State alla larga!

Scritto da:  | 27 Ottobre 2020 | 13 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Scacchi e letteratura

Per gli amici scacchisti-giallisti come Mongo un pezzo scritto molte lune fa. Qui mi sono divertito a prendere un po’ in giro i miei miti.

Non avvicinatevi! State alla larga! Questo è un angolo tutto mio. Buio da far paura. Da qui guardo, scruto e azzanno. Non voi reietti della penna ma tutti quelli che vengono incensati e osannati. Autori e personaggi. Maschi, femmine e…come sono, sono. Non vado per il sottile. Mi piace il candore delle loro carni e il succo denso del loro sangue. Quanto più ricchi e famosi tanto più appetitosi. Da qui ne sono passati parecchi. E parecchi ne ho azzannati tutti belli pomposi che non se l’aspettavano. Si credevano invincibili, insuperabili ed eterni. Ma dovreste aver visto le loro facce spaurite quando li ho ghermiti e avere sentito i loro tristi gemiti per capire quanto siano molli e flaccidi questi palloni gonfiati! Soprattutto quando sono da soli e non hanno il viscido appoggio dei soliti paraculi.

Il primo che mi è capitato fra le grinfie è stato Holmes. Sì proprio Sherlock Holmes! Non avvicinatevi! Non crediate di farmi paura perché siete in tanti. Anche se la vostra pellaccia mi fa schifo vi giuro che vi sbrano con un colpo solo. Holmes, il grande Holmes, l’insuperabile Holmes! E’ passato di qui con la solita mantellina, la solita pipa puzzolente, il solito cappellaccio, il solito sguardo da “So tutto mi” che mi ha fatto sempre andare in bestia. Era con Watson, con quel povero tontolone del dottor Watson che viene preso sempre in giro. Stavano discutendo e ancora una volta lo spilungone gli ha rifilato una serie di discorsi uno dietro l’altro con il solo scopo di metterlo a disagio e far sentire la sua marcata superiorità. Alla luce del lampione ho visto la faccia bonaria del dottore diventare rossa come un cocomero. Ho digrignato le zanne e Holmes deve avere percepito qualcosa perché si è girato verso l’angolo buio dove ero nascosto. Hanno parlottato fra di loro e poi ho sentito la voce di Watson “Non andare. Può essere pericoloso”. Ma ancora una volta il bellimbusto non si è fidato di lui e ha fatto la fine che si meritava. Un logorroico, un borioso di nulla. Uno che ha risolto dei casi impossibili con argomenti impossibili e tutti lì a bocca spalancata come citrulli. Si può osannare uno che si droga, un cocainomane che dovrebbe marcire in prigione? Ma gliel’ho fatta pagare la sua superbia! Anche se il pasto è stato un disastro. Poca polpa e tanti ossi.

