siamo sentiti per telefono. Prima della telefonata, diverse cose non mi erano chiare: dal momento che Loeffler non era presente al torneo, come aveva fatto ad ottenere questa informazione?
Non appena ci siamo sentiti, gli ho immediatamente chiesto chi l’avesse informato.
La risposta mi ha lasciato a bocca aperta:
“Nessuno. E’ stato molto semplice risalire alla tua identità tramite un comunicato ufficiale che è comparso ieri sul sito della federazione scacchistica austriaca.”
“Ok, ora si spiegano tante cose… Non ero a conoscenza del comunicato. Cosa ti ha fatto pensare che su 250 partecipanti il contagiato fossi proprio io?”
“Beh, indovinare è stato semplice: nel post c’è scritto che il giocatore contagiato era straniero e non ha giocato l’ultimo turno.”
Non potevo credere alle mie orecchie. E le normative sulla privacy?
L’ho presa sul ridere; arrabbiarsi a danno già fatto non ha alcun senso.
Vivere in Italia mi ha insegnato che molto spesso si ha a che fare con persone superficiali, che agiscono in maniera impropria: in questo caso, nonostante il mio nome non sia stato rivelato, siamo al cospetto di un caso di violazione della privacy.
Inoltre, appena qualche giorno fa sono stato contattato dall’organizzatore, il quale mi ha chiesto come stessi e mi ha dato appuntamento al prossimo anno.
Ho colto la palla al balzo per segnalargli tutti i problemi qui sopra descritti, lamentandomi sia per il comunicato che per la scarsa attenzione a prevenire il contagio nelle situazioni che ho menzionato prima. Come prevedibile, nella sua risposta si è limitato a trattare esclusivamente il problema del comunicato, dicendo che che non ne era responsabile e che esso era stato redatto da un funzionario della federazione; riguardo agli altri aspetti ha promesso di rispondermi in futuro (aspetta e spera).
E così, in quelli che sono -facendo i dovuti scongiuri- i miei ultimi giorni di quarantena, attendo con vibrante impazienza due cose:

  • il doppio tampone e la conferma della mia guarigione, che implicherebbe il mio ritorno alla vita sociale
  • una risposta dettagliata del signor Knapp, che dovrà spiegarmi la logica che sta dietro a una gestione dell’emergenza sanitaria così superficiale.

Comunque, nonostante l’esperienza sia stata complessivamente negativa, essa verrà senza ombra di dubbio inclusa nell’antologia delle storie da raccontare ai miei nipoti tra 50 anni.

avatar Scritto da: Tommaso Fuochi (Qui gli altri suoi articoli)


19 Commenti a Tragicommedia in Carinzia

  1. avatar
    Uomo delle valli 4 Agosto 2020 at 20:39

    Bellissimo il reportage ma una vicenda per certi versi assolutamente sconcertante. Sì spera davvero che almeno funga da esperienza perché certe leggerezze non abbiano a ripetersi più. Forza Tommaso! ;)

    Mi piace 4
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    Fabio Lotti 4 Agosto 2020 at 21:49

    Sembra di assistere al teatro dell’assurdo…

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    Luigi 5 Agosto 2020 at 07:12

    Grazie Tommaso, al di là della poco felice esperienza scacchistica, ti posso domandare come hai vissuto nello specifico quella di ammalato? Hai parlato di raffreddore, ecco, quali son stati gli altri sintomi? Febbre? Dolori?? Hai preso dei farmaci?
    Auguroni per tutto, con simpatia, Luigi

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      Tommaso Fuochi 5 Agosto 2020 at 12:49

      I miei sintomi sono stati piuttosto lievi e se li avessi avuti in Italia non mi sarei mai sottoposto al tampone.Ho avuto un leggero raffreddore, un leggero mal di gola e qualche linea di Febbre (37.2 al massimo). Non ho preso nulla in particolare, il mio medico mi ha suggerito di utilizzare uno spray per la gola e mi ha prescritto un antibiotico da prendere sotto forma di compresse. In ogni caso non si può parlare di una vera e propria esperienza da malato: in questi giorni sono comunque riuscito a lavorare normalmente. L’unica preoccupazione, oltre a un repentino peggioramento dei sintomi (cosa che per ora escludo, viste le statistiche) è quella di risultare positivo al tampone per molto tempo prima di negativizzarmi. Qualche ora fa ho fatto il primo. Vedremo

