La Regina degli Scacchi

Scritto da:  | 1 Dicembre 2020 | 21 Commenti | Categoria: Scacchi e cinema

A Genova, come nel resto del paese con “sfumature” differenti, si gioca una partita a scacchi che inizia con un Gambetto di donna tanto caro ad un serie televisiva di successo (La Regina degli Scacchi, Netflix 23 ottobre). Il Gambetto di donna consiste, in apertura di partita, nell’offerta di un pedone sul lato di donna dell’avversario per ottenere un vantaggio nel gioco mettendo in conto una possibile perdita, almeno iniziale, di pezzi. Gli scacchisti sintetizzano in 1. d4, d5; 2. c4. Riuscite a vedere, immaginandola, la scacchiera?

Si, vedere la scacchiera e le prossime mosse come sa fare Beth Harmon, nell’interpretazione Anya Taylor-Joy, già Emma nella pellicola del testo di Jane Austen. Il gambetto di donna è una delle decisioni di apertura più antiche che si conoscano (A. Capece, Storia degli scacchi, De Vecchi 1973). Gli scacchi mettono in tavola, nero su bianco, capacità strategiche che richiedono un piano d’azione di lungo termine nell’idea di raggiungere un obiettivo attraverso una serie di operazioni distinte e distinguibili. Si tratta della “arte del condottiero” con una visione differente da quella della tattica legata, nel breve termine, al raggiungimento di singoli obiettivi con i loro vincoli pratici. L’apertura è importante perché le trappole dell’avversario sia accettando il gambetto che rifiutandolo sono molte. Vi potrebbero essere delle sorprese, già Sars-CoV-2 potrebbe propagarsi con efficienza inattesa da soggetti asintomatici. Gli scacchi richiedono uno studio duro, la valutazione delle varianti, la previsione delle conseguenze di una azione a fronte delle differenti decisioni di apertura e la campionessa, il campione, è chi sa mettere una componente istintiva che senza il resto porta al precipizio di Thelma e Louise (R.Scott, 1991). Genova ha dimostrato di sapere costruire la conoscenza con ampio respiro tra la meccanica quantistica, la genetica o l’astrofisica e l’astronomia, per citare solo alcuni casi, insieme alla musica, alla letteratura e alla pittura, ad esempio, come patrimonio da condividere.
Dall’Osservatorio Astronomico del Righi dell’Università di Genova si vede bene la Luna, oggi alla ribalta per la scoperta di acqua nella polvere lunare che vuol dire vita (W.Riva, il SecoloXIX, 27/10). La polvere mi porta a Lucrezio, poeta della luce, capace di immaginare nello spolverio turbinante di un raggio di sole il moto degli atomi (De Rerum natura, 112-124).

Atomi che la meccanica quantistica mette al centro della scienza che si fa tecnologia. Sei atomi governano la diversità del vivente organizzandosi in molecole che scambiano segnali e istruzioni tra mosse e trappole. Se siete ancora tra onde genovesi della scienza considerate le parole di J.C. Maxwell, scienziato che ha unito elettricità e magnetismo in 4 equazioni: “A un certo punto non fu più la biologia a dominare il destino dell’uomo, ma il prodotto del suo cervello: la cultura”.
L’Universo ha elargito un grande dono all’uomo: con i suoi migliori atomi ha creato una parte di sé stesso dentro la sua mente per studiare il resto di sé. “E’ la meraviglia della scienza (Platone, Teeteto, 386-367 a.C.), quella che porta alla scoperta e quella della scoperta che la dilata pur nella semplice osservazione di un fiore” (R.P.Feynman, Il piacere di scoprire, Adelphi 2002).

