Monaco 1938

Scritto da:  | 7 Maggio 2022 | 8 Commenti | Categoria: Attualità

Ho visto su Netflix il film Monaco 1938, rievocazione storica romanzata della famosa Conferenza di Monaco, basato sul libro omonimo di Richard Harris.
Ho letto diversi libri di Richard Harris, il migliore è senza dubbio “L’ufficiale e la spia” una ricostruzione molto accurata dell’affare Dreyfus, vista dagli occhi del colonnello Picqart capo dei servizi segreti francesi dell’epoca; dal libro è stato tratto un ottimo film di Roman Polansky.
Monaco 1938 mi è piaciuto, come ormai normale nei film storici vi è una perfetta riproduzione degli ambienti, arredi, auto, vestiti, acconciature dell’epoca e quel che è più difficile atteggiamenti, per esempio il comportamento esigente e autoritario del capoufficio del protagonista.
Credo che il film possa piacere anche a chi non è appassionato di storia e per questi credo sia meglio premettere un breve ripasso di geopolitica.
La Cecoslovacchia era la parte nord dell’Impero Austroungarico, a Nord-Ovest la Boemia con al centro Praga, a Nord la Slovacchia; i sudeti erano la popolazione lungo il confine tra Boemia e Germania e a Nord della Slovacchia al confine con la Polonia allora russa, c’era il piccolo ducato di Teschen, comunque facente parte dell’Impero Austroungarico.
Fino al 1914 i sudeti, di lingua tedesca come la capitale dell’Impero Vienna, si sentivano a casa loro, mentre i cechi avevano velleità di autonomia o addirittura di indipendenza; dopo la guerra con l’indipendenza della Cecoslovacchia, la situazione si rovesciò, adesso i cechi comandavano e guardavano dall’alto in basso i sudeti e gli slovacchi, i parenti poveri della situazione.
Quando Hitler andò a potere in Germania i sudeti cominciarono ad agitarsi, protestando perché erano discriminati e si costituì un partito nazista locale sostenuto dalla maggioranza della popolazione.
Nella primavera del ’38 l’Austria fu unita alla Germania e l’agitazione aumentò ancora, l’iniziale richiesta di autonomia non bastava più, i sudeti volevano unirsi alla Germania.
Ho voluto vedere il film perché volevo capire se avesse mantenuta l’impostazione del libro o se fosse scivolato su una interpretazione più convenzionale dei fatti.
Nell’immediato il risultato della Conferenza di Monaco fu accolto con grande favore in tutta Europa, sia tra l’opinione pubblica che tra i politici; la guerra era stata evitata, in Inghilterra solo uno sparuto gruppo con in testa Churchill lo giudicò una capitolazione inaccettabile.
Meno di un anno dopo, allo scoppio della guerra, questa interpretazione fu completamente rovesciata, la Conferenza di Monaco fu considerata un errore, un cedimento ad Hitler che aveva spianato la strada alla guerra, il primo ministro inglese Chamberlain venne considerato un ingenuo che si era lasciato imbrogliare e la sua famosa dichiarazione al ritorno da Monaco “la pace per il nostro tempo” ridicolizzata.
Le cose cambiarono nel 1961 quando Alan John Percivale Taylor, uno degli storici più autorevoli del tempo, pubblicò il suo libro più controverso: “Le origini della seconda guerra mondiale”.
Nel libro Taylor si oppose alla convinzione diffusa che lo scoppio della seconda guerra mondiale nel settembre 1939 fosse il risultato di un piano intenzionale da parte di Adolf Hitler.
La tesi di Taylor era che Hitler non fosse la figura demoniaca dell’immaginazione popolare, ma che negli affari esteri si sia comportato come un normale leader tedesco ed ha sostenuto che la politica estera della Germania nazista era la stessa di quella della Repubblica di Weimar e dell’Impero tedesco.
La sua argomentazione era che Hitler desiderava fare della Germania la potenza più forte in Europa, ma non voleva né pianificava la guerra. Lo scoppio della guerra nel 1939 fu uno sfortunato incidente causato da errori da parte di tutti e non faceva parte del piano di Hitler.
Taylor ha ritratto Hitler come un opportunista avido senza convinzioni diverse dalla ricerca del potere e dell’antisemitismo. Sosteneva che Hitler non possedeva alcun tipo di programma e il suo metodo era di cogliere le occasioni quando si presentavano.
Osserva anche che molti inglesi consideravano i tedeschi dalla parte della ragione; i sudeti volevano unirsi alla Germania e dopo aver proclamato solennemente che le frontiere andavano tracciate in base al principio di autodeterminazione dei popoli, si sentivano a disagio dovendo sostenere che valeva per tutti, ma non per i tedeschi.
Con queste premesse ovviamente anche il giudizio su Monaco doveva cambiare; oggi si riconosce che nel 1938 la guerra sarebbe stata estremamente impopolare in Inghilterra.
Il libro causò forti polemiche, molti storici non accettarono le sue conclusioni, ma ormai questa impostazione è universalmente riconosciuta tra gli storici, magari più sottintesa che esposta con questa chiarezza.
Questo tra gli esperti, tra giornalisti e nei discorsi di uomini politici oggi Monaco è spesso citata come una vergogna inaccettabile e questo si riflette nell’immaginario collettivo.
Volevo quindi capire come si ponesse il film tra queste due tesi e direi che ne è uscito brillantemente.
Per mezzo dei suoi personaggi espone entrambe le posizioni, due giovani diplomatici, uno inglese ed uno tedesco, fanno il possibile per invitare gli occidentali a resistere, Chamberlain dichiara che una guerra per i sudeti, sarebbe risultata inaccettabile dall’opinione pubblica inglese.
Nel libro Chamberlain va oltre, dicendo che non era pronto per la guerra ora, ma che tutto questo avrebbe potuto rendere possibile la guerra in seguito, quando la preparazione militare sarebbe stata completata.
Quindi vedendo il film, esaminati gli argomenti a favore e contro, ognuno può aderire alla tesi che preferisce; a me sembrano senza dubbio più convincenti gli argomenti di Chamberlain.
Pensando a come si è arrivati alla seconda guerra mondiale tutti pensano a Monaco, ma il punto cruciale fu quanto successe nel marzo 1939 con l’occupazione di Praga da parte dei tedeschi.
Sicuramente fu una vi fu una violazione dell’accordo di Monaco da parte dei tedeschi, ma le cose non sono così semplici; la crisi iniziò con la secessione della Slovacchia e dal tentativo dei cechi di trattenerla con la forza.
La reazione inglese fu garantire a Polonia, Romania e Grecia che sarebbero intervenuti in caso di guerra e questo fu il punto di svolta che portò alla IIGM.
La Polonia era governata da una dittatura militare reazionaria, priva anche di quelle aperture sociali innegabili nel nazionalsocialismo ed era in buoni rapporto con la Germania, con cui aveva un patto di non aggressione.
Per di più prendendosi il distretto di Teschen aveva appena partecipato alla spartizione della Cecoslovacchia, quindi sarebbe stato logico che l’Inghilterra condannasse la Polonia al pari della Germania.
La garanzia era a senso unico, valeva per Inghilterra e Francia nei confronti della Polonia, ma non viceversa, i militari polacchi si degnarono di accettarla senza promettere niente in cambio.
È impossibile entrare nella mente di un uomo politico e sapere quali siano le sue reali intenzioni che possono essere del tutto diverse dalle sue dichiarazioni pubbliche o anche ai suoi stretti collaboratori.

