Gabinetto di lettura (I)

Scritto da:  | 11 Febbraio 2022 | 24 Commenti | Categoria: Zibaldone

Presento alcuni pezzi scritti molto tempo fa che mettono in luce, dopo quello serio e posato, il lato burlesco e strullesco (mio conio) del sottoscritto. Così, per cercare di sorridere un po’ in un momento piuttosto difficile…

Ho fatto mettere nella sala sociale del mio condominio una serie di tazze in circolo dotate del relativo sciacquone. Praticamente il primo gabinetto di lettura vero e proprio della storia. Sono arrivati tutti e tutti lì seduti come natura comanda dopo avere tirato a sorte i relativi posti che ognuno aveva il suo preferito. Io mi sono ritrovato accanto, da una parte la sora Maria, un donnone spropositato che ha tappato tutta la tazza e, dall’altra, il sor Eugenio che, invece, se non si attacca saldamente ai lati finisce per affogarci dentro. La parola al “professore”, cioè al sottoscritto, che ha delineato in breve il succo dell’incontro. Ognuno a ruota libera tenendo sempre presente la lettura in primo piano. E ruota libera è stata con una serie di proposte davvero stimolanti: fumetti, ricette, giornali, riviste, poesie, romanzi rosa, pure le sfumature che vanno di moda con il serpente mostruoso del sor Pasquino che, affacciandosi inopinatamente come pitone acquatico fuori del water, attirava occhiate interessate di qualche vispa condomina coinvolta dalle succitate sfumature. Alla fine ho distribuito diversi gialli classici e ho rifilato pure, con studiata nonchalance, i miei tre gialletti che saranno oggetto del prossimo incontro. Poi tirata di sciacquone finale e tutti a casa felici e contenti, anche se un po’ paonazzi per lo sforzo profuso.
Il gabinetto di lettura condominiale è ormai una realtà consolidata. Nella prima riunione avevo distribuito diversi gialli classici insieme ai miei tre gialletti. Su questi ultimi silenzio assoluto. Stimolati dal sottoscritto ad intervenire senza alcun timore reverenziale e ognuno con il proprio modo di esprimersi, si è alzato dalla tazza il sor Antonio tenendosi le brache per coprire un paio di palle avvizzite pericolosamente ciondolanti e ha buttato giù tra i denti rimasti un Fanno cacare in perfetta sintonia con il momento. Ho sfoderato uno smagliante sorriso, elogiando la sua spontanea franchezza rispetto ad una viscida leccata di culo (tanto per rimanere nella metafora), senza far trapelare l’istinto omicida, e siamo passati a trattare di Holmes, Miss Marple e Poirot. I tre illustri personaggi hanno ricevuto considerazioni per nulla esaltanti. Poirot non è stato capito. Troppo leccato e impomatato soprattutto per i lettori maschi. A me mi sembra un bucone! ha sentenziato ancora il sor Antonio rifilandomi un’altra coltellata al cuore. Ho replicato, stizzito, di tenere un linguaggio più rispettoso che altrimenti avrei sciolto l’assemblea ponzatoria. Miss Marple è stata paragonata subito ad una vecchietta del quartiere di fronte pettegola da morire. Qualche volta gli taglierei la lingua! ha esclamato la sora Virginia con la giugulare impazzita, resa paonazza dalla rabbia e dallo sforzo robusto (è stitica), subito assecondata dalle altre che se fosse stata presente l’avrebbero spellata viva. Anche Holmes non ha avuto fortuna perché uno che si buca con la coca deve andare dritto in galera a pedate nel deretano e la chiave nel cesso. Ho cercato di difendere in qualche modo i miei eroi ma mi sono trovato di fronte ad un muro invalicabile. Per il futuro dovrò escogitare qualche sistema per rendere la discussione un pochino più approfondita.
La riunione gabinettistica condominiale è andata a puttana (pardon) per una di quelle cause insite nelle cose stesse. Eravamo tutti abbioccati sotto l’influsso ipnotico delle poesie d’amore declamate dalla sora Cecilia, una stagionata zitella dagli occhi a lemure che lo farebbe di pasta se potesse (si mormora che ci abbia provato anche con il prete), quando è arrivato il sor Quintilio, soprannominato “Puzzola” con quel che segue. Appena appoggiato il deretano elefantiaco sulla tazza l’esplosione è venuta al primo contatto suscitando terrore e scompiglio fra la compagnia dello sciacquone. Un fuggi fuggi generale peggio che se fosse scoppiato il terremoto con calzoni, gonne e mutande tenuti su alla bell’e e meglio, culi pallidi e flosci rigati di rosso, piselli raggrinziti (ad eccezione del ciondolante lombricone del sor Pasquino) e passere spennacchiate a filare via spediti come una tribù di anatre starnazzanti. Io sono rimasto fermo e tetragono al mio posto che il comandante non lascia mai la nave che affonda (Schettino conferma la regola). Ho avuto un attimo di sbandamento senza respiro, ho barcollato, sono caduto sbattendo la fronte sul bordo di una tazza e lì sono rimasto per un tempo indecifrabile. Ho ripreso conoscenza nel letto della mia casa con la figliola che sbraitava non so quali terribili minacce e la mogliera che scuoteva il capo come un albero sotto la tempesta. Ho capito, però, che non devo più andare a quelle stupide e zozze riunioni. Vedremo. Sono ancora un osso duro e la cultura va dispiegata dovunque.
