Lo scacchista

Scritto da:  | 30 Ottobre 2021 | 15 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Libri, Recensioni, Scacchi e letteratura

Lo Scacchista è un giallo che conduce il lettore in una Zagabria labirintica, sulle tracce di un serial killer che gioca a scacchi con la polizia. Presenta una trama coinvolgente ed elementi da giallo all’americana, ma non mancherà, spero, di suscitare interrogativi filosofici ed esistenziali circa il destino dell’uomo, la razionalità strumentale e l’automaticità dei gesti nelle società contemporanee. Eraclito, Wittgenstein e Hannah Arendt sono tra quei pensatori che mi hanno ispirato, poiché, al di là delle esigenze dell’intreccio, non mi sarebbe affatto piaciuto scrivere un giallo senza metterci dentro una “sostanza” filosofica.
Rispetto al Piccolo giallo erudito sul gioco degli scacchi, un racconto breve ispirato a quelli di Borges, mi sono cimentato qui con una scrittura più articolata e di lungo respiro, vicina ai cliché del thriller vero e proprio. Credo che la tensione si mantenga alta per tutto il testo, come è lecito aspettarsi dal genere; e la presenza degli scacchi – gioco di per sé labirintico e spesso imprevedibile – dovrebbe a ciò contribuire.
L’assassino lascia traccia del suo passaggio mediante problemi combinativi che il lettore, come i due detective della storia – la croata Paula Marić e l’inglese Glenn Hughes – è chiamato a risolvere, se vuol progredire nell’indagine. Inoltre, nel testo sono presenti ben cinque partite ricche di colpi di scena tattici, le quali, come i problemi combinativi, costituiscono una mia creazione sulla base di partite che io stesso ho giocato e poi rielaborato al computer. Sono sicuro che non mancheranno di mettere alla prova tutti gli amanti delle 64 caselle, e magari anche di avvicinare al gioco i profani che spesso se ne tengono in disparte considerandolo troppo difficile.
Ecco un buon esempio, una partita che tempo addietro giocai di Bianco, per corrispondenza, contro un amico: 1.e4 e6 2.d4 d5 3.Cc3 Cf6 4.e5 Cfd7 5.f4 c5 6.Cf3 Cc6 7.Ae3 a6 8.Dd2 b5 9.dxc5 Axc5 10.Axc5 Cxc5 11.Df2 Db6 12.Ad3 b4 13.Ce2 a5 14.0–0 Aa6 15.Rh1 0–0?! Il Nero ha appena arroccato, convinto di non avere niente da temere. Invece, giunse inaspettato il dono greco: 16.Axh7+!

Posizione dopo 16.Axh7+!

Giocavamo questa partita in forma privata, e con l’accordo che avremmo potuto utilizzare sia i manuali delle aperture che i motori d’analisi. Il nostro scopo era semplicemente quello di approfondire la conoscenza del gioco, e in questo caso, della difesa Francese. Ricordo bene la sorpresa del mio avversario, il quale mi disse che non si aspettava proprio il sacrificio di Alfiere, e che in una tale posizione il suo motore d’analisi dava il Bianco in notevole svantaggio. Ma mai fidarsi troppo delle macchine! Confutare un sacrificio di questo tipo si rivela assai difficile, non soltanto nelle partite di torneo, ma anche in quelle per corrispondenza. Il seguito, infatti, fu: 16…Rxh7 17.Dh4+ Rg8 18.Dg5 Tfe8? Meglio sarebbe stato, con ogni probabilità, posizionare questa Torre in c8. Il mio attacco, in questo caso, avrebbe incontrato maggiori difficoltà. Dopo il tratto del testo, invece, divenne giocabile: 19.Tf3!

Posizione dopo 19.Tf3!

Seguì: 19…Ce4 20.Cxe4 dxe4 21.Th3 Rf8 22.Cg3 Dd8 23.Dg4 Cd4 24.Td1 g6 25.Th7 con attacco del Bianco che si rivelò vincente.