Di qui è passato anche Poirot. Sì, è passato anche lui. E ha fatto la fine che si meritava. Era un caldo boia, uno di quei caldi africani che fanno sudare anche l’abitante del Burundi e lui era tutto vestito a puntino con le sue maledette scarpe lucide, le ghette e i guanti. Capite! Perfino con i guanti quando io impazzisco se non mi tolgo la canottiera. Di giorno mentre ritorno quello di prima. Di notte, invece, è ancora peggio. Con tutti questi peli la sauna è assicurata. Dunque è passato il nano belga con la sua ridicola testa d’uovo. Mi sono nascosto nell’angolo più buio nel caso fossi scoperto dalle sue cellule grigie. Sì, perché le sue cellule grigie scoprono tutto. Anche quello che non c’è. E come si gongola quando le mette in funzione! E come sorride! E come si liscia i baffi! E come ti guarda dal basso in alto! Ho odiato Poirot fin dall’inizio. Quando tutti erano ammaliati dal suo scilinguagnolo sciolto e non si accorgevano di essere presi in giro da lui e dalla grande burattinaia Agatha Christie. Uno almeno gliel’ha cantate chiare e tonde alla cosiddetta regina del giallo. Regina poi, regina dei miei stivali. Un certo Chandler che ringrazio con tutto il cuore. Anche se…Insomma qualche giorno fa è passato di qui insieme ad Hammett e ad Edgar Allan Poe. Ubriachi fradici si sono messi a cantare le osterie. Una figuraccia! Christie e Poirot dicevo. Una bella coppia davvero. Che ha sedotto milioni di babbei. Speravo tanto che passassero insieme che pure a lei dovevo dirgliene un paio ma è venuto solo Poirot. Oltre i guanti aveva anche un bel bastone da passeggio. Non lo lascia mai. Ho l’impressione che lo porti perfino al gabinetto a volte inciampasse e cadesse dentro il water. E’ arrivato con i suoi passettini corti e veloci e ha incominciato a parlare. Ho guardato bene se vicino ci fosse quell’imbecille di Hastings, ma niente. Nemmeno l’ombra di un passero. Parlava da solo ma non sentivo bene. Mi sono scostato dal buio profondo per ascoltare meglio. Parlava di sé. Dei suoi casi risolti. Della sua abilità. Della sua fine intelligenza. E si rivolgeva alle sue favolose cellule grigie. Allora non ce l’ho fatta più a trattenermi. Sono uscito di corsa dal buio, ho emesso uno dei miei ululati più terribili, l’ho abbrancato con gli artigli, l’ho portato nel mio angolo e l’ho fatto a pezzi. Questa volta è andata bene. Ho trovato più polpa che osso. Anche se e’ stata dura strappargli tutti i vestiti.

Lo volete sapere? Non era la prima volta che i due cicisbei passavano di qui. Questa è una strada particolare. Ai margini della città. Qualche lampione e poi buio pesto. Sono passati, ma non soli. In compagnia. In dolce compagnia. Sì, proprio in dolce compagnia con due “sventole” da far girare la testa. E in atteggiamento provocatorio. Una volta Poirot è stato abbracciato dalla sua bella di turno che gli ha sussurrato “Pisellone mio!” facendogli tremare i baffi e cadere il bastone. Vi meravigliate eh? Vi vedo sbiancare. I due più intransigenti misogini della storia del giallo che vanno a…Tutta una finta, tutta una recita. Vi hanno preso in giro. E voi ci siete cascati ancora una volta, allocchi che non siete altro.

E’ passata di qui anche Miss Marple. Avevo una voglia di dirgliene quattro per quella sua falsa modestia, per quel suo artefatto candore, per quella sua curiosità da pettegola nata e cresciuta prima di squartarla ma…ma è stato impossibile. E’ arrivata insieme a quelle dannate vecchiette che le fanno sempre compagnia e hanno incominciato a parlare a parlare a parlare che non la finivano più. Del figliolo del postino, di zia Carolina, della cognata del marito del funzionario di polizia, dei pasticcini di quella, delle tendine immacolate di quell’altra. Non ce l’ho fatta. Ho messo la coda tra le gambe, pardon tra le zampe, e sono ritornato quatto quatto nella mia tana.

Non ve l’ho detto subito ma ve lo dico ora. La mia trasformazione in licantropo notturno è dovuta alla lettura dei gialli di Carr e di Van Dine sul mistero della camera chiusa che poi con Gaston Leroux è diventato il mistero della camera gialla. Una sera sul tardi, mentre ne stavo leggendo uno e mi scervellavo a capire per l’ennesima volta come fa un povero Cristo a morire assassinato dentro una stanza chiusa all’interno da tutte le parti senza che l’omicida si ritrovi dentro con lui, mi sono cominciati a uscir fuori peli, artigli e zanne. Sapete che di giorno ritorno allo stato normale. Li ho cercati, li ho trovati, li ho abbrancati, li ho portati in una camera. Prima l’ho aperta, poi l’ho chiusa e ho detto loro di risolvere il mistero. Riuscissero questa volta a passare da una camera chiusa ad una aperta. Ogni tanto vado a vedere come se la cavano. Sono sempre lì dentro.