Nell’incontro precedente (prima della pausa depressivo-riflessiva) con l’arrivo del sor Quintilio, detto “Puzzola”, era successo, come sapete, il finimondo, per cui mi ero ritrovato svenuto a casa con la figlia e la mogliera incazzicchiate alquanto. Non sarei più dovuto andare alle riunioni gabinettistiche condominiali. Perciò ho inventato un incontro importante di scacchi al circolo di Siena svicolando, invece, dai miei amici ponzatori. Grande riunione culturale sul sesso nel romanzo poliziesco e tout court, con i deretani che traballavano eccitati sulle tazze, dopo avere distribuito le mie opere sulla falsariga modaiola del momento: Il batacchio infernale, Edizioni Sottoachitocca 2012, Il randello dell’avvocato, Edizioni Checidòchecidòchecidò 2012, Il nespolo assassino, Edizioni Mammamiaquant’ègrosso! 2013, La farfallina birichina, Edizioni Miposodappertuttosenzafapagàuncentesimo 2013, e l’ultimo parto, Il pistolotto imbronciato, Edizioni Staseranisbamancosepiangi 2013, storia più leggera e sentimentale rispetto alle altre che sta avendo un corposo successo. Tutto è filato liscio come l’olio, seppure in una atmosfera decisamente trillante, fino a quando la sora Cecilia, la zitella stagionata che già conosciamo, di fronte alla ricostruzione di un amplesso in posizione estremamente difficile, che ha dato la stura ad una vera e propria controversia (c’è chi lo riteneva possibile e chi no), ha strabuzzato gli occhi già di fuori per loro stessa natura, ha lanciato un flebile sussurro, quasi accorato, ed è crollata a terra svenuta. Viste certe facce arrossate, certi sguardi per nulla innocenti e il lombricone del sor Pasquino che stava diventando mostruosamente arzillo ho deciso di chiudere la seduta. Dovremo perlustrare altri argomenti.
Sparsasi la notizia degli incontri gabinettistici condominiali, una iniziativa di cultura viva e pregnante, essa è arrivata anche alle illustri orecchie del sindaco che ha deciso di visitare il nostro luogo di ritrovo letterario. Dunque giornata di festa con il primo cittadino e la banda di paese a festeggiare l’evento, tutti seduti sulle nuove trenta tazze fiammanti e fumanti costruite con i proventi delle mie fatiche giallastre (vedere pezzo precedente). Dopo l’inno di Mameli e lo sventolare di fazzoletti tricolori, il sindaco, con una punta di sincera commozione, ha elogiato la nostra iniziativa che coniuga l’interesse culturale con il bisogno corporale. E così fra gli applausi dei convenuti, le note musicali di trombe, tamburi e tromboni, schioppi di tappi che saltavano da bottiglie di spumante misti a muggiti di ponzamenti vari e tirate di sciacquone, ho ricevuto con malcelato orgoglio una medaglia in nome del popolo italiano. Su una faccia l’effige della tazza in oro sbalzato, nell’altra un “Hic manebimus optime” a sigillare la mia idea gabinettistica dagli esiti insperati e sorprendenti. La passione e il lavoro pagano sempre.
Ogni tanto i romanzi polizieschi stuzzicano l’appetito. Tema non principale, ma nemmeno troppo secondario: il cibo. Siamo lì che arzigogoliamo su chi possa essere l’assassino e ci ritroviamo ad un tratto tra forchette e coltelli ad occhieggiare ed annusare come piccoli porcellini. Dopo tutto il detective è una persona come noi, con i suoi istinti e le sue passioni. Tra cui, non ultima, quella della buona tavola. Per cui l’idea. Dopo la premiazione del sindaco (vedi l’ultimo pezzo), una iniziativa che ha avuto un successo strepitoso: Sangue e polpette. Letture di romanzi polizieschi alla ricerca di ricette particolari dei nostri buongustai fiutatori di orme. Ho tirato fuori dalla biblioteca qualche libro con Miss Marple, Poirot, Nero Wolfe, Maigret, Montalbano, Soneri, Bonanno, Pepe Carvalho, Chen Cao, Vish Puri, Yashim Togalu (ci ho infilato pure il Gianni dell’omonimo Gianni Mura) e li ho distribuiti alla nobile cerchia dei lettori al gabinetto per creare qualcosa di concreto che allietasse la mente e il corpo. E così, dopo qualche giorno di preparazione, sono stati sfornati: le famose salsicce di mezzanotte, lo stufato d’anatra ripiena, piatto di cozze con patatine fritte, cassoulet, lumache con besciamella alla menta e chicchi di melograno, anatra ripiena di riso, ostriche fritte in pastella di uovo strapazzato, palline di farina cotte nello sciroppo di zucchero, triglie al forno e altre leccornie di cui non ricordo il nome. Ma alla fine ha vinto la cucina della sora Armida semplice e schietta: spaghetti al sugo e bistecca alla fiorentina innaffiati con Vernaccia di San Gimignano o Brunello di Montalcino. Tutti seduti sulle tazze contenti come pasque a trangugiare e ragionar di cibo. Per terminare brindisi corale in onore del sottoscritto che, rosso come il fuoco e su di giri, ha intonato un peana alla buona tavola. Applauso strepitoso, rutto finale fantozziano, tirata di sciacquone e tutti a casa.