Tornando al giallo, sulla base di questa partita, e modificando le mosse finali in relazione alle esigenze della narrazione, elaborai la prima partita che “Lo Scacchista” gioca contro la polizia di Zagabria. Nel testo, il serial killer infligge una coltellata alle sue vittime per ogni scacco inferto alla polizia sulla scacchiera: ecco che il dono greco, splendido sacrificio con scacco, avrebbe creato suspense non soltanto sulla scacchiera, ma anche all’interno della narrazione.
Inoltre, il fatto che il dono greco, nella posizione in questione, non fosse giocato dai motori d’analisi, ma fosse visibile al “colpo d’occhio” umano, mi diede materia di spunto per altre pagine del libro: quelle in cui un giocatore di nome Oskar Perica, assoldato dal detective Marić, analizza la partita giocata dall’assassino contro la polizia, ricavando la preziosa informazione che “Lo Scacchista” doveva essere un giocatore umano, e non, appunto, una macchina.
Potrei dire che da queste idee embrionali, avvertite a livello epidermico, venne poi fuori tutto il resto. Costruii i personaggi attorno alle partite, sulla base delle sensazioni che queste mi davano. Cosicché, ogni partita, ogni diagramma, avrebbe rivelato qualcosa della psicologia dei personaggi, conducendo, gradatamente, a svelare la loro personalità, e non soltanto quella dell’assassino. Di Paula Marić, detective che in vita sua ha odiato gli scacchi, apprenderemo, ad esempio, le sue fobie circa la variante di Botvinnik, nel gambetto di Donna, le quali ricalcano, non a caso, il rapporto travagliato con l’autorità paterna. Di Oskar Perica, ragazzo giovane e con idee ribelli, la sua predilezione per la Difesa Est-Indiana e per il gioco ipermoderno, che fanno il paio con la sua insofferenza nei confronti degli schemi prestabiliti. Di Marko Sluga, il primo detective a giocare contro “Lo Scacchista”, conosceremo le sue irrequietudini circa la collega Paula, e la sua affettata sicurezza nel giocare quella difesa Francese che lo porterà alla sconfitta. Ogni personaggio, lo voglia o no, andrà incontro al destino che gli riserva il fato, come su una scacchiera cosmica, che nei miei scritti è spesso prefigurata dal frammento 52DK di Eraclito: “Il corso delle cose è un bambino che gioca con i pezzi degli scacchi. Di un bambino è il regno”.
La stessa città di Zagabria si rivelerà scacchiera, splendida cornice della storia, a sua volta intrisa di leggende che riguardano luoghi tipici della capitale croata, come la fontana Manduševac e il Gornjgrad, e a cui pure ho liberamente attinto. Il pezzo più importante di questa scacchiera urbana sarà alfine costituito dall’affascinante Torre Lotrščak, dalla quale, ogni giorno, viene sparato a salve un colpo di cannone. La Torre richiamerà alla mente del detective Hughes una vecchia miniatura di Sam Loyd – grande problemista e creatore di puzzle scacchistici – la cui soluzione richiede la capacità di osservare la scacchiera liberandosi dai pregiudizi.

Sam Loyd, 1857, Il Bianco muove e vince in tre mosse

È questo un puzzle ben conosciuto dagli scacchisti per via di una certa regola nascosta tra i pezzi, ma non esplicitata nell’atto in cui ci si approccia alla posizione. Insomma, dicendola con parole alla buona: il trucco c’è, ma non si vede! Se qualcuno non si è mai imbattuto in questo puzzle, o in altri analoghi, non è reato; tuttavia, non voglio fornire io la soluzione, ma lasciare che il solutore si sforzi di venirne a capo. Una volta che egli ha realizzato di cosa si tratti, e per inciso è quello che è successo anche a me quando ci sono passato, sarà portato a riflettere una volta di più sui pregiudizi che inficiano la nostra visione delle cose e del mondo.
Nel libro, la scoperta di una situazione reale analoga a quella prospettata dal puzzle fornirà al detective Hughes la chiave di volta dell’indagine; sarà come un “insight” che gli consentirà di connettere insieme gli elementi che rimanevano slegati, risolvendo il caso. Questo non equivarrà, però, a poter mettere le mani addosso all’assassino. Poiché un fatto è qualcosa che accade nel mondo, come ci ricorda Wittgenstein, occorrerà, per l’appunto, che questo accada: un conto è la risoluzione teorica del problema, un altro quella pratica.
Trattandosi di un giallo sugli scacchi, che affronta da vicino il gioco, non mi sento di consigliare il testo a chi è asciutto di scacchi o non voglia occuparsene. Spero invece che costituisca una gradevole lettura per chi già conosce il gioco o ne abbia almeno un’infarinatura. Se l’industria culturale produce libri in cui gli scacchi sono in qualche modo presenti, è pur vero che spesso non si scende nei dettagli del gioco più di tanto; peccato capitale che invece ho scelto deliberatamente di commettere! Così, nel mio giallo, partite e diagrammi accompagneranno l’avventuroso lettore che voglia cimentarsi con gli scacchi giocati.

Scarica qui, in formato pdf, un estratto dell’opera.

avatar Scritto da: Sergio Pandolfo (Qui gli altri suoi articoli)

Sergio Pandolfo nasce a Palermo nel 1982. Si forma al liceo classico G. Pantaleo di Castelvetrano. È laureato in Giurisprudenza e Scienze Filosofiche all’Università di Palermo, nonché scacchista di categoria prima nazionale (massimo Elo raggiunto:1807 punti). Risiede a Partanna in provincia di Trapani, dove gioca per l’associazione culturale Arcadia. Ha pubblicato un saggio di filosofia, La dialettica della ragione, con Divergenze Edizioni. In self ha pubblicato L’anima di Cristina, romanzo che affronta da un punto di vista critico-sociale l’inedita situazione della pandemia da Coronavirus, e il Piccolo giallo erudito sul gioco degli scacchi, un raffinato racconto alla Jorge Borges, in cui si fondono insieme filosofia, scacchi e letteratura.


15 Commenti a Lo scacchista

  1. avatar
    Uomo delle valli 30 Ottobre 2021 at 13:54

    sono interessato
    sì trova su Amazon ?

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    Fabio Lotti 2 Novembre 2021 at 09:52

    Mi scuso per il ritardo ma sono impegnatissimo. Un grande in bocca al lupo all’autore!

    • avatar
      Sergio Pandolfo 2 Novembre 2021 at 13:06

      Grazie, signor Lotti. Crepi il lupo…

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    Giancarlo Castiglioni 4 Novembre 2021 at 19:01

    Io sono più interessato all’aspetto scacchistico che a quello poliziesco e vedendo la partita mi ero posto qualche domande.
    Il sacrificio era corretto? Pensavo di sì anche se era difficile da valutare.
    Il nero si era difeso bene? Non mi avevano convinto 22…Dd8 e ancora di più 24…Cd4 che portava ad una disastrosa inchiodatura del Cavallo sulla Donna.
    Era giusto abbandonare? In una partita per corrispondenza mi era sembrato giustificato, ma doveva essere spiegato con almeno qualche variante.
    Quindi mi è venuta la curiosità di verificare le mie impressioni a prima vista col mio PC.
    Ho concluso che il sacrificio era corretto; prima dell’arrocco la posizione era circa pari, si poteva continuare con diverse mosse equivalenti, come 15…Ce7 15…h6 o 15…a4.
    Il mio PC impiega forse mezzo minuto a capire che 15…0-0 è un errore e che 16.Axh7+ è la confutazione.
    Più avanti conferma che 18…Tfc8 era meglio di 18…Tfe8, ma il vantaggio bianco non cambia molto.
    Subito dopo una sorpresa: 19.Tf3 è un errore e il bianco perde quasi tutto il vantaggio.
    Esatto era 19.f5! con probabile continuazione 19…exf5 20.Dh7+ Rf8 21.Txf5 Ce5 22.Dh8+ Re7 23.Txe5+ Rd7 24.Dxg7 con grande vantaggio bianco.
    Al posto di 22…Dd8 il nero doveva giocare 22…Ted8! liberando la strada per la fuga del Re ed equilibrando la posizione. Possibile continuazione 23.Cxe4 Re8 24.Dh5 Rd7 25.Dxf7+ Rc8 26.Dxe6 Rb8 27.Dg6 Dd4 28.Te1 Dd1 29.Dg6 Dxc7.
    Proseguendo invece di abbandonare il programma suggerisce 25…Ab7 26.Dh3 e3 27.Dh6+ Re7 28.Dg5+ Rd7 29.Txd4+ Ad5.
    Concludendo a prima vista non avevo sbagliato di molto e il mio Stockfish è meglio dei programma di cui disponevano i due giocatori.

  4. avatar
    Sergio Pandolfo 4 Novembre 2021 at 22:09

    Ciao, Giancarlo e grazie per la tua analisi! Io penso che, in primis, al posto dell’arrocco corto erano migliori 15…Ce7 o anche 15…Axd3, eliminando il pericoloso Alfiere del Bianco. 19.f5! È in effetti una mossa molto forte che mi era sfuggita, e ti ringraziò per avermelo fatto notare. Penso che comunque l’alzata di Torre in f3 sia un buon tratto. Infatti 22…Ted8 non mi pare che riequilibra la posizione. A me Fritz suggerisce 23.Dg5! e non Cxe4. Quindi 23…Re8 per evitare il matto e 24.Dxg7, con largo vantaggio del Bianco. Semmai, mi sono ricordato di un altro particolare. Dopo aver giocato in partita 22.Cg3, il mio amico mi disse: “Ma non era più forte 22.Dg5!”? Dopo 22…Ce7 23.Th8+ Cg8 24.Cg3 Dd8 25.Dg4 vi è pure un forte attacco…

    • avatar
      Giancarlo Castiglioni 5 Novembre 2021 at 16:49

      Dopo 22…Tde8 23.Dg5 Re8 24.Dxg7 il mio Stockfish indica netto vantaggio al nero.
      L’analisi prosegue con 24…e3 25.Th8 Rd7 26.Dxf7+ Rc8 27.Dxe6+ Rb7 28.Th7+ Rb8 29.Td7 Txd7 30.Dxd7 e2.
      Inizialmente non ero convinto dalla decisione di lasciare in presa con scacco i pedoni neri per trasferire il Re sul lato di donna rimanendo in svantaggio materiale, un alfiere per 4 pedoni, ma la valutazione del nero in vantaggio è corretta.
      Il Re nero scoperto in b8 è più sicuro di quello bianco in h1 che rischia il matto nel corridoio e il pe2 nero è molto più pericoloso dei due pedoni liberi uniti f4-e5.
      Il bianco non ha pezzi per attaccare e la Th1 è fuori gioco.
      Sull’altra questione Stockfish concorda nel ritenere 22.Dg5 più forte di 22.Cg3, ma solo dopo qualche mossa di analisi; alla 22ª mossa indica Cg3.

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    luca monti 5 Novembre 2021 at 10:29

    Un caro saluto all’autore ed un altro a tutti.

    • avatar
      Sergio Pandolfo 5 Novembre 2021 at 10:52

      Grazie signor Monti.

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    Luca Monti 6 Novembre 2021 at 09:54

    Buongiorno Sergio Pandolfo. Perdoni se esco dall’argomento del suo esercizio: vorrei domandarle se lei sia parente di tale Carlo Pandolfo residente a I**a in provincia di Brescia. Un grazioso e minuscolo comune nelle nostre belle prealpi bresciane.

    • avatar
      Sergio Pandolfo 6 Novembre 2021 at 11:47

      No, non mi risulta di avere parenti da quelle parti… Ce li ho in Veneto, e nel Lazio oltre che in Sicilia. Leggevo una ricerca interessante sul cognome Pandolfo, tempo fa, che appunto diceva che tale cognome è diffuso soprattutto in Veneto e Sicilia. In storia medievale, inoltre, ricordo di aver studiato un Pandolfo soprannominato Capo di ferro, vassallo degli Ottoni, capace di costruire un grande regno di Capua e Benevento, poi sgretolatosi dopo la sua morte. Può darsi che abbia contribuito anche costui alla diffusione del cognome.
      Un saluto, comunque, anche a chi risiede in provincia di Brescia.

  7. avatar
    Sergio Pandolfo 6 Novembre 2021 at 14:23

    La passeggiata di Re trovata da Giancarlo dopo 24.Dg7 in effetti salva il Nero, e dopo qualche mossa anche il mio motore inverte il vantaggio… Se lo riporto indietro, al ventiquattresimo tratto, adesso preferisce Cxe4. Quindi dopo 22.Cg3 l’attacco può essere parato. Allora, come si diceva, meglio 22.Dg5! Il seguito 22…Ce7 23.Th8+ Cg8 24.Cg3 porta a un forte attacco. 24…Dd8 25.Dg4. Non mi pare possibile né spingere il pedone in e3 né tentare di scappare col Re. Su 25…f5 ci sarebbe 26.Cxf5! Fritz prova 25…Ac4, ma dopo 26.Ch5 Re7 27.Td1 Ad5 28.Cxg7 Tf8 29.Th7 Dc7 30.Dh4+ Rd7 31.Cxe6 Rxe6 32.f5+ Rd7 33.Txd5+ non penso che il Nero riesca a riequilibrare la posizione… Qui il Bianco dovrebbe vincere… Poi,non so se lo stockfish di Giancarlo vede di meglio…

  8. avatar
    Giancarlo Castiglioni 7 Novembre 2021 at 12:27

    Dopo 22.Dg5! Ce7 23.Th8+ Cg8 24.Cg3 Dd8 25.Dg4 f5 (o peggio 25…Ac4) anche il mio stockfish considera il bianco vincente. Come miglior difesa considera 24…g6 che ha il pregio di impedire f4-f5 al prezzo di indebolire la casa f6.
    Come continuazione considera 25.Cxe4 Dd4 26.Cf6 Re7 27.Cxe8 Txe8 e il bianco è sempre in vantaggio ma un po’ minore di quanto sarebbe dopo 25…f5.
    In conclusione affidarsi ai programmi non risolve tutti i problemi; se non fosse così non avrebbe senso continuare a giocare per corrispondenza.

  9. avatar
    lordste 10 Novembre 2021 at 03:12

    vedo solo ora. simpatico il problema di Loyd. diciamo che c’è un vago richiamo alla retroanalisi 🙂
    La soluzione cmq è 1.Tf4 con due varianti: 1…Rxh1 2.Rf2! Rh2 3.Th4 matto
    la seconda variante dopo 1… Rxg3 per ora nn la svelo 😉

    • avatar
      Sergio Pandolfo 11 Novembre 2021 at 16:04

      Sì, vedo che hai capito il trucco… ;)

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