Taylor ritiene che fino a quel momento Hitler non avesse intenzioni aggressive verso la Polonia, più probabile che intendesse farsela alleata in una futura eventuale guerra contro l’Unione Sovietica.
Esisteva la questione di Danzica, la cui popolazione voleva assolutamente unirsi con la Germania, ma più o meno tutti in Europa, compresi gli inglesi, pensavano che si sarebbe risolta facilmente, come si era risolta senza drammi l’analoga vicenda di Memel (ora Klaipeda) passata dalla Lituania alla Germania nel marzo 1939.
Con la garanzia inglese alla Polonia tutto cambiò.
L’Inghilterra lanciava una sfida alla Germania e si intrometteva nella sua sfera di influenza. Per Hitler, la questione di Danzica diventava secondaria, o la Polonia scendeva a patti, o l’Inghilterra riconosceva che non era in grado di onorare la sua garanzia.
Indubbiamente la maggiore responsabilità fu della Germania, ma quando scoppia una guerra nessuno è innocente.
L’Inghilterra non aveva alcun piano per aiutare concretamente la Polonia in caso di guerra, aveva dato una garanzia che non poteva onorare e si trovò costretta a dichiarare una guerra che non voleva.
I militari polacchi avrebbero dovuto considerare i rapporti di forza militare e capire che era nel loro interesse cercare l’amicizia della Germania e non quella dell’Inghilterra, ma pensavano che la guerra non ci sarebbe stata e nel caso di poter resistere all’esercito tedesco; così rifiutarono qualsiasi trattativa con la Germania e si avviarono cecamente verso il disastro.