      Un saluto
      Tommaso

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    Giorgio Gozzi 5 Agosto 2020 at 07:41

    Report molto interessante e significativo dei tempi che stiamo vivendo.
    Anche io ho notato che ormai la mascherina la mette una minoranza e solo per evitare multe. Il concetto di salute si e’perso. Mi chiedo se il giornalista e l’organizzatore hanno capito che al torneo c’era un solo positivo (tu) forse perche’ solo tu hai fatto il tampone. Chissa’quanti altri positivi stanno circolando senza sapere di esserlo nella efficientissima Austria.
    Auguri Tommaso

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      Giancarlo Castiglioni 5 Agosto 2020 at 08:54

      Direi che ormai è assodato che la mascherina è inutile nei luoghi aperti, mantenendo la distanza.
      Io la porto in strada a Milano non per paura di multe, ma perché seguo le regole anche se non le condivido; non la porto in Piemonte dove non è obbligatoria.
      Qual’è il problema ad essere sieropositivi, se non si hanno sintomi e in sostanza non si è malati?
      Probabilmente non si è neanche infettivi, la carica virale è bassa, al massimo si può rendere qualcun altro sieropositivo, ma non malato.
      Evidentemente in Austria non credono nell’utilità delle mascherine e le hanno rigidamente imposte in sala torneo solo per seguire le prescrizioni FIDE.

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        Gino Colombo 5 Agosto 2020 at 09:56

        Giancarlo, ma come fai ad essere sicuro che la carica virale sia bassa? Hai visto cosa sta succedendo in Spagna e in Germania??

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          Giancarlo Castiglioni 5 Agosto 2020 at 14:04

          E’ quello che vedo adesso.
          In febbraio e marzo conosco parecchi casi di malati gravi, è morta anche una persona che conoscevo.
          Da allora conosco solo casi di persone asintomatiche, che hanno fatto il test per prudenza o per obbligo sul posto di lavoro, che sono stati trovati positivi e a volte negativi al test successivo.
          Nessuno che si sia realmente ammalato.

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    luca monti 5 Agosto 2020 at 10:02

    Fossero accadute in Italia queste sequele d’incongruenze sanitarie,saremmo qui tutti a martellarci le palle.Ma lo sappiamo bene che noi siamo i campioni del mondo degli autogoal.Piuttosto Tommaso Fuochi: per quale ragione essere iscritto ad una competizione con Elo 2056 anzichè 2031,è una sfiga? Non capisco.Auguroni di guarigione intanto.Ogni bene.Luca Monti.Vallio Terme BS

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      Tommaso Fuochi 5 Agosto 2020 at 13:13

      Ciao Luca, ti spiego immediatamente il perchè.
      Premessa: Un pasticcio del genere è comprensibile nell’ambito di un torneino locale, non valido per l’Elo e magari gestito da un Arbitro Regionale; da parte di due Arbitri Internazionali è semplicemente intollerabile, considerato che si tratta di un festival internazionale valido anche per le norme internazionali. Come racconto nel blog, è successo questo: ad alcuni giocatori -me incluso- è stato attribuito il punteggio austriaco anzichè quello internazionale e questo ha comportato per forza di cose variazioni nella lista di partenza ed errori nell’elaborazione degli abbinamenti. C’era gente con Elo fide 2000 ed elo austriaco 2100 che è stata fatta giocare con 2100, il che implica che al primo turno si pesca e non si viene pescati. In sostanza giochi con uno degli ultimi del tabellone anzichè con uno dei primi e, se vinci, ti capita un avversario forte ma comunque abbordabile rispetto ai primissimi di tabellone.
      In base al tuo elo vengono sorteggiati anche gli abbinamenti successivi, e di conseguenza tutto viene falsato (a volte avere 10 punti di elo in più o 10 in meno può essere determinante nell’essere abbinato a un giocatore più forte o a uno più debole).
      Nel mio caso avevo fatto i conti prima di andare al turno e mi ero brevemente preparato contro due dei miei possibili avversari, sulla base della lista elo FIDE dei giocatori; il fatto di giocare con 2056 e non 2031 ha comportato che già al primo turno giocassi con uno più forte dell’avversario previsto, perchè nonostante ci sia solo una differenza di 25 punti tra i due punteggi, avevo scalato 3 posizioni nel tabellone.
      A me va bene essere abbinato a uno più forte e prenderle di santa ragione, purchè il tabellone non venga falsato.

