Aggressori e aggrediti

Scritto da:  | 9 Giugno 2022 | 14 Commenti | Categoria: Attualità, Internazionale

Nei nostri dibattiti televisivi per aprire bocca si deve premettere che “La Russia è l’aggressore”; ma non basta, poi interviene il conduttore che ribadisce “Ricordiamoci che Putin è l’aggressore” e si continua con “Bisogna punire l’aggressore”.

Per essere coerenti si dovrebbe dichiarare guerra alla Russia e mandare il nostro esercito a combattere.
Forse si sarebbe fatto così 100 o 200 anni fa, ma al giorno d’oggi è un po’ troppo e si ripiega su una dichiarazione di guerra economica, con durissime sanzioni specialmente su petrolio e gas.

Ma anche qui si scopre che fare a meno del gas russo farebbe gravi danni alla nostra economia e allora le nobili intenzioni di fare giustizia devono scendere a compromessi con la realtà e le sanzioni saranno durissime tra due, quattro o cinque anni, quando sia noi che l’aggressore ci saremo attrezzati per poterle sopportare.

Quanto scritto sopra dovrebbe bastare per capire che questo approccio è completamente sbagliato; la politica estera va decisa in base ai propri interessi e basata sulla situazione di fatto.
Le considerazioni morali sono importanti, ma devono essere distinte e separate; basare la politica estera su considerazioni morali porta quasi sempre a disastri.

Io ragiono in una prospettiva storica e noto che col passare del tempo chi è l’aggressore e chi ha iniziato la guerra diventa sempre meno importante. Dire che Cesare ha aggredito la Gallia è vero, ma fa un po’ ridere. Chi ha iniziato la guerra dei trent’anni? Ha importanza quel che è successo il primo giorno di una guerra che è durata 30 anni?

Io non credo e farò qualche esempio per spiegare come sono arrivato a questa conclusione.

Nella guerra civile americana non c’è dubbio che il primo colpo di cannone sia stato sparato dai sudisti a Charleston contro Fort Sumter, ma si aspettava solo un incidente per far scoppiare la guerra.
In quel momento la schiavitù era solo un problema marginale, il contrasto era tra gli interessi del nord industriale e protezionista contro quelli del sud, agricolo, esportatore e quindi liberista.
Il sud era stato al governo dell’Unione da molti anni, ma adesso i rapporti di forza si erano rovesciati, il nord voleva imporsi, il sud si sentì costretto alla secessione e il nord non volle accettarla.
A quel punto tutti erano sicuri che la guerra fosse inevitabile, le cannonate su Fort Sumter furono solo un episodio poco importante che diventò un simbolo.
Era poi così netta la distinzione tra aggressore e aggredito? Più che aggressione si può parlare di guerra consensuale.

Un caso curioso è la guerra franco-prussiana del 1870; fu la Francia a dichiarare la guerra, ma è notissima la vicenda del dispaccio di Ems manipolato da Bismark per provocare la dichiarazione di guerra francese.
Quindi, anche se la Francia è l’aggressore, si tenta di far passare l’impressione che in realtà la guerra sia stata provocata dalla Prussia. Approfondendo la vicenda ho scoperto che la Francia non aveva accettato l’aumento della potenza prussiana dopo la guerra con l’Austria del 1966 e vedeva la guerra come l’unico modo per riguadagnare la posizione perduta; anche qui direi guerra consensuale.

Nel 1904 i Giapponesi spararono il primo colpo o meglio, lanciarono il primo siluro attaccando la flotta russa a Port Arthur.
Aggressori, ma la guerra era stata preceduta da lunghe trattative, in cui i russi rifiutarono con grande intransigenza di arrivare ad un accordo.
Rotte le trattative e ritirato l’ambasciatore, i Giapponesi attaccarono prima di presentare dichiarazione di guerra, fatto che avrà creato orrore negli ambienti diplomatici, ma che passò quasi inosservato in Russia; per motivare le proprie truppe i russi non avevano necessità di argomenti legali o diplomatici, bastava la fedeltà allo zar e l’amore per la patria.

Nel 1941, quando attaccarono la flotta USA a Pearl Harbour, i Giapponesi intendevano far precedere la dichiarazione di guerra, ma per disguidi burocratici la dichiarazione fu presentata a Washington quando l’attacco era già in corso.
Da intercettazioni e decrittazioni, gli americani conoscevano già in anticipo la dichiarazione di guerra, ma con una opinione pubblica più evoluta, sottolinearono molto il ritardo come ulteriore infamia giapponese.

