Era l’anno 1740 quando gli scacchisti di Parigi lasciarono il café Procope per il café de la Régence che si trovava in Piazza del Teatro Francese e che il celebre romanziere Le Sage così descrive:
“Composto da due vasti saloni con arredi lussuosi e lucenti, occupati da una ventina di noti personaggi intenti al gioco della dama e degli scacchi su tavoli di marmo prezioso, attorniati da attenti spettatori che osservavano il silenzio più profondo, tanto che l’unico rumore era quello dei giocatori stessi quando muovevano i propri pezzi.”
Il primo gestore del Café de la Régence fu un certo Leclerc, il cui ricordo peraltro è più merito della moglie, una donna bellissima che attirava l’ammirazione di una quantità di galanti, tra i quali Philippe d’ Orleans, duca di Chartes, reggente del Reame di Francia.
Nel 1763 Leclerc lascia a certo Rey la gestione e nel frattempo diventa abitué del Cafè anche Diderot il quale scrisse così i suoi ricordi del tempo:
“Bello o brutto che fosse il tempo era mia abitudine, verso le cinque della sera, passeggiare sulla promenade al Palace Royal e, se il tempo era troppo freddo o piovoso, mi rifugiavo al Café de la Régence dove mi divertivo a vedere giocare a scacchi…” Parigi è l’ingresso del mondo e il Café de la Régence è l’ingresso a Parigi per i migliori giocatori di scacchi del mondo… Legal dal pensiero profondo… il sottile Phlidor … il solido Mayot…
Personalità, le più celebri, a fine 800 frequentanti il caffè erano anche Jean-Jaques e Jean Baptista Rousseau, Voltaire, d’Alembert, il maresciallo di Richelieu, Benjamin Franklin, Lafayette, Grimm e poi Beaumarchais, Desmoulins, Barras, Murat.
Malgrado la Rivoluzione in corso, il cafè continua ad essere frequentato ed uno degli assidui fu Maximilien de Robespierre.
A suo proposito fu raccontato un celebre aneddoto da Henri d’Yvignac:
Con la rivoluzione in corso, l’elogiato e terribile Robespierre era triste. Sembrava esserci una doppia personalità in lui: uno di ideologia settaria, inflessibile e freddo, provveditore della ghigliottina; l’altro portato a una visione idilliaca universale della vita.
Un giorno, mentre sedeva triste e solitario a un tavolo del Café, vide entrare e parargli contro un giovane di bell’aspetto il quale, toltosi il copricapo a tricorno e pronunciato un breve saluto lo apostrofa: “cittadino!” e poi, rivolto al gestore del Café chiede con voce imperiosa un giuoco di scacchi.
Robespierre non era abituato a simili comportamenti nei suoi confronti, pure lascia fare al giovane impertinente, quasi divertito, e con un gelido sorriso inizia in silenzio la partita, che perde.
“Vuoi tu, la rivincita, cittadino?” è la breve frase che il giovane impertinente pronuncia.
Robespierre un po’ nervoso, accetta e nel frattempo scruta con un po’ più di attenzione il suo giovane avversario il cui aspetto e soprattutto le sue mani lunghe ed affusolate lo rivelano un aristocratico.
Robespierre perde anche la seconda partita.
Di comune accordo, senza dire una parola, i due iniziano la terza partita. Questa volta Robespierre sta particolarmente attento ma… perde ancora e così pure una quarta partita.
“…e qual era la posta in gioco?” domanda Robespierre a denti stretti.
La testa di un uomo! risponde prontamente il giovane; e di rimando Robespierre esclama: “Che audacia!”
e il giovane di rimando osserva:
“…ho vinto quattro volte, cittadino e dunque ho ben meritato questa posta.”
– Domani verrò a riscuoterla.
– Di chi si tratta ?
– del conte di Romilly, padre della mia fidanzata
– che audacia! e tu credi che io possa concedere la grazia ad un aristocratico…
– no, non si tratta di grazia, ma di una posta in gioco da onorare… Firma, firma!
– tu sei un aristocratico, non è vero ?
– sono un cittadino, fidanzato con la figlia del conte che ha deciso di morire domani con lui ma quando ho appreso che giochi a scacchi, ho pensato, immaginato…in breve, sono venuto qui…
– E se avessi rifiutato di firmare la grazia?!?
Un baleno passò avanti gli occhi del giovane mente posava una mano alla cintola, e metteva in mostra il manico di un pugnale…
GRAZIE MAESTRO
Finalmente Antonio! Era tanto…
Anche a me è piaciuto moltissimo, grazie.
Bellissimo aneddoto!
Sempre un piacere leggere il Maestro Pipitone ma.. com’è finita?
Immagino sia stata concessa la grazia vero?
Il tomo che riporta l’episodio non lo dice: però la risposta lascia intuire che sì , la grazia fu concessa. L’alternativa era il …pugnale che fu fatto intravedere dal giovane ma non fu usato…..
Grazie, avevo qualche dubbio per il titolo dell’articolo..
Veramente grazie da uno dei frequentatori del circolo “Rapid” di Parma negli anni 70 , che è rimasto per sempre sburlalegna.
Mio fratello Antonio era più bravo,giocò la Coppa Cussini insieme all’amico Vincenzo Menoni sotto le Sue direttive.
Ad Majora Paganelli. Ricordarmi del Rapid mi fa tanta nostalgia. Chissà perchè il passato ci commuove così tanto…..Eravate ragazzini….
Un caro saluto al maestro Pipitone il quale, nell’unica occasione in cui abbiamo incrociato alfieri e cavalli, mi ha impartito una lezione di scacchi e, tutto sommato, anche di vita!
Grazie anche a Lei per i gentili apprezzamenti sul mio conto. Cordialità