Reminescenze

Scritto da:  | 9 Agosto 2021 | Un commento | Categoria: C'era una volta

Negli anni di guerra gli uffici pubblici assumevano “provvisoriamente” donne e giovanissimi al di sotto dei 18 anni in sostituzione degli impiegati maschi di ruolo richiamati alle armi.

A me capitò il I° marzo 1943 di essere ricevuto per un colloquio dal direttore di un importante ente nazionale, grazie all’interessamento di persona allora influente che aveva preso a cuore la mia condizione di profugo.

Poichè sono nato a Novembre del 1926, si fa presto a fare il conto di quanti anni avessi allora e perché il direttore dell’Istituto, che mi concesse il colloquio, si disse spiacente ma ero troppo giovane per poter essere assunto.

Di rimando e a bruciapelo mi venne di rispondergli con assoluta incoscienza: “scusi, ma Lei che cosa se ne fa di un diciottenne se dopo qualche mese glielo chiamano alle armi?”

Malgrado la mia impertinenza, la persona rimase colpita e divertita dalla mia osservazione e, in deroga al regolamento,mi assunse come impiegato provvisorio con l’intesa che a fine guerra sarei stato licenziato il che a me stava bene perché mi illudevo di poter tornare a casa mia, cioè Tripoli…

Cosi presi servizio a soli 16 anni e mezzo di età.

Tralascio vicissitudini di vario genere per non annoiare chi legge e vengo al fine guerra e quindi del periodo che vide la rivoluzione – epurazione – nel pubblico impiego fatta di trasferimenti e di sostituzione massiva della dirigenza perché ritenuta, a torto o ragione, collusa col passato regime.

A Parma, dopo l’epurazione del precedente arrivò come direttore un avvocato torinese di notevole intelligenza e però bastian contrario per antonomasia il cui motto era: “sopporto tutto e tutti, tranne gli stupidi perché sono imprevedibili”

Di origine era stato direttore di una della Casse Mutue infortuni agricoli esistite in Piemonte sino ai primi anni di guerra, quando cioè furono soppresse.

A tal proposito sembra di interesse spendere un cenno su cosa storicamente furono detti Enti esistiti in tutte le Regioni in modo autonomo e indipendente e come agivano e con quale mentalità e come furono aboliti. Insomma visti dal di dentro.

Mi avvalgo del ricordo di colloqui avuti in proposito con due coniugi provenienti da Bologna, trasferiti a Parma dopo la soppressione del loro Ente e anche di ciò che soleva ricordare il nuovo direttore torinese che di pomeriggio, a uffici chiusi al pubblico, sovente si intratteneva con noi subordinati in colloqui e ricordi interessanti.

Veniamo al dunque:

Premesso che il sistema assicurativo generale obbligatorio contro gli infortuni sul lavoro nell’Industria, degno di questo nome, in Italia fu istituito il 1 aprile 1937 in ritardo rispetto altri Paesi industrializzati , ha fatto eccezione quello riguardante l’Agricoltura che fu attuato ben prima con regio decreto luogotenenziale 23 agosto 19171450 (luogotenenziale – mi è stato detto – significa che illo tempore firmava le leggi e i decreti anziché il Re – impegnato a “condurre” la guerra – una persona di tutta fiducia e di rango regio: in genere uno stretto parente del re.) –

A quel tempo la classe contadina numericamente prevaleva rispetto gli altri ceti sociali; aveva un altissimo tasso di analfabetismo, una povertà estrema e un sistema latifondista che sfruttava sin le midolla della povera gente.

Date queste condizioni e a tutela degli interessati era indispensabile che il sistema previdenziale-assistenziale che si andava a realizzare fosse:

– di applicabilità automatica;

– il meno costoso e il più semplice possibile, epperò di affidabilità e tutela pubblica degli infortunati;

– e che includesse e proteggesse tutti coloro che lavoravano la terra, ivi compresi i conduttori diretti proprietari o affittuari terrieri e loro famigliari.