Insomma come inizia una guerra è importante per influenzare l’opinione pubblica e motivare i combattenti all’inizio, col passare del tempo l’argomento passa in secondo piano.

Per concludere esaminiamo l’aggressione dell’URSS alla Finlandia nel 1939; l’URSS si giustificò dichiarando che doveva difendersi dalla Finlandia, cosa a prima vista assurda e ridicola, ma approfondendo le situazione non è così chiara.
Tra URSS comunista e Germania le simpatie della Finlandia andavano ovviamente alla Germania e in caso di guerra vi era una concreta possibilità di alleanza e che truppe tedesche attaccassero Leningrado dalla Finlandia.
È esattamente quel che successe nel giugno 1941.

Dopo l’invasione della Polonia l’URSS aveva un lungo confine con la Germania e tra i due alleati non c’era una grande fiducia; considerando che Leningrado era a tiro di artiglierie pesanti posizionate oltre frontiera, nell’ottobre ’39 l’URSS chiese di iniziare colloqui con la Finlandia, proponendo la cessione di tre isolette nel golfo di Botnia, altre condizioni minori e soprattutto una rettifica di frontiera per allontanarla da Leningrado compensata dalla cessione di un territorio molto più grande a nord.
Nel novembre ’39 vi furono diversi incontri in cui i sovietici, sorpresi dalla resistenza finlandese, ridussero leggermente le loro richieste; i militari e diversi ministri erano disposti ad accettare, ma alla fine i finlandesi rifiutarono l’accordo ed il 30 novembre ’39 iniziò la guerra.
Inizialmente i finlandesi ebbero dei successi, ma inevitabilmente furono poi sconfitti ed il 12 marzo ’40 con la pace di Mosca dovettero accettare condizioni molto più pesanti di quelle rifiutate prima della guerra.
Quando i tedeschi attaccarono l’URSS nel giugno ’41, i finlandesi ripresero la guerra ed inizialmente recuperarono i territori perduti, ma con il prolungarsi della guerra furono nuovamente sconfitti e furono costretti ad accettare condizioni di pace ancora peggiori.
Chi ha la responsabilità di governare una nazione dovrebbe prendere decisioni basate su fatti concreti e ragionamenti razionali.
Il governo finlandese nel 1939, di fronte ad una situazione estremamente difficile, decise di affidarsi a sogni uno più improbabile dell’altro: forse l’URSS non avrebbe attaccato, le fortificazioni avrebbero retto, sarebbero arrivati aiuti da svedesi, da anglofrancesi o da tedeschi.
Dopo l’armistizio, nel settembre ’44, i finlandesi dovettero continuare la guerra contro gli ex alleati tedeschi per costringerli a ritirarsi in Norvegia e furono obbligati a processare come criminali di guerra i propri governanti che avevano deciso la ripresa della guerra contro l’URSS. L’obbligo fu adempiuto condannandoli a pene ridotte, scontate in un carcere dotato di tutte le comodità.
Con il trattato di pace i finlandesi dovettero pagare ingenti danni di guerra e proprio per il pagamento spalmato su anni successivi si crearono intense relazioni commerciali tra i due paesi e si svilupparono buoni rapporti che continuarono fino alla dissoluzione dell’URSS nel 1991.
In occidente la situazione fu definita “finlandizzazione”; vi era un misto disapprovazione per i buoni rapporti visti come connivenza col nemico e di stupore perché l’URSS non invadeva la Finlandia pur disponendo di una schiacciante superiorità militare senza rischio di un intervento NATO.
La morale non è difficile da capire.
Per una piccola nazione la sicurezza sta nel mantenere buoni rapporti con il grande vicino, non negli armamenti o nelle alleanze militari.

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14 Commenti a Aggressori e aggrediti

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    Nagni Marco 10 Giugno 2022 at 08:16

    L’invasione della Polonia da parte dell’Unione Sovietica 16 giorni dopo quella tedesca, ma non ricordo provocazioni polacche né nei confronti dei tedeschi né nei confronti dei sovietici. Ho avuto sempre dei dubbi sulla flotta giapponese passare l’oceano quasi inosservata, ma sembrerebbe che gli americani pensassero a esercitazioni navali, non prevedendo un attacco aereo….sono d’accordo con lei che per iniziare un conflitto una scusa la si trova sempre. Ma un aggressore c’è sempre altrimenti scoppierebbe la pace! A seguito della guerra dei 30 anni nasce l’espressione “defenestrare”. Questa geopolitica piena di sfumature…buona giornata e buon lavoro

