Lo stile di gioco dei grandi campioni (II)

Scritto da:  | 13 Marzo 2023 | 9 Commenti | Categoria: Attualità, Internazionale, Personaggi, Stranieri

Lo stile di gioco di un grande campione di oggi: Magnus Carlsen

Tutti gli appassionati scacchisti conoscono il nome dell’attuale campione del mondo: il norvegese Magnus Carlsen, grande maestro dal 2004 (all’età di 13 anni) divenuto campione del mondo nel 2013 dopo aver sconfitto un altro grande talento, l’indiano Vishy Anand.
Carlsen è da oltre 10 anni l’incontrastato numero 1 al mondo: nella sua carriera ha raggiunto un punteggio ELO stratosferico di 2882 punti (nel gioco blitz è andato anche oltre) e già dall’anno 2010 era considerato tra i più forti scacchisti al mondo. Egli domina la scena da 13 anni, non soltanto nel gioco a cadenza classica, ma anche nel gioco rapid e blitz e a dicembre 2022 si è laureato ancora una volta campione del mondo in queste ultime 2 specialità a cadenza veloce in cui riesce a sprigionare tutta la sua forza ed il suo enorme potenziale di gioco.
Risparmio la lunga lista dei tornei vinti e dei suoi trionfi scacchistici negli oltre 20 anni di carriera professionistica; ci basta ricordare che ha difeso 4 volte con successo il titolo mondiale ed ancora oggi non si vede chiaramente all’orizzonte un nuovo astro nascente che possa prendere il suo posto.
Proprio per questo ha fatto molto discutere, la sua decisione, ufficializzata qualche mese fa, di non difendere il massimo titolo contro lo sfidante da designare dopo la lunga trafila delle selezioni mondiali, per cui il prossimo campione del mondo verrà fuori dalla sfida tra i primi classificati tra i candidati, il russo Nepomniachtchi e il cinese Ding Liren.
Carlsen, in verità, ha anche affermato, forse in modo alquanto provocatorio, che avrebbe difeso il titolo se a qualificarsi per la sfida mondiale fosse stato un giovane astro scacchistico (come il franco-iraniano Firuzja) trovando in tal caso le giuste motivazioni per prepararsi meticolosamente al difficile incontro e sostenere la lunga sfida per il titolo, ma le cose non sono andate come il campione sperava.
Di certo, chiunque dovesse divenire il futuro campione del mondo dovrà fare i conti con l’imbarazzante presenza di un altro re, ancora vivo, vegeto e attivo sulla scena scacchistica. Un po’ come se, si perdoni il paragone irriverente, un papa si dimettesse continuando però a pontificare in lungo e in largo nonostante la nomina del suo successore sul seggio di San Pietro.
Nel caso di Magnus Carlsen si è parlato, a proposito del suo “gran rifiuto”, di un naturale calo di motivazioni dopo tanti anni sulla cresta dell’onda, altri hanno detto che è l’inizio di un inevitabile declino psico-fisico, altri hanno ipotizzato che il campione norvegese intenda dedicarsi maggiormente ai remunerativi tornei online da lui stesso incentivati sulle varie piattaforme internet di cui è un attivo protagonista.
Cerchiamo ora di delineare lo stile di gioco e i motivi del successo ventennale di uno dei più grandi campioni di ogni tempo, ancora oggi incontrastato N° 1 al mondo.
Occorre anzitutto una premessa: Carlsen fa parte della generazione dei nuovi talenti del XXI secolo formatisi non soltanto, come i campioni del secolo scorso, seguendo la guida di maestri ed allenatori esperti, ma lavorando quotidianamente con l’ausilio dei motori scacchistici divenuti da un paio di decenni, com’è noto, molto più forti dei giocatori umani ed in grado di trovare mosse precise, tatticamente fortissime, in frazioni di secondo ed in ogni fase di gioco. Da 10 anni a questa parte, poi, il divario tra un giocatore umano ed il PC è divenuto abissale (nell’ordine di centinaia di punti ELO: la differenza che passa tra una prima categoria nazionale ed un forte GM) per cui la consultazione del computer è divenuta quasi obbligata per un campione che intenda migliorare il proprio gioco, affinare il proprio repertorio, individuare linee nuove in apertura, non necessariamente forzanti, ma idonee a sorprendere l’avversario e indurlo in errore.
Inoltre, il PC ha “insegnato” al giocatore umano il suo metodo di scelta delle mosse in posizioni complesse, ha fatto riconsiderare aperture e varianti ritenute dubbie o scorrette, ha trovato risorse impensabili in posizioni considerate fino a pochi anni prima del tutto ingiocabili, ha individuato mosse in apertura fino ad allora ingiustamente sottovalutate, suggerendo piani di gioco interessanti e alternativi. Oggi, ad esempio, un sacrificio di pedone in apertura per l’iniziativa è impensabile giocarlo, ovviamente ad alti livelli, senza un’attenta analisi preventiva al PC: sarebbe confutato in poche mosse da un avversario esperto e ben preparato.