Questa volta la seduta ponzatoria è stata dedicata all’attuale situazione del nostro paese che lo spirito civico deve stare sempre all’erta. Dopo un inizio cauto dedicato ai problemi principali, l’attenzione del gruppo di lavoro si è spostata decisamente sui politici. Con evidente salto di umore. Il primo ad essere preso di mira è stato quel tizio basso e tarchiato su tacchi alti che predicava gioia e abbondanza per tutti e vedete come ci siamo ritrovati. Botte da orbi per ogni dove tanto che mi è venuto fuori un tantinello di insospettata compassione. “Però non c’è nessuno qui in paese che (censura) come lui. Nemmeno (censura)!” ha esultato il sor Peppino saltellando gaudioso sulla tazza e gettando nel panico i convenuti che su questo tasto sono assai sensibili. Silenzio teso. Il soprannominato è un giovanottone muscolone ricercato da tutti i mariti della zona. Un colpo basso all’onore dell’intera comunità. Ma la sora Ginevra dalle zinne prorompenti che parlano ancora da sole, dopo un attimo di incertezza, ha ricordato, con lieve rossore sfuggente, come il nostro vecchio prete di paese abbia avuto sotto la tonaca un mandrillo infernale capace di soddisfare trenate di mature parrocchiane, e si è tirato un sospiro di sollievo. Almeno in questo il tizio basso e tarchiato su tacchi alti era stato battuto. Siamo passati agli altri con il sottoscritto che cercava invano di mantenere un eloquio quantomeno rispettoso, ma il corporale, tipico della nostra regione, ha preso il sopravvento. Martoriata la bocca della Santanché vista come mezzo ad hoc per allietare le parti oscure di giovani virgulti; ridicola la faccia a pesce lesso di Gasparri e ridicolo pure quel Bondi con l’aria da prete dismesso che diventa un cane idrofobo appena lasciato sciolto. Anche Grillo ha avuto la sua parte di frizzi e lazzi, capocomico da piazza abituato a lanciare frizzi e lazzi insieme a quel guru allampanato capellone fissato con la rete. Così come Letta grigio funzionario da brivido ottocentesco, Renzi simpatico giocoliere circense che sputacchia pure mentre parla e il povero Bossi, ormai rintronato biascicone. Su Brunetta, poi, sono dovuto intervenire energicamente per porre fine ad un tiro al massacro. Insomma non è mancato niente a nessuno (nemmeno all’acciuga grigia di Monti) e che tutti se l’avessero a piglià in quel posto dove non batte il sole. A fine seduta sfogo corale con trombettona dantesca, tirata di sciacquone e via a casa.
Questa volta un piccolo lavoro di ricerca dell’equipe gabinettistica che già conoscete sulle disgrazie nel romanzo poliziesco. Per tirarci un po’ su di morale. Qualche libro a caso che qualcosa si trova sempre. E di disgrazie ne abbiamo trovate. Da dà a’ maiali! ha esultato il sor Eugenio tra una carneficina e l’altra: poliziotti sotto cura psichiatrica, sfortunati da morire come quello con moglie in coma e figlia perduta in un incidente stradale, madre buttatasi sotto le rotaie e pure la sorella che è in terapia, vite spezzate dall’alcool, dalla droga, inganni, tradimenti, botte da orbi e via e via e via. A fine riunione un breve sospiro di tristezza per le sfortune lette (ad eccezione del sor Eugenio) e subito dopo un liberatorio Che culo! riferito alle nostre esistenze che è rimbalzato roboante per tutta la stanza gabinettistica. Alzata di deretano, tirata di sciacquone e tutti a casa.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