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      Giancarlo Castiglioni 11 Giugno 2022 at 22:12

      Ho letto da qualche parte di provocazioni polacche contro la minoranza tedesca, ma non so se la notizia sia attendibile; ci saranno anche state, ma non erano importanti.
      Più ancora del rifiuto di trattative per Danzica, determinante è stato l’accettare la garanzia inglese, passando dalla sfera d’influenza tedesca quella inglese.
      Per invadere la Polonia l’URSS non aveva bisogno di provocazioni; era uno stato capitalista con cui aveva conti da regolare dal 1920. E’ vero che i territori polacchi occupati avevano popolazione in maggioranza ucraina, come scrive Krusciov (ucraino) nelle sue memorie, ma il motivo vero era guadagnare spazio in una futura possibile guerra contro i tedeschi.
      La flotta giapponese per Pearl Harbour seguì una rotta dove c’era scarsissimo traffico civile, molto a nord, d’inverno, con cattivo tempo, per cui non è strano che non sia stata avvistata.
      Naturalmente la US Navy avrebbe dovuto predisporre ricognizioni, grave imprudenza non averlo fatto.
      Il concentramento della flotta a Pearl Harbour era una provocazione su ordine diretto di Roosevelt. Gli ammiragli intendevano tenere il grosso a San Diego e avanzarlo solo in caso di guerra.

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        Enrico 13 Giugno 2022 at 21:26

        Ricordo che nella biblioteca della mia scuola vi era un vecchio libro ( verosimilmente del ventennio fascista ) intitolato “Le atrocità polacche contro la minoranza tedesca” , che palesemente mirava a giustificare l’invasione nazista della Polonia . Era pieno di foto veramente orripilanti .
        Adesso si discute delle atrocità ucraine contro le popolazioni russofone del Donbass .
        La storia si ripete .
        Cosa posso dire ? sarò un qualunquista ma sono mille volte dalla parte dell’Ucraina . La diplomazia ? Come si può trattare con individui come Putin e Lavrov ? Parere personale , eh.Ne butto lì un’altra , ho notato che i no vax sono pro Putin.Cosa vorrà mai dire ?

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    Paolo Landi 11 Giugno 2022 at 09:55

    Interessante articolo che fa riflettere. Pretesti per scatenare una guerra se ne trovano sempre, è così: contrasti economici, territoriali, religiosi, per non parlare delle guerre civili…Forse non ce ne rendiamo conto, ma i rapporti tra nazioni sono ancora oggi di tipo primordiale, regolati dalla legge della giungla. Invece di combattere con clave, archi, frecce e spade usiamo quello che la tecnologia moderna ci mette a disposizione, ma il sentimento che ci anima è quello dell’uomo delle caverne che difende il suo territorio di caccia. Ciò accadrebbe ugualmente anche nell’ambito delle nostre belle città e magari pure nei rapporti condominiali se all’interno di una nazione non ci fosse un ordinamento e la forza pubblica in grado di far rispettare le leggi.
    Confido nelle future generazioni, per noi è troppo tardi: Moravia diceva che occorre creare un vero e proprio tabù della guerra, al pari di quello dell’incesto, ma Moravia era un grande scrittore, un intellettuale. Io, più sommessamente, mi auguro che si diffonda sempre più nelle future generazioni il rispetto per le diversità, la cultura della tolleranza, il ripudio di ogni nazionalismo e che ciò alla fine porti l’essere umano a creare un ordinamento sovranazionale generalmente condiviso e in grado di essere imposto, se necessario, con la forza. Forse occorreranno secoli, ma ci riusciremo, sempre che prima qualcuno non decida che, per il bene del suo popolo o dei suoi interessi supremi, valga la pena di affrontare armati fino ai denti la tribù nemica. Pace a tutti e buon w.e.