Insomma, i motori non hanno preso il posto dell’umano, ma ne hanno affinato il gioco, arricchito l’arsenale teorico ed il bagaglio tecnico e Carlsen (ma non soltanto lui) è figlio dei progressi dell’intelligenza artificiale applicata ad un gioco nel quale per vincere occorre risolvere problemi tattici e strategici di grande complessità.
Ma, tornando al campione norvegese, quali sono le caratteristiche salienti del suo stile di gioco? Ed in quale misura è ravvisabile l’influenza dei motori informatici nella sua preparazione?
In sintesi (non senza qualche inevitabile approssimazione) tra i punti di forza del suo stile scacchistico indicherei:
1) Capacità di esprimere un gioco di alto livello in qualunque tipo di posizione.
Carlsen, il quale nei primi anni della sua lunga carriera aveva esordito come grande attaccante molto incline a sacrificare materiale, è definibile oggi come un vero e proprio “giocatore universale”. Abile sia in attacco che in difesa, sia nel gioco posizionale che nel gioco combinativo, sia quando si tratta di manovrare che di scatenare un attacco sul re. Ho visto il norvegese giocare ogni tipo di posizione con grande padronanza e strabiliante precisione, in particolare nel gioco a cadenza veloce, frutto di un intuito straordinario che guida le sue scelte (abbinato naturalmente ad una notevole capacità tattica e tecnica).
Non ricordo partite in cui il campione del mondo sia stato surclassato strategicamente; le sue sconfitte, di solito, sono frutto di episodiche decisioni affrettate o superficiali, capitate in momenti di deconcentrazione o di cattiva forma. Rarissime le sviste vere e proprie che, peraltro, avvengono in gravi ristrettezze di tempo e contro avversari molto agguerriti. Tra questi, l’unico che riesce a tenergli testa nel gioco blitz è l’americano Nakamura (fortissimo in questa specialità) il quale, tuttavia, soccombe il più delle volte nelle partite classiche a tempo lungo.


2) Conoscenza approfondita della teoria delle aperture e capacità di giocare qualsiasi schema di gioco con il Bianco o con il Nero.
Carlsen ha un repertorio di aperture pressoché illimitato, frutto di meticolosa preparazione con i motori scacchistici. Ho notato che gioca di tutto senza mai uscire dall’apertura in posizione inferiore. Con il Bianco ha aperto non solo con il pedone di Donna o di Re giocando le varianti classiche e le sottovarianti “minori”, ma anche con b2-b3 o c2-c4, qualche volta provocatoriamente ha aperto con le inusuali a2-a3 o a2-a4 (quest’ultima adoperata anche contro il super GM Radjabov). Di Nero gioca di tutto: la difesa siciliana, la francese, spesso e7-e5 (conoscendo a menadito ogni variante della partita spagnola o della partita italiana) e in qualche occasione ha giocato la c.d. difesa ippopotamo, una sorta di bunker alquanto passivo, ma fastidiosissimo da affrontare con il Bianco. Nel 2022, ad esempio, ha adoperato con successo questa strana difesa in una partita rapid contro il forte GM Tomashevsky; qui il link del video della partita.
Su d2-d4 non disdegna il gambetto di donna o la difesa ovest-indiana, ma i suoi avversari devono essere pronti a tutto, ben conoscendo la vastità del suo inesauribile repertorio.

