Scacchi e cinema non vanno a braccetto

Scritto da:  | 9 Agosto 2022 | 5 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Scacchi e cinema

Saranno più di un centinaio i film e i telefilm girati finora che hanno il gioco degli scacchi come filo conduttore; di questi non molti hanno visto anche la versione italiana. Nella maggior parte dei casi la rappresentazione cinematografica è fedele, coerente e per gli appassionati è piacevole rianalizzare le scene. Poco graditi sono invece gli innumerevoli errori disseminati anche in film capolavoro, che causano agli scacchisti “caduta di braccia” e “mani tra i capelli”. Secondo il grande maestro tedesco Ilja Zaragatski “ci sono così tanti errori che si fa fatica a contarli tutti, e ne continuano ad arrivare di nuovi”. I registi, infatti, spesso non fanno attenzione ai dettagli e alle regole del gioco, per cui capita frequentemente di vedere la scacchiera messa nella posizione sbagliata, cioè con la casella in basso a destra rispetto ai giocatori nera invece che bianca; oppure, altro errore reiterato, è vedere il re e la regina nelle caselle centrali scambiati di posto. Accade poi sovente che nei pochi film che vedono l’edizione italiana ci siano dei brutti errori di traduzione dovuti evidentemente al fatto che il traduttore non è scacchista e che nessuno si è preoccupato di far controllare la traduzione da un esperto. Tra i film in cui si riscontrano questi errori preliminari, che si vedono ancor prima che inizi la partita, ci sono: “Blade Runner”, film del 1982 diretto da Ridley Scott e “Le ali della libertà”, film del 1994 per la regia di Frank Darabont.


Un’altra cosa, che potrebbe sconvolgere uno scacchista con una certa esperienza, riguarda quella cosa che si fa quando ci si arrende, dopo essersi accorti che non c’è più modo di vincere e sarà solo una lunga agonia verso una certa sconfitta: “far cadere il proprio re per abbandonare è una cosa che succede solo nei film”, ha detto Peter Doggers, che lavora per Chess. Ormai è diventata una convenzione cinematografica, ma ogni volta che un vero scacchista vede questa cosa pensa solo “oh no, ci risiamo”.
Un altro problema è invece quello del gran colpo di scena, con un cinematografico “scacco matto!” che arriva dal nulla, inatteso e sorprendente, magari dopo che un passante si avvicina alla scacchiera e vede la mossa da scacco matto. Alcuni si vedono qui, in questo famoso montaggio di scacchi matti del cinema.

Ulteriore tipo di svarione riguarda l’uso improprio del linguaggio scacchistico. Troviamo questo errore per esempio nel film del 2002 diretto da Claudia Florio “La regina degli scacchi”; nella scena in cui Maria Adele, interpretata da Barbora Bobulova, sta giocando diverse partite di scacchi contemporaneamente, dice “scacco al re” e l’avversario reclina il proprio re, avendo perso la partita per scacco matto. Ma “scacco al re” va detto esclusivamente, per regolamento, quando lo scacco non è matto. La frase da dire quando si è vinta la partita è “scacco matto”.
Esistono poi errori di gioco, dovuti al montaggio: ci sono certe disposizioni di pezzi che semplicemente sono impossibili. Una la si vede (ma ci vuole molta attenzione e il giusto screenshot) per esempio in “Ritorno al Futuro – Parte III”, film del 1990 diretto da Robert Zemeckis. Nella partita che stanno giocando Marty McFly e il cane Copernico, la disposizione dei pezzi è totalmente casuale nonché impossibile perché al bianco manca un alfiere e una torre che non c’è modo si siano spostati. Nelle varie scene del film riguardanti la partita poi, in realtà nessuno dei due muove effettivamente un qualche pezzo sulla scacchiera. Rimane una scenetta divertente.

Un altro caso lo si trova nel film “Time Lapse – Sulle tracce del passato”. Il film del 2001, uscito direttamente in Vhs, comincia con il problema di scacchi del diagramma

e la soluzione molto bella data dal protagonista è f1=C#: peccato che il bianco abbia entrambi gli alfieri su casa bianca e il cavallo in f1 possa essere catturato.
Altra cosa che succede solo nei film sono i repentini capovolgimenti di fronte, dove la parte in vantaggio decisivo all’improvviso perde in poche mosse. Un bell’esempio lo troviamo in “Independence day”, film di fantascienza del 1996 per la regia di Roland Emmerich.