Si, sono giornate difficili che si sommano non per semplice addività ma per superadditività (C. Valerio, Domani 27/10). In queste giornate sostenete l’AIRC nella partita di tutti contro il cancro. A Genova nel 2019 sono partiti all’IIT i progetti di ricerca finanziati dall’AIRC guidati da Andrea Cavalli e Luca Lanzanò in biologia computazionale e nanoscopia ottica che portano a 13 quelli condotti in IIT che vanno da nuovi protocolli per il tumore al seno a terapie antitumorali innovative.
Possiamo amplificarne l’effetto se non cadiamo nella trappola di Tucidide (A. Caffarena, Il Mulino, 2018) dove la nostra immagine dell’altro è quella di un potenziale nemico, deciso a danneggiarci per il proprio vantaggio e con cui non è possibile cooperare. Cooperare è “questione di sopravvivenza”, cantava Gino Paoli (G. Paoli, P. Penzo, Ricordi 1988). E’ resistenza continua e il riferimento cinematografico va ad un grande attore appena scomparso. “E’ difficile capire quando fermarsi in una gara di resistenza”, recitava Sir Sean Connery, indimenticabile tra James Bond e Guglielmo da Baskerville, nei panni del Capitano Marko Ramius (Caccia a Ottobre rosso, Paramount 1990).

avatar Scritto da: Alberto Diaspro (Qui gli altri suoi articoli)


21 Commenti a La Regina degli Scacchi

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    Fabio Lotti 1 Dicembre 2020 at 09:24

    Guardate un po’ come dagli scacchi si possa passare alla cooperazione umana! Saltellando felicemente da un autore all’altro…

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    Uomo delle valli 1 Dicembre 2020 at 09:53

    io sono arrivato a vedere solo fino al terzo episodio della serie ma mi pare bellissimo!
    vorrei sapere se anche voi avete avuto le stesse impressioni
    finora, a parte Naidorf e Reshevski non mi pare di aver aver visto riferimenti reali a scacchisti davvero esistiti
    dei dettagli scacchistici cosa mi dite? sono davvero realistici, vero?

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      MaurizioD 1 Dicembre 2020 at 15:41

      Sono d’accordo, è una bella serie. E’ bella soprattutto perché è tratta dal meraviglioso omonimo romanzo di Walter Tevis, di cui rispetta con grande attenzione la trama e i personaggi – ho riconosciuto persino dei dialoghi ripresi dal romanzo. La particolarità del libro, forse la marcia in più rispetto alla serie, è che durante le partite di Beth Harmon l’autore descrive minuziosamente i processi mentali della protagonista mentre riflette sulle mosse, cosa questa quasi impossibile da trasporre nel linguaggio cinematografico. Io invece mi domando come mai da noi in Italia, per l’ennesima volta, non si è deciso di lasciare il titolo originale The Queen’s Gambit (il gambetto di Donna)? Mi pare più specifico ed evocativo.

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    Giancarlo Castiglioni 1 Dicembre 2020 at 17:41

    Sono uno dei pochi a cui la serie non è piaciuta o meglio è piaciuta solo in parte.
    Forse perché avevo letto il libro qualche anno fa e lo avevo trovato meglio della serie.
    Non mi sono piaciuti certi aspetti tecnici della parte scacchi, specie nelle prime puntate dove tutti sembrano fare una mossa dopo l’altra senza neanche scrivere le mosse.
    L’ascesa di Bet è inverosimile tutto è troppo facile e tranquillo.
    Anche dopo le sensazioni che si provano durante una partita a scacchi impegnativa non sono rese in modo adeguato.
    Il nervosismo nell’attesa di iniziare, la fatica durante la partita, soddisfazione per la vittoria, sconforto per la sconfitta.
    Era difficile, può andar bene per chi non gioca a scacchi, ma nella realtà c’è molto di più.
    Bet sembra sempre fresca come una rosa all’inizio come alla fine della partita.

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      DURRENMATT 2 Dicembre 2020 at 14:50

      … sotto il profilo scacchistico la serie non è male…C’è ad esempio una partita fra Petrosian e Akopian degli anni ’80, ma anche un famoso Nezhmedtinov contro Kasparian del 1955, e così via fino all’ultima sfida tra Beth e Borgov per la quale Kasparov ha vagliato oltre settecento alternative prima di decidersi su un incontro fra Vassily Ivanchuk e Patrick Wolff, disputato in Svizzera, nel 1993 – una perla conosciuta fra i cultori della disciplina per la sua bellezza. I creatori della serie hanno addirittura ripreso alcuni dei tic di Ivanchuk che, come Beth Harmon, aveva l’abitudine di fissare il soffitto in cerca d’ispirazione prima di una mossa. Non solo: Kasparov ha “migliorato” l’incontro, aiutandosi con la propria esperienza e il probabile ausilio di un motore scacchistico di ultima generazione, per ideare un finale ancora più combattuto e affascinante.