24 Commenti a Gabinetto di lettura (I)

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    Fabio Lotti 11 Febbraio 2022 at 10:02

    Lo so, lo so questo pezzo non c’entra niente con gli scacchi ed è stato scritto per puro divertimento personale. Una bischerata, insomma, tipica del mio carattere. Però, però… l’idea della lettura in un gabinetto condominiale estesa a tutto il nostro paese non mi sembra proprio da buttare, via… Comunque chi vuole leggere o rileggere il sottoscritto serio e compunto, dedicato anima e corpo agli scacchi può trovarmi, o ritrovarmi qui
    Najdorf Réti Petrosian
    Nimzowitsch Chigorin Tarrasch Rubinstein
    Alekhine
    Steinitz
    Lasker
    Tal
    Capablanca
    Karpov
    Spassky
    Korchnoj Botvinnik
    Reshevsky
    Euwe
    Marshall
    Kasparov
    Paul Morphy qui http://soloscacchi.altervista.org/?p=49791
    Il solito grazie a Martin

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      Gino Colombo 12 Febbraio 2022 at 06:49

      Trovo pure io scortese e sgradevole questo attacco al Lotti.
      Pure a me l’articolo non è piaciuto ma non vuol dire. Come anche lui ha sottolineato ha scritto tanti articoli interessanti e validi. Per non parlare dei suoi libri.
      Anche Omero di tanto intanto sonnecchiava, giusto?
      Bene, che torni presto il tempo di quegli articoli riguardanti più da vicino i grandi scacchisti del passato e, se mi consente un suggerimento perché no anche quelli di oggi?
      Forza Lotti!

