La Difesa San Giorgio (I)

Scritto da:  | 3 Febbraio 2022 | 8 Commenti | Categoria: Aperture, Teoria e Studio

San Giorgio, martire: a questo proposito faccio riferimento al saggio Santi d’Italia. Vita, leggende, iconografia, feste, patronati, culto scritto da Alfredo Cattabiani (1937-2003), direttore editoriale e conduttore radiofonico, studioso di storia delle religioni e di tradizioni popolari [il libro è uscito nel 1993; io utilizzo l’edizione BUR Saggi 2018, i passi riportati di seguito si trovano alle pagine 489-492].

Relativamente alla sua vita non si hanno notizie certe. Fu forse un guerriero nato nel III secolo in Cappadocia, regione dell’odierna Turchia, e martirizzato a Lydda – attualmente la città israeliana di Lod, nelle vicinanze di Tel Aviv, ove sorge un tempio greco-ortodosso edificato sul sepolcro del santo e a lui dedicato – nel 303 circa. La Passio Georgii, redatta presumibilmente nel V secolo, venne considerata un’opera apocrifa già dalla fine di quel secolo. Giorgio fu canonizzato dal papa Gelasio I nel 496 nonostante le incertezze sulla sua vita, come lo stesso papa dichiarò esplicitamente.

Un’immagine della Cappadocia

Intorno alla sua figura proliferarono varie leggende. In una di queste si narra che «Giorgio, educato cristianamente dalla madre all’insaputa del padre, era diventato tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia o, secondo un’altra versione, di Diocleziano. Durante una persecuzione, dopo aver donato i beni ai poveri, Giorgio confessa la sua fede davanti al tribunale dell’imperatore che lo condanna a feroci torture. Gettato in carcere, ha una visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione». Secondo la Legenda Aurea, compilata dal frate domenicano Jacopo da Varagine (antico nome della cittadina ligure di Varazze) nella seconda metà del XIII secolo, in terra libica una principessa destinata a essere sacrificata per placare un drago, che uccideva con il suo fiato pestifero chiunque lo incontrasse, fu salvata nel Nome di Cristo dal cavaliere Giorgio il quale, dopo la conversione al Cristianesimo degli abitanti del luogo, uccise la mostruosa bestia. «La leggenda era sorta al tempo delle crociate per una falsa interpretazione di un’immagine di Costantino trovata a Costantinopoli, dove il primo imperatore “cristiano” schiacciava col piede un drago che rappresentava “l’inimico del genere umano”». Da essa ha avuto origine il popolarissimo «topos iconografico» di San Giorgio e il drago. Il santo, però, è rappresentato anche «a piedi, con il capo nudo dai lunghi e giovanili capelli. In ogni modo gli attributi sono sempre la corazza, la spada, la lancia».

Il culto di San Giorgio si diffuse «da Oriente a Occidente: si favoleggiava addirittura che il Cristo avrebbe trionfato sull’Anticristo uccidendolo proprio davanti alla basilica di San Giorgio di Lydda. I crociati accelerarono questo processo trasformando il martire in un santo guerriero e simboleggiando con l’uccisione del drago la vittoria sull’Islam». Nel periodo medioevale «la popolarità di San Giorgio, il cui nome non aveva nulla di guerriero perché era la traduzione del tardo greco Gheórghios, derivato a sua volta da gheorgós, agricoltore, era cresciuta a tal punto da ispirare una letteratura che gareggiava con quella dei cavalieri dei cicli bretone e carolingio. E nei Paesi Slavi la collocazione calendariale della festa al 23 aprile, mantenuta anche nel nuovo Calendario liturgico romano sebbene sia stata declassata a memoria facoltativa per la mancanza di notizie certe sul suo martirio, fece attribuire al santo persino la funzione “pagana” di sconfiggere le tenebre invernali, simboleggiate dal drago, e di favorire la crescita della vegetazione in primavera». Il culto si radicò in Inghilterra ad opera dei Normanni e qualche secolo dopo, nel 1348, Edoardo III d’Inghilterra istituì l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.

Al giorno d’oggi, nel nostro Paese, il santo è Patrono di città quali Ferrara, Campobasso, Reggio Calabria, Ragusa (per quanto riguarda quest’ultima, insieme con San Giovanni Battista), e diversi comuni portano il suo nome (non posso non menzionare Porto San Giorgio…).

Lod, Tempio del grande martire Giorgio il Vittorioso 

Ebbene sì: San Giorgio è entrato anche nel mondo degli Scacchi! Fra le Aperture, infatti, è presente la Difesa San Giorgio (nota con più di un nome), 1.e4 a6, dove il Pedone Nero in a6 starebbe a rappresentare la lancia con la quale il santo cavaliere (il Nero) proverà a infilzare il drago (il Bianco). Essa, tuttavia, è adottata molto raramente nei tornei ufficiali.