Così, per rendere meglio l’idea e realizzare quanto sopra, va precisato:

a) che l’entità del “Contributo infortuni” fu stabilito in base all’estensione e fertilità del terreno posseduto e doveva essere a esclusivo carico del proprietario;

b) che il contributo era dovuto anche se il terreno rimaneva incolto;

c) che il numero di addetti ai lavori non influiva minimamente sull’entità del contributo;

d) che alla riscossione del contributo provvedessero in automatico le esattorie comunali d’intesa con il Catasto che già possedeva le informazioni necessarie per attivare il sistema. –

In caso di infortunio sul lavoro l’avvio e la esecutività della pratica era affidata ai medici condotti all’uopo remunerati e più esattamente al medico che per primo prestava soccorso all’infortunato. Il medico era inoltre obbligato a compilare e spedire la cosiddetta denuncia-certificato di infortunio con la quale forniva alla Cassa Mutua infortuni agricoli tutte le informazioni necessarie per prendere in carico il caso. In alternativa, se occorreva disponeva il ricovero ospedaliero e a informarne la Cassa.

Alla scadenza della prognosi, occorrendo eventuali proroghe, il medico inviava certificati di continuazione infermità sino a guarigione clinica accertata e comunicata con certificato definitivo.

Il tutto in automatico, e – ripetesi – ivi includendo proprietari e affittuari ai quali non si erogava l’indennità così detta temporanea che è – concettualmente – sostitutiva di un salario che loro non avevano e quindi riguardava necessariamente i soli dipendenti in sostituzione del loro salario.

Nella realtà il sistema dimostrò di essere valido e funzionale per quei tempi. I dirigenti delle singole Casse provenivano dal mondo assicurativo privato e venivano indicati nella propria regione dalle associazioni agrarie. Gente competente. Però “chiusa” quanto a mentalità sicché un importante strumento sociale come quello descritto mancava di quell’afflato indispensabile per assolvere appieno alle sue funzioni.

Funzionava si, ma in modo direi gretto.

Per spiegarmi cito il fatto che ogni Cassa aveva uno-due addetti a tempo pieno e stabilmente, al contenzioso legale, segno evidente di litigiosità su cosa intendere per infortunio sul lavoro. Perché non bastava che lo fosse, bisognava, come conditio sine qua non, che la mansione rispondesse all’interesse dell’azienda agricola. E qui i cavilli fiorivano come le margherite a primavera…

Per fare un esempio, al contadino che si infortunava tagliando legna nel bosco -operazioni necessaria per mantenere rigoglioso il bosco stesso, l’addetto a ricevere il pubblico chiedeva: ma della legna che ne faceva ?

La risposta che prevaleva era: la usavo per riscaldare la casa e per acqua calda.

Sbagliato! in questo modo a dire della Cassa non si intravedeva l’interesse dell’azienda nella mansione svolta di taglio della legna , bensì un approvvigionamento ad esclusivo interesse del nucleo famigliare che non si identificava col lavoro agricolo e dunque il caso non poteva essere indennizzato… e via di questo passo con cavilli simili. E del resto se ci pensate bene in tempi non molto lontani il comportamento delle assicurazioni in generale fu quello di trovare il cavillo per non pagare o tergiversare o per arrivare a un accomodamento o transazione come veniva chiamato l’atto che seguiva alla contestazioni.

E così le casse mutue prosperavano divenendo potenze in fatto di denaro, perché ogni anno chiudevano in attivo il proprio bilancio.

Non dico che si commettessero illeciti: anzi. Ma si considerava, a torto, che la politica della lesina fosse cosa saggia.

Sul comportamento individuale dei dirigenti massimi valga questo esempio:

Negli anni trenta, a Bologna, un noto personaggio con titolo nobiliare, perse al gioco una cifra ragguardevole e ben difficilmente reperibile con immediatezza come volevano – allora – le usanze, per pagare i debiti di gioco.

La cosa venne all’orecchio del dirigente massimo della Cassa (C.M.E.I.A. – Cassa Mutua Emiliana Infortuni Agricoli) il quale si disse disponibile a spiccare seduta stante l’assegno necessario a coprire il debito a condizione di procedere poi alla trattativa per vendere alla Cassa da lui rappresentata e a un prezzo concordato tra le parti …una tenuta con villa nobiliare in quel di Budrio.