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        Fabio Lotti 12 Febbraio 2022 at 09:30

        Caro Gino
        grazie per l’intervento ma non c’è problema. Ho vissuto per venti anni a Staggia dove le prese in giro, pardon le prese per il culo tanto per restare in tema, fioccavano come le rondini a primavera, per cui sono dotato di specifici anticorpi. Ho spedito a Martin tre pezzi: questo burlesco, poi uno molto serio su un problema importante della nostra società ed infine un’altra mia ricerca sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca. Tre pezzi che rappresentano in parte la mia personalità. Che può piacere o meno.

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    Patrizia Debicke 11 Febbraio 2022 at 10:16

    della tazza in oro sbalzato, nell’altra …. Stupendo!
    “Hic manebimus optime”

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    Uno scacchista da Casale 11 Febbraio 2022 at 18:30

    Lotti, mi scusi se mi permetto: ma non ha mai preso in considerazione una terapia per la cura della coprofilia?

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      Patrizia 11 Febbraio 2022 at 19:37

      Non esageriamo,non è coprofilia.
      Semplicemente è rimasto un po’ bambino e gli piace parlare della cacca!
      Quale pargolo non l’ha fatto?Ci pensa mai allo stupore che prova un bimbetto nel trovarsi nel vasino le sue deiezioni?E’ un trauma che Fabio non è riuscito a superare,dobbiamo aiutarlo.

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        Sandokaz 11 Febbraio 2022 at 20:05

        il problema, cara Patrizia e caro Casalese, non è tanto se costui è un malato patologico o semplicemente un povero rincoglionito (Lotti, senza offesa, nulla di personale, ci mancherebbe): il vero problema è purtroppo che crede di esser spiritoso e arguto. Questo il vero problema.
        Io poi non me la prendo neanche tanto con lui (giacché, se se ne rendesse conto non starebbe qui a vaneggiare) ma con la direzione del blog o sito che dir si voglia, la quale purtroppo continua a dargli spazio. Peccato.

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          Patrizia 11 Febbraio 2022 at 21:05

          Mais non,mais non: c’est pour èpater le bourgeois!

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        Fabio Lotti 11 Febbraio 2022 at 22:19

        Cara Patri
        Ho scritto 176 pezzi per “Soloscacchi”. Molti seri, studiati e impegnati, ottimamente accolti dai lettori, altri più leggeri e velati un po’, come è stato rilevato, di malinconia. E’ vero, hai ragione, vive ancora in me anche il “ragazzo” di un tempo che fu, portato a scrivere, per divertirsi, di argomenti al di fuori dei soliti che seguo quando ritorno grande (vecchio).

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    Uno scacchista da Casale 11 Febbraio 2022 at 20:07

    Il numero romano tra parentesi dopo il titolo è una -neanche tanto velata- minaccia a un possibile sequel?

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      Patrizia 11 Febbraio 2022 at 21:09

      Non per difendere il nostro poeta ma l’argomento è uno dei più difficili da trattare.
      Lancio una gara letteraria sul tema,un po’ tipo esercizi di stile di Queneau.

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        Naka Kata 11 Febbraio 2022 at 21:36

        Accetto volentieri il guanto di sfida portomi da Patrizia e, contrastando forse l’opinione dei lettori, affermo forte e chiaro che l’articolo qui pubblicato dal mio omonimo a me personalmente non è dispiaciuto affatto.