In questa posizione David Levinson, il personaggio interpretato da Jeff Goldblum, che gioca con i bianchi muove 1.e4 e suo padre, che ha i neri ed è in grande vantaggio, dice al figlio di fare in fretta, che altrimenti avrebbe fatto in tempo a decomporsi. La partita prosegue con 1. … e5? 2. Dh6+ Rg8?? 3.Dxg6#. Il figlio se ne va, mentre il padre grida “non può essere matto”, …. ma lo è! Tutto bello ma poco probabile anche in una partita tra dilettanti.
Molto più fantasioso è quello che vediamo in “Harry Potter e la pietra filosofale”, film del 2001 diretto da Chris Columbus, dove Harry interpreta l’alfiere, Ron il cavallo ed Hermione la torre e i pezzi sono giganteschi, in pietra e si muovono da soli.


Un sacrifico di cavallo permette ad Harry di dare scacco matto e avanzare. Per la drammaticità della scena è stato commesso un trascurabile errore. L’ultima mossa, comunque forzata, viene tagliata prima della fine della partita.
Per quanto riguarda lo strafalcione più tipico, quello dell’inversione della scacchiera, l’errore forse più sorprendente fu quello commesso da Ingmar Bergman nel suo capolavoro del 1957 “Il settimo sigillo”.

Nel film il cavaliere Antonius Block torna dalle crociate e giunge in un paese dove imperversa la peste; qui si imbatte nella Morte che lo sfida a scacchi. Nel film ci sono una serie di scene nelle quali è ripresa la partita. Tutto bene nelle prime scene, ma nella scena finale la casella “h1” è nera e la Morte dà scacco matto con Th8, con la casella in questione che è bianca! E questo succede sebbene il grande regista svedese si fosse adeguatamente documentato sul gioco. Inoltre, in alcune inquadrature sembra di vedere i due Alfieri bianchi entrambi su casa bianca. Infine è un peccato che nella versione italiana ci sia una frase come “ti soffio il cavallo” che è una pugnalata al cuore dello scacchista perché, per quanto abolito definitivamente nel 1934,
il “soffio” è proprio del gergo dei giocatori di dama!
Un altro film nel quale si verifica lo stesso errore di posizionamento della scacchiera è “Mai dire mai”, della serie dell’Agente 007, interpretato da Sean Connery. Il film del 1983 fu finanziato per la notevole cifra di 36 milioni di dollari, ma evidentemente il regista Irvin Kershner non ritenne opportuno “sprecare” qualche dollaro in più per chiedere la consulenza di uno scacchista. Forse fu solo un po’ sfortunato, perché quella scena non richiedeva la presenza di Maximiliam Largo, il “cattivo” di turno interpretato da Klaus Maria Brandauer, che a scacchi gioca benissimo e che avrebbe potuto ben consigliare il regista.

Stesso errore lo troviamo in “Il respiro del diavolo”, film del 2007 diretto da Stewart Hendler.

Non fanno eccezione i telefilm. In un episodio della serie “Friends”, sitcom televisiva andata in onda sulla NBC dal 22 settembre 1994 al 6 maggio 2004 e durata 10 stagioni, si vedono i protagonisti giocare lampo con l’indispensabile orologio. Possiamo immaginare il regista nell’atto di spiegare agli attori come usarlo. Peccato che nessuno abbia spiegato a lui come si posiziona la scacchiera!

Tra i film italiani con scacchiera al contrario non si può non citare “Il bisbetico domato” con Adriano Celentano e Ornella Muti, regia della storica coppia Castellano e Pipolo. Nel film Celentano gioca, e perde, col cane. In questo caso, uno dei due registi avrebbe potuto avere gratis il consulente di scacchi, perché Franco Castellano, che non sapeva giocare a scacchi, era il padre del maestro internazionale per corrispondenza Lorenzo Castellano, recentemente scomparso. Il film uscì nel 1980, quando Lorenzo aveva 17 anni ed effettuava la sua prima iscrizione all’ASIGC (Associazione Scacchistica Italiana Giocatori per Corrispondenza), dunque a scacchi sapeva giocare.