La mia notte da licantropo la trascorro nel mio angolino buio dove aspetto che passino le prede. Dall’ultima volta che ci siamo visti ne sono passate parecchie. Philo Vance e Lord Wimsey, per esempio, passeggiavano insieme tutti leccati a puntino con la solita aria di snobismo strafottente che circola nelle loro facce. Si stavano beccando come due galli in un pollaio anche se non c’erano le galline: io conosco quindici lingue, io sedici, io so giocare a scacchi, anch’io, io ho una stupenda collezione di incunaboli, io fumo solo sigarette egiziane e bevo solo caffè turco, io vado a cavallo, io sono un impareggiabile spadaccino, io faccio collezione di francobolli, io colleziono qui io colleziono là, il mio autore è più bravo del tuo, guarda che la mia autrice ha perfino tradotto la “Divina Commedia”, il mio ha scritto le famose venti regole eccc…eccc…eccc…Appena passato il lampione gli sono saltato addosso e me li sono mangiati insieme ai loro monocoli.

Nero Wolfe non esce mai di casa? E chi ve lo ha detto? Si muove, si muove. Con lo stesso obiettivo di Holmes e Poirot. Non porta rose ma gardenie. Una sera è arrivato insieme al suo cuoco personale. Fritz se non sbaglio. Stavano litigando su un piatto. Non ricordo di preciso. Due piccioni con una fava mi sono detto. Li ho abbrancati tutti e due. Questo Fritz mi ha pregato di lasciarlo vivo, almeno per un po’, che con tutta la carne del suo padrone mi avrebbe preparato un sacco di piatti prelibati. Mi ha convinto. Perché mangiare sempre crudo e di fretta?

Fatto fuori anche Dan Brown. Per la soddisfazione di un amico  pseudoscrittore di gialletti che conosce il mio segreto. Era stufo di farsi un mazzo così e di vendere al massimo duemila copie mentre questo Dan Brown ne sforna a milionate. E’ passato per questa strada maledetta. Tutti, prima o poi, passano per questa strada che porta non solo a…a quello che già sapete ma anche verso altri precipizi dell’animo umano. L’ho beccato mentre contava i suoi blocchetti di assegni e le carte di credito. Quando è arrivato a cento gli sono saltato addosso. Ha cercato disperatamente di difenderli come fossero pezzi e core. Di notte ho una forza tremenda ma c’è voluto del bello e del buono per trascinarlo nell’angolo buio.  Qui ha giocato la carta della corruzione con la storia che mi avrebbe regalato la Gioconda. Per un attimo sono rimasto perplesso. Poi mi è venuta in mente la faccia disperata del mio amico dopo l’uscita di ogni suo libro e non ho avuto pietà.

Al tenente Colombo ho staccato di netto un braccio che teneva alzato anche mentre camminava.  Non ricordo se era il destro o il sinistro. Si è salvato lasciandomelo tra le fauci e scappando come un razzo su una macchina nuova fiammante. Come abbia fatto a guidarla rimane un mistero.

Invece Maigret l’ho salvato. Pure se mi stuzzicava l’appetito bello sodo com’era. Fumava tranquillamente la pipa. Era a passeggio con la moglie. Signora Maigret diceva, signora Maigret e signora Maigret e signora Maigret. Anche nell’intimità di una passeggiata. Mai che la chiamasse con il suo nome. Mi ha fatto venire una rabbia! Poi ho visto la faccia della signora Maigret che era contenta di sentirsi chiamare signora Maigret e li ho lasciati andare.

E’ passato Montalbano. Sì proprio Montalbano. Assomigliava spiccicato a Zingaretti. Era parecchio buio ma l’ho riconosciuto perché ad ogni passo diceva “Montalbano sono”. Quando ho finito di spolparlo gli ho detto la frase che avevo in mente di dirgli da un pezzo “Montalbano fosti!”.