Messo alle strette il proprietario fece buon viso a cattiva sorte e accettò obtorto collo le condizioni dettategli dal proponente e..incassò seduta stante l’assegno col quale potè pagare il debito di gioco.

Alcuni giorni dopo, si ripresentò avanti il dirigente della Cassa Mutua proponendo la restituzione dell’importo perché aveva trovato un altro finanziatore che gli consentiva di mantenere la proprietà della tenuta di Budrio, ma la risposta fu negativa. e così la CMEIA, quando fu fagocitata dall’INAIL, portò in …dote a quest’ ultimo quella tenuta sita in Vigorso di Budrio che oggi ospita un noto istituto ortopedico specialistico all’avanguardia nel mondo per la ricerca e costruzione di protesi estremamente sofisticate.

E veniamo al modo col quale le Casse furono fagocitate dall’INAIL sorto negli anni 1935-37 per un tutela ampia e moderna dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro.

Gli agrari dell’epoca, che avevano le mani in pasta nelle Casse, erano ostili all’unificazione e attraverso i loro rappresentanti in Parlamento fecero di tutto per contrastare o almeno ritardare l’unificazione-fagocitazione con l’IN(F)AIL .

Più di una volta infatti, il relativo disegno di legge fu, con sotterfugi, sottratto all’ultimo momento dal tavolo del duce, Capo del Governo, per impedirne la firma e promulgazione ma a lungo andare fu inevitabile che il fatto accadesse e, come era nelle previsioni, la parte del leone nelle cariche massime per la dirigenza del novello Istituto riunificato la fecero quelli designati dal governo fascista, riservando agli ex dirigenti le Casse posti dirigenziali di secondo piano.

Così fu anche per il direttore della CMEIA di Bologna che -personalità indiscussa –

fu nominato vice direttore generale dell’INAIL e trasferito a Roma in un lussuoso ufficio dotato di ogni comfort ma assolutamente sgombro di pratiche e in definitiva di lavoro da sbrigare, atteso il rango (nominale) della persona. Sicchè l’interessato, capita l’antifona si …autotrasferì a Milano ove aveva persone a lui fedeli che gli consentirono di esprimersi per quello che valeva: e che non era poco a detta di chi ebbe a lavorare con lui. –

Ma questa assurda politica della lesina per cui si cercava di dare “meno” a chi ne aveva diritto fece cumulare un patrimonio che, a fine guerra, fu quanto mai apprezzato dai governi succedutisi, specie per la ricostruzione di opere pubbliche distrutte dalla guerra.

E’ stato detto, ad esempio, che il porto di Piombino fu completamente ricostruito con fondi dell’Inail (leggi soldi delle Casse mutue agricole) e in quasi tutte le città italiane l’INAIL fece costruire immobili per ospitare le proprie sedi di lavoro e per dare alloggi promessi dal governo con i vari piani Fanfani, Tupini e via dicendo, a non parlare di interventi nelle opere pubbliche. E così si diede lavoro alle imprese grazie a una liquidità di capitali considerevole e apprezzata.

E del resto si agiva in perfetta legalità perché l’INAIL, ente parastatale, in quanto tale non può lucrare o speculare ma deve impiegare le capitalizzazioni delle rendite costituite a favore degli aventi diritto a seguito di infortunio su lavoro, o in titoli garantiti dallo Stato o in immobili.

Da qualche anno poi con un ulteriore giro di vite e sempre per necessità di bilancio il denaro versato dalle aziende per il premio assicurativo INAIL fluisce direttamente al Ministero e ….l’INAIL deve bussare a quattrini per tempo ogni qual volta deve pagare le rate di rendita agli aventi diritto e persino quando deve pagare gli stipendi ai propri dipendenti.

Ma questo è tutto un altro discorso.

avatar Scritto da: Antonio Pipitone (Qui gli altri suoi articoli)


Un Commento a Reminescenze

  1. avatar
    Fabio Lotti 10 Agosto 2021 at 08:40

    Ammiro la lucidità del giovanotto Pipitone!

    Mi piace 4

Rispondi a Fabio Lotti Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi