Le marce

Scritto da:  | 6 Novembre 2021 | 4 Commenti | Categoria: Racconti

Le marce sono un po’ difficili la prima volta ma dopo ti si semplificano da sole perché in verità sono facilissime. Devi solamente capirle con una persona maggiore di te.

Io per esempio le ho imparate grazie al mio papà che è un genio citrullo in tutto.

Il mio papà…”

Quel foglio A4 era sbucato dall’intercapedine dietro un cassetto, in uno di quei tentativi di Gabriele di mettere un po’ di ordine nel suo studio di architetto, una sorta di grandi pulizie di Pasqua cui un tempo si dedicava periodicamente con fervore perché sembravano un buon inizio per dare una sistemata anche alla sua vita sempre un po’ incasinata… “programmi di ristrutturazione a brevissimo termine”…, come li definiva la moglie Livia un po’ sorniona…

Ora invece aveva abbandonato l’illusione di grandi rivoluzioni interiori e cercava solo di non annegare tra carte, fax, stampanti ecc… Tra l’altro a seguito della sparizione di alcuni costosi strumenti di lavoro, aveva anche licenziato la donna delle pulizie ed ora si trovava, fuor di metafora, nella m…. più totale.

Così l’architetto Turi si era accovacciato a rileggere quelle righe scritte un paio di anni prima da Emma, la bimba della Sierra Leone che aveva tenuto in affido per qualche anno…

Ricordava la sensazione provata quando aveva letto quel piccolo componimento la prima volta…

Lui, un “genio citrullo”, che ossimoro delizioso… impagabile…e “una persona maggiore di te…”. Aveva avuto difficoltà a capire il significato di quell’espressione, beh, in matematica A >B , B>C, dunque A > C.. ma che c’entrava?

Uno di 46 anni è > di una di 8, gli aveva spiegato Emma senza superbia, anzi, temendo di offenderlo. Ma non si dice così, aveva ribattuto lui, si dice “più anziano” o al limite “più grande…”

Sì, ho capito, ha detto la maestra che “maggiore” e “più grande” sono la stessa cosa ma…va be’, lasciamo perdere… , quando questa si intestardisce…

Ricordava un’altra discussione su tematiche “letterarie” avuta con lei qualche mese prima, quando era corsa da lui in lacrime perché un amichetto l’aveva presa in giro…

No, Emma, Matteo ha ragione, non hai fatto un giro sul “destriero” di papà ad Anguillara, domenica scorsa; l’Orlando Furioso aveva un “destriero”. Papà ha un…cav… Sì, il destriero dell’Orlando era un cavallo, non un cane ma…e che cavolo …mi arrendo.

E ricordava le ore passate insieme…

Lì, al tramonto sdraiati sulla pancia dopo una giornata in spiaggia mentre Livia era già salita a casa a preparare la cena, lei gli aveva detto una volta in adorazione….

“Papà, ma tu…non mi lascerai mai?”

Lui per non cedere alla commozione aveva finto un’aria perplessa: “Beh, mai mai no, quando ti scotterai e ti verrà un eritema solare come a Luna per non avermi dato retta ed aver giocato a racchettoni al sole ad ora di pranzo… (Luna era la bimba dei vicini di ombrellone, coetanea di Emma e praticamente albina…), beh, allora magari ti lascerò…”

Avevano sempre scherzato sul colore della pelle di lei e Gabriele le aveva raccontato tutte le barzellette sui negri che conosceva non… vietate ai minori. Si erano sganasciati dalle risate…

Ricordava prima ancora la decisione sofferta di prendere un bambino in adozione o in affido quando a Livia i medici avevano tolto tutte le speranze di poter rimanere incinta….

Le visite degli assistenti sociali per “valutare” l’idoneità dell’ambiente familiare, tutte quelle domande…E poi finalmente si era presentata la possibilità di prendere Emma.

“Nessun problema per un bambino di colore?” “Nessun problema, figuriamoci”, avevano risposto Livia e Gabriele all’unisono.