Un discreto numero di film presentano l’altro errore comune, ossia quello di traduzione. Il caso sicuramente più emblematico lo troviamo in “2001: Odissea nello spazio” del 1968, dove il supercomputer HAL 9000 gioca una partita a scacchi contro l’astronauta Frank Poole. In questa scena Kubrik si diverte a riproporre una partita realmente giocata tra Roesch e Schlage ad Amburgo nel 1910. La scena del film comincia con questa posizione sulla scacchiera.


Posizione dopo la mossa 13. …. Ac8-h3!

14.Dxa6 Axg2 e Poole commenta: “Uhm… sono nei guai… torre in d1”, mentre in lingua originale la battuta era “rook to king one”, 15.Te1 Df3! e la versione italiana fa dire ad HAL: “mi dispiace Frank, forse ti è sfuggito. Regina in alfiere tre, alfiere mangia regina, re mangia alfiere, scacco matto”, errore questo clamoroso visto che è il cavallo in e5 a prendere l’alfiere dando il matto 16.Axf3 Cxf3#. La battuta in lingua originale era infatti “I’m sorry, Frank, I think you missed it. Queen in bishop three, bishop takes queen, knight takes bishop, mate”.
E succede anche in “La Difesa di Lużin”, film del 2000 diretto da Marleen Gorris, tratto dall’omonimo romanzo di Vladimir Nabokov, l’autore del celeberrimo “Lolita”: Nabokov, come noto, era un grande appassionato di scacchi (specie di problemi: ne compose 18, un paio premiati in concorsi). Corrette le sequenze con l’esecuzione delle mosse, anche se a volte fatte però in modo eccessivamente frenetico, però nella traduzione italiana spicca in particolare, mentre si vede il protagonista analizzare, la frase “se fa questa mossa gli attacco il castello”: è evidente che il traduttore non sapeva che a scacchi il termine inglese “castle” si traduce con “arrocco”.
Infine come non ricordare un altro film dal budget milionario: “Agente 007, dalla Russia con amore”, film del 1963. Con tanti soldi a disposizione il regista Terence Young realizzò questa volta un buon prodotto finale; ci hanno pensato però i traduttori a rovinare la versione italiana. Il film inizia con il “Venice International Grandmasters Championship” ambientato a Venezia. Nella scena si vede la grande sala del torneo con un’enorme scacchiera murale appesa alla parete che riproduce la partita del campione di scacchi Kronsteen col nero, interpretato dall’attore polacco Vladek Sheybal.

Anche in questo caso la posizione è ricavata da una partita realmente giocata tra Spassky e Bronstein a Leningrado nel campionato dell’URSS del 1960, ma la posizione murale è senza i pedoni bianchi in c5 e d4 (“per evitare possibili problemi di copyright”, hanno spiegato i produttori!). In questa scena Kronsteen gioca Rg8-h7, ma nella traduzione italiana lo speaker del salone annuncia: “Rb1 in a2”, mentre la mossa successiva Dd4 del bianco viene annunciata come De4!

Questa vuole essere solo una breve carrellata di esempi, chissà in quanti altri film ci saranno partite a scacchi piene di errori. Il punto è che mentre molta gente li vede e pensa che quel film sia intelligente perché parla di scacchi, un piccolo gruppo di persone, tra cui noi scacchisti, li vede …conoscendo la scomoda verità!

avatar Scritto da: Fabio Andrea Tomba (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Scacchi e cinema non vanno a braccetto