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    The dark side of the moon 1 Dicembre 2020 at 19:32

    Ho scritto una piccola recensione sulla serie, tra qualche giorno forse la invierò alla redazione.
    A me comunque la serie è piaciuta, non è perfetta tecnicamente dal punto di vista scacchistico (giuste le osservazioni di Giancarlo) però è adatta anche ad un pubblico non solo di scacchisti.
    Altrimenti non si spiegherebbe l’enorme successo che sta avendo.. =))

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      DURRENMATT 2 Dicembre 2020 at 15:05

      …la serie ha successo perchè tratta un tema che va di moda nella sinistra “perbenista”, quella che esulta alla finta elezione di Biden… il “femminismo” del terzo millennio, che e’ ormai solo l’ombra di quello delle origini.

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    Sergio Pandolfo 1 Dicembre 2020 at 19:57

    Se riesce a fare appassionare più gente agli scacchi, che ben venga. Io non l’ho vista, ma un mio amico sì. Mi diceva che la trama è montata bene, però pare che a giocare agli scacchi siano soltanto le persone strambe… È questo è un po’ un pregiudizio.

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    lordste 2 Dicembre 2020 at 10:37

    A leggere (e rileggere) questa … (recensione? pezzo? boh… ) …questa “roba”, mi viene la nausea, mi sembra più una boutade fatta per scaraventare sul piatto citazioni qua e là con nessi logici altamente artificiosi e senza alcun costrutto.
    Citando uno dei giudici di Masterchef (lo chef stellato Barbieri): è “un mappazzone” immangiabile, una zuppa in cui tutti gli ingredienti raffinati e di alto livello sono scaraventati a caso.

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      Ferruccio 2 Dicembre 2020 at 11:13

      Perfettamente d’accordo! Mi sembra uno sfoggio d’erudizione fine a sé stesso, un lungo elenco di nozioni senza né capo né coda buttate lì in faccia al lettore solo per fargli vedere quante ne sai.

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        DURRENMATT 2 Dicembre 2020 at 14:37

        …lo “sfoggio d’erudizione fine a se stesso” è la caratteristica saliente di questo blog.

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          lordste 3 Dicembre 2020 at 18:02

          Primo, non sono d’accordo. Ci sono ottimi “pezzi” eruditi, interessanti e significativi. Magari alcuni sono un po’ “troppo” di elite, ma finora solo questo è decisamente “sbagliato” e indigeribile, IMHO.

          Secondo, se non ti piace, nessuno ti obbliga a leggere nè tantomeno a commentare…

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    Uomo delle valli 3 Dicembre 2020 at 08:13

    ho quasi finito la quinta puntata!
    è bellissimo e mi ricorda moltissimo la vita di fisher!

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    DURRENMATT 4 Dicembre 2020 at 14:36

    LA REGINA SI FA IL MAZZO MENTRE IL RE NON FA UN CAZZO.
    Femministe contro gli scacchi

    Roma – Si è svolta stamani in Piazza di Spagna la bizzarra protesta del collettivo femminista D.N.P.A.Q.C.F.O (Donne nude per l’abolizione di qualunque cosa finisca per ‘o’) contro gli scacchi. L’esiguo gruppo di attiviste, è sceso in strada per denunciare con insicura fermezza il sessismo latente che si nasconde dietro al celebre ed antichissimo gioco di strategia militare.

    A far scattare le contestazioni è stata dapprima la proposta, avanzata in molti Stati europei, di introdurre l’insegnamento del gioco degli scacchi nelle scuole elementari. Le manifestanti hanno contestato questa proposta con efficaci argomentazioni scritte sui seni nudi, come quelle sulla tetta destra di Adriana P., che reca:

    “È inaccettabile inculcare i principi di una società fallocentrica a dei bambini in così giovane età, i quali palesemente non dispongono delle capacità critiche ed analitiche necessarie a valutarli e comprenderli“, o la tetta sinistra di Martina O.: “Non c’è bisogno di scomodare interpretazioni psicanalitiche, studi sociologici e metafore letterarie per riconoscere che gli scacchi sono un gioco palesemente maschilista e violento, come ammesso dallo stesso campione Garri Kasparov”, o ancora la tetta sinistra di Donata R.: “Abbasso la nerchia!“.