Aveva quattro anni ed era nera nera altro che colore…. “Beh, se non altro col nero addosso sembro più magra”, scherzava Livia prendendola in braccio…. Quanto a Gabriele non faceva altro che annusarla, più di quanto facesse il suo setter Timoteo, e fino a farle il solletico….Sai… sai di buono…

Poi col tempo alcuni entusiasmi (o meglio…gli entusiasmi di alcuni) si erano placati, il fratello di Livia aveva avuto un bambino e i nonni sembravano non avere occhi che per lui.

Livia aveva avuto un avanzamento di carriera e rientrava a casa a orari impossibili.

Era Gabriele a correre il pomeriggio da una parte all’altra; la piscina, il catechismo ecc… Ma non gli dispiaceva. Tornava a casa, si levava l’armatura da lavoro e schizzava fuori con Emma che lo aspettava sempre con ansia.

Ogni volta che lui affrontava l’argomento di un’istanza per convertire quell’affido in adozione Livia sembrava evasiva… “Non credo che Emma potrà mai essere dichiarata adottabile, ha una madre che ha delle difficoltà ma lavora e non ha neanche precedenti penali. Comunque sì, certo, chiederemo, prima o poi, ma che cambia? Siamo sempre noi che…”

“eravamo sempre noi anche quando io ti dicevo che non serviva sposarsi per essere una famiglia, bastava convivere ma tu :-è giusto formalizzare … -e ci siamo sposati, con tanto di orrende bomboniere d’argento con le iniziali, pretese da tua madre, va be’ lasciamo perdere…”

“Ecco lasciamo perdere, chè tu tireresti in ballo mia madre pure per spiegare il perché della guerra in Iraq…”

Poi un giorno la notizia : Livia incinta… “ma come, come è successo?”

“Beh, non credo si sia ripetuto il miracolo di oltre 2000 anni fa, non sono abbastanza pia”… dice Livia tremolante…”Forse l’idraulico?”…sorride

“Ma, le cisti? Il fibroma? L’utero retro…retro…? Che …” aveva perso dimestichezza con quella terminologia medica che per anni era stata il pane quotidiano negli studi medici ed in casa.

“che ne so? Ma non sei contento?”

“Sì, certo è che non me lo aspettavo”

“ah , certo..” fa lei gelida

Gabriele sentiva che stava per iniziare una discussione sul tono da lui usato, sul timbro di voce , sul …

E poi ora un figlio, pannolini, notti in bianco…ormai aveva messo da parte l’idea.. ma no, non poteva essere la fatica a spaventarlo… È che negli ultimi tempi i malumori con la moglie pur privi di una reale consistenza si erano moltiplicati …

Nei mesi successivi la famiglia di Livia sembrava essere impazzita…

La pancia aumentava e le ecografie del feto un mese dopo l’altro venivano esposte in casa come quadri di autore.. acquisti frenetici di fasciatoio, carrozzina. La confusione cresceva…Emma assisteva incuriosita…

Lei e “il papà” ormai erano un team. Volentieri si estraniavano da discorsi in cui peraltro difficilmente venivano coinvolti…

“Dobbiamo cominciare a cercare una casa più grande” accennava ogni tanto Gabriele. La stanza di Emma sarà piccola per due…

Le marce sono un po’ difficili la prima volta ma dopo ti si semplificano da sole perché…

Gabriele restava assorto nel ricordo di quando aveva ceduto alla richiesta di lasciar cambiare le marce a Emma, in aperta campagna. L’auto si era spenta dopo pochi metri, avevano riso e lui aveva iniziato le spiegazioni di meccanica… la volta successiva era andata meglio…

Poi era nata, Cecilia, un ragnetto di Kg. 2,400…

Emma aveva iniziato a mostrare qualche segno di disagio, piccole scenate di gelosia, e ogni tanto la pipì a letto…

Fosse capitato ad un fratello/sorella più grande non sarebbe parso nulla di strano, ma qui…

“vedi, la situazione si fa difficile…” diceva Livia. I suoi suoceri quando venivano a casa ormai a stento salutavano Emma con un cenno del capo.