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      Giancarlo Castiglioni 11 Giugno 2022 at 23:02

      Malgrado la guerra in corso sono ottimista per il futuro.
      Dall’esperienza della Società delle Nazioni e dell’ONU non credo in questi progetti sovranazionali e meno che mai in una forza militare sovranazionale che imponga la pace. Sarebbe solo un altro modo di fare la guerra.
      Il mio ottimismo si basa sull’opinione pubblica, sui rapporti commerciali, sui figli che vanno a lavorare all’estero. Ormai tra miei parenti, amici, conoscenti è difficile trovare chi non abbia un figlio stabilmente o temporaneamente all’estero.
      Io ho un figlio con casa a Barcellona e un altro che ha lavorato per un anno e mezzo in Arabia Saudita.
      In questo contesto nessuno ha più intenzione di combattere, ci sono solo pochi esaltati disposti ad arruolarsi sotto qualsiasi bandiera.
      Come ho scritto in “A cosa servono le nostre navi?” gli Stati Uniti per la pressione dell’opinione pubblica non sono più in grado di far combattere il proprio esercito di professionisti, devono limitarsi a mandare milizie private e ufficiali distaccati semiclandestini.
      Lo stesso vale per gli europei occidentali.
      Russia e Ucraina sono a un livello di sviluppo inferiore, ma anche i russi non hanno chiamato la mobilitazione generale, non mandano soldati da Mosca, fanno combattere reparti provenienti dalle province asiatiche e dalle zone più arretrate.
      Da parte ucraina ci raccontano che tutti sono ansiosi di combattere, ma anche loro non hanno fatto la mobilitazione generale.
      Le mie pochissime informazioni dirette sono di uomini in età di leva che non rientrano, che andrebbero all’estero se non fossero bloccati alla frontiera, o che stanno nascosti in Ucraina per evitare di combattere.
      Insomma l’unica sicurezza è che i governi siano nell’impossibilità di fare la guerra, noi ci siamo già arrivati, gli altri col tempo ci arriveranno.

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        Paolo Landi 12 Giugno 2022 at 19:16

        Io invece sono moderatamente più pessimista. Non deve fuorviare la lunga pace che abbiamo raggiunto in Europa dopo la II guerra mondiale (caso unico nella storia millenaria dei nostri popoli) e che è dovuta a quell’embrione di organizzazione sovranazionale europea che auspicabilmente dovrebbe essere il modello futuro dei rapporti tra stati. Ma non dimentichiamo che l’ordine internazionale sta profondamente mutando con la nascita di nuove superpotenze e le loro immancabili rivendicazioni territoriali, i colpi di coda dei vecchi imperi e i tanti conflitti locali tremendi e sanguinosi di cui nessuno parla, ma che fanno decine di migliaia di morti. D’altro canto gli Stati Uniti non inviano soldati perchè non ritengono intaccati i loro interessi supremi, ma la minaccia ad un paese dell’area NATO cambierebbe tutto. Ormai i 2 grandi blocchi dominanti est-ovest che abbiamo conosciuto per oltre 50 anni non ci sono più. L’unico freno al disastro totale è il pericolo e la paura di autodistruzione dell’umanità intera, non certo il ripudio della guerra in quanto tale, ma fino a quando reggerà?

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          Giancarlo Castiglioni 14 Giugno 2022 at 10:40

          Due osservazioni.
          Sulle “nuove superpotenze” ricordiamo che la Cina di Mao protestava per i “trattati inuguali” con cui aveva dovuto cedere territori alla Russia e che ha iniziato tre guerre di frontiera con Russia, India e Vietnam.
          La Cina di oggi, superpotenza economica e militare, ha capito che non vale la pena di litigare per una isoletta sull’Ussuri o una pietraia sull’Himalaya.
          I “trattati ineguali” ci sono ancora, ma nessuno ne parla più.
          Mi sembra un bel progresso.
          Sugli “interessi supremi” degli Stati Uniti per me non erano mai realmente in gioco quando hanno inviati soldati in guerra.
          Ammetto che per Corea e Vietnam lo fossero nella percezione di allora, ma non erano reali.
          l’unica spiegazione che posso dare per le guerre continue degli Stati Uniti, specie dopo il ’90, è che gli interessi fossero quelli del complesso militare-industriale a cui aggiungo CIA e Dipartimento di Stato.

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    Giancarlo Castiglioni 13 Giugno 2022 at 22:29

    Per Enrico
    Grazie per l’informazione! Mi sono affidato a internet e ho incredibilmente scoperto che il libro è disponibile da Amazon a 17,82 € ristampa integrale 4 novembre 2019 editrice Thule Italia “Raccolta di materiale documentario curata e pubblicata per incarico del ministero degli esteri del reich”.
    Non lo comprerò, tanto sarà sempre impossibile sapere sulle notizie riportate quanto ci sia di vero.
    Il problema non è stare dalla parte dell’Ucraina o dalla parte della Russia, ma stare dalla parte dell’armistizio o della guerra ad oltranza.
    Credo che una trattativa sia sempre possibile e che sia il male minore.
    Soprattutto sia nell’Interesse dell’Ucraina, più la guerra continua, più avrà morti e distruzioni e più territori prenderanno i russi.

