La dieta del topo Peppino e della sua famiglia

Scritto da:  | 27 Marzo 2021 | 5 Commenti | Categoria: Racconti

Cera una volta un topolino che si chiamava Peppino. Abitava sul balcone di mamma Patrizia, dietro il tronchetto della felicità.
Era una bestia senza grazia, con una buffa pancetta, i baffi ispidi ed una codina corta, sporchiccia e sempre un po’ bagnata, che approfittava senza vergogna della dispensa di casa e questo non lo rendeva molto accetto.
Un brutto giorno mamma Patrizia era più nervosa del solito e così andò in cucina per farsi un bel panino e tirarsi su il morale: aprì il cassetto del pane e …niente, NEANCHE UNA BRICIOLA. Capirete bene che gli andò il sangue in testa. Si precipitò sul balcone ed iniziò a strepitare.
-Peppinoooo, esciiii –
Il topastro se ne guardò bene, conosceva bene la sua abilità con la ciabatta.
-Esci malnato o darò fuoco al balcone! –
-Come no! -fece lui rintanandosi sotto il divanetto di vimini.
La pazza iniziò ad ammucchiare giornali sul balcone.
-caspita, è inferocita, sarà meglio assecondarla.
Si spolverò la pelliccia, spalancò gli occhioni ed uscì allo scoperto cercando di assumere un’aria indifferente. -Che c’è, mamma Patrizia?
-Che c’è, che c’è? Lo sai benissimo che c’è, ingorda bestiaccia che sei! hai di nuovo mangiato tutto il pane e non negare sai!
Peppino assunse un’aria tra il leggermente offeso ed il rammaricato..
-ma dai, mica ce n’era così tanto… e poi il fornaio ne avrà certamente dell’altro-
Grandi sbuffi di fumo uscirono fischiando dalle orecchie e dal naso di Patrizia.
Ascoltami bene fenomeno! Siamo una famiglia doviziosa e non stiamo certo a negare il pana ad un disperato come te! Nel nostro ceto si soccorre il poveraccio e persino il vizioso, ma TU, ma TU -e la sua voce picchiò su quel TU come un pianista pazzo sui tasti di un pianoforte scordato- non hai limiti: se compro due rosette ne mangi due, se tre tre, se ne compro un etto o tre chili non ha importanza, non lasci niente agli altri. Ma ora basta, mi sono stancata: raccogli le tue sporche carabattole e vattene immediatamente da questa casa-
-Nooo, noo non mi scacciare ti scongiuro! Lo sai che sono una bestia inutile, dove andrò.._- e si strinse la calva testolina tra le zampette, simulando singhiozzi disperati.
-Non mi interessa, muori di fame, mica sono tua madre-
-Ti piacerebbe poco essere come quella santa mamma mia! Ha allevato cento figli senza mai frignare, mica come te!-pensò Peppino tutto stizzito, poi passò alle suppliche.
-Ti prego, ti prego non lo fare! Non ti ricordi quante volte Laura e Federico mi hanno tirato la coda ed i baffi quando ero piccolo? Li ho graffiati o morsi una volta?-
-Certo che no, ti legavano_
-Lo vedi, lo vedi che pazienza ho avuto IO? Lasciami restare…
-Devi andartene- e cominciò a sospingerlo con la scopa, sembrava proprio una befana.
-Pietaaa, chi mi manterrà?-
-Vattene da nonna Camilla-
-No, no da nonna Camilla no, è così noiosa ed avara, mi farà morire di fame- e continuò così per una buona mezz’ora piangendo e supplicando tutto abbarbicato alla sua caviglia e lei, dapprima irremovibile cominciò a dare qualche segno di cedimento. Se ne accorse e ponendosi la zampetta sul cuore impostò la voce su un tono da brava persona…
-E comunque voi umani date una seconda possibilità anche agli assassini, in fondo io ho seguito un istinto bestiale, compatiscimi ti prego- e qui fece abilmente tremare la voce.
Mamma Patrizia, che in fondo era una credulona, cedette stremata.