C’è qualche vaga similitudine con la situazione attuale.
Anche qui c’è uno stato che ha un contenzioso alla frontiera con un potente vicino.
Anche qui c’è una grande potenza che incoraggia lo stato debole a resistere e a non fare concessioni.
La differenza è che gli Stati Uniti sono stati più onesti con l’Ucraina e hanno dichiarato chiaramente che il loro sostegno escludeva l’intervento militare. Questo almeno nelle dichiarazioni pubbliche, forse nei contatti riservati si sono espressi diversamente.
Ma ci sono anche differenze.
La garanzia alla Polonia sembra sia stata una reazione rabbiosa all’occupazione di Praga, seguita da tentativi che sembrano sinceri di evitare la guerra; questa combinazione di fermezza e incerti tentativi diplomatici ha avuto l’effetto contrario di convincere Hitler che la dichiarazione di guerra inglese non ci sarebbe stata.
Invece gli Stati Uniti hanno dichiarato ripetutamente di essere sicuri che i Russi avrebbero attaccato e non hanno fatto nessun tentativo diplomatico per evitarlo. Non credevano in quello che dicevano i loro militari o ritenevano che la guerra fosse in favore dei loro interessi?
Non c’è dubbio che la Polonia nel 1939 e l’Ucraina nel 2022 siano dalla parte della ragione, ma quanto questo è importante?
Avere ragione vale perdere una guerra con conseguenze spaventose in perdite di vite umane e distruzioni?
La Polonia, attraversata per due volte da eserciti in guerra, riacquistò la sua indipendenza dopo 50 anni.
Per l’Ucraina andrà meglio solo se si rassegnerà ad un armistizio in tempi brevi.
In politica è necessario essere realisti, le considerazioni morali o giuridiche possono portare a disastri.
Vale la pena sfidare un vicino potente che dispone di una schiacciante superiorità militare e si sa che è disposto ad usarla senza scrupoli?

avatar Scritto da: Giancarlo Castiglioni (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Monaco 1938