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    The dark side of the moon 17 Giugno 2022 at 18:19

    Come spesso capita, Giancarlo si rivela una persona molto pragmatica ma stavolta mi trova totalmente d’accordo sulle sue argomentazioni tranne per il fatto di essere ottimista.
    Io sono invece abbastanza pessimista perché vedo ripetersi gli stessi errori in maniera sempre più evidente: l’uomo continua a preferire la guerra al dialogo.
    Comunque ora c’è un grosso problema, la guerra, che genera una altra serie di problemi che interessano mezzo mondo: una crisi alimentare ed economica sta per abbattersi sull’umanità come uno tsunami che potrebbe generare una sorta di darwinismo sociale nel quale milioni di persone moriranno di stenti.
    Bisogna allora cercare di risolvere il caos nel quale siamo caduti in ogni modo possibile e a ogni costo e la soluzione si chiama pace!
    Questo è il punto.
    Non esistono buoni e cattivi e gli ucraini non sono migliori dei russi.
    Questo concetto deve entrare nella testa delle persone altrimenti non si va da nessuna parte dato che non esiste nessun tipo di confronto con premesse discriminatorie.
    Chi è ancora fossilizzato sulle “parole d’ordine” con le quali i media internazionali cercano di convincere l’opinione pubblica, farebbe bene a studiare un po’ di storia e a cercare di farsi più domande possibili perché la verità, ammesso che esista, non è mai semplice.
    C’è chi scrive “..ho notato che i no vax sono pro Putin. Cosa vorrà mai dire?”
    Vorrà dire che se questi sono gli argomenti di chi sostiene questa folle politica che ci porterà al disastro, siamo veramente alla frutta già prima di cominciare.

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      Giancarlo Castiglioni 18 Giugno 2022 at 00:34

      Vorrei chiarire che sono ottimista sul lungo periodo, non sul breve.
      Eravamo praticamente arrivati all’eliminazione della guerra nel mondo sviluppato e ci arriveremo, ritengo sia un processo storico inevitabile, in questo sono ottimista.
      Per raggiungere questo traguardo la guerra attuale ci farà perdere almeno 20 anni, in questo sono realista.
      Ma anche sulla guerra attuale lasciatemi un piccolo margine di ottimismo, diciamo 10-15%.
      Il punto è che negli incontri internazionali i comunicati ufficiali spesso non contano, è più importante cosa si dice riservatamente.
      Esempio l’incontro Draghi-Biden.
      La cosa più probabile è che Draghi abbia detto: “Sono incondizionatamente con te”.
      Ma vi è una piccola possibilità che abbia detto: “Sono incondizionatamente con te oggi. Ma l’opinione pubblica è contraria e lo diventerà sempre di più, l’economia va male e andrà sempre peggio quindi è possibile che sia costretto a non essere più con te domani. La guerra non può proseguire all’infinito”.
      Più o meno lo stesso potrebbe essere successo nella recente visita di Macron, Draghi e Scholz a Zelensky.
      Quindi ritengo che per quanto piccola, esista la possibilità che la guerra si concluda in un paio di mesi invece che in due o tre anni.
      Dove sono completamente pessimista è sulla possibilità che i giornalisti dei nostri maggiori giornali inizino a ragionare.

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        The dark side of the moon 18 Giugno 2022 at 12:34

        Si, è probabile che al di là della facciata pubblica ci siano dettagli più importanti delle notizie rese ufficiali.
        D’altronde solo degli imbecilli possono pensare che L’Ucraina da sola, anche con tutti gli aiuti possibili, possa vincere questa guerra.
        E molti leader europei sapranno che il prossimo autunno, che si preannuncia durissimo, l’opinione pubblica sarà ancora più contraria alla folle politica con la quale la Nato e gli USA hanno coinvolto la UE dall’inizio della guerra.
        Questa è una guerra che gli americano stanno giocando sulla nostra pelle e la maggioranza della gente lo ha capito.
        Il Re è nudo!