3) Assoluta padronanza dei finali di partita.
E’ in questo campo che il suo talento è divenuto leggendario. Se c’è una sola possibilità di vincere un finale, è molto probabile che, anche con poco tempo a disposizione, egli è in grado di trovarla.
Anche in posizioni apparentemente aride in cui altri GM concorderebbero rapidamente la patta, Carlsen, come una sorta di computer umano, continua a giocare e manovrare cercando di migliorare la posizione e spesso ho visto avversari, anche molto titolati, cedere esausti alla fine di questo estenuante “trattamento”. La sua grande tecnica gli consente spesso di semplificare la posizione in vista di qualche microscopico vantaggio nella fase finale che poi è in grado di sfruttare con precisione assoluta.
Sinceramente, non ricordo altri grandi campioni dotati di una simile tecnica; ed è soprattutto nelle partite a cadenza rapida che tale dote viene valorizzata al massimo in quanto, in ristrettezze di tempo, spesso sono i suoi avversari che commettono errori che puntualmente vengono puniti in modo inesorabile.
Di recente mi ha molto impressionato la sua vittoria in una partita a cadenza classica contro il giovane talento iraniano Parham Maghsoodloo (il link della sintesi qui) in cui giocando magistralmente provoca l’entrata in un finale di torre e pedone contro torre, poi vinto con rara maestria: una vera lezione di tecnica per l’incredulo avversario.
4) Tenuta nervosa e sangue freddo fuori dal comune.
Chiunque abbia assistito ad una partita di Carlsen (se ne trovano tante sul web, soprattutto tra quelle giocate in questi ultimi anni) ha notato che il campione del mondo, anche nei momenti più complicati, regge alla grande la tensione agonistica.
E’ divenuta giustamente memorabile e super commentata una sua recente partita contro l’ungherese Rapport in occasione degli ultimi mondiali a cadenza rapida (ecco qui il link della straordinaria sfida) in cui con grande sangue freddo salva una posizione disperata creando complicazioni incredibili e tranelli uno dopo l’altro, fino a quando il suo avversario stremato, ad un passo dalla vittoria, non commette, con pochi secondi sull’orologio, un errore che gli costa la partita. Ben pochi avrebbero saputo fare altrettanto con una simile pressione e di fronte ad uno dei più agguerriti avversari del torneo.
Quando commette una svista (capita di rado, ma dopo tutto è umano anche lui!) trovo le sue reazioni davvero esilaranti: scuotimenti di testa, lamenti, smorfie di disappunto, poco ci manca che si alza e vada a sbattere la testa contro il primo muro che trova: quasi a dire: ecco, vedete, solo così posso perdere, me lo merito!

Da questo punto di vista, Carlsen è il successore di Kasparov: egli è insofferente alle sconfitte che a volte patisce quasi come offese personali. È ben vero, tuttavia, che ogni grande campione mostra in qualche modo il suo maniacale narcisismo, che poi è la molla che spinge a combattere ed a migliorarsi per restare in vetta in ogni attività sportiva così ferocemente competitiva.
Di recente, questo suo lato caratteriale lo ha indotto a criticare duramente un suo avversario, il giovane statunitense Hans Niemann, dopo una inattesa sconfitta in un importante torneo, la Sinquefield Cup a Saint Louis, accusandolo, prima velatamente e poi apertamente, di “cheating”, ovvero di barare servendosi di qualche marchingegno elettronico, magari con l’ausilio di qualche complice presente in sala ovvero da casa nel gioco online.
Dopo essersi ritirato dal torneo in seguito alla sconfitta subita da Niemann (la prima dopo una lunga serie consecutiva di vittorie) egli ha affermato che non avrebbe più giocato contro l’americano. Il problema è che ha fondato le proprie accuse su impressioni personali (ha indicato, ad esempio, l’apparente deconcentrazione dell’avversario nei momenti critici della partita) e sull’esame post-partita delle mosse giocate che risultavano, a suo dire, molto simili o identiche alle prime scelte dei motori scacchistici.
Egli è giunto a dichiarare di essere in grado di riconoscere se un avversario “bara” anche dal tipo di mosse che vengono giocate (è noto che talune mosse tipiche del computer sono tra quelle che mai verrebbero in mente ad un comune mortale).
Le accuse mosse a Niemann hanno sollevato un’infinità di discussioni e prese di posizione, alcune delle quali molto critiche nei suoi confronti, vista l’assenza della c.d. “pistola fumante” nelle mani dell’americano, ma il fatto che quest’ultimo sia stato poi escluso dalle piattaforme online che assicurano i premi in danaro più sostanziosi ed il danno all’immagine che ne è derivato, hanno indotto Niemann a proporre un giudizio per diffamazione nei confronti del campione del mondo con richieste di risarcimento milionarie. Vedremo alla fine come finirà: il processo non è ancora entrato nel vivo, ma certo sarà molto seguito dalla stampa di tutto il mondo vista la notorietà che ha suscitato la vicenda.
Dal punto di vista umano, per quel poco che traspare dalle immagini e dalle interviste, Carlsen sa essere con gli avversari anche disponibile e sportivo: spesso al termine degli incontri si ferma a commentare la partita, non appare mai arrogante e talvolta ha usato parole di incoraggiamento nei confronti dei più giovani e valorosi suoi avversari.
Tra pochi mesi Carlsen non sarà più il campione del mondo. Ci auguriamo che l’erede al trono sia degno di succedergli, ma verosimilmente Magnus per diverso tempo sarà ancora il vero re degli scacchi, in quanto non è al momento ipotizzabile un suo ritiro dai grandi tornei del circuito internazionale. D’altro canto, a gennaio 2023 è giunto terzo a mezzo punto dal vincitore nel grande classico Tata Steel (ex Wijk aan Zee) una sorta di Wimbledon scacchistico che diverse volte lo ha visto trionfatore, dopo aver incassato 2 sconfitte consecutive nella fase iniziale (evento rarissimo per lui).