  1. avatar
    The dark side of the moon 7 Maggio 2022 at 15:05

    Ursula von der Leyen qualche giorno fa ha detto che l’Ucraina vincerà questa guerra “dimenticandosi” di spiegare come..
    Partendo da questa premessa bisogna ammettere che purtroppo attualmente l’Europa è governata da una classe politica ridicola e totalmente prona agli interessi USA che dall’inizio della guerra stanno buttando benzina sul fuoco insieme agli inglesi (non a caso).
    L’Europa non ha una strategia: inviare le armi agli ucraini per poi dare quasi un miliardo di euro al giorno alla Russia è criminale e folle: lo capirebbe chiunque.
    In Ucraina c’è (o c’era) un governo presieduto da un comico messo lì da un oligarca ucraino che voleva sostituire il presidente uscente perché gli aveva nazionalizzato qualche banca.
    L’Ucraina, come la Russia, non è certo un modello di democrazia: coi massacri perpetrati dal 2014 nel Donbas ad opera dell’esercito neonazista non ha mai di fatto rispettato gli accordi di Minsk ed inoltre ha dato il permesso alla Nato già dal 2021 ad esercitazioni congiunte sul proprio territorio insieme ai suoi militari.
    Sono parole di Biden, un altro “genio” politico che fa il paio col suo degno compare Johnson, il premier inglese.
    Bisogna conoscere la storia e la realtà odierna per capire che il 24 Febbraio è stato il risultato finale, il secondo tempo di una guerra che ha radici lontane e che nessuno si è mai preoccupato di risolvere cercando trattative.
    Johnson e Biden su tutti non perdono attimo per far saltare ogni possibile accordo di pace: è sotto gli occhi di tutti.
    Mai come in queste situazioni bisogna essere realisti, non si tratta di scegliere da che parte stare; bisogna evitare un disastro che non vedrebbe nessun vincitore in ogni caso.
    La storia recente ci ha insegnato questo: chi ha vinto in Iraq? In Afghanistan? In Libia? E in Siria? Chi ha vinto?!
    Di sicuro hanno perso le centinaia di migliaia di vittime civili.
    In questo contesto la storia si potrebbe ripetere moltiplicando la tragedia fino ad un livello che non possiamo neanche immaginarci.
    Forse non è chiaro a tutti che la Russia non è l’Iraq o gli altri Paese sopra citati, la Russia è da sempre un Impero nonostante sia stata chiamata “potenza regionale” da qualche ignorante di geopolitica.
    Bisogna stoppare subito questa follia, tutte le guerre sono folli!
    Per arrivare ad accordi di pace l’Europa deve prendersi le proprie responsabilità estromettendo gli USA e la Nato dalle trattative.
    Se la guerra dovesse fermarsi ora si potrebbe auspicare che alla Russia vada il Donbas e la Crimea e che l’Ucraina si impegni per i prossimi decenni a tenere lontana la Nato dal proprio territori.
    Non vedo alternative possibili.

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      Giancarlo Castiglioni 7 Maggio 2022 at 18:40

      Perfettamente d’accordo.
      Purtroppo quello che speravo quando ho scritto, un armistizio in tempi brevi, è ormai impossibile.
      La Russia non può più accontentarsi di quel poco che chiedeva all’inizio e se accettasse trattative Zelenski sarebbe messo da parte da quelli che lo hanno messo al suo posto.
      La guerra continuerà per anni, gli USA hanno trovato un altro Afghanistan con il vantaggio di non mandare proprie truppe sul campo.
      Alle tue critiche sui politici europei aggiungo le mie sui nostri politici, ai nostri giornali e alle nostre televisioni.

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        The dark side of the moon 7 Maggio 2022 at 19:40

        Si, certo.
        Per quanto riguarda i nostri politici, giornali e televisioni.. non è una novità: è evidente che tutti siano allineati sul fronte ucraino-occidentale. Di considerazione comunque non ne hanno mai avuta neppure a livello internazionale.
        Bisogna sperare che alla fine i nostri politicanti si accoderanno (come la storia insegna) a chi avrà la forza e il coraggio di dire ciò che pensa la maggior parte delle persone che oggi costituiscono una sorta di “avanguardia culturale” rispetto ai nani politici che governano l’Europa.
        Purtroppo, come te, penso che questa guerra duri a lungo e ti dirò di più: sono convinto che se per ipotesi Putin il 9 Maggio dovesse per miracolo ritenere finita la contesa e fare qualsiasi proposta di accordo, anche la più “ragionevole”, questa verrebbe rifiutata.

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    DURRENMATT 7 Maggio 2022 at 15:33

    Quella tra Russia e “amerikani” è una guerra di civiltà che vale la pena combattere. Ovviamente sono per un mondo multipolare. Sono per la Russia.