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        Giancarlo Castiglioni 5 Agosto 2020 at 16:06

        Se come credo la FIDE omologherà i risultati in base all’Elo Fide, cambia poco.
        Lo svantaggio sarebbe se calcolassero la variazione sull’Elo più alto applicando il risultato a quello più basso.
        Non è detto che un Elo maggiorato faccia incontrare avversari più forti, dipende dall’andamento del torneo, è casuale.
        Per me incontrare avversari più forti del dovuto sarebbe stato sicuramente un vantaggio per l’Elo; ho sempre ottenuto risultati proporzionalmente migliori con avversari più forti.
        Cambia molto al primo turno se si passa dalla metà inferiore a quella superiore, ma se mai un Elo più alto fa incontrare avversari più deboli.

      • avatar
        luca monti 5 Agosto 2020 at 20:28

        Grazie.Un’esperienza così vale un articolo in Soloscacchi! Luca Monti

  6. avatar
    the dark side of the moon 5 Agosto 2020 at 22:15

    Ciao Tommaso, innanzitutto ti auguro una competa guarigione; l’esperienza che hai fatto è a dir poco incredibile.
    Noi italiani siamo abituati a lavarci i panni sporchi in pubblico a differenza degli altri Paesi, per questo motivo forse abbiamo una percezione leggermente diversa su come funzionano alcune situazioni altrove.
    Certo però che ciò che hai raccontato è difficile uguagliarlo in fatto di negligenza persino nei peggiori tornei organizzati sul territorio italico.
    Mi risulta che con Lignano Sabbiadoro, il 1 Agosto, siano ripresi i tornei.
    Qualcuno ha notizie di come viene gestito il ritorno all’attività agonistica?
    Avevo in mente di fare un torneo a fine Agosto ma essendo un tipo parecchio ipocondriaco, sono fortemente indeciso: non vorrei ritrovarmi in delle situazione spiacevoli.
    Già al lavoro sono costretto a combattere con l’indisciplina di certe persone, crearmi altre situazioni simili in un periodo di ferie….

    • avatar
      lord_ste 6 Agosto 2020 at 09:35

      Dark, io sto giocando Lignano. ho mandato un resoconto a Torre e Cavallo, ed è stato pubblicato sulla pagina facebook della rivista.
      DIciamo che rispetto all’Austria siamo sugli estremi opposti…

    • avatar
      Giancarlo Castiglioni 6 Agosto 2020 at 12:25

      Non vedo dove sia la negligenza.
      Noi seguiamo le prescrizioni del Governo Italiano, gli austriaci quelle del Governo Austriaco.
      Sono norme diverse, forse giuste, forse sbagliate, forse le italiane giuste per l’Italia e le austriache giuste per l’Austria.
      Forse sono sbagliate le prescrizioni FIDE che avrebbe fatto meglio a dire che i tornei di scacchi devono uniformarsi alle prescrizioni dello stato dove si svolgono.
      Così in Austria, mascherine in sala torneo, niente in sala analisi, si è creata una situazione assurda.
      Capisco le prescrizioni per tornei di professionisti che fanno un lavoro.
      Per i dilettanti non c’è nessuna necessità di giocare tornei, se non vogliono rischiare possono stare a casa.
      subfuori

      • avatar
        the dark side of the moon 6 Agosto 2020 at 20:51

        Diglielo a Tommaso dove è la negligenza. Ci vuole un minimo di buonsenso nell’applicare le regole dei vari governi e obbiettivamente, le direttive del governo austriaco nel merito si sono dimostrate ridicole. Ovvio che i dilettanti non sono obbligati a partecipare ai tornei ma cosa c’entra? Comunque dalle notizie che ci fornisce lord_ste, da noi pare ci siano più garanzie. È questo è importante

  7. avatar
    Enrico 6 Agosto 2020 at 13:13

    Altro che Austria Felix…neanche il Gatto Felix.
    Da vecchio medico in pensione capisco i dubbi e le preoccupazioni provocate dalla cattiva informazione fornita da chi di dovere (OMS,ISS,Governo), dalla cosiddetta infodemia e dal diverso comportamento adottato da paesi che sono membri dell’Unione Europea. Metto quello che ho capito ( e che spero sia corretto… )

    1) mascherina in presenza di assembramenti all’aperto e in luoghi chiusi diversi dalla propria abitazione ( a patto che tutti i componenti del nucleo familiare si comportino secondo le regole e questo accada anche nei posti in cui di lavorino ,sennò è una lotteria),distanziamento,igiene .Un problema insormontabile : al bar o al ristorante il “metti e leva” della mascherina . Chi lavora in luoghi a rischio (“Reparti COVID” , industria della lavorazione della carne ecc.. ) sarebbe meglio vivesse da solo , per il momento , o si autoisolasse in famiglia.Fin qui sto scrivendo cose ovvie.

