Liverpool: l’ultimo 45

Scritto da:  | 28 Aprile 2023 | 3 Commenti | Categoria: Zibaldone

Era febbraio del 1970 quando investii le poche lire della paghetta settimanale nel 45 giri “Let it be / You know my name (look up the number)”; non potevo immaginare che il gruppo di Liverpool praticamente non esisteva già più. Paul McCartney si incaricò di comunicarlo alla stampa nel mese di aprile: ricordo il titolo a tutta pagina sul Resto del Carlino: “Paul McCartney si dimette dai Beatles”. Ma non è di “Let it be” che vorrei parlare, canzone arcinota ed arcicantata da mezzo mondo, non ultimo da Marco Mengoni al Festival di Sanremo, mi limiterò ad accennarvi che esiste una versione in napoletano di Nino D’Angelo intitolata “Gesù Crì” ( mah ). E’ del lato B del dischetto che mi accingo a scrivere.

Quando ascoltai “You know my name…” nello sgangherato mangiadischi rimasi di stucco: pianoforte e cori strascicati, poi un annuncio e si finisce in un night club, infine una spruzzata di jazz, cacofonie varie e per concludere… un rutto. Che strano modo di porre fine alla vicenda dei quattro di Liverpool. Eppure la canzone aveva un suo fascino e non solo l’ho riascoltata parecchie volte nel corso degli anni, contrariamente a “Let it Be”, ma ho cercato di capire come sia stata costruita. Comunque ho letto (ma magari fu una battuta) che è la canzone preferita da McCartney. Il disco arrivò primo in Hit Parade ed occupa il settimo posto fra i più venduti in Italia nel 1970; prima rimane “Insieme” di Mina.

Innanzitutto il titolo: fu un’intuizione di Lennon, che aveva visto su un elenco telefonico in casa di Paul lo slogan: “You know the name? Look up the number”. La canzone fu composta e rimaneggiata fra il 1967 ed il 1969. All’inizio c’è un pianoforte con Lennon e McCartney che cantano in coro, ma in sottofondo si ode uno strano rumore: che sarà mai? E’ Mal Evans, il factotum del gruppo, che spala della ghiaia con una vanga. Ecco Lennon che dà il benvenuto nel club: “Good evening and welcome to Slagger , featuring Denis O’Bell”. Esisteva un produttore cinematografico di nome Denis O’Dell che ahilui per qualche tempo fu tempestato di telefonate, e quando diceva “Hello?” gli veniva risposto “I know your name and your number”.

Torniamo alla canzone: sale sul palco il crooner Denis O’Bell, ossia Mc Cartney in versione piano bar. Ma l’esibizione è di breve durata: parte una cacofonia di voci sballate, orologi a cucù e strumenti a percussione. Ma d’improvviso le acque si calmano, Ringo accenna un tempo jazz ed inizia un piccolo assolo di sax contralto. Chi sarà mai ? E’ Brian Jones dei Rolling Stones, ma guarda. Il brano si conclude con versi incomprensibili di John, fra i quali si inserisce un rutto. Beh, dopo cinquantadue anni non si sa ancora con certezza chi abbia ruttato. Ho sempre pensato a Ringo e gli esegeti dicono che non possa essere Lennon perché stava blaterando (ma esistono le registrazioni multitraccia… ). Non credo sia stato George, in pieno trip trascendentale. Paul?

Va bene, va bene, ci sono cose ben più importanti di una canzone bislacca, ma spero di aver strappato qualche sorriso. E gli scacchi?


In rete ci sono foto di Ringo a lato di una scacchiera e Lennon con una scacchierina portatile. Ci sono anche molti fotomontaggi. Nel film “Imagine” Lennon e Yoko Ono (che non ho mai sopportato) sono assorti davanti ad una scacchiera. Ci sarà stata una partita? Gambetto giapponese?

avatar Scritto da: Enrico Paganelli (Qui gli altri suoi articoli)


3 Commenti a Liverpool: l’ultimo 45

  1. avatar
    Uomo delle valli 29 Aprile 2023 at 21:52

    anche questo molto bello

  2. avatar
    Enrico 30 Aprile 2023 at 15:28

    Due piccole precisazioni. “Let it be /You know my name” fu l’ultimo 45 giri dei Beatles pubblicato in Inghilterra prima dello scioglimento. Negli USA ed in Italia l’ultimo fu “The long and winding road / For you blue”, che non acquistai perché erano comprese nell’album “Let it be”, che avevo già comprato (i soldi scarseggiavano). La versione di “You know my name” che potete ascoltare qui penso sia stata preferita da Martin (che ringrazio per l’ospitalità e la cura nell’impaginazione, che migliora sempre quello che gli invio), non è quella del 45 giri bensì quella “lunga” con un segmento a ritmo di ska che venne infine tagliato. Si può ascoltare su “Anthology” e non su “Past Masters”.
    Il rutto comunque risuona in entrambe.

  3. avatar
    Massimo Brocco 5 Maggio 2023 at 19:12

    Sbaglio o nella foto con occhiali scuri e capelli scompigliati John con la sua postura fa il verso ad una famosa foto di Bobby Fischer?

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