Al primo turno della fase finale del 7° Campionato Europeo a Squadre, svoltasi nel gennaio 1980 nella città svedese di Skara, il Grande Maestro inglese Anthony Miles, giocando questa Difesa, sconfisse l’allora Campione Mondiale Anatoly Karpov! Partecipavano otto squadre; vinse l’Unione Sovietica, al secondo posto si classificò l’Ungheria, al terzo posto l’Inghilterra. Miles realizzò il miglior risultato assoluto delle prime scacchiere. In un articolo dedicato a tale Campionato, pubblicato sul numero 893 (Marzo 1980) della rivista L’Italia Scacchistica, il Maestro Adolivio Capece accennò alla «“irriverente apertura” di Miles contro Karpov»…

Skara, città di antiche origini

La semimossa 23.Dd3 ha consentito al Nero di guadagnare un Pedone senza un adeguato compenso per il Bianco; con 23.Tcd1, ad esempio, la posizione sarebbe stata ancora equilibrata. Dopo 25.Te1 Dxe5 il Nero si è venuto a trovare in netto vantaggio, che ha saputo gestire sino alla vittoria.

Anthony Miles morì a Birmingham il 12 novembre 2001, ed era nato nella stessa città il 23 aprile 1955, nel giorno dell’anno in cui ricorre la Festa di San Giorgio!

avatar Scritto da: Giorgio Della Rocca (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a La Difesa San Giorgio (I)

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    Uomo delle valli 4 Febbraio 2022 at 00:51

    sempre piu’ bello

  2. avatar
    Fabio Lotti 4 Febbraio 2022 at 09:56

    Un grazie a Giorgio.
    Quando si è bravi si può “aprire” come ci pare…

    Mi piace 1
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    Giorgio Della Rocca 5 Febbraio 2022 at 11:00

    Dopo qualche istante di esitazione Miles rispose a 1.e4 con 1…a6, principalmente allo scopo di eludere la superiore conoscenza di Karpov della teoria delle Aperture. Appena il Campione del Mondo ritornò alla scacchiera, dalla quale si era momentaneamente allontanato, la sua espressione facciale non mostrò alcuna reazione particolare all’inusuale Difesa adottata dall’avversario. Molti spettatori invece, a un certo momento, si misero a ridacchiare sommessamente. (Non si tratta di un raccontino inventato, ma di una testimonianza documentata.)
    Un altro momento importante di quella partita si era verificato alla 19° mossa. Come annota Miles, Karpov giocò 19.Cg5 dopo mezz’ora di riflessione. Le alternative principali erano due: 19.Axb7 Dxb7 20.Tfd1 Tac8 con pari possibilità, e il sacrificio 19.Axh7+ (tuttavia, Miles afferma: «I was sure that Karpov wouldn’t play it!») riguardo al quale Miles fornisce più di una continuazione, ad esempio 19…Rxh7 20.Cg5+ Rg6 21.Dg4 f5 22.Dg3 Dd4 23.Cxe6+ Dg4 24.Dxg4+ fxg4 25.Cxf8+ Axf8 «and Black is fine».

    Thanks to Fabio Lotti and Uomo delle valli.

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      Fabio Andrea Tomba 6 Febbraio 2022 at 19:32

      Per via del suo carattere spigoloso e di un senso dell’humor che non tutti capivano ed apprezzavano, si attirò non poche critiche, in particolare da parte dei giocatori sovietici che lamentavano il fatto di non essere da lui rispettati come ci si attendeva dai giocatori occidentali. Da parte sua Miles ottenne ottimi risultati contro di loro battendo Bronstein, Glicoric, Smyslov, Spassky e Karpov.

      Sarà pur vero che Karpov non mostrò alcuna particolare reazione esteriore all’apertura usata da Miles, ma come scrisse Miles stesso nel suo libro “It’s Only Me” in cuor suo si sentì profondamente “insultato” per l’apertura scelta. Per l’establishment sovietico poi la sconfitta subita da Karpov fu così umiliante che, mentre nel resto del mondo ebbe un notevole clamore mediatico, in Unione Sovietica venne completamente ignorata e non menzionata su nessun mezzo d’informazione per diversi anni.

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      Giorgio Della Rocca 19 Febbraio 2022 at 15:00

      Il libro Tony Miles: “It’s Only Me”. England’s First Chess Grandmaster
      (Batsford Ltd 2003) è stato compilato da Geoff Lawton.
      It’s Only Me, apostrofo escluso, è anche un anagramma di Tony Miles

      Io non ho mai adottato la Difesa San Giorgio con il Nero
      (né mi è mai capitato di doverla contrastare con il Bianco).
      Non escludo tuttavia che, in futuro, io provi a giocarla.

      ============================================================================

      La fotografia che, dalla giornata odierna, costituisce il mio avatar in questo blog mi ritrae al Torneo Open del 2° Festival Internazionale della Costa Viola, svoltosi a Bagnara Calabra nel gennaio 2009.
      «L’avatar incarna l’utente, ma la traslazione semantica, rispetto al termine da cui deriva (secondo l’iconografia e la mitologia induista, l’incarnazione umana della divinità) è inversa: il corpo fisico si dissolve nell’immaterialità dei bit» (Treccani online, Lessico del XXI Secolo).

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    luca monti 6 Febbraio 2022 at 10:54

    La difesa San Giorgio Della Rocca!

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    Giorgio Della Rocca 6 Febbraio 2022 at 16:17

    Ringrazio Luca Monti per la “canonizzazione scacchistica”!

    L’obiettivo primario nella vita di ogni persona dovrebbe essere proprio la santità.
    E ogni persona, naturalmente, dispone della propria libertà…

    Mi piace 2
  6. avatar
    Sergio Pandolfo 24 Febbraio 2022 at 15:40

    Eh… Tony Miles era un gran bel giocatore :(

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