I ritratti mi hanno sempre affascinato. Ho già scritto di ritenere questo genere il più alto e importante dell’arte figurativa. Per fare un ritratto non basta essere bravi pittori, conoscere le tecniche ed essere eccellenti disegnatori, si deve possedere anche una sensibilità psicologica e saperla trasmettere nella tela. Questa è una cosa estremamente difficile.
A volte il buon ritrattista è sincero, spietato. Altre volte, mentendo spudoratamente, riesce a proporre di un soggetto un’immagine di levatura altissima, compiacente il committente ma poco aderente alla realtà. Poiché nell’arte la Verità è un concetto estremamente fluttuante.
Questo ritratto è a mio avviso veramente straordinario. Innanzi tutto lo è nella composizione, così ariosa: dà al soggetto lo spazio necessario lasciando all’osservatore la libertà di guardare l’opera spaziando dal centro verso la periferia, assaporando tutti i dettagli della composizione.
Molte opere che non hanno questa conformazione, producono in chi le osserva un senso quasi opprimente, con figure “schiacciate” sulla tela, che deprivano la tela di “respiro” di una lettura ariosa.
Non è questo il caso.
Inoltre, cosa non trascurabile, l’artista si esprime con una tecnica raffinatissima. De Largillierre era famoso per la brillantezza dei suoi incarnati. I suoi ritratti erano apprezzati dalla società borghese in particolare in quella femminile. Una clientela che amava essere rappresentata nell’esaltazione delle proprie virtù, elevando i pregi e minimizzando i difetti.
Fra i pregi, per l’appunto, c’era anche quello di dipingere l’incarnato in maniera particolarmente levigata, faceva risaltare la pelle conferendole una luminosità tale da renderla quasi traslucida. Lo vediamo anche in questo ritratto.
Qui, De Largillierre tenta di dare alla figura un’impostazione libera, svincolata dagli schemi retorici dell’arte tardo barocca, così pomposa, ricca di parrucche e pennacchi. L’artista priva il soggetto di questi consueti elementi ornamentali sostituendoli con un ricco soprabito di velluto, una preziosa camiciola di seta ricamata e un berretto realizzato con lo stesso tessuto della veste, il cui verde veronese contrasta e rende ulteriormente brillante l’incarnato del volto. Largillierre ci parla quindi in questo suo magnifico ritratto di un poeta, Jean Baptiste Rousseau. Attenzione: da non confondere con il grande intellettuale illuminista Jean Jacques Rousseau.
L’artista ci narra di un uomo mite ma profondo, dallo sguardo tenero e nobile. Sembra preso in un momento, direi, distratto dal suo pensiero aulico di poeta, di sognatore, indifferente alle umane vicende, proteso verso l’olimpo della poesia di cui – si potrebbe anche ritenere – Jean Baptiste Rousseau possa esserne un alto esponente.
Bene, a fronte di questa magica rappresentazione abbiamo una realtà totalmente opposta.
Innanzi tutto vorrei premettere che l’artista Largillierre fu uno dei giganti dell’arte barocca. Visse una lunghissima vita a cavallo fra Seicento e Settecento. La scuola da cui attinse fu quella di Anversa, impostata sulla grandezza di Rubens e poi tramandata grazie a Van Dyck e i suoi successori.
Grazie alle sue capacità divenne ritrattista alla corte londinese degli Stuart, poi, a causa delle lotte politiche e religiose tornò in Patria dove fu accolto e protetto da Le Brun, potente artista al servizio del re Sole.
Ma alla fine le sue abilità straordinarie erano piuttosto consuete nel compiacere una committenza spesso pretenziosa. In ciò l’artista seppe perfettamente svolgere il proprio compito.
Così, ad esempio, questo meraviglioso ritratto non ci dice esattamente quello che le cronache riportano sulla figura di Jean Baptiste Rousseau: nemico giurato di Voltaire, poeta di talento controverso, almeno, riconosciuto non da tutti. Le sue umili origini furono per lui un peso, in un mondo privo di qualunque possibilità di emancipazione sociale, e questo si riflesse nel suo carattere e nei suoi atteggiamenti.
Produsse alcune opere teatrali che però non riscossero il gradimento sperato. Il mancato conseguimento di un successo personale pieno determinò in Rousseau un sentimento di vendetta che lo portò spesso a conflitti e denigrazioni tali da vedersi condannato a risarcire economicamente i destinatari delle sue satire e diffamazioni e, alla fine, dovette anche subire l’esilio.
Una vita sostanzialmente passata più nel rancore e nel desiderio di rivincita che nell’empireo della poesia.
Tutto quanto l’opposto di ciò che Largillierre ci tramanda.
Tuttavia, l’arte non deve sempre essere uno specchio rigoroso della realtà. La capacità di proiettarci in una narrazione favolosa, lontana dalla prosaica realtà, è un’altra caratteristica dell’arte che amo profondamente.
In fondo scusatemi la volgarità, ma chissenefrega se Rousseau era limpido o oscuro, bello o brutto, grande poeta o servo del potere? A me interessa che resti questa meravigliosa opera d’arte che in sé rappresenta un mondo su cui fantasticare e in cui far viaggiare l’anima. Nella storia la verità è fondamentale e va ricercata nei documenti, ma per l’arte la Verità può stare nella Bellezza, come in questo caso.
Nicolas de Largillièrre (1656-1746)
Ritratto di Jean-Baptiste Rousseau, 1710, Olio su tela, 90 x 73 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
davvero straordinario
grazie
Concordo, davvero grande!
Sarebbe fantastico, Roberto, se un giorno ci raccontassi qualcosa su Marcel Duchamp che fu pure intellettuale e ottimo scacchista.
Saluti e ancora complimenti.
Ugo
Mi pare davvero notevole l’intensità dello sguardo del poeta. Il volto è molto realistico, sembra di avercelo davanti e di poterci parlare faccia a faccia.
Grazie Roberto per averci fatto conoscere un artista così brillante (anche se forse meno valorizzato rispetto agli altri grandi del periodo) ed un poeta controverso e, diremmo oggi, divisivo. Profondo lo sguardo e indecifrabile il sorriso, quasi compiaciuto, che appare sul volto di Jean-Baptiste Rousseau. Sono anche io appassionato di arte (amo soprattutto la pittura di fine ottocento e del novecento e talvolta mi diletto, come meglio posso, a realizzare delle copie di famosi dipinti per puro piacere personale) ed apprezzo tantissimo chi come te riesce a condurci all’interno del dipinto e sa farci cogliere gli aspetti meno appariscenti e banali che sfuggono all’osservatore distratto.
A proposito di Duchamp, sto preparando anche io un articoletto sul famoso esponente dell’arte contemporanea nonchè valente scacchista. Deliziaci più spesso con i tuoi scritti davvero interessanti.