Eh poi, dopo neanche un mese, quella telefonata, cui peraltro Gabriele non aveva assistito, ma di cui aveva più volte chiesto contezza nei minimi dettagli, aveva tagliato la testa al toro…

La madre naturale di Emma che viveva in un’altra città ed in quegli anni si era limitata a qualche telefonata e ad una visita ogni tanto…si era accorta che la bimba non stava più tanto bene in quella casa… Preferiva tenerla in un collegio vicino casa propria.

Il saluto che di lì a poche settimane era seguito ricordava a Gabriele la scena del film “Kramer contro Kramer” in cui Dustin Hoffmann prepara per l’ultima volta i french toasts col bimbo…prima di lasciarlo alla ex moglie che ha vinto la causa per l’affidamento..

Poi però Marilyn Streep non aveva citofonato dicendo che aveva cambiato idea e che…

No, Emma era andata in quel collegio, a Città della Pieve.

I primi tempi Gabriele era andato a trovarla con regolarità, sempre da solo, perché “sai, Cecilia, in macchina tutti quei chilometri…e poi è un posto umido…”

Tornava da quelle trasferte insoddisfatto, Emma gli ripeteva che sì, era forte e coraggiosa, come voleva lui, ma lui avvertiva che parlava senza convinzione… Le suore che qualche volta aveva cercato di avvicinare si mostravano perplesse, se non addirittura ostili al suo interessamento.

Arrivato a casa, poi, lo assalivano i sensi di colpa per aver lasciato l’intera giornata Cecilia e la mamma sole…

“Ma che cavolo mica sono andato trovare un’amante?” diceva. “Ma chi ti ha detto nulla?” rispondeva Livia senza guardarlo…Così aveva diradato le visite a Città della Pieve.

Scriveva ad Emma lunghe e-mail, cui lei diligentemente rispondeva, ma quei guizzi di entusiasmo reciproci… si stavano spegnendo.

Quando un sentimento non può essere serenamente coltivato ed inserito nella vita corrente le persone sagge razionalmente lo scartano e piano piano finiscono per rimuoverlo….

Gabriele non era mai stato saggio…Emma probabilmente lo stava diventando e stava trasformando quel papà genio citrullo in tutto in una persona cara per cui avere gratitudine ma con cui stabilire una certa distanza emotiva…

Non poteva, non riusciva a tollerarlo…

E se avesse riparlato con Karima, la madre di Emma e …avesse insistito e avesse trovato il coraggio di discutere con Livia, e di mettere a soqquadro la sua vita in famiglia e…altra ondata di ricordi…

“sì, Emma, soqquadro, non socquadro, fa eccezione”.

“Eccezione a che?”

“ Alla regola.”

“ Quale è la regola?”

Che la vita è piena di ingiustizie, che a volte i compromessi sono indispensabili, che poi il tempo aggiusta tutto, che bisogna sapersi accontentare, che bisogna avere i piedi per terra …

“Uffa, la regola che conosci tu…di acqua, acquisto, acquazzone…”

“E perché ci sono le eccezioni?”

Per chi è inabile a seguire la regola…

“Non lo so, però ci sono…”

Cominciò col digitare il numero di casa…

avatar Scritto da: Roberta M. (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a Le marce

  1. avatar
    Uomo delle valli 6 Novembre 2021 at 12:41

    molto avvincente
    bravissima

    Mi piace 1
  2. avatar
    Fabio Lotti 8 Novembre 2021 at 09:26

    Bello, sia per il contenuto che per la scrittura

    Mi piace 1
  3. avatar
    Sergio Pandolfo 11 Novembre 2021 at 16:39

    Mi veniva da chiedere se la tematica dell’adozione di una bimba della Sierra Leone sia tratta da qualche storia vera… Bel racconto, comunque. Si fa leggere e apprezzare. Si vede anche la mano femminile, perché certe cose, invece, noi uomini non le scriviamo, quasi per insensibilità. Sarà che siamo geni citrulli, come dice Emma…

    Mi piace 1
    • avatar
      Roberta 11 Novembre 2021 at 21:47

      Ringrazio tutti per gli apprezzamenti e sì: e’una storia vera. Ora la ragazza è grande e ancora molto legata a quella famiglia. Il racconto l’ho scritto circa 15 anni fa ma le emozioni di quei fatti sono ancora vive.

      Mi piace 2

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