Ebbene, il campione è stato in grado di riprendersi alla grande e per un soffio non ha agguantato la vetta non andando oltre una patta combattutissima al penultimo turno (qui il link della parte finale della bella ed emozionante partita contro il giovanissimo talento indiano Praggnanandhaa in cui sono apparse ben 5 Donne sulla scacchiera).
Insomma, sebbene Carlsen giochi ai massimi livelli da 20 anni (è stato un vero prodigio scacchistico già temutissimo all’età di 13 anni) ed ha accumulato tanto stress, non è da escludere, vista la ancor giovane età, che voglia in futuro, se davvero motivato, partecipare al ciclo di selezione mondiale per riconquistare la corona che egli ha ceduto volontariamente.
Altrimenti, avremo in ogni caso modo di apprezzare il suo grande talento nei tornei e nelle emozionanti sfide a cadenza rapida che oggi costituiscono una parte molto significativa dell’attività agonistica, considerata anche la diffusione che ormai ha raggiunto il gioco sul web, su YouTube e e sui vari canali del circuito internazionale.
In conclusione, vi mostriamo una partita giocata ai massimi livelli al torneo di Wijk Aan Zee nel gennaio 2015 da Carlsen contro un avversario all’epoca fortissimo, l’azero Teimour Radjabov, in cui lo stile implacabile del campione del mondo emerge in tutta la sua forza. La vittoria sembra scaturire con estrema naturalezza, quasi senza il minimo sforzo e sotto tale aspetto il campione norvegese ci ricorda davvero le imprese dei grandi del passato come il cubano Raul Capablanca, il russo Anatoly Karpov o il mitico Bobby Fischer. La combinazione finale rappresenta il culmine di un gioco condotto sfruttando ogni minima imprecisione dell’avversario.

avatar Scritto da: Paolo Landi (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a Lo stile di gioco dei grandi campioni (II)

  1. avatar
    Paysandu 13 Marzo 2023 at 11:42

    Articolo capolavoro: chapeau!
    PS: Lotti guarda e impara, fancala, solo di cessate e gabinetti sai scrivere?!?

    Mi piace 1
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      Martin 13 Marzo 2023 at 14:03

      Mi unisco ovviamente anch’io alle lodi all’amico Paolo per il suo ennesimo eccellente lavoro.

      Per quanto riguarda l’amico Fabio non tollero questi toni irrispettosi e offensivi. Fabio ha pubblicato quasi 200 articoli, di tutti i generi, e ancora ne pubblicherà altri, sempre nuovi ed originali.

      Mi piace 4
  2. avatar
    Uomo delle valli 13 Marzo 2023 at 11:43

    spettacolare
    spero che la serie continui a lungo
    complimenti

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    Gino Colombo 13 Marzo 2023 at 12:10

    Un grande campione, con la C maiuscola, a cui ovviamente il tempo saprà tributare il giusto onore.
    Articolo superlativo come tutti gli altri di Paolo Landi.

    Mi piace 1
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    Ugo Russo 13 Marzo 2023 at 12:34

    Come per Spassky che avete pubblicato da poco un fuoriclasse dallo stile universale.

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    Fabio Lotti 13 Marzo 2023 at 13:49

    Gran bel pezzo. Complimenti Paolo!

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    Paolo Landi 13 Marzo 2023 at 17:26

    Grazie davvero a tutti per i complimenti, mi fa piacere che questi ritratti scacchistici si leggano con interesse nonostante su questi grandi campioni sia stato scritto tantissimo.
    Ancora complimenti a Martin il quale attraverso le splendide foto ha colmato una lacuna del mio articolo: non ho parlato del Carlsen modello e testimonial di noti brand di moda internazionali. Di solito eravamo abituati a vedere gli scacchi associati a pose pensose,atmosfere cupe, o folli manie…
    Quanto all’amico Paysandu, lo invito anch’io a darsi una calmata e a rileggere il mio articolo su Marcel Duchamp: anche io, come vedrà, sono colpevole avendo parlato diffusamente di orinatoi e merde d’artista… :)

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    Nagni Marco 14 Marzo 2023 at 08:09

    Un articolo due campioni…..complimenti!

    Mi piace 2
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    Ludek 16 Marzo 2023 at 15:33

    Soloscacchi sempre di più inimitabile! ;)

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