E prima di iniziare il liceo, nell’estate del 1972 vi fu il match di Reykjavík e cambiò tutto. Cominciammo a giocare i tornei sociali e a frequentare i circoli cittadini. Il mio amico Ago spiccò il volo assieme ad altri ragazzi ben più dotati di me (fra di loro mio fratello più giovane). Avevo acquistato il “Porreca” e “60 partite da ricordare”, Ago mi aveva regalato il “Capablanca” …niente da fare: la qualità del mio gioco non migliorava. Partecipai a due tornei di 3ª categoria (Portogruaro inverno 1972 e Caorle estate 1973: quello della patta con Toth in simultanea, il mio fiorellino all’occhiello) . Poi il troppo tempo dedicato allo studio (al liceo ma soprattutto all’università) nonché la consapevolezza della mia mediocritas tutt’altro che aurea mi portarono ad abbandonare il gioco attivo, pur continuando a seguire gli scacchi di alto livello con immutato interesse. Adesso che sono vecchio e in cattiva salute (per usare un eufemismo) gioco sui siti di scacchi bullet 1+0 o 2+1. Non sono in grado di reggere tempi più lunghi. Vabbè al mio bassissimo livello metà ne vinco e metà ne perdo. E mi piace vedere le bandierine dei luoghi più remoti del mondo. Chi avrebbe mai pensato di giocare con avversari dello Zimbabwe o del Sudafrica? Ah, sono calate le patte… no, non sono più coraggioso, sarà la vecchiaia?
anche questo molto bello
una domanda: come si fa a giocare una partita a scacchi in 60 secondi?
L’ho detto tante volte. Sempre belli i ricordi…
Bravo Paganelli;
io di Agostino non so più null:
Dov’è; cos fa; gioca ancora.
Ah quel suo vocione spropositato !
Mi mancate e mi manca il Rapid
Pipitone