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    Giancarlo Castiglioni 27 Ottobre 2022 at 22:40

    Forse qualcosa sta cambiando.
    Dalle dichiarazioni del leghista Massimiliano Romeo al Senato secondo il quotidiano nazionale: “Nel rispetto del Patto atlantico e degli impegni presi, (il governo) si faccia promotore con Francia e Germania di una conferenza di pace”. E poi “non si può sentir dire che sulle condizioni di pace decideranno gli ucraini: sarebbe meglio dire che deciderà la comunità internazionale, certo salvaguardando gli interessi di Kiev”.
    Berlusconi si è detto a favore della pace e nelle registrazioni ha fatto chiaramente capire (volutamente?) cosa pensa della guerra.
    Meloni non ha protestato, come se ci fosse un gioco delle parti e avesse detto agli alleati: andate avanti voi, io non posso.
    Insomma, nel Parlamento italiano potrebbe esserci già una maggioranza a favore delle trattative, il governo, i 5 stelle e parte dell’estrema sinistra, maggioranza che esiste anche nel paese.
    Irriducibili guerrafondai PD e Calenda.
    Naturalmente l’Italia non può muoversi per prima, deve aspettare che lo facciano Germania e Francia e anche li si cominciano a vedere dei tentennamenti.
    Per gli Stati Uniti bisogna aspettare l’esito delle elezioni mid term; se i democratici perdessero pesantemente non potrebbe continuare tutto come prima.
    Ci vorrà ancora tempo, ma nel mio ottimismo voglio vedere dei primi segnali positivi.

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    andrea 11 Novembre 2022 at 13:39

    Trovare le ragioni degli “accadimenti” fra le nazioni è in generale opera degli storici, e non sempre riesce nemmeno a loro.
    Figurarsi se si può fare ora una analisi di fatti che accadono “ad ore”.
    Ricordo però che fra Ucraina e Russia storicamente non ci sia “amore”, anzi.
    E’ noto che durante la Seconda Guerra Mondiale gli ucraini fossero alleati dei tedeschi, tanto da fornire uno dei battaglioni più “crudeli” delle Waffen SS, 30.000 uomini sui 300.000 che chiesero di arruolarsi al fianco dei nazisti.
    Detto questo non risulta che nè Stalin, nè i suoi successori si siano mai preoccupati che gli Ucraini annessi alle Repubbliche Socialiste Sovietiche fossero tutto fuorchè socialisti rivoluzionari.
    Le scuse politiche con cui Putin ha “aggredito” uno stato sovrano le conosciamo tutti (credo),
    in primis che era uno stato “nazista”, poi la storia del Donbass, poi la Nato etc etc
    In tutta questa storia orribile, che chiamiamo guerra, nessuno (e non si capisce il perchè) ha parlato di “economia”, che è (e rimane) all’origine di TUTTE le guerre.
    Purtroppo è invece quella la causa principale ANCHE di questa guerra.
    La ricchezza mineraria dell’Ucraina è uno degli obiettivi del conflitto, il maggiore.
    Le regioni annesse dalla Russia dopo i referendum farsa sono le più ricche in assoluto
    dell’intera nazione, parte delle quali ancora nemmeno intaccate e di cui non è forse nemmeno stimata la “ricchezza” in maniera esaustiva.
    Limitarsi a trovare cause “altre”, e solo quelle, è limitante e sbagliato.

    P.S….a chi avesse voglia di passare un po’ di tempo, consiglio di cercare e leggere i report dell’Osce sul Donbass.
    Scoprirà cose molto interessanti su cosa è avvenuto e su chi ha “torto” la verità….

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      Giancarlo Castiglioni 13 Novembre 2022 at 18:35

      Dire che durante la IIGM gli ucraini erano alleati dei tedeschi mi sembra eccessivo.
      All’inizio più che contro i russi erano contro i comunisti, poi, visto come si comportavano i tedeschi nell’occupazione, ci fu anche resistenza contro i tedeschi.
      Rimane il fatto che un consistente numeri di ucraini combatté nelle SS.
      Ci sono commentatori di sinistra ossessionati dall’economia che vedono motivazioni economiche in tutte le guerre, ma questo è raramente vero, forse solo per la guerra civile americana.
      Anche per le guerre in Iraq e in Siria si è detto che il vero obbiettivo degli USA era il petrolio.
      In questa guerra mi pare che le motivazioni economiche siano del tutto secondarie.
      Prima della guerra i russi controllavano già buona parte delle risorse minerarie del Donbass, non valeva la pena fare una guerra per impossessarsi della parte restante.
      Ho dato una rapida occhiata al report Osce del 21 febbraio, poco prima dell’inizio della guerra. Ci si capisce poco, l’unica cosa chiara è che la guerra c’era già.

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