Blue jeans!

Scritto da:  | 28 Dicembre 2024 | 6 Commenti | Categoria: Attualità, Campionati, Internazionale

Eccolo, lo sapevo… se li è messi! Come un vero camallo… è andato a giocare alla Borsa di New York vestito da autentico lavoratore del porto, e loro lo hanno squalificato …o è lui che si è ritirato?!? ;)




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6 Commenti a Blue jeans!

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    Paolo Landi 28 Dicembre 2024 at 19:36

    Sinceramente trovo questa storia dei jeans davvero risibile. Penso che ci sia ben altro che cova sotto la cenere. Credo che Carlsen abbia volutamente forzato la mano facendo in modo di essere squalificato e poi ha abbandonato il torneo. Altri interessi in gioco? Una guerra alla FIDE? Finirà come avvenne negli anni ’90 con la scissione di Kasparov e Short? Staremo a vedere. Certo, resterà memorabile nella storia degli scacchi il pretesto, ovvero l’esclusione di un giovane scacchista in blue jeans, come se fosse apparso nella sala da gioco con abiti indecorosi o provocatori. Cosa c’è di più comune, usuale e omologante di un jeans? Questo popolare capo di abbigliamento,inventato a Genova tanti anni fa, oggi unisce popoli e culture diverse. Quale idea degli scacchi hanno queste persone che gestiscono la FIDE? Non so se questa disposizione sia sempre esistita o se sia stata introdotta ad hoc in questo torneo. In ogni caso, sbaglierò, ma per me si tratta di una pessima figura per lo scacchismo internazionale.

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    Enrico 28 Dicembre 2024 at 19:44

    Quando ero medico in Ospedale vestivo all’inglese ( giacca di cachemire,cravatte Hollyday & Brown , scarpe Church’s o Tricker’s ) non per sembrare più “medico” ma perchè mi piaceva.
    Adesso che sono vecchio,malandato ed in pensione Levi’s 511.
    E sto bello comodo

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    Sveta 30 Dicembre 2024 at 23:03

    È ricomparso!

    …col jeans :p

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      Paolo Landi 31 Dicembre 2024 at 16:42

      Che pessima figura per la FIDE! Qualsiasi sponsor sa che Carlsen muove nel mondo scacchistico una quantità enorme di dollari e non conviene a nessuno inimicarselo. Ma non era meglio pensarci prima invece di fare questa retromarcia risibile? Tra l’altro, a proposito di “eleganza” e dress code, in questo torneo ho visto in vari video giocatori seduti alla scacchiera senza cravatta o in camicia o con una semplice polo, com’è giusto che sia perchè è scomodissimo giocare una partita blitz indossando la giacca dovendo muovere rapidissimamente i pezzi senza farli cadere. Figuriamoci un paio di comodi jeans! (e non erano nemmeno quelli “ripped” con tagli e aperture strategiche tanto di moda in questi anni…;)

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    Raul 12 Gennaio 2025 at 14:59

    Mi permetto di riportare la sintesi di due interventi che ho fatto al riguardo su FB, il primo sotto un post della Federazione Scacchistica Italiana, il secondo sempre da quelle parti 🙂 Sono stati scritti il giorno stesso o il giorno dopo i due “fattacci” (jeansgate e titolo blitz condiviso con Nepo).
    Negli interventi ho volutamente trascurato il livello del conflitto di potere legato alla pretesa della Fide di essere solo loro a poter assegnare qualsiasi titolo di “campione del mondo” in ambito scacchistico, incluso il formato Fischer Random; personalmente trovavo più interessante il titanismo di Carlsen, l’uomo contro l’istituzione.

    Nessun regolamento Fide che sia leggibile da noialtri esclude i jeans, anzi sono esplicitamente ammessi. La regola anti-jeans doveva quindi essere nel contratto specifico per giocare a WALL STREET: la Fide pretendeva che gli artisti della scacchiera si mettessero le braghe della festa, come contadini che vanno a messa, per giocare a WALL STREET, uno dei luoghi in cui si sono compiute le peggiori porcate della storia. Carlsen, ribellandosi con la sua ben nota arroganza, ha riscattato tutti noi da questa condizione subalterna di leccapiedi del capitale finanziario. Quel minorato etico del ceo della Fide ha ripetuto in tutte le interviste che, insomma, bisognava tener conto del decoro imposto dal “venue”, dall’ambiente in cui si giocava. Carlsen ha fatto benissimo a fottersene del “venue”, cioè di WALL STREET. Non si è inginocchiato davanti al tempio di WALL STREET così come, dieci anni fa, invitato in un talk show a giocare una partita estemporanea con Bill Gates, gli aveva dato scacco matto in sette mosse e l’aveva anche deriso alla fine. Carlsen rappresenta l’assoluto degli scacchi, che non si piegano davanti a niente. Io non l’ho mai trovato simpatico, ma stavolta l’ho amato.
    Carlsen chiede le cose, anzi le impone (quando può), mentre gli altri le subiscono. Ha contestato l’ormai obloseta istituzione del campionato mondiale classico così com’è oggi, non l’hanno ascoltato e ha rinunciato a essere campione del mondo: tanto tutti sanno che il numero uno è lui, non di oggi ma di ogni tempo.
    Poi, lì a NYC, prima ha rifiutato di piegarsi ai diktat dei servi di Wall Street, e poi a un regolamento a sua volta obsoleto che non prevedeva l’armageddon per tagliare corto a una sequenza virtualmente interminabile di partite. Pochi hanno rilevato che ha proposto la condivisione quando era il suo turno di giocare col Bianco, cioè in una situazione per lui vantaggiosa per cercare di vincere.
    Non è Gesù Cristo, è Carlsen, come Fischer era Fischer. Carlsen è egocentrico, Fischer era addirittura autistico eppure nessuno ha cambiato il mondo degli scacchi come loro: Fischer ha creato la figura del giocatore professionista e superstar (oltre ad avere inventato l’orologio con gli incrementi per mossa che ora usano tutti e il gioco “Fischer random” che idem), ma lo ha fatto perché così andava bene a lui; Carlsen è il primo vero campione dell’era dei software.
    Spesso non sono i rivoluzionari a fare le rivoluzioni, però appunto le rivoluzioni avvengono

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      Paolo Landi 12 Gennaio 2025 at 19:57

      Condivido le tue osservazioni. Peccato per Vishy Anand che in questa vicenda, come responsabile della FIDE (non saprei dirti con quale ruolo specifico) ha rilasciato delle interviste sbiadite a difesa dell’indifendibile ed è stato poi non solo criticato apertamente da Carlsen, ma smentito dai fatti e dalle decisioni successive.

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