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    Giancarlo Castiglioni 7 Maggio 2022 at 20:43

    Sapendo come sono realmente andate le cose fanno sorridere le lodi dei giornali italiani al “progetto Mussolini”.
    Non ci fu mai un “progetto Mussolini”, i tedeschi diedero il documento a Mussolini che lo presentò pari pari come suo.
    Comunque le lodi a Mussolini sono giustificate.
    Con la sua sola presenza, senza fare nulla, permise a tutti di risolvere la situazione senza perdere la faccia.

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    Fabio Lotti 8 Maggio 2022 at 09:23

    Complimenti al bell’articolo di Giancarlo. Anche io sono convinto che l’Europa debba smarcarsi dagli Stati Uniti e che si può arrivare alla pace attraverso un compromesso. Però sono anche convinto che il popolo russo sia degno di una guida migliore rispetto a Putin e ai suoi collaboratori. Senza offesa per chi la pensa diversamente.

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    Paolo Landi 8 Maggio 2022 at 09:55

    Sono tante belle questioni quelle che vedo qui dibattute. Certo se la politica del “realismo” si fosse applicata fino in fondo all’epoca di Hitler, evitando in ogni modo la guerra, mi domando cosa sarebbe successo se il dittatore nazista fosse arrivato nel giro di qualche anno a possedere l’arma nucleare e avesse sferrato poi un attacco all’Unione sovietica. Forse oggi non saremmo qui a discutere. La storia è fatta da esseri umani che si aggregano in stati o nazioni la cui essenza è basata su diritti territoriali ed interessi economico-culturali considerati vitali. Nei rapporti tra nazioni gli esseri umani tornano ad una sorta di condizione tribale: rivendicano il proprio presunto territorio “di caccia” e si ammazzano fra di loro con ogni arma possibile (coinvolgendo oggi anche interi popoli). Prima o poi qualcuno spingerà il fatidico bottone: la tentazione è forte, spero solo in quel caso di scomparire presto dalla faccia della Terra perchè non mi interessa vivere in un mondo ridotto in macerie. Anche oggi sono per le trattative e la soluzione negoziale ad ogni costo, ma per arrivarci occorre che tutte le parti siano disposte a farlo seriamente, cosa che oggi mi appare lontana. Anche prendere atto di ciò è realismo. Cinicamente sarebbe stata auspicabile una rapida vittoria di Putin, ma poi siamo sicuri che gli anni a venire sarebbero stati pacifici, prosperi e felici?

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      Giancarlo Castiglioni 9 Maggio 2022 at 22:08

      Per brevità rispondo solo sul punto della possibile arma nucleare tedesca.
      I tedeschi nel ’45 erano molto lontani dall’ottenerla, direi non avevano neanche una idea chiara di come costruirla.
      La bomba fu costruita negli Stati Uniti con l’aiuto degli inglesi con un impegno tecnico e industriale enorme che penso non sarebbe mai stato fatto se non fossero stati in guerra.
      Le bombe delle altre nazioni sono tutte figlie della prima.
      In particolare i russi avevano scienziati di altissimo livello, in grado di costruire la bomba, ma Beria, che sovraintendeva il progetto, per non rischiare nulla e guadagnare tempo, ordinò che la bomba russa fosse una copia conforme della bomba al plutonio lanciata su Nagasaki. Le informazioni erano fornite dallo spionaggio, principalmente da Fuchs, scienziato inglese che aveva lavorato alla bomba americana.
      Gli inglesi per la loro bomba sapevano già tutto, i francesi fecero un po’ più di fatica ma ormai le informazioni circolavano.
      Gli israeliani furono aiutati dai francesi.
      Concludendo, se non ci fosse stata la seconda guerra mondiale o anche se gli inglesi avessero accettato le offerte di pace nell’estate del ’40, oggi il mondo potrebbe essere senza armi nucleari.

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