  1. avatar
    Sergio Pandolfo 9 Agosto 2022 at 21:51

    Bell’articolo, a proposito del Settimo Sigillo di Bergman, però, io credo che la questione sia molto più complessa di quanto non sembri a prima vista. Oltre a quelli che hai segnalato, c’è un “errore” veramente importante, che però, secondo me è la chiave per intenderli tutti. Quando il cavaliere Bloch e la Morte giocano agli scacchi nella scena immediatamente successiva al pasto delle fragole, la Morte gioca: Ad5xb3, catturando un Cavallo. Ora, il punto è questo: Bergman, come dici pure tu, si era informato sul gioco, e addirittura, devi pensare, sulle regole medievali. Nel medioevo il movimento dell’Alfiere era similare a quello delle pedine che mangiano nella dama, cioè di tre case, e con una specie di salto, difatti non esisteva il concetto di Alfiere “cattivo”. Ora, la mossa che Bergman fa fare alla Morte è compatibile proprio con queste regole: l’Alfiere, infatti, muove proprio di tre case, da d5 a b3, e qui cattura il pezzo. Quindi è come se Bergman dicesse: caro spettatore, io so come si muoveva quel pezzo nel Medioevo. E tuttavia, c’è qualcosa che non quadra. Infatti, se questa era la regola d’uso del pezzo, bisogna dire che quell’Alfiere non poteva mai trovarsi nella casa d5. Partendo da c8, infatti, avrebbe conquistato la casa e6, e poi, scavalcando d5, si sarebbe diretto su c4… Dunque Bergman, da un lato mostra di conoscere la regola d’uso del pezzo, ma dall’altro lo colloca in una casa che non avrebbe potuto occupare. Perché questa scelta? È una sua distrazione? Io penso di no, e che Bergman invece lo abbia fatto proprio apposta, per dare un messaggio allo spettatore, il quale, appunto, dovrebbe chiedersi perché quel pezzo parte da d5. E la risposta, secondo me, può essere un sola, e va colta in relazione ai rapporti tra il Cavaliere e la Morte: la Morte bara, non gioca pulito, e mentre il cavaliere era impegnato al pasto delle fragole, ha spostato quell’Alfiere deliberatamente, in maniera tale da potergli poi catturare il Cavallo. Ci sono molti indizi, nel film, che fanno propendere per questa interpretazione, anche nei dialoghi: la Morte cerca sempre di beffarsi del Cavaliere e di ingannarlo, come nella famosa scena del confessionale, in cui il Cavaliere finisce per rivelarle i suoi piani. Del resto, la Morte ha fama di non aver mai perso una partita, e chi è che non perde mai al gioco?Naturalmente chi bara… Ecco dunque che i presunti errori di Bergman in ordine alla collocazione dei pezzi o alla posizione della scacchiera, possono essere letti in tutt’altro modo, e cioè come messaggi per lo spettatore, il quale, appunto, dovrebbe capire che la Morte, in questa partita, sta costantemente barando. Prendiamo ad esempio anche la scena in cui il Cavaliere fa cadere i pezzi dalla scacchiera col mantello, per salvare la famiglia dei saltimbanchi. Mentre il cavaliere osserva i saltimbanchi andarsene, la Morte lo prende ancora in giro: dice di ricordare perfettamente come stavano i pezzi, ma risistema un pezzo (la Torre) in una casa diversa da dove stava, e con quella gli infligge il Matto, per giunta rubando il tratto al Cavaliere (difatti sarebbe toccato a lui muovere!) Ma tutto questo, appunto, non è casuale, bensì va letto in relazione ai rapporti tra il Cavaliere e la Morte, al fatto che quest’ultima fa di tutto per ingannarlo! Dunque i presunti errori di Bergman sono in realtà voluti, e nascondono delle sfaccettature di significato. Scusate, se questo intervento è stato piuttosto lungo, ma il Settimo Sigillo è uno dei film che prediligo, ho letto anche dei libri su Bergman, e quindi
    vado in erezione, quando ne parlo… :p

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      Fabio Andrea Tomba 10 Agosto 2022 at 07:47

      Grazie per la tua interpretazione molto profonda. In questo caso si tratterebbe veramente di un capolavoro …. al quadrato!

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      Uomo delle valli 11 Agosto 2022 at 10:20

      bellissimo articolo e bellissimo commento

  2. avatar
    Giorgio Gozzi 19 Agosto 2022 at 10:11

    Alcuni errori sono talmente assurdi e marchiani che si potrebbe quasi ipotizzare siano stati fatti appositamente all’insegna del “importante che se ne parli”
    Nel filmato degli errori (non gli ho visti ancora tutti) ce ne sono di veramente notevoli:
    ad esempio un matto dato ad un Re che è sotto scacco già 2 volte con una Donna che si muove da una posizione anch’essa già di scacco! Oppure un matto dato con un pedone che avanza da h6 a h7 ad un Re che si trova in h8 (con contorno di alcuni pedoni neri che si trovano sulla traversa 8! Da scompisciarsi.
    Bell’articolo e se posso fare pubblicità segnalo il libro di Dario Mione e Giulia Russo Ciak Mate che tratta proprio di questo argomento

    • avatar
      Giorgio Gozzi 19 Agosto 2022 at 10:14

      “non gli ho visti” ahah diciamo che volevo anch’io fare un errore marchiano!

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