-Va bene-disse-voglio proprio vedere che tipo di topo sei. Vado a fare la spesa di nuovo ma ricordati..-e qui anche lei seppe modulare la voce su toni di controllata dolce minaccia.
Tornò dopo un’oretta con una montagna di pane, la mise nel cassetto in cucina ed andò a studiare una bella partita di Tal.
La casa era immersa in un profondo silenzio.
Il topo Peppino uscì da sotto il divano e si diresse in cucina, parlando tra sé molto ragionevolmente.
-Va bene, va bene ho capito tutto, lo so che non devo toccare niente…Si potrà almeno guardare, no?- e aprì cautamente il cassetto dei suoi desideri.
-Aaahh, ma guarda quanto pane, ma le farà male, a questa verrà il diabete! Che varietà, è pazzesco, panini al latte, all’olio, ferraresi, coreani, rosette, ciabatte, tartarughe, pane indiano! E guarda che meraviglia quei panini con il sesamo e vogliamo parlare del candore del pane di Terni! e L’odore? Non c’è niente di più buono dell’odore del pane appena sfornato! Che delizia- e qui chiuse gli occhi e sniffò bramosamente come un vecchio cocainomane, mentre una vampa di desiderio gli incendiava la mente. Le narici si dilatavano, si dilatavano e e e…
-No! Devo resistere, guardare è una cosa, toccare un’altra. Certo che è una gran taccagna e comunque io dico che se ne assaggio appena un pezzetto non se ne accorgerà-
E così staccò con cautela una scorzetta di casareccio ben brunito.
-Ah ,senti come scrocchia ,che bontà!-
-Anche il paninetto all’olio ha proprio un bell’aspetto, ne prendo una briciolina..-
Come successe? Andò che Peppino chiuse gli occhi e cominciò a mangiare, a mangiare, a mangiare, immemore di tutto. Tutto svaniva, a malapena avvertiva il suo rosicchiare frenetico inebriato com’era da quei meravigliosi profumi: quando riaprì gli occhi una briciola solitaria era tutto quanto rimaneva.
-E’ finita per me ,disse rientrando finalmente in se stesso, non mi perdonerà mai. Tanto vale che mangi anche questa- la ingurgitò e si nascose tremante sotto il divano.
Le ore passavano uggiose ma alla fine giunse la sera e mamma e figlia si dedicarono alla cucina.
-Laura prendi il casareccio che facciamo due bruschette ,proprio non mi va di mettermi a spadellare- disse la casalinga negata.
-Quale casareccio? Qui non c’è niente!-
-Niente ,come niente ?L’ho appena comprato…_
Mamma Patrizia si slanciò come una mandria di bisonti, spalancò il cassetto e la verità splendeva :non ce n’era una briciola.
-Peppinooooo!- strepitò
Il poveretto non tentò neanche di resistere ,uscì con la coda tra le gambe e gli occhi pieni di lacrime.
-Ti prego ,non mi scacciare, non lo farò più-
-Certo che no(quanto le piaceva quest’espressione!) caro senzatetto , non ci riuscirai più. Fuoriii!- e spalancò la porta su strada.
-Pietà- riuscì appena a proferire a testa bassa.
-Va’ via prima che perda la pazienza- e afferrò lo spazzolone.
La furba bestiola tentò la carta democratica.
-Oh ma insomma , mica è giusto! Non sei il duce supremo in questa casa ,anche gli altri contano qualcosa anzi contano tantissimo. Tu ad esempio, Lauretta, mia cara ex compagni di giochi vuoi davvero che la mamma mi scacci?-
-Sììììììììì- fece la briccona con vero entusiasmo.
Lo presero per le zampe ed in men che non si dica lo buttarono fuori e si diedero il cinque.
Appena la porta si fu chiusa si scatenò un terribile temporale: tuoni paurosi rimbombavano nelle stanze, fulmini e saette solcavano il cielo senza tregua e fiumi d’acqua invadevano le strade .In un attimo scese la notte più buia del mondo.
Le due criminali si rintanarono nelle loro stanze.
Dopo un’oretta rientrarono papà Gigi ed il giovane Federico.
-Ah buon Dio che roba, disse il papà togliendosi il cappotto fradicio e distribuendo baci a destra e sinistra,
Infelice chi in una notte come questa si trova in mezzo ad una strada- e tese le mani verso le fiamme che ardevano rassicuranti nel caminetto.
-E dov’è, dov’è quel caro Peppino?-
– L’ho sbattuto fuori,ha di nuovo mangiato tutto il pane- disse l’arpia tentando di mostrarsi soddisfatta.
-Come hai potuto fare questo ad un vecchio amico! E con un tempo simile E per un pezzo di pane Mi hai davvero addolorato! Federico vieni con me, andiamo a cercarlo-
Uscirono nella tempesta illuminati dai lampi e percossi da un vento furioso.
Stettero fuori un bel po’ ma tornarono soli.
Il papà non volle mangiare e si mise a leggere un saggio di storia con un’aria tetra e dispiaciuta.
Laura e Federico complottavano tra di loro accusando la mamma di crudeltà ed incoscienza.
Tristezza.
Ad un certo punto suonarono alla porta.
-Chi può bussare a quest’ora, in questa notte di tregenda?-chiese ad alta voce il dottissimo padre, invitando chiaramente qualcuno ad aprire.
Chi? Beh, è da non credere ma sulla porta, con la più bella faccia tosta del mondo, c’era Peppino inzuppato come un mocho, fangoso come il Nilo, ma insomma era lui!
Ah che felicità! Il dolore che gravava da ore sulla casa si dissolse in un attimo: pacche amichevolmente robuste piombarono sulle sue spalle, fu avvolto subito nel miglior maglione di cachemire di Federico ed in braccio a papà Gigi gli furono servite da Patrizia due belle fette di caciocavallo.
Da quel giorno nella casa vissero felici e contenti e quasi tutti magrissimi.

avatar Scritto da: Patrizia Milani (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a La dieta del topo Peppino e della sua famiglia

  1. avatar
    Uomo delle valli 27 Marzo 2021 at 10:50

    complimenti davvero molto molto bello
    grazie

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    Fabio Lotti 27 Marzo 2021 at 18:23

    Diciamo che chi “mangia” troppo se la cava sempre…

  3. avatar
    MaurizioD 28 Marzo 2021 at 11:50

    Le favole ed il loro potere di rasserenare, anche se per un momento, un animo incupito.
    Periodicamente mi capita di riprendere in mano le Fiabe italiane di Calvino, il Mondo piccolo di Guareschi, oppure di guardare per l’ennesima volta la Vita è meravigliosa di Capra. Ebbene questa favola del topo Peppino mi ha rallegrato, grazie.

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      Martin 28 Marzo 2021 at 17:00

      Hai citato dei capolavori, Maurizio, come anche una piccola gemma è questo dono di Patrizia, grazie.

      Mi piace 1
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    Fabio Lotti 29 Marzo 2021 at 09:09

    Aggiungo anche io divertente e ho fatto bene a reclamare Patri…

    Mi piace 4

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