Ad un certo punto ho visto passare un signore alto, bello, elegante dal profilo greco. Teneva in mano una valigetta verde. Lì per lì non l’ho riconosciuto. Poi ha appoggiato la valigetta sopra un muro e ha cominciato a tirar fuori arnesi e ampolle varie. Thorndyke ho detto! Bene, anche tu non mi scappi. Troppo bello, troppo bravo, troppo intelligente, troppo scientifico. In realtà ce l’avevo soprattutto con il suo creatore, quel Richard Austin Freeman che ha aperto la porta proprio al cosiddetto giallo scientifico  motore primo di tutte le indagini pazzesche moderne dove i morti non vengono lasciati in pace nemmeno da morti. E sono costretti a dire tutto sulla loro dipartita. Intanto ho divorato il suo apollineo personaggio. Era delizioso.

Non sempre questo mio lavoro notturno dà delle soddisfazioni. Con Antonio Sarti è andata proprio male. Antonio Sarti chi? Quello di Macchiavelli. No, non del Machiavelli con una c sola. Che c’entra il segretario fiorentino! Di Loriano Macchiavelli. Chiaro? E’ arrivato trafelato con la faccia accesa che sembrava scoppiare da un momento all’altro. Forse ce l’ha a morte con qualcuno, ho pensato. Si è scelto un angolino buio vicino al mio. Ora è fatta, ho pensato di nuovo. E’ venuto da solo in bocca al lupo. Si è tirato giù i pantaloni e ha scaricato una montagna di cacca che si sentiva lontano un miglio. La solita colite cronica. Mi ha fatto passare l’appetito. E ho giurato di non pensare più.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


13 Commenti a State alla larga!

  1. avatar
    Patrizia Debicke 27 Ottobre 2020 at 11:44

    evviva il licantropo burlone e affamato

  2. avatar
    Uomo delle valli 27 Ottobre 2020 at 11:51

    super Lotti again! superbo e da applausi: bravissimo

  3. avatar
    Alessandro Patelli 27 Ottobre 2020 at 12:44

    Grandissimo Fabio! Una piccola osservazione: la posizione del nero sulla scacchiera di Nero Wolfe … fa schifo!

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      Fabio Lotti 27 Ottobre 2020 at 13:09

      Anche i pezzi fanno un po’ senso…

      Mi piace 1
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      Gino Colombo 27 Ottobre 2020 at 14:29

      Qualcuno riesce a ricostruirla con precisione?
      Gino
      ps: il solito bravo al Lotti

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    Sergio Pandolfo 27 Ottobre 2020 at 12:45

    Comicissimo. Mi sarebbe piaciuto anche Magnum P.I. con la sua Ferrari. Me lo immagino, passare per quella strada lì dove ci stanno le due sventole… “Ciao, baffettone!”

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      Fabio Lotti 27 Ottobre 2020 at 13:10

      Ce ne sarebbero ancora tanti. Forse per un futuro, sempre che il coglionavirus…

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    Mongo 27 Ottobre 2020 at 16:18

    Urca Fabio, eri proprio affamato. Meno male che hai risparmiato il piatto migliore. Il commissario Maigret me lo gustando io in una no-stop dei suoi 86 gialli… peccato non siamo risotti. ;)

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    Fabio Lotti 31 Ottobre 2020 at 21:26

    Un saluto ad un mio grande mito glielo voglio proprio mandare. Ciao, Sean Connery!

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    Fabio Lotti 1 Novembre 2020 at 13:20
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    luca monti 1 Novembre 2020 at 18:02

    A Fabio Lotti pare che i nipotini anziché affievolirle,le energie le abbiano moltiplicate.Davvero inesauribile.Un caro saluto da Luca Monti.

    Mi piace 1
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      Fabio Lotti 1 Novembre 2020 at 21:53

      Ricambio di cuore il saluto.

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    Fabio Lotti 15 Novembre 2020 at 09:29

    Per i soliti scacchisti-giallisti https://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/le-lunghine-di-fabio-lotti/ un pezzetto spero divertente.

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