    A fare del coro una sola zinna è stata la portavoce del movimento, Gina Lava, che ha dichiarato di non nutrire alcun dubbio riguardo al fatto che l’insegnamento degli scacchi in età infantile rischi di minare e compromettere irrimediabilmente le basi di una società finalmente equa tra i sessi. “Alla logica degli scacchi contrapponiamo l’utopia di un’illogica disuguaglianza fra sessi diversi. Qualsiasi cosa voglia dire”.

    Gli scacchi, dapprima accusati di essere intrinsecamente razzisti (bianchi contro neri) e classisti, non sono l’unico gioco da tavola nel mirino delle femministe capeggiate da Lava: “La regina vale meno del re in tutti i giochi di carte. In alcuni giochi, come ad esempio lo ‘scopone’, vale addirittura meno del fante…e che nome è per un gioco scopone? Che volete dirmi che se l’avesse inventato una donna l’avrebbero chiamato troia?”.

    Ma alle parole della Lava ha risposto piccato in serata il Portavoce del gruppo U80QI300CV12CM (uomini con 80 qi di cervello, 300 cv di suv e 12 cm di insicurezza), che con alate osservazioni ha smontato l’assurda ipotesi che la società moderna sia fallocentrica: “Visto che zinne quella col cartello? Una così vale almeno 200 a botta“.

    Amen.

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      patrizia 5 Dicembre 2020 at 22:27

      Bah, ohibò,perepèèèè,ziribò,ziribà,ullallà….
      Voglio scrivere anch’io qualcosa di originale,maestro.

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        Fabio Lotti 6 Dicembre 2020 at 10:36

        Grande Patriziona!

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      lord_ste 8 Dicembre 2020 at 17:31

      Storiella vecchia, volgare, poco intelligente, poco originale e non fa ridere.
      Ma quasi la preferisco al mappazzone dell’articolo originale.

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      Giorgio Della Rocca 15 Gennaio 2021 at 17:08

      Espongo brevemente la mia opinione al riguardo.
      L’articolo di Alberto Diaspro può piacere o meno. Il commento di DURRENMATT (4 dicembre 2020), invece, è semplicemente triviale nell’accezione principale del termine, cioè «da trivio, e quindi plebeo, volgare, sguaiato, di una grossolanità scurrile» (dal vocabolario online Treccani); naturalmente critico il commento, non mi permetto di giudicare l’autore in quanto persona.

  9. avatar
    Controgambetto 5 Dicembre 2020 at 02:30

    Chapeau!

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    Roberto Rossi 26 Dicembre 2020 at 13:05

    mi inserisco in questo vivace dibattito solo per fare una umile richiesta. Giorni fa. assistendo all’intrigante serie Netflix “la regina degli scacchi” mia moglie asserì che il gioco è sicuramente di natura maschilista” essendone escluse le donne, tanto è vero che non v’è traccia alcuna, appunto, di regine degli scacchi. Facendo appello a tutta la mia conoscenza di mediocre giocatore ma di appassionato cultore della materia da più di 50 anni, mi sono accorto che, per contestarla. sapevo citarle solo , di campionesse mondiali femminili, la mitica Vera Menchik morta nel 1944 in un bombardamento a Londra, la Nona Gaprindaschivili (1962/1975) sconfitta nel 1978 dalla Ciburdanize, la cinese Xie Jun che sconfisse qust’ultima nel 1991, la grande Zsusa Polgar campionessa nel 1996 ed infine la Ju Weniun, attuale regina degli scacchi. Riflettendo, mi sono accorto che nella mia elencazione di campionesse c’erano sicuramente delle grandi lacune, per cui la richiesta che vorrei inoltrare è di poter vedere su questo sito una esaustiva carrellata cronologica di TUTTE le regine degli scacchi (magari con qualche partita). Ringrazio anticipatamente chi vorrà esaudirmi e pertanto ringrazio comunque con affetto tutti i numerosi figli di Caissa.
    grazie ancora.
    Roberto Rossi.

  11. avatar
    luca monti 25 Gennaio 2021 at 20:08

    Viva il grande Mongo|

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