  5. avatar
    La redazione di SoloScacchi 11 Febbraio 2022 at 21:22

    Fabio è da anni un affezionato e caro autore di SoloScacchi.
    Offendendo lui si offende tutto il sito.
    Ciascuno può esprimere qui il proprio parere e la propria opinione ma lo deve fare in modo civile ed educato, non certo con gli epiteti che purtroppo son stati usati.

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    Fabio Lotti 11 Febbraio 2022 at 21:59

    Non c’è bisogno di difendermi. Quando ci si espone vanno bene tutte le critiche.

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    Tu mi conosci mascherina 12 Febbraio 2022 at 08:21

    Fabietto, cosa volevi dimostrare? Che gli scacchi sono un gioco di m…a? :p
    Ci sei riuscito in pieno allora ;)

  8. avatar
    Siena for ever 12 Febbraio 2022 at 09:16

    Articolo stupendo, caro il mio Lotti!
    L’unico problema è che poi, una volta tirata la catena, non si riesce più a leggere =))

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      Fabio Lotti 12 Febbraio 2022 at 11:50

      La regola fondamentale che vige nella lettura condominiale al gabinetto (a mio parere andrebbe estesa a tutti i condomini dell’italico suolo) è che lo sciacquone va tirato solo al termine della seduta.

  9. avatar
    Claudia 13 Febbraio 2022 at 09:43

    Apprezzo la tua ironia,che non andrebbe persa, se pur in un periodo cosi’ difficile.
    “Incontri gabinettistici condominiali” Iniziativa di cultural Viva e pregnante.
    Si, con me ci sei riuscito, mi hai fatto sorridere, perche’ ho colto la tua leggerezza ed ilarita’.
    Ed effettivamente… nelle nostre giornate pese… “Una tirata di sciacquone e tutti a casa”

    Bravo Babbone

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      Fabio Lotti 13 Febbraio 2022 at 10:12

      Bene, bene un po’ di sorriso nella figlia gabinettistica mi fa sempre piacere.

  10. avatar
    Patrizia Debicke 13 Febbraio 2022 at 17:38

    viviamo in tempi difficile dove non si tollera neppure un po’ di ironia e si deve battersi all’ultimo sangue, pardon scacco. Si può sempre esprimere una propria critica se lo si ritiene opportuno , meglio però… senza deragliare

  11. avatar
    Lucio Colombini 14 Febbraio 2022 at 10:22

    Nell articolo ci sono spuntimolto acuti sulla situazione politica italiana e un attenta capacità descrittiva della psiche dei personaggi. Fabio denota scherzosita’ e tanta profondità

  12. avatar
    Fabio Lotti 15 Febbraio 2022 at 09:11

    Per gli amici scacchisti-giallisti https://theblogaroundthecorner.it/2022/02/15/a-ruota-gialla-libera-una-settimana-in-giallo/ una raccolta di racconti veramente pregevole.

  13. avatar
    Alessandro Patelli 17 Febbraio 2022 at 10:19

    Conoscendolo da tempo immemorabile, non credo proprio che Fabio scriva interrogandosi sulle sue qualità o a come potrebbe essere giudicato dalla gente. Per Fabio scrivere è come respirare, gli viene facile. E di qualunque cosa scriva lo stile è sempre quello: scorrevole, coinvolgente, diretto e talvolta anche spregiudicato. Se lo può permettere. La cultura dà stile a chi la possiede, e lo stile lo si ritrova in qualsiasi cosa uno faccia o di qualsiasi cosa scriva. Basta avere gli occhi abbastanza aperti per notarlo.

    Mi piace 1
  14. avatar
    Fabio Lotti 1 Marzo 2022 at 11:43

    Per gli affezionati scacchisti-giallisti https://theblogaroundthecorner.it/2022/03/01/letture-al-gabinetto-marzo-2022/
    Buona lettura!

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