    2) Il virus non è mutato in modo significativo , stanno arginando la pandemia le misure di contenimento

    3) A parte il paracetamolo (Tachipirina ) per la febbre, nei casi stabili a domicilio non serve altro.Nei malati gravi ospedalizzati nessun farmaco per ora è risultato sempre vincente. Le carte che abbiamo da giocare sono il Remdesivir,il Desametasone,l’Eparina,il Siero Iperimmune , la ventilazione assistita,l’ossigenzazione extracorporea (ECMO). L’ultima carta : il trapianto di polmone

    4) I cosiddetti “Positivi asintomatici” o “presintomatici” o “lievemente sintomatici”… mi sembrano sensate le ultime indicazioni dell’OMS ,almeno per i positivi asintomatici o per i positivi che siano sintomatici solo per 2-3 giorni( per ora mi pare non le segua nessuno… ) : isolamento , ma senza tamponi finali di controllo.Esempio : asintomatico cui hanno trovato gli anticorpi e fa un tampone che risulti positivo : 10 giorni di isolamento + 3. Sintomatico positivo : se ha avuto sintomi per due-tre giorni : sempre 10 giorni +3 . A mio parere per chi avuto sintomi per un periodo maggiore il tampone di controllo è inevitabile , l’OMS ( che ha fatto parecchi errori in questi mesi) minimizza l’importanza dei tamponi di controllo ( trovo inaccettabile l’esempio sul loro sito : tampone positivo,sintomi per 14 giorni,contare 14+3 e liberi tutti senza tampone di controllo) perchè i paesi poveri non hanno le risorse necessarie . Mah

    5) Per ora sembra che i “positivi asintomatici” abbiano una bassa carica virale nel tampone e quindi sia bassa la probabilità che infettino.

    6)Penso che nessun medico di quest’epoca abbia mai visto una malattia così. Nella mia piccola cerchia di conoscenze ho visto morire almeno 4 miei Colleghi ,altrettanti Infermieri e alcune decine fra Operatori Sanitari ed amici ammalarsi gravemente . Una bizzarria : nella famiglia di mio cognato tutti sono risultati portatori degli anticorpi…gratta gratta tempo prima avevano perso per alcuni giorni il senso del gusto.

    7) Nessun paese al mondo aveva pronto un piano per la pandemia,non c’erano scorte adeguate di dispositivi di protezione . Il virus non credo sia nato il laboratorio,ma come sempre la Cina non ha informato tempestivamente gli altri paesi.I cosiddetti ,ripugnanti “wet markets” e gli allevamenti intensivi favoriscono il cosiddetto “salto di specie” dei virus .L’inquinamento ed il riscaldamento globale per me giocano un ruolo non piccolo.

    La mia modesta ,banale , conclusione : la prudenza,per ora, non è mai troppa.Speriamo che chi tiene le fila del genere umano abbia imparato la lezione, perchè una pandemia come questa o peggiore può sempre scatenarsi.Dateci un vaccino ( i free vax facciano come vogliono , io ci sto)

    Mi scuso per la lungaggine.

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      Enrico 6 Agosto 2020 at 13:21

      Mi scuso anche per alcuni errori.

  8. avatar
    Giorgio Gozzi 6 Agosto 2020 at 14:36

    Ho letto tanti commenti sugli scacchi post covid compreso il diario da Lignano di Ranfagni e credo di aver capito che non c è speranza per gli “squali” come me, cioè quelli che dopo aver fatto una mossa si prendono su e cominciano a girare per i tavoli a vedere le partite dei big o degli amici. Su quello che è successo a Fuochi devo ancora capire se alla gente interessa sapere se si è positivi o no e se in caso di positività si può ancora essere nocivi ad una persona con cui si convive e che ha altre problematiche che potrebbero rendere il covid letale